In occasione del convegno sulla musica digitale in Italia tenutosi durante i "Digital Days" di MTV a Torino, ecco arrivare fresco di stampa sul sito FIMI, la federazione delle aziende musicali italiane, la versione tradotta del rapporto Digital Music Report 2013. Un mucchio di dati e considerazioni sull'industria della musica registrata, ormai sempre più focalizzata su Internet. La rete viene intesa sia come veicolo di singoli brani e album da acquistare separatamente da store come Apple iTunes, sia nella più recente accezione di servizi che dietro modesti abbonamenti mensili (la media si aggira intorno ai 5 euro o anche meno) consentono di ascoltare tutta la musica possibile direttamente online e in molti casi di scaricare un certo numero di brani su un dispositivo personale, in genere lo smartphone, per il riascolto offline. Se qualcuno preferisce il Digital Music Report nella sua versione originale inglese pubblicata dall'omologo internazionale di FIMI, la IFPI lo troverà qui, ma l'edizione italiana contiene alcuni dati locali che sono interessanti.
Quello italiano è un mercato abbastanza piccolo se paragonato a quello di altre nazioni con lo stesso numero di abitanti e il digitale sta crescendo rapidamente. Ormai siamo quasi al pareggio, il download e lo streaming sono il grosso di un fenomeno che rappresenta il 45%, contro il 55% del supporto fisico (anche il CD non è certo analogico, in realtà si dovrebbe parlare di musica "liquida" più che digitale)
Continua la crescita dell’offerta digitale in italia, trainata anche dalle nuove piattaforme e dai servizi cloud based lanciati nel 2012. Secondo i dati di Deloitte per FIMI, lo scorso anno il fatturato è cresciuto al sell-in del 31%, superando i 36 milioni di euro. Il download di album e singoli è cresciuto del 25%.nel 2012 sono stati scaricati in italia quasi 23 milioni di singoli digitali e 2,3 milioni di album (Gfk). Un vero e proprio boom è arrivato dallo streaming video basato sulla pubblicità, con Youtube e vevo, salito del 77 % con un fatturato di 8 milioni di euro. Lo streaming è la seconda fonte di ricavo nel digitale. Nei primi mesi del 2013 nel segmento streaming audio sono entrati anche importanti operatori come Spotify (che nella prima settimana di lancio ha realizzato oltre 11 milioni di stream) e Rdio, che si aggiungono a Deezer, già attivo nel 2012.
Cresciuti dell’80% anche i modelli in abbonamento, altro segmento in grande espansione. In crescita sul mercato italiano, i proventi diversi (new revenue stream) saliti del 29% tra i quali, ad esempio, i diritti connessi, il merchandising, e le sponsorizzazioni. Complessivamente, considerando l’intero mercato tradizionale, più digitale e nuovi proventi, il fatturato è risultato pari a 150,9 milioni di euro al sell in (169,6 milioni al sell out per IFPI): digitale e nuove fonti di ricavo rappresentano oggi il 45% del totale, a fronte di un 55% del segmento del supporto fisico.
Una sezione del rapporto che ho trovato molto azzeccata e stimlante parla del classico, un genere musicale apparentemente escluso dai grandi spostamenti di pubblico giovanile impegnato a seguire la battaglia tra Pandora, Spotify e gli altri astri nascenti dello streaming. Eppure, la transmedialità implicita in tutte le piattaforme di distribuzione di contenuti in streaming, le relazioni rese possibili dai modelli social, sembrano proprio fatti apposta per risvegliare la curiosità dei consumatori di musica classica o come forse è meglio dire "colta, forse minoritari sul piano dei numeri ma in genere molto più aperti alle contaminazioni con altre suggestioni culturali e modalità di espressione artistica. Anche nel campo della musica classica il digitale sta portando cambiamenti e novità, si legge nel rapporto IFPI. Gli esempi fatti provengono dal gruppo Universal, che lo scorso anno ha aperto Sinfini Music, un portale che propone tantissimi aggiornamenti e collegamenti sulla discografia classica, i concerti e i personaggi, esecutori, direttori, cantanti, che animano la scena della musica colta. La stessa Universal, tramite il suo storico marchio Decca, ha sperimentato un bel progetto multimediale in occasione del lancio di un nuovo titolo del soprano Cecilia Bartoli, "Mission". Centrato sul repertorio del primo barocco di Agostino Steffani, Mission è diventata una sorta di inchiesta sul musicista di Castelfranco Veneto coevo di Alessandro Scarlatti, che fu anche sacerdote e diplomatico del Vaticano. Grazie a Internet Universal ha messo insieme un mosaico di contributi, un sito, un canale You Tube, addirittura un adventure game che invita a risolvere un misteriosa vicenda di cui Steffani fu protagonista. Mentre sul fronte editoriale viene coinvolta anche la scrittrice di gialli Donna Leon, che in The Jewels of Paradise narra degli oscuri intrighi di una Venezia ancora percorsa dalle note del musicista-agente segreto. Insomma, lo streaming non è solo pop-rock, e soprattutto non deve necessariamente essere soltanto musicale nel senso stretto del termine.
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