13 settembre 2013

L'ultimo radiosguardo su Voyager I, entrato ufficialmente nello spazio interstellare


Sorprendendo gli stessi scienziati che lo credevano ancora in fase di transizione attraverso i confini tra eliosfera e spazio interstellare, Voyager I sembra aver fatto capire in modo che non lascia adito a dubbi di essersi ufficialmente e per sempre allontanato da quella sorta di bolla provocata dalla forte (relativamente) pressione delle particelle solari. Superato il limite dei 19 miliardi di chilometri di distanza la sonda lanciata dall'uomo nel 1977, 36 anni fa, si trova ormai nello spazio interstellare, l'immenso vuoto pervaso da un plasma di gas ionizzato, una infinita ionosfera. Nella bolla dell'eliosfera la densità di questo plasma scende notevolmente.

Il riscontro è arrivato proprio grazie all'attività solare. A bordo della sonda c'è uno strumento, sviluppato a suo tempo dall'Università dello Iowa, che è in grado di misurare i fenomeni ondulatori nel plasma, su frequenze che come avviene nella magnetosfera terrestre possono trovarsi anche nello spettro udibile. Una straordinaria elaborazione che condensa in 16 secondi oltre 220 giorni di osservazioni, mostra due eventi audio nello spettro tra 1 e 3 kHz registrati in corrispondenza del momento in cui lo strumento PWS di Voyager "ascolta" l'onda d'urto tra la debole emissione di un brillamento solare e il plasma interstellare. Le caratteristiche spettrali di queste piccole scosse permettono di estrapolare la densità del plasma che circondava in quei momenti la sonda. Una densità in continuo aumento, segno che le particelle solari non hanno più effetto su un plasma in cui Voyager si sta immergendo sempre di più.

Della sonda ci resta un'ultima, struggente immagine, che il radiotelescopio Very Long Baseline Array ha ottenuto all'inizio dell'anno non nel visibile ma nello spettro radio centrato intorno agli 8420 MHz, la frequenza su cui opera, con poco più di 20 watt, il Voyager I. Il puntino allungato che vedete nella foto qui in alto corrisponde vagamente alla forma del veicolo spaziale. Ciò che vediamo non occupa più di uno o due millisecondi d'arco. Un secondo d'arco corrisponde alle dimensioni di una monetina vista da 4 chilometi di distana. Gli strumenti di bordo continuano a essere alimentati dai generatori termoelettrici a radioisotopi di plutonio-238 che secondo le stime dovrebbero assicurare abbastanza energia fino al 2025. Poi forse la sonda dovrà proseguire il suo viaggio invisibile e inascoltata, a 38 mila miglia all'ora di velocità. 




Nessun commento: