Ieri a Roma è stato presentato il nuovo palinsesto di Radiouno, il canale ammiraglio della radio pubblica. Vi allego qui uno degli approfondimenti pubblicati sul sito dell'ufficio stampa RAI il resto lo trovate nei lanci Agi riportati fedelmente da Prima Comunicazione. Antonio Preziosi, il direttore, sottolinea la marcata svolta verso un formato all news, che stranamente concede parecchio anche al varietà e alla musica. Certo, le notizie - come sottolinea il direttore - avranno la priorità e potranno interrompere gli altri programmi, ma mi spiace dirlo: i canali all news sono un'altra cosa.
Il problema taciuto dalla dirigenza è che una tematicità così spinta non si può fare con tre soli canali radiofonici a meno di non fingere che tematicità equivalga a demografia. La RAI trasmette un canale di intrattenimento e informazione per un pubblico maturo, un canale pseudo-giovanilista che tenderà sempre più spesso a imitare i network privati (lasciatemi spezzare una lancia in favore di chi sta criticando pesantemente "Traffic" la trasmissione che ha sostituito Condor su Radiodue, il livello dei conduttori è veramente basso) e un canale culturale. Una nazione di 56 milioni di abitanti e 4 milioni di immigrati avrebbe piuttosto bisogno di un canale di intrattenimento e informazione soprattutto sportiva, un canale di musica moderna di qualità, un canale di musica colta, un canale culturale, un canale solo informativo e di servizio e un canale con programmi prodotti da e per gli immigrati. La RAI ha sicuramente le risorse umane e infrastrutturali per poter affrontare questa trasformazione, la volontà politica e sindacale invece non ci sarà mai perché il carrozzone va bene così com'è e troppe voci rischiano sempre di aprire troppi spazi al pluralismo e alla crescita mentale. E chi li vuole correre questi rischi mortali?
Staremo adesso a vedere se davvero i buoni propositi di moltiplicazione dell'offerta attraverso il Web veranno concretizzati e in che modo. Per ora aspettiamo il lancio del nuovo sito di Radio3, previsto per la prossima settimana, e iscriviamoci numerosi agli account che Radio2 e Radio3 hanno aperto su Twitter. Ieri il responsabile della radiofonia Bruno Socillo ha espressamente citato le nuove reti digitali: «l’azienda ha deciso di fare delle scelte con la radiofonia, dandole un’attenzione che prima non c’era. C’e’ un gruppo di lavoro che se ne sta occupando ed entro febbraio tutta Radiorai sara’ sulla piattaforma i-phone e stiamo lavorando perche’ lo sia anche su altre piattaforme. Se Rai Way e altre strutture ci supporteranno, entro meta’ anno partiremo con la rete digitale, con una linea di prodotti dedicati.» Anche per questo, non resta che attendere.
Il problema taciuto dalla dirigenza è che una tematicità così spinta non si può fare con tre soli canali radiofonici a meno di non fingere che tematicità equivalga a demografia. La RAI trasmette un canale di intrattenimento e informazione per un pubblico maturo, un canale pseudo-giovanilista che tenderà sempre più spesso a imitare i network privati (lasciatemi spezzare una lancia in favore di chi sta criticando pesantemente "Traffic" la trasmissione che ha sostituito Condor su Radiodue, il livello dei conduttori è veramente basso) e un canale culturale. Una nazione di 56 milioni di abitanti e 4 milioni di immigrati avrebbe piuttosto bisogno di un canale di intrattenimento e informazione soprattutto sportiva, un canale di musica moderna di qualità, un canale di musica colta, un canale culturale, un canale solo informativo e di servizio e un canale con programmi prodotti da e per gli immigrati. La RAI ha sicuramente le risorse umane e infrastrutturali per poter affrontare questa trasformazione, la volontà politica e sindacale invece non ci sarà mai perché il carrozzone va bene così com'è e troppe voci rischiano sempre di aprire troppi spazi al pluralismo e alla crescita mentale. E chi li vuole correre questi rischi mortali?
