Christian Diemoz mi ha passato il link a un servizio che RAINews24 ha trasmesso in questi giorni sulle iniziative prese dagli abitanti di Niscemi, in Sicilia, per fare luce sulle attività dell'impianto di comunicazioni della Marina militare americana. La NRTF di Niscemi rientra nell'area di competenza del NavComTelSta di Sigonella e ospita decine di antenne HF e un impianto LF per comunicazioni navali sottomarine che i monitor specializzati continuano a segnalare su 45,9 kHz. La popolazione locale è molto preoccupata per gli eventuali effetti sulla salute delle emissioni di quell'impianto (aperto nel 1991) e adesso è ancora più angosciata: Niscemi sarà una delle quattro stazioni di terra del sistema di comunicazione satellitare UHF MUOS (questa la scheda di Wikipedia, qui c'è l'analisi di Global Security, normalmente attendibile e invece qui trovate delle informazioni di background dei contractors del Mobile User Objective System, la Lockheed Martin e la General Dynamics. Il servizio di RAINews24 è a suo modo dettagliato e cerca di ascoltare le diverse fonti, ma il risultato, alla fine, è sempre lo stesso: sensazionalismo disinformato. Nessuno che spieghi che cosa succede a Niscemi, nessuno che parli delle frequenze impegnate, dei livelli di potenza, insomma, nessun dato scientifico degno di tale nome (anche se vengono interpellati molti scienziati). Tanto lo spettatore "non capirebbe" (già perché così...).
Non dico naturalmente che impianto che opera dalle LF alle frequenze satellitari non possa avere un impatto sulla salute della gente. Ma per avere delle risposte bisogna implementare analisi epidemiologiche molto complesse e molto costose. Per salute e la prevenzione si fa questo e altro, direte voi. Assolutamente vero. Eppure, per tanti studi del tutto inconcludenti sugli effetti dannosi delle radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti, ci sono migliaia di analisi altamente allarmanti sugli effetti del fumo, con ricadute costisissime sulla salute degli individui e sui costi per il sistema sanitario. E nessuno si sogna di far chiudere le tabaccherie.
Un'altra ragione d'allarme sarebbe la possibilità che le emissioni UHF del MUOS possano interferire con le operazioni di volo degli aerei militari e addirittura innescare e far esplodere le armi portate a bordo. Questo sarebbe uno dei motivi per cui le parabole del MUOS non sono vengono installate a Sigonella, sede della base aerea, ma a Niscemi. Un responsabile militare intervistato da RAINews24 ha detto che sì, le comunicazioni e il volo strumentale possono essere disturbate ma che non c'è nessun rischio per le armi. La questione resta ovviamente aperta e Internet si mobilita per cercare di fare più chiarezza (questo uno dei primi articoli, ben informato devo dire ma anche inutilmente cospirazionista, pubblicato da Arianna Editrice). Il locale comitato contro l'installazione del MUOS, costituito a fine febbraio, ha il suo sito Web a questo indirizzo.
Non dico naturalmente che impianto che opera dalle LF alle frequenze satellitari non possa avere un impatto sulla salute della gente. Ma per avere delle risposte bisogna implementare analisi epidemiologiche molto complesse e molto costose. Per salute e la prevenzione si fa questo e altro, direte voi. Assolutamente vero. Eppure, per tanti studi del tutto inconcludenti sugli effetti dannosi delle radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti, ci sono migliaia di analisi altamente allarmanti sugli effetti del fumo, con ricadute costisissime sulla salute degli individui e sui costi per il sistema sanitario. E nessuno si sogna di far chiudere le tabaccherie.
Un'altra ragione d'allarme sarebbe la possibilità che le emissioni UHF del MUOS possano interferire con le operazioni di volo degli aerei militari e addirittura innescare e far esplodere le armi portate a bordo. Questo sarebbe uno dei motivi per cui le parabole del MUOS non sono vengono installate a Sigonella, sede della base aerea, ma a Niscemi. Un responsabile militare intervistato da RAINews24 ha detto che sì, le comunicazioni e il volo strumentale possono essere disturbate ma che non c'è nessun rischio per le armi. La questione resta ovviamente aperta e Internet si mobilita per cercare di fare più chiarezza (questo uno dei primi articoli, ben informato devo dire ma anche inutilmente cospirazionista, pubblicato da Arianna Editrice). Il locale comitato contro l'installazione del MUOS, costituito a fine febbraio, ha il suo sito Web a questo indirizzo.
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