In previsione del futuro switch-off della televisione terrestre analogica negli Stati Uniti (credo nel 2009), la FCC americana ha avviato diversi anni fa un piano per il riassegnamento delle frequenze televisive liberate dal passaggio al digitale. Si tratta dei cosiddetti white spaces, spazi bianchi o "buchi". Tante frequenze VHF e UHF tra i 54 e gli 800 e rotti MHz che potrebbero rendersi disponibili per altri usi su scala locale e non solo.
In questo momento ci sono gruppi di opinione, organizzazioni lobbystiche e no profit, imprese che premono per una forte liberalizzazione in materia. Si tratterebbe secondo questi gruppi di ammettere l'impiego dei white spaces in regime non licenziato (unlicensed), privilegiando applicazioni anti-digital divide, in particolare per estendere in modo significativo gli accessi broadband senza-fili. Con la riforma della televisione molti canali verranno spenti, ma questo non significa che intere porzioni dell'ex spettro televisivo saranno disponibili su scala nazionale. Ci saranno piuttosto tanti buchi liberi, un canale qui, uno là e, sullo sfondo, tante proposte di radio cognitiva che, secondo i proponenti, permette di costruire dispositivi radio intelligenti, in grado di determinare di volta in volta quali di questi famosi buchi, i white spaces appunto, sono utilizzabili in un dato momento e in una data località senza recare interferenza ad altri servizi.
Il dibattito su questa problematica, che potrebbe davvero spalancare le porte a un mucchio di opportunità in una porzione dello spettro molto pregiata e finora occupatissima, è in atto da parecchio tempo. Ma sta subendo una improvvisa accelerazione in questi giorni, quando una coalizione di imprese dai nomi roboanti come Microsoft, Intel, Philips, Dell, Google e Hp ha presentato alla FCC un progetto di un dispositivo Wi-Fi "cognitivo", capace di offrire connettività a Internet senza fili sulle frequenze UHF lasciate libere dalla vecchia Tv. Sviluppato nei laboratori Microsoft, l'apparato è capace di determinare "ad hoc" le frequenze su cui operare, come spiega questo articolo del Washington Post. La notizia viene commentata anche da Searchengine Land.
La questione va molto al di là della notizia di una iniziativa puramente commerciale. L'uso non licenziato dello spettro, con l'aiuto di tecnologie opportune, è una nuova filosofia che punta a liberare risorse spettrali giudicate - arbitrariamente, dicono i promotori del libero spettro - "scarse" e quindi rigidamente regolamentate. L'idea in sostanza è quella di trasferire il lavoro di assegnamento e controllo dal tavolo del regolatore a quello del software della radio cognitiva. Invece di pianificare tutto ex ante, assegnando la tale frequenza al tale servizio e decidendo a priori il numero di operatori che potranno accedervi, si deve fare in modo che in pratica siano le radio a decidere. Un discorso di grande fascino sul piano giuridico, politico e naturalmente tecnologico.
Un bel dossier sulla questione è From Broadcast to Broadband, realizzato dalla New America Foundation per il sito Spectrumpolicy.org. Anche il Media Access Project va in questa direzione. Qui trovate anche un commento della Wispa la associazione dei service provider Wi-Fi (i Wisp). Se tutte queste organizzazioni sono forse più sbilanciate a favore della larga banda senza fili per Internet, Prometheus Project si propone di liberare le risorse necessarie per aprire in banda FM nuove stazioni comunitarie, nel primo come nel terzo mondo. Tempo fa avevo sentito una bella trasmissione, credo sulla Web station Asteriscoradio, che parlava di come Prometheus girasse il mondo per insegnare alle piccole comunità etniche l'arte di attivare stazioni FM low-power. Mi ero ripromesso di parlarne ma ho perso i riferimenti precisi: secondo me era uno speciale in occasione dell'evento per il Premio Mostafa Souhir per la multiculturalità nei media promosso da Media e Multuculturalità del Cospe. L'evento in questione è stato coperto da Asteriscoradio i cui programmi di archivio si trovano qui.
Prima di dimenticare anche questo: il 21 marzo ci sarà la 24 ore di Radio Voices Without Frontiers, iniziativa dell'Amarc per sensibilizzare il pubblico sui valori delle radio comunitarie, attraverso una catena di trasmissioni che abbraccerà per l'intero arco di 24 ore una serie di emittenti locali.
Tornando alla questione white spaces, ho trovato diversi commenti interessanti nella blogosfera, come questo di David Isenberg e quest'altro di Giga Om. Ci sono anche le lobby che pur essendo favorevoli al concetto di servizio unlicensed, temono che spingere troppo sulle tecnologie cognitive possa creare problemi ad altri servizi. Per esempio, gli utenti dei radiomicrofoni fanno osservare, a proposito del caso white spaces, che nei buchi delle frequenze televisivse operano già i microfoni usati per gli spettacoli, le riprese dei film, o negli studi televisivi. Questo articolo di Broadcast Engineering dà voce alle loro perplessità. Michael Marcus, un consulente specializzato in problematiche spettrali riporta invece sul suo blog Spectrumtalk un articolo scritto per la newsletter Policy Tracker, in cui difende le istanze della cognitive radio. Anche la New America Foundation ha preparato un documento per fare chiarezza sui timori ventilati dall'industria mediatica, preoccupata che eventuali dispositivi Wi-Fi non abbastanza "intelligenti" possano interferire con le trasmissioni su canali erroneamente giudicati "liberi". Un altro studio effettuato su un campione di broadcast markets americani parla di una nuova disponibilità di risorse davvero cospicua, con percentuali del 60% di spettro effettivamente riutilizzabile (questo è un breve sommario del survey effettuato dalla New America Foundation). La problematica della gestione dinamica dello spettro verrà affrontata il mese prossimo a Dublino dalla prestigiosa associazione ingegneristica IEEE, che organizza il convegno Dyspan, New Frontiers in Dynamic Access Spectrum Networks "a discussion of all aspects of devices and networks that utilized spectrum on a dynamic basis, rather than under central control."
Per altre notizie su questi temi, non mancante di visitare le pagine degli amici di Open Spectrum.
In questo momento ci sono gruppi di opinione, organizzazioni lobbystiche e no profit, imprese che premono per una forte liberalizzazione in materia. Si tratterebbe secondo questi gruppi di ammettere l'impiego dei white spaces in regime non licenziato (unlicensed), privilegiando applicazioni anti-digital divide, in particolare per estendere in modo significativo gli accessi broadband senza-fili. Con la riforma della televisione molti canali verranno spenti, ma questo non significa che intere porzioni dell'ex spettro televisivo saranno disponibili su scala nazionale. Ci saranno piuttosto tanti buchi liberi, un canale qui, uno là e, sullo sfondo, tante proposte di radio cognitiva che, secondo i proponenti, permette di costruire dispositivi radio intelligenti, in grado di determinare di volta in volta quali di questi famosi buchi, i white spaces appunto, sono utilizzabili in un dato momento e in una data località senza recare interferenza ad altri servizi.
Il dibattito su questa problematica, che potrebbe davvero spalancare le porte a un mucchio di opportunità in una porzione dello spettro molto pregiata e finora occupatissima, è in atto da parecchio tempo. Ma sta subendo una improvvisa accelerazione in questi giorni, quando una coalizione di imprese dai nomi roboanti come Microsoft, Intel, Philips, Dell, Google e Hp ha presentato alla FCC un progetto di un dispositivo Wi-Fi "cognitivo", capace di offrire connettività a Internet senza fili sulle frequenze UHF lasciate libere dalla vecchia Tv. Sviluppato nei laboratori Microsoft, l'apparato è capace di determinare "ad hoc" le frequenze su cui operare, come spiega questo articolo del Washington Post. La notizia viene commentata anche da Searchengine Land.
La questione va molto al di là della notizia di una iniziativa puramente commerciale. L'uso non licenziato dello spettro, con l'aiuto di tecnologie opportune, è una nuova filosofia che punta a liberare risorse spettrali giudicate - arbitrariamente, dicono i promotori del libero spettro - "scarse" e quindi rigidamente regolamentate. L'idea in sostanza è quella di trasferire il lavoro di assegnamento e controllo dal tavolo del regolatore a quello del software della radio cognitiva. Invece di pianificare tutto ex ante, assegnando la tale frequenza al tale servizio e decidendo a priori il numero di operatori che potranno accedervi, si deve fare in modo che in pratica siano le radio a decidere. Un discorso di grande fascino sul piano giuridico, politico e naturalmente tecnologico.
Un bel dossier sulla questione è From Broadcast to Broadband, realizzato dalla New America Foundation per il sito Spectrumpolicy.org. Anche il Media Access Project va in questa direzione. Qui trovate anche un commento della Wispa la associazione dei service provider Wi-Fi (i Wisp). Se tutte queste organizzazioni sono forse più sbilanciate a favore della larga banda senza fili per Internet, Prometheus Project si propone di liberare le risorse necessarie per aprire in banda FM nuove stazioni comunitarie, nel primo come nel terzo mondo. Tempo fa avevo sentito una bella trasmissione, credo sulla Web station Asteriscoradio, che parlava di come Prometheus girasse il mondo per insegnare alle piccole comunità etniche l'arte di attivare stazioni FM low-power. Mi ero ripromesso di parlarne ma ho perso i riferimenti precisi: secondo me era uno speciale in occasione dell'evento per il Premio Mostafa Souhir per la multiculturalità nei media promosso da Media e Multuculturalità del Cospe. L'evento in questione è stato coperto da Asteriscoradio i cui programmi di archivio si trovano qui.
Prima di dimenticare anche questo: il 21 marzo ci sarà la 24 ore di Radio Voices Without Frontiers, iniziativa dell'Amarc per sensibilizzare il pubblico sui valori delle radio comunitarie, attraverso una catena di trasmissioni che abbraccerà per l'intero arco di 24 ore una serie di emittenti locali.
Tornando alla questione white spaces, ho trovato diversi commenti interessanti nella blogosfera, come questo di David Isenberg e quest'altro di Giga Om. Ci sono anche le lobby che pur essendo favorevoli al concetto di servizio unlicensed, temono che spingere troppo sulle tecnologie cognitive possa creare problemi ad altri servizi. Per esempio, gli utenti dei radiomicrofoni fanno osservare, a proposito del caso white spaces, che nei buchi delle frequenze televisivse operano già i microfoni usati per gli spettacoli, le riprese dei film, o negli studi televisivi. Questo articolo di Broadcast Engineering dà voce alle loro perplessità. Michael Marcus, un consulente specializzato in problematiche spettrali riporta invece sul suo blog Spectrumtalk un articolo scritto per la newsletter Policy Tracker, in cui difende le istanze della cognitive radio. Anche la New America Foundation ha preparato un documento per fare chiarezza sui timori ventilati dall'industria mediatica, preoccupata che eventuali dispositivi Wi-Fi non abbastanza "intelligenti" possano interferire con le trasmissioni su canali erroneamente giudicati "liberi". Un altro studio effettuato su un campione di broadcast markets americani parla di una nuova disponibilità di risorse davvero cospicua, con percentuali del 60% di spettro effettivamente riutilizzabile (questo è un breve sommario del survey effettuato dalla New America Foundation). La problematica della gestione dinamica dello spettro verrà affrontata il mese prossimo a Dublino dalla prestigiosa associazione ingegneristica IEEE, che organizza il convegno Dyspan, New Frontiers in Dynamic Access Spectrum Networks "a discussion of all aspects of devices and networks that utilized spectrum on a dynamic basis, rather than under central control."
Per altre notizie su questi temi, non mancante di visitare le pagine degli amici di Open Spectrum.
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