10 marzo 2007

SDRday after. (Italian) software is better

Scrivo ancora una volta a bordo di un treno, di ritorno a Milano dall'SDR Day organizzato il 10 marzo dalla sezione ARI di Modena nel quadro del "XLIX Symposium VHF-UHF-SHF" (si chiude l'11). Una trasferta che è valsa in pieno la levataccia necessaria per essere presente al primo intervento di Marco Bruno, previsto per le 9 e mezza (in realta' ho perso pochi minuti introduttivi). Una straordinaria mattinata trascorsa tutta d'un fiato a seguire, dopo Marco, gli interventi di Giuseppe Campana, Claudio Re, Giancarlo Moda e Alberto di Bene. Tutti competenti, motivati, chiari, cinque oratori bravissimi a catturare l'attenzione di una platea non grande ma qualificata di radioamatori provenienti da Emilia, Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Marche e altre regioni. Un pubblico attempato, ahimé, a causa dell'impietosa demografia dell'hobby, ma ovviamente molto esperto di radio analogica. Per molti il Software Defined Radio era una novità totale, alcuni avevano avuto solo un primo contatto teorico. Bruno, Re e Di Bene hanno saputo comunicare in poco più di mezz'ora a testa di intervento tutti i vantaggi pratici, non solo teorici, dell'SDR, anche facendo ascoltare un po' di esempi audio. Dopo la pausa per il pranzo, siamo tutti tornati nella sede ARI per un pomeriggio di hands on e misure sui vari apparecchi commerciali e sperimentali (CiaoRadio, SoftRock, SDR-1000, Winrad-RX, SDR-IQ, Hardware Defined Radio e altri che purtroppo mi sfuggono). Un esperimento interessante viziato, tanto per cambiare da parecchio rumore di fondo.
Dopo l'introduzione generale di Marco Bruno, è seguita la presentazione di tre progetti SDR, il precursore SDR-1000/Flexradio, il ricevitore software tutto italiano CiaoRadio e la famiglia di kit a basso costo Softrock. La conclusione era affidata a Alberto Di Bene, che ha fatto un breve excursus matematico e ha parlato molto a grandi linee del software (il fattore S nell'equazione SDR) Winrad, un demodulatore che integra un miracoloso denoiser e un banco di filtri digitali altamente efficienti. Nel corso dell'evento era possibile seguire lo streaming video degli interventi e molti partecipanti remoti hanno potuto sottoporre le loro domande via chat. Una organizzazione davvero eccezionale, quella dell'ARI di Modena e di Vittorio IK4IRO, che ha anche allestito un CD-ROM di materiali (richiedetelo!) che definire ricco sarebbe eufemistico. Speriamo che il sito Web della sezione offra presto la possibilità di rivedere la giornata in differita e che la documentazione sia resa disponibile anche a tutti coloro che non hanno potuto ritirare personalmente il CD. Quello che posso fare io è caricare la registrazione audio delle cinque relazioni. La qualità non è perfetta, ero in fondo a una sala gremita con i Webmaster che gestivano lo streaming della videocamera e il sottofondo è pieno di voci. Spero di non commettere una scorrettezza inserendo qui i link alle cinque presentazioni di Marco IK1ODO, Giuseppe IK3VIG, Claudio I1RFQ, Giancarlo I7SWX, Alberto I2PHD.
Come riassumere un seminario tanto stimolante e completo? Innanzitutto riprendendo l'appello esplicito di tutti gli speaker: il software defined radio ha bisogno di giovani sperimentatori, in particolare di giovani programmatori. Due di loro, in rappresentanza del Politecnico di Torino erano al seguito di Marco Bruno e Claudio Re, ma il lavoro da fare è tanto. Giuseppe Campana, che ha portato in Italia SDR-1000, mi ha rivelato che le nuove versioni del progetto open source PowerSDR riguarderanno pesantemente le piattaforme Unix, Linux e MacOS compresi, ma proprio a questo livello mancano le persone competenti.
E poi sottolineando un aspetto cui non ho mai dato abbastanza risalto: i notevoli vantaggi del trattamento digitale della radiofrequenza e della demodulazione software. Come ha ribadito Marco IK1ODO la dinamica dei ricevitori SDR, la linearità degli algoritmi di demodulazione porta a benefici enormi per chi ascolta, soprattutto per chi ascolta segnali molto deboli e molto interferiti, nascosti in bande di frequenza i cui segnali più potenti fanno da zavorra sugli stadi analogici dei ricevitori che conosciamo. Avere davanti a sé una radio software significa poter contare su una maggiore sensibilità unita a una maggiore dinamica, arrivare a demodulare segnali che non farebbero nemmeno il solletico a un demodulatore a diodo, ridurre un fenomeno rovinoso per il DXer come lo "splatter" da canali adiacenti, grazie alla sparizione delle non linearità associate agli stessi diodi. Ci sarà una montagna di cose su cui meditare, dopo Modena.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie di cuore Andrea per aver inserito le relazioni e l'audio del convegno. Avrei voluto farne parte ma impegni inderogabili non mi hanno consentito di essere presente.
Giuliano IN3KLQ

Andrea Lawendel ha detto...

Se, come speriamo un po' tutti, l'appuntamento dell'SDRday diventerà come dire, "istituzionale", non potrai mancare le prossime volte, Giuliano. Al di là degli aspetti scientifici, di altissimo livello devo dire (dov'è l'Università italiana in queste occasioni?), come sempre sorprende la qualità umana che si percepisce in queste riunioni di "semplici" radioappassionati. Giustamente fedeli alla radice etimologica del termine radio-"amatore". Il background e le capacità tecniche possono variare, ma le persone sono tutte straordinarie.
Alessandro Santucci, anche lui "semplice" ma straordinario appassionato, ha appena rilasciato una edizione speciale della sua newsletter Home Made News, con un breve ma efficace verbale di ciascun intervento. Ho pensato fosse giusto inserirlo sul mio sito accanto alla documentazione archiviata l'altro giorno.