26 marzo 2007

Si parla (seriamente) di radio digitale

Sono - mi scrive Antonio Tamiozzo - un fedele lettore della "rubrica" Radiopassioni e il fenomeno del momento, FMeXtra, mi sta oltre che incuriosendo, anche dando qualche barlume di concreta speranza di digitalizzazione "reale" del mondo radiofonico.
Non commento assolutamente i contenuti, ma la tecnica digitale si rende necessaria oramai. L'ascolto per esempio di Radio3 Rai se non è digitale con ata qualità, per me non può essere tale.
A questo riguardo vorrei sottoporti la mia e-mail (sarà una delle tante per te) che però non ha ancora trovato spazio ad una risposta: quale effettiva qualità del segnale FMeXtra potrebbe prospettarsi nel panorama FM italiano? Quale reale bitrate?
Segue la mia e-mail, spero nel tuo blog possa esserci spazio per ulteriori verifiche oggettive del sistema FM Extra e anche spazio per notizie di ricevitori consumer.


Antonio si inserisce così in un approfondito dibattito che Newsline - la testata telematica specializzata che ha per prima riportato la notizia delle sperimentazioni FMeXtra da parte di Rete Otto di Varese - sta ospitando sulle sue pagine. Una discussione anche tecnica nata da un commento di un ingegnere, Ermanno Papale (potete leggere tutto su Newsline a partire dal primo intervento fino ai contributi che i colleghi hanno avuto l'amabilità di chiedermi). Papale avanzava qualche dubbio sull'occupazione di spettro degli stream digitali FMeXtra e sulle possibili interferenze sui canali adiacenti. Dubbi più che leciti alla luce della normativa ETSI che in Europa regolamenta le trasmissioni FM.
Continuerò a occuparmi del digitale qui su RP, ma invito tutti a seguire questa specifica discussione direttamente su Newsline. La questione dei bitrate sollevata da Antonio è fondamentale ma non è l'unico parametro significativo. Dipende anche dalla velocità di campionamento e dalla qualità degli algoritmi di compressione utilizzati alla fonte. Per quanto concerne la "capacità" di una modulazione digitale si parla anche di quantità di bit per ogni singolo hertz occupato. La radio digitale, lo ripeto, non è e non deve essere una semplice risposta "qualitativa". Il compact disc ha rilanciato su un piano qualitativo, tutto digitale, il problema della fraigilità del supporto fisico dei dischi in vinile. Per offrire una reale alternativa alla qualità analogica, il CD ha dato una risposta basata su un oversampling digitale molto spinto e sull'assenza di compressione. La radio digitale, soprattutto quando va a occupare lo spettro delle onde medie (9 kHz per canale), non può fare a meno di comprimere. E qui le cose cominciano a complicarsi perché introducendo la compressione, la qualità digitale degrada rapidamente: una buona FM analogica è sempre meglio di un algoritmo di compressione che agisce su componenti fondamentali dello spettro audio. Per indorare questa pillola, la radio digitale aggiunge qualche bonus che dovrebbe far pendere il piatto della bilancia a proprio favore. Uno di questi bonus è la maggiore resistenza ai tipici problemi della radio analogica: interferenze, fruscii, difficoltà propagative. L'altro bonus è l'arricchimento informativo, cioè la possibilità di trasmettere più cose su un canale un tempo occupato da un solo flusso informativo. Compressione, immunità da rumore/interferenze, multicasting sono tre ingredienti obiettivamente forti. Ma non è detto che siano vincenti. Specie quando vengono utilizzati in ambiti poco familiari al digitale, come le frequenze delle onde medie.
Gli internauti più anziani ricorderanno sicuramente i tempi in cui al Web ci si collegava con i modem a 9,6 kilobit. Beh, la radio digitale sulle onde medie vuole collegarsi con i suoi ascoltatori su una banda ancora più stretta. Non dico che non lo debba fare, dico semplicemente che forse dovrebbe pensarci due volte. Sto seguendo con estremo interesse l'altro analogo dibattito in corso in questi giorni, quello su HD Radio negli Stati Uniti. Uno dei punti citati, con il nervosismo degli appassionati che spesso induce a un allarmismo a fosche tinte e al pessimismo cosmico, è lo scarso interesse da parte dei broadcaster sulle onde medie nei confronti della tecnologia digitale. In FM dove HD Radio ha 400 kHz a disposizione, l'interesse è nettamente superiore. Anche quando HD Radio potrà trasmettere segnali digitali puri, non ibridi analogico/digitale, il vantaggio del sistema in AM potrebbe essere trascurabile (trasmettere un canale stereo di qualità discreta e un canale mono? ne vale davvero la pena?). Insomma, le considerazioni da fare sono tantissime e quello che stupisce di molti sistemi digitali proposti in tutto il mondo è che in molti casi le tecnologie vengono sperimentate per anni ma non in una chiave, come si dice, "end-to-end". Il DRM funziona solo in trasmissione ma non ci sono radio. Il DAB ha messo sul mercato i ricevitori dopo 15 anni, ma i chipset li fanno in due. Il DMB è presente sul mercato coreano, altrove non si sa neppure che cosa sia. Per giocare a calcio bisogna essere in 22. Con la radio digitale, a volte, si tende a pensare che basti uno che porta il pallone

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