Ricevo da Antonio Pavolini una sorta di chiamata alle armi che mi onora e da cui non potrei sottrarmi facilmente. Nella blogosfera forse è più conosciuto come Antonio Content ed è un pioniere del podcasting, questa forma di radio on demand che comincia a fare concorrenza alla radio "vera". No, che brutto termine, alla radio "sincrona" alla quale siamo abituati: quella che si ascolta mentre la si produce. In epoca non sospetta segnalavo il blog di Antonio, Pendodeliri, tra i fenomeni culturali più gradevoli della rete. Più che di Podcasting si dovrebbe parlare di PodGRAsting: Pendodeliri raccoglie le riflessioni audio dell'autore che guida la sua vettura nel traffico mattutino del Grande Raccordo Anulare di Roma. Per qualche tempo Antonio decise di mettere Pendodeliri in ghiacciaia per dedicarsi al suo nuovo podcast, Due occhi da straniero, bellissime interviste ai corrispondenti della stampa estera in Italia. Poi per nostra fortuna i viaggi sul GRA ricominciarono (forse non erano mai finiti) e con loro i garbati interventi sulla musica moderna, i libri. Uno spazio da fare invidia alla blasonata Rai 3.
La chiamata alle armi citata all'inizio riguarda proprio la radio, o meglio i palinsesti della radio. Se non provassi una punta di acidità allo stomaco nell'avvicinare Antonio a certi imperanti autori televisivi, scriverei che sul piatto c'è una specie di Radio Sogno, ma il progetto ha un nome per conto suo: Off Radio. Una stazione (su Internet, almeno credo) che non c'è. La griglia di programmazione che Antonio e un gruppo di blogger, podcaster e il vostro umile cronista delle onde lontane, amerebbero poter ascoltare. Per la sua composizione il podcaster di Pendodeliri getta un sasso, anzi un meme nello stagno:
Com'è costruito il nuovo palinsesto ideale? Potete scaricarlo in un file .doc dal link riportato sull'ultimo post di Pendodeliri. La mia prima impressione è che se qualcuno riuscisse mai per pura fortuna a trovare soldi e frequenze libere per lanciare nell'etere una stazione di questo genere, Off Radio resisterebbe si e no una settimana prima di essere abbandonata del tutto da sponsor e ascoltatori. Vista con gli occhi del (superficiale) frequentatore della blogosfera, forse il palinsesto reggerebbe. Dopotutto sentiamo ripetere continuamente che il medium interattivo può riscattare la radio proprio nel senso qualitativo. Non si chiama long tail mica per caso: qui su Internet le nicchie più microscopiche acquistano una grande autonomia, i sogni più arditi si autorealizzano. Pensi una cosa per cinque persone, metti insieme quelle persone e la realizzi.
Non ho capito fino in fondo il senso della provocazione di Antonio (che invita non solo a prendere in esame il palinsesto ma anche a dare la propria disponibilità, suggerire ulteriori argomenti e i possibili conduttori delle rubriche). Le vere provocazioni vengono esternate proprio per non essere comprese fino in fondo, la prima cosa da fare è raccoglierle. A me evidentemente piacerebbe sentire una Radio Sogno che parli in qualche modo di radio. Chi mi segue lungo i miei tortuosi percorsi sa che quando la radio la "guardo" ne vedo almeno due. Una è quella che conoscono tutti, che arranca dietro la tivvù in termini di pubblico (e soprattutto di investimenti), ma che continua a godere di un discreto stato di salute, cristallizza ancora tanta creatività (anche doppia, come i programmatori sovietici che dovevano spremere come limoni risorse informatiche di gran lunga inferiori a quelle di cui disponevano i colleghi occidentali). Poi, complici le anomalie e le regolarità della propagazione, c'è la radio che riunisce tutte le altre radio, una metaradio che ci parla di segnali che nessuno conosce, proprio perché lontani, difficili o non banali. Grazie a Internet questa metaradio è diventata assai più concreta. Per noi hobbysti la digitalizzazione è un mezzo disastro, viene meno buona parte di quel gusto per la sfida per cui la ionosfera è molto più adatta che non, per dire, la blogosfera. Ma magari questa seconda radio diventa più interessante da raccontare, perché immagino che a molti possano piacere i confronti con le radio degli altri, le finestre sulle nuove tecnologie di trasmissione, le relazioni tra vecchi e nuovi media. Messa da parte la radio, i desiderata (gastronomia, viaggi, libri non tradotti, cyberlaw) sarebbero parecchi.
Resto comunque scettico su una mia eventuale (e per fortuna non esplicitamente richiesta) partecipazione a un progetto così ambizioso. Gestire un'ora di trasmissione radiofonica, su qualunque mezzo, non è uno scherzo, anche supponendo che uno ne sia tecnicamente capace. Il fatto che la radio, dopo Internet, sia diventata un mezzo sostanzialmente asincrono, che uno consuma quando e dove vuole, non ha nulla a che fare con le modalità di produzione della radio, che restano di fatto sincrone. Posso permettermi di scrivere un post sul mio blog due o tre righe per volta, a spizzichi e bottoni, ma una rubrica radiofonica, via etere o via cavo, non funzionerebbe nello stesso modo. Certo è che il palinsesto di una radio che non c'è (ancora) sarebbe una bella avventura per chiunque ami la radio, versione uno o due che sia. Specie per chi continua a lamentarsi della cattiva qualità dei programmi della radio che c'è.
La chiamata alle armi citata all'inizio riguarda proprio la radio, o meglio i palinsesti della radio. Se non provassi una punta di acidità allo stomaco nell'avvicinare Antonio a certi imperanti autori televisivi, scriverei che sul piatto c'è una specie di Radio Sogno, ma il progetto ha un nome per conto suo: Off Radio. Una stazione (su Internet, almeno credo) che non c'è. La griglia di programmazione che Antonio e un gruppo di blogger, podcaster e il vostro umile cronista delle onde lontane, amerebbero poter ascoltare. Per la sua composizione il podcaster di Pendodeliri getta un sasso, anzi un meme nello stagno:
Dato che sognare - scrive Antonio - non costa niente, ma NON sognare mi costa moltissimo, in questi giorni in cui sono impelagato in varie vicende "palinsestuali" (brillante neologismo!) ho deciso di spendermi in un futile esercizio che converto istantaneamente in un MEME: la stesura del palinsesto di una radio ideale, svincolata da qualsivoglia modello di business, che allego alla presente mail.In realtà il modello ispiratore di Off Radio potrebbe essere Radio Imago, che però al momento è molto più musicale. Volevo parlarne da un po' e questa è l'occasione giusta. Radio Imago è una Webradio culturale già molto ricca di spunti. Qualche mese fa Antonio mi segnalava per esempio la sua partecipazione alla rubrica Buzz-rumori di fondo, con uno speciale per il trentennale della radiofonia libera in Italia. Vi suggerisco di riascoltare la tramissione cercando, nell'archivio di Radio Imago ordinato per rubrica la voce "Buzz-rumori di fondo" del 20/12/2006. Dopo Buzz ora Antonio cura su Imago una nuova rubrica intitolata Proxy Bar.
Si tratta - si capisce - di un mio puro sfogo, dopo giorni a discutere di questioni tipo "ma chi vuoi che ascolti questa roba", o "è troppo snob", per non parlare dell'omnipresente "sì, ma chi paga?". Ovviamente sì, è clamorosamente snob, nessuno ascolterebbe mai una emittente del genere e nessuno pagherebbe per fare pubblicità in mezzo a questo fiume di parole (del resto la pubblicità semplicemente non è prevista). E' che per una volta ho voluto ipotizzare una radio del tutto incorruttibile, e quindi destinata al sicuro fallimento. Ne parlerò anche nella prossima registrazione di Pendodeliri.
Com'è costruito il nuovo palinsesto ideale? Potete scaricarlo in un file .doc dal link riportato sull'ultimo post di Pendodeliri. La mia prima impressione è che se qualcuno riuscisse mai per pura fortuna a trovare soldi e frequenze libere per lanciare nell'etere una stazione di questo genere, Off Radio resisterebbe si e no una settimana prima di essere abbandonata del tutto da sponsor e ascoltatori. Vista con gli occhi del (superficiale) frequentatore della blogosfera, forse il palinsesto reggerebbe. Dopotutto sentiamo ripetere continuamente che il medium interattivo può riscattare la radio proprio nel senso qualitativo. Non si chiama long tail mica per caso: qui su Internet le nicchie più microscopiche acquistano una grande autonomia, i sogni più arditi si autorealizzano. Pensi una cosa per cinque persone, metti insieme quelle persone e la realizzi.
Non ho capito fino in fondo il senso della provocazione di Antonio (che invita non solo a prendere in esame il palinsesto ma anche a dare la propria disponibilità, suggerire ulteriori argomenti e i possibili conduttori delle rubriche). Le vere provocazioni vengono esternate proprio per non essere comprese fino in fondo, la prima cosa da fare è raccoglierle. A me evidentemente piacerebbe sentire una Radio Sogno che parli in qualche modo di radio. Chi mi segue lungo i miei tortuosi percorsi sa che quando la radio la "guardo" ne vedo almeno due. Una è quella che conoscono tutti, che arranca dietro la tivvù in termini di pubblico (e soprattutto di investimenti), ma che continua a godere di un discreto stato di salute, cristallizza ancora tanta creatività (anche doppia, come i programmatori sovietici che dovevano spremere come limoni risorse informatiche di gran lunga inferiori a quelle di cui disponevano i colleghi occidentali). Poi, complici le anomalie e le regolarità della propagazione, c'è la radio che riunisce tutte le altre radio, una metaradio che ci parla di segnali che nessuno conosce, proprio perché lontani, difficili o non banali. Grazie a Internet questa metaradio è diventata assai più concreta. Per noi hobbysti la digitalizzazione è un mezzo disastro, viene meno buona parte di quel gusto per la sfida per cui la ionosfera è molto più adatta che non, per dire, la blogosfera. Ma magari questa seconda radio diventa più interessante da raccontare, perché immagino che a molti possano piacere i confronti con le radio degli altri, le finestre sulle nuove tecnologie di trasmissione, le relazioni tra vecchi e nuovi media. Messa da parte la radio, i desiderata (gastronomia, viaggi, libri non tradotti, cyberlaw) sarebbero parecchi.
Resto comunque scettico su una mia eventuale (e per fortuna non esplicitamente richiesta) partecipazione a un progetto così ambizioso. Gestire un'ora di trasmissione radiofonica, su qualunque mezzo, non è uno scherzo, anche supponendo che uno ne sia tecnicamente capace. Il fatto che la radio, dopo Internet, sia diventata un mezzo sostanzialmente asincrono, che uno consuma quando e dove vuole, non ha nulla a che fare con le modalità di produzione della radio, che restano di fatto sincrone. Posso permettermi di scrivere un post sul mio blog due o tre righe per volta, a spizzichi e bottoni, ma una rubrica radiofonica, via etere o via cavo, non funzionerebbe nello stesso modo. Certo è che il palinsesto di una radio che non c'è (ancora) sarebbe una bella avventura per chiunque ami la radio, versione uno o due che sia. Specie per chi continua a lamentarsi della cattiva qualità dei programmi della radio che c'è.
2 commenti:
Grazie Andrea per il tuo bel post. Credo siano necessarie alcune precisazioni (effettivamente la provocazione è un pò criptica): non intendo affatto creare una nuova radio. Chi lo fa (come i creatori di Radio Imago) affronta problemi immani, di cui sono testimone personalmente dato che questa realtà sta nascendo praticamente sotto i miei occhi. Non a caso il palinsesto di Radio Imago è sostenibile, così come - in prospettiva - il relativo modello di business, basato sulle sponsorizzazioni. Radio Imago non è "Radio Sogno", ma il frutto di un preciso progetto editoriale e imprenditoriale. Non a caso, a differenza di Off Radio, Imago è anche una radio che si preoccupa - soprattutto con la musica, che ha un ruolo molto importante - di "procurare sensazioni piacevoli" oltre a mettere in azione la materia grigia degli ascoltatori.
Va detto inoltre che tutti i titoli, compreso il nome di "Off Radio" sono del tutto fittizi, e che quel "palinsesto ideale" l'ho scritto in 25 minuti di orologio. Ma allora - chiederai - perchè questo esercizio di stile, questo gioco tutto sommato futile? Le ragioni sono molte: intanto credo sia salutare ragionare fuori dagli schemi, e spesso è lì che nascono le idee da usare in contesti finanziariamente sostenibili. Inoltre perchè il palinsesto contiene, in nuce, alcuni "format" che magari qualcuno può raccogliere anche solo per realizzare un podcast. Infine, semplicemente, perchè mi piace discutere di queste cose con persone competenti in materia, che - come dire - non incontro esattamente tutti i giorni al bar :-)
A proposito, il segmento "corrispondenze" nasce proprio per persone come te che magari in pura ipotesi vorrebbero partecipare a un progetto come "Off", ma senza l'investimento di tempo ed energie che la "produzione sincrona" richiede. "Corrispondenze" verrebbe infatti registrato esattamente come un audio blog da intellettuali o persone competenti su tematiche verticali (come la radio) nella forma di un "journal intime", dove si mescolano i commenti sull'attualità "di competenza" alle considerazioni personali e disarticolate. Però, come detto, non se ne fa niente. E' solo un gioco. :-) a
E se invece ne venisse fuori qualcosa, magari nel lunghissimo termine?? Non disperiamo! :-)
A meme pare che stiamo messi meglio di Bill Gates negli anni '70 nel suo garage! :-)
Saluti, doppiafila
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