Staremo adesso a vedere se davvero i buoni propositi di moltiplicazione dell'offerta attraverso il Web veranno concretizzati e in che modo. Per ora aspettiamo il lancio del nuovo sito di Radio3, previsto per la prossima settimana, e iscriviamoci numerosi agli account che Radio2 e Radio3 hanno aperto su Twitter. Ieri il responsabile della radiofonia Bruno Socillo ha espressamente citato le nuove reti digitali: «l’azienda ha deciso di fare delle scelte con la radiofonia, dandole un’attenzione che prima non c’era. C’e’ un gruppo di lavoro che se ne sta occupando ed entro febbraio tutta Radiorai sara’ sulla piattaforma i-phone e stiamo lavorando perche’ lo sia anche su altre piattaforme. Se Rai Way e altre strutture ci supporteranno, entro meta’ anno partiremo con la rete digitale, con una linea di prodotti dedicati.» Anche per questo, non resta che attendere.
RADIO1: NEL 2010 LA NOTIZIA NON PUO’ ATTENDERE
Radio1 è da sempre la prima radio nazionale, la più popolare, la fonte primaria di notizie, approfondimenti e sport per la grande maggioranza degli italiani. E leader di un mezzo che, nonostante tutto, nel 2009 è andato avanti: il consumo di radio ha segnato un +3,5% rispetto al 2007 secondo l’ultimo Rapporto Censis.
La leadership di Radio1 significa un primato permanente su oltre venti emittenti nazionali, le maggiori delle quali appartengono a grandi gruppi multimediali privati. Ed è l’unica emittente pubblica europea, con la Bbc, a guidare il ranking nazionale.
In autunno ha toccato i 6,6 milioni di ascoltatori al giorno e il 9,3% di share, con un vantaggio di 1,3 milioni di ascoltatori e 1,5 punti share sulla seconda radio. E questo mentre la platea generale cresce, mentre si lanciano sul mercato nuove radio commerciali.
Per certi versi il mercato radiofonico, così forte e diversificato, prefigura il futuro panorama della nuova tv digitale: più emittenti, più competizione. Con il Servizio pubblico posizionato al centro del sistema.
Ma Radio1 non vince solo con i numeri. Vince con la qualità di un’offerta ineguagliabile per varietà, credibilità e bellezza (la bellezza alla radio non è un mito irraggiungibile). E per la capacità di cambiare secondo l’evoluzione dei gusti, delle abitudini, dei tempi e dei modi di usare la radio. Ecco perché il direttore, Antonio Preziosi, e tutta la redazione hanno lavorato negli ultimi mesi del 2009 a una Radio1 che dall’11 gennaio sarà “una nuova se stessa”.
Cominciamo dai notiziari, la prima agenzia informativa per chi ascolta la radio, ovvero l’81,2% della popolazione: le cinquanta edizioni giornaliere del Giornale Radio, in onda 24 ore su 24 su Radio1 - e su Radio2, Radio3, Isoradio - sono il cuore pulsante del Servizio pubblico. E tra pochi giorni batterà più veloce.
Anzitutto con un’edizione domenicale del Gr1 più ampia: la sveglia delle 7.00 chiede caffè e notizie tutti i giorni, anche quando è festa.
Poi con una nuova rubrica parlamentare nel Gr1 di mezzogiorno, sempre il sabato, che metterà a fuoco aspetti inediti ma significativi della settimana politica: una chiave nuova e curiosa per osservare il Palazzo e i suoi segreti.
Novità di formato e di impaginazione anche per il Gr2, che inaugura una nuova, agile edizione serale e per il Gr3.
Ma la novità più evidente per gli ascoltatori saranno le nuove sigle del Gr1. Non si tratta di un semplice restyling. L’idea è che l’aura antica del Giornale Radio Rai torni a risuonare con una nota di modernità, un caldo effetto postmoderno che non mancherà di colpire.
E veniamo alla tessitura della nuova programmazione quotidiana, ovvero agli appuntamenti che debutteranno a partire da lunedì 11 gennaio.
Ben due i prodotti nuovi nella fascia cruciale del mattino: “L’economia in tasca”, alle 7.35, e “Ben fatto”, con Annalisa Manduca e Lorenzo Opice, dopo il Gr1 delle 8.00.
Alle 9.05, una nuova versione di “Radio anch’io”, l’inimitabile talk show di Radio1, che rafforza il suo storico marchio con la conduzione esperta e duttile di Ruggero Po (il lunedì “Radio anch’io sport” resta affidato a Riccardo Cucchi).
Più tardi, in mattinata, c’è “Start” (10.35-11.30), la new entry dell’autunno che prosegue con il conforto di un dato di audience lusinghiero, con Francesca Paltracca e Gianmaurizio Foderaro. Il lunedì lascia spazio alle interviste di “A tu per tu”, con Stefano Mensurati in studio (10.35-11.00), e ai coraggiosi radio-reportage di “La bellezza contro le mafie” di Francesca Barra (11.05-11.30).
L’ora di colazione è un momento di passaggio: dopo il Gr1 delle 13.00, Radio1 propone una sequenza di appuntamenti consolidati a base di sport, cultura e satira. Da martedì 12 debutta una striscia “a soggetto” animata da un beniamino delle famiglie: “Attenti a Pupo” (13.35-14.00, dal martedì al venerdì), che in certe occasioni lascerà gli studi di Saxa Rubra per approdare, ad esempio, al Festival di Sanremo.
Al centro del pomeriggio, Radio1 è una “nuova se stessa” nel senso più pieno: “Baobab, l’albero delle notizie” (15.35-17.20) richiama nel titolo un contenitore glorioso in onda qualche anno fa. Ma la linfa che circola all’interno è fresca, come le radici e i rami, le voci, i temi, le musiche, come le due nuove coppie di conduttori ci guideranno nel farsi delle notizie pomeridiane.
Al termine di Baobab, una nuova fascia quotidiana de “Il comunicattivo”, di e con Igor Rigetti (17.20-17.30 dal martedì al venerdì), sfocia nell’ampia puntata settimanale del sabato (11.35-12.00).
Infine, a ridosso della mezzanotte, debutta un’ampia rassegna ragionata dei giornali freschi di stampa, “Prima di domani”, con Giancarlo Loquenzi (23.40-24.00), che si completa con il valoroso “Giornale della Mezzanotte” e con i dialoghi notturni di Maurizio Costanzo, “L’uomo della notte” (00.23-1.00).
Nel fine settimana, Radio1 conferma un reticolo di notiziari non meno serrato rispetto ai giorni feriali, e naturalmente i fondamentali appuntamenti sportivi del pomeriggio-sera affidati alla Redazione sportiva guidata da Riccardo Cucchi: “Sabato sport” e “Domenica sport”, tra pochi mesi nucleo irradiante dei Mondiali di Sudafrica 2010.
Per il resto, il weekend cambia pelle.
Il sabato, dopo il Gr1 delle 8.00, i reportage di “Inviato speciale” (8.34-9.30) conquistano minuti preziosi, seguiti dal settimanale “In Europa”, con Umberto Broccoli e Tiziana Di Simone (9.35-10.25), in orario lievemente anticipato rispetto al 2009.
Subito dopo, spazio al nuovo rotocalco di ambiente, agricoltura e alimentazione “La terra, dall’orto alla tavola”, con Sandro Capitani (10.40-11.30).
Mentre al centro della fascia meridiana troviamo il debutto più chiassoso e annunciato: “Ventura football club” (12.35-13.45), di e con Simona Ventura, che dalle brume invernali ci accompagnerà fino alle soglie della calda stagione mondiale di Sudafrica 2010.
La domenica mattina è interamente punteggiata da spazi aperti sul mondo: dalle rubriche “Corriere diplomatico”, “Pianeta dimenticato” e “Voci dal mondo”, tutte rinnovate (tra le 6.30 e le 7.30), al nuovo rotocalco di economia e turismo “Il viaggiatore”, con Angela Mariella e Roberto Pippan (8.35-9.30).
Nella tarda mattinata, un’altra debuttante colma un vuoto inaccettabile: “Doppio femminile”, con Maria Teresa Lamberti e Jo Squillo (10.35-11.30) spalancherà le porte di Radio1 alle realtà e alle immaginazioni planetarie delle donne.
La lunga serie di novità si chiