16 novembre 2011

ACE-High, i ponti radio troposferici della Guerra Fredda finiscono su Repubblica

Un grande pezzo, con numerose foto, quello scritto da Enrico Mingori sulla cronaca parmense di Repubblica a proposito del museo "open air" che i radioamatori sono riusciti a realizzare sul Monte del Giogo, nel territorio comunale di Comano, Massa Carrara. La postazione del Giogo è stata per anni uno dei nodi del network di radiocomunicazione troposferica della NATO, una dorsale di ripetitori in altura che consentiva di trasmettere dati e voce dalla Turchia alla Norvegia, sfruttando gli effetti dello scattering, diffusione, troposferica (la storia di questo sistema, ACE-HIGH, è raccontata da Paolo Romanini su Tecnologia&Difesa del settembre 2009). In questo modo, immagino, era possibile comunicare su distanze ragguardevoli utilizzando un numero inferiore di ponti radio rispetto a una propagazione puramente line of sight.
Sul Giogo sono rimaste due coppie di paraboloidi di grandi dimensioni, puntate verso sud (la Tolfa) e ovest (Nizza). Abbandonata da anni, la postazione è stata presa in carico dai radioamatori di Parma, membri del Gruppo Microonde Scatter Monte del Giogo, che hanno in parte restaurato antenne e edifici, montando nuovi impianti radioamatoriali e installando un piccolo museo di apparati militari, senza ricevere alcun sostegno da parte delle pubbliche istituzioni (anzi, l'articolo di Repubblica, scovato da Andrea Borgnino, ricorda molto opportunamente la beffa della spiacevole "corrispondenza giornalistica" trasmessa qualche anno fa da Striscia la Notizia, che aveva mandato un "inviato" su un luogo definito "in rovina", senza neppure curarsi di approfondire la storia dell'intervento - già in corso da anni - del Gruppo).

I radioamatori che hanno trasformato 
l'ex base Nato in un museo

Un gruppo di parmigiani dal 2005 hanno in concessione la stazione radio sulla cima del Monte del Giogo, tra Parma e Massa, utilizzata dagli americani durante la Guerra fredda. "Nessuna istituzione ci ha mai dato un soldo per rimettere a nuovo questo posto: è tutto frutto della nostra passione

di ENRICO MINGORI

All'ingresso, inchiodato alle robuste sbarre di metallo della cancellata, c'è un cartello: "Zona pericolosa". Il filo spinato corre minaccioso lungo l'intero perimetro dell'area, una telecamera accesa 24 ore su 24 registra qualsiasi movimento avvenga nei pressi dell'entrata. Già sul ciglio della stradina ripida e sconnessa che porta all'ingresso una scritta avvertiva: "Vietato l'ingresso". Ma disobbedendo si arriva a questo sbarramento in ferro dai tratti sinistri, sul quale si infrange il sentiero asfaltato che porta al cocuzzolo della montagna.
Siamo sulla cima del Monte del Giogo, Appennino tosco-emiliano, 1.500 metri sul livello del mare. Regione Toscana, provincia di Massa Carrara, Comune di Comano. Una manciata di chilometri più giù si parla, e si produce, il parmigiano. Parma è ad un'ora di macchina, ma sono pochi, in città, a sapere che la Guerra Fredda è passata anche da questa vetta della Lunigiana, silenziosa solo in apparenza. Dall'altra parte del cancello sorge l'ex base Nato "Livorno", una tra le più importanti stazioni radio dell'Alleanza Atlantica ai tempi della contrapposizione tra i due Blocchi. Dal 1958, per oltre trent'anni, questo complesso da 20mila metri quadrati ha fatto da ponte a comunicazioni chiave sulla sorveglianza dei confini con i Paesi aderenti al Patto di Varsavia. Kennedy, Kruscev, Regan, Gorbaciov: le loro voci, e quelle dei loro generali, sono transitate anche da qui. Poi, un giorno, dall'altra parte dell'Oceano arrivò l'ordine di chiudere il presidio per far spazio ai collegamenti satellitari. Era un gelido mattino dell'inverno 1995, il Muro di Berlino era crollato da più di un lustro e i militari addetti alle apparecchiature radio lasciarono il Giogo per sempre.
Da allora sono passati quasi 17 anni, ma le due coppie di antenne paraboloidi da 20 metri di diametro ciascuna sono ancora lì, sulla punta estrema del monte, a guardare da vicino il cielo e rapire gli occhi di chi entra nella base per la prima volta: enormi orecchie dell'Europa filo-americana, simbolo monumentale della civiltà delle telecomunicazioni. Due puntano verso la stazione francese di Nizza, due verso quella romana della Tolfa. C'è anche un traliccio, alto circa 25 metri, con altri due paraboloidi, più piccoli, che comunicavano con il presidio bresciano di Dosso dei Galli. Dalla Norvegia alla Turchia, erano 49 in tutto le stazioni europee rientranti nel Network Nato denominato "Ace High Troposcatter" (basato cioè sulla diffusione di onde elettromagnetiche nella Troposfera).

Ee ecco un interessante servizio video realizzato da ARI Padova. Dell'impianto esistono anche le fotografie scattate da Andrea. Qui invece trovate un bellissimo mashup di Google Maps con le postazioni di ACE e altri network militari. Il sito è raggiungibile da Comano o, provenendo dalla provincia di Parma, da una deviazione al Passo di Lagastrello dalla provinciale 665.


7 commenti:

Fabrizio ha detto...

Un altro articolo sulle stazioni radio NATO dismesse è quello pubblicato da Paolo Rumiz sull'installazione del monte Partenio:

download.repubblica.it/pdf/domenica/2011/31072011.pdf

Una descrizione affascinante, seppure assolutamente non tecnica, di un'altra delle reliquie della guerra fredda.

Andrea Lawendel ha detto...

Sì, una cronaca molto interessante, l'avevo già segnalato questa estate, quando era uscita la prima puntata del nuovo viaggio italiano di Rumiz.

http://radiolawendel.blogspot.com/2011/08/antenne-che-nascono-male-e-antenne-che.html

Va detto che la base di Montevergine non faceva parte del circuito ACE-HIGH, la postazione campana era dislocata a Ischia.

Anonimo ha detto...

Articolo interessantissimo... A proposito, io cerco informazioni su questa ex-base USA, situata a Martina Franca:
http://i43.tinypic.com/whnst2.jpg

Secondo alcune vecchi documenti questa stazione ha servito tre reparti dell'USAF:
-2113th Command Squadron
-7275th Command Squadron
-2187th C.G.

Ora questa base, dopo circa 15-20 anni di abbandono, è stata requisita dal Ministero della Difesa, ed assegnata come campo d'allenamento per il 16mo Stormo "Fucilieri dell'Aria" dell'A.M.

Se qualcuno può aiutarmi a saperne di più su questa base ne sarei immensamente grato...

Una domanda: l'eventuale divulgazione di foto o video degli interni della ex-base può essere perseguito, nonostante la base non esista più ed al suo posto ci sia un campo allenamento dell'Aeronautica?

Andrea Lawendel ha detto...

Il traliccio che si intravede nella foto mi sembra molto simile a una antenna VLF/LF. I paraboloidi sembrano invece quelle utilizzati nelle postazioni troposferiche di ACE HIGH.
Divulgare le comunicazioni radio può essere perseguito ma non saprei dire nulla sulla divulgazioni di fotografie di basi dismesse. In genere nelle aree sotto controllo militare ci sono i cartelli di divieto fotografico.

Anonimo ha detto...

Salve, io non parlavo di comunicazioni radio, ma solo di immagini dell'interno della base (ormai dismessa). All'epoca in cui è stata scattata la foto (4-5 anni fa) c'era ancora il divieto d'accesso, anche se era risaputo che in tanti erano entrati all'interno (c'erano le reti tagliate in diversi punti del perimetro). Ora, in quell'area è stato dismesso tutto, anche se viene ora usata dall'A.M. come zona d'esercitazione dei Fucilieri dell'Aria:
http://i41.tinypic.com/2q9dgk1.jpg

Il problema circa la diffusione delle immagini della ex-base non riguarderebbe quindi il suo status precedente (che oramai non esiste più) quanto il fatto che l'area in questione sia ancora zona militare, e che quindi l'accesso è tuttora vietato...

Andrea Lawendel ha detto...

Sì, ho capito che il dubbio riguardava le fotografie, ma mi sembra di aver scritto che mentre posso esprimermi in materia di riservatezza delle radiocomunicazioni (dopotutto di questo tratta il blog) sulle fotografie so soltanto una cosa: in genere intorno alle zone militari vedo spesso degli espliciti divieti di ripresa fotografica. Il riferimento alle comunicazioni VLF/LF voleva essere costruttivo, sono antenne che in genere ritroviamo in base navali, o nelle postazioni dei vari sistemi di radiolocalizzazione ormai smantellati.

Anonimo ha detto...

Tempo fa mi avevano inviato delle immagini realizzate all'interno della postazione NATO di Limbara, io nel dubbio ho preferito non pubblicarle. Cristian