24 novembre 2011

Community Radio UK, 10 milioni di sterline per un rilevante profitto sociale


Il regolatore britannico OFCOM ha pubblicato il report annuale sull'emittenza radiofonica comunitaria in Gran Bretagna. Una lettura affascinante che spalanca una finestra molto stimolante su un settore della comunicazione sostenuto da entità no profit che tuttavia generano una piccola economia fungendo da aggregatore di volontariato, canale di comunicazione e integrazione tra le diverse comunità rappresentate. Le licenze concesse a questo tipo di emittenti, tutte a bassa potenza, sono poco più di 200 e le stazioni attive sono 196, il grosso in modulazione di frequenza (ma qualcuna anche in onde medie).In Gran Bretagna il settore è molto più regolato che da noi. Una stazione deve fornire un piano dettagliato e il regolatore concede la licenza, che è temporanea, in base alla validità degli obiettivi e al "fabbisogno" di risorse di questo tipo a livello locale. La licenza prevede anche specifici tetti in materia di fonti di sostentamento che sono in pratica: la pubblicità e le sponsorizzazioni, gli stanziamenti (grant), le donazioni volontarie, i contratti di servizio (tipicamente gli accordi con le municipalità per trasmettere informazioni di carattere pubblico). I
n media una stazione comunitaria british incassa 63 mila sterline e ne costa poco di più, 64 mila circa. Una somma non enorme ma si consideri che quattro anni fa si viaggiava tranquillamente sopra le 100 mila sterline. C'è stata dunque una forte contrazione ma nel complesso, valuta OFCOM, si può affermare che con un giro d'affari di poco superiore ai 10 milioni di sterline, le concessioni alle radio comunitarie riescono a coinvolgere ben 12.500 volontari per 45 mila ore alla settimana, producendo 15 mila ore settimanale di programmi originali e dando spazio a una quantità di lingue minoritarie non sempre rappresentate a livello pubblico. Nelle aree metropolitane e nelle periferie immagino che esista anche un impatto intangibile ma non trascurabile in termini di socialità, formazione, coinvolgimento dei giovani e dei lavoratori immigrati. Il tutto, ripeto, in cambio di una regolamentazione efficiente e di un 10 milioni di sterline.
Se vi viene la curiosità di studiare queste cifre (e magari di promuovere il discorso anche dalle nostre parti), potete scaricare qui il report completo.

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