Contestazioni sul nuovo assetto centralizzato e aspre critiche alla governance e alla spesa fuori controllo di Audiovisuel extérieur de la France mettono improvvisamente in pericolo le attività in onde corte di un altro grande broadcaster internazionale: Radio France Internationale.
Oltre a RFI, il gruppo AEF concentra dall'inizio del 2009 la programmazione di France 24, TV5 Monde e di Radio Montecarlo Doualiya, la sezione araba di RFI, una specie di Radio Sawa francese. In questi giorni è successo che la deputata socialista Martine Martinel ha reso pubblico un rapporto del tutto sfavorevole alla riforma che ha messo sotto le potenti mani di Alain de Pouzilhac, manager della pubblicità prestato alla dirigenza televisiva, le sorti di tre emittenti e mezza. Per la Martinel sarebbe molto più sensato raggruppare "per mestiere" i canali televisivi sotto la gestione di France Television e di RFI sotto Radio France. Poi è arrivato il colpo di maglio dell'IGF, l'Inspection Générale des Finances, che ha fatto le pulci sulla gestione finanziaria della società pubblica.
Tra sprechi, sovrapposizioni e sovradimensionamenti l'AEF, ha concluso l'IGF, ha un pesante margine di rischio, più di 55 milioni di euro, nel suo budget relativo al triennio 2011-2013. Inoltre l'AEF, che si fa coprire per almeno un terzo dallo Stato francese, spende i soldi in modo ingiustificato e non sfrutta a sufficienze le possibili sinergie tra i suoi diversi organismi.
L'IGF arriva a suggerire qualche misura di contenimento di questi costi (ma perché non cacciano de Pouzilhac, con quel nome da moschettiere?): ridurre le trasmissioni in onde corte e medie di RFI. Purtroppo il file PDF con il rapporto originale dell'organismo di controllo finanziario risulta danneggiato e non leggibile, ma i giornali che lo hanno ricevuto parlano anche di una tabella che mette a confronto le spese pazze dell'AEF con quelle di analoghi broadcaster europei. 368 milioni annui contro i 362 di BBC Global o i 286 di Deutsche Welle e tutto questo per mantenere un numero di redazioni estere inferiore, 13 contro i 28 dei tedeschi e i 27 degli inglesi (bisogna capire se le cifre si riferiscono al passato o tengono conto degli ultimi tagli). L'ente ha già dovuto attraversare un momentaccio proprio un anno fa, quando la sua direttrice generale, la giornalista televisiva Christine Ockrent, è stata travolta dall'accusa di aver creato una rete di spionaggio interna per accedere a documenti riservati e alla posta dei colleghi. Nel maggio scorso, la Ockrent è stata costretta a rassegnare le dimissioni.
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