Stamane durante Crapapelata, la benemerita trasmissione per bambini (anche cresciutelli) di Radio Popolare, ho sentito parlare del Primo incontro nazionale delle radio scolastiche, che si tiene dal 22 al 24 marzo a Lecco e Oggiono. Organizzato dalla redazione scolastica di Radio Cristal Area di Lecco, questo primo convegno segue in realtà una analoga convention, internazionale, che si era tenuta lo scorso anno - sempre a cura degli stessi organizzatori - in questo stesso periodo. Il bando ufficiale del convegno si può prelevare qui, l'idea naturalmente è quella di incontrarsi e parlare di un fenomeno che tanto per cambiare in Italia ha una articolazione assai meno marcata che in Francia, Inghilterra e altre nazioni.
Le radio scolastiche italiane si appoggiano in generale sulle radio private che le accolgono e ora grazie al Web possono praticare il modello più leggere della Web radio. Sono rari i casi in cui i giovani studenti di ogni ordine e grado riescono a realizzare una vera e propria emittente. I casi di una certa notorietà si contano sulle dita di una mano, se va bene. Forse il più importante è Facoltà di frequenza della Università di Siena, 99,45 MHz in collaborazione con Radio Siena. Un repertorio completo di emittenti degli atenei si trova sul sito UniRAI, un progetto gestito da Radio 2 e Conferenza Nazionale delle Facoltà e dei Corsi di Laurea in Scienze della Comunicazione. La sezione Link è molto interessante.
C'è anche una associazione delle stazioni, RadUni, presieduta da Romeo Perrotta, autore per Carocci di "Facoltà di frequenza", il libro che appunto raccoglie l'esperienza della omonima radio senese.
Basta muovere qualche passo sul Web francese per rendersi conto di quanto diverse siano le attenzioni nei confronti di uno strumento così educativo nelle scuole e nelle istituzioni di Oltralpe. Fare radio a scuola non serve solo per imparare come si trasmettono programmi decenti (arte che qui servirebbe non poco), ma serve anche per apprendere come si comunica con gli altri, come si approfondiscono gli argomenti... La radio è insomma una doppia scuola di vita. Radio-campus.org è l'omologo francese di RadUni e sul suo sito ci sono tutte le notizie sulle emittenti universitarie di Francia. Su Clemi sito di smistamento dei centri di formazione sui media, si trova invece la lista delle radio liceali e medie. Si tratta in molti di casi di stazioni vere e proprie, perché come spiega molto dettagliatamente il sito La Radio en Milieu Scolaire, in Francia il Consiglio superiore per l'Audiovisivo concede con un minimo di burocrazia licenze temporanee di "categoria A" (in Francia - non sul pianeta Marte - la radio comunitaria, di quartiere, no profit, viene considerata di prima categoria e viene finanziata con una parte di risorse pubblicitare raccolte dalle stazioni di categoria B-E, quelle commerciali) alle microemittenti delle scuole, che possono così trasmettere per periodi fino a sei mesi. Sul sito REMS si trovano tutte le istruzioni su come presentare richiesta per una licenza e quali apparecchiature bisogna procurarsi per costruire un piccolo studio e un impianto di trasmissione.
Pensate che sia ancora possibile chiedere ai francesi di invaderci o quelli non si fidano più?
Le radio scolastiche italiane si appoggiano in generale sulle radio private che le accolgono e ora grazie al Web possono praticare il modello più leggere della Web radio. Sono rari i casi in cui i giovani studenti di ogni ordine e grado riescono a realizzare una vera e propria emittente. I casi di una certa notorietà si contano sulle dita di una mano, se va bene. Forse il più importante è Facoltà di frequenza della Università di Siena, 99,45 MHz in collaborazione con Radio Siena. Un repertorio completo di emittenti degli atenei si trova sul sito UniRAI, un progetto gestito da Radio 2 e Conferenza Nazionale delle Facoltà e dei Corsi di Laurea in Scienze della Comunicazione. La sezione Link è molto interessante.
C'è anche una associazione delle stazioni, RadUni, presieduta da Romeo Perrotta, autore per Carocci di "Facoltà di frequenza", il libro che appunto raccoglie l'esperienza della omonima radio senese.
Basta muovere qualche passo sul Web francese per rendersi conto di quanto diverse siano le attenzioni nei confronti di uno strumento così educativo nelle scuole e nelle istituzioni di Oltralpe. Fare radio a scuola non serve solo per imparare come si trasmettono programmi decenti (arte che qui servirebbe non poco), ma serve anche per apprendere come si comunica con gli altri, come si approfondiscono gli argomenti... La radio è insomma una doppia scuola di vita. Radio-campus.org è l'omologo francese di RadUni e sul suo sito ci sono tutte le notizie sulle emittenti universitarie di Francia. Su Clemi sito di smistamento dei centri di formazione sui media, si trova invece la lista delle radio liceali e medie. Si tratta in molti di casi di stazioni vere e proprie, perché come spiega molto dettagliatamente il sito La Radio en Milieu Scolaire, in Francia il Consiglio superiore per l'Audiovisivo concede con un minimo di burocrazia licenze temporanee di "categoria A" (in Francia - non sul pianeta Marte - la radio comunitaria, di quartiere, no profit, viene considerata di prima categoria e viene finanziata con una parte di risorse pubblicitare raccolte dalle stazioni di categoria B-E, quelle commerciali) alle microemittenti delle scuole, che possono così trasmettere per periodi fino a sei mesi. Sul sito REMS si trovano tutte le istruzioni su come presentare richiesta per una licenza e quali apparecchiature bisogna procurarsi per costruire un piccolo studio e un impianto di trasmissione.
Pensate che sia ancora possibile chiedere ai francesi di invaderci o quelli non si fidano più?
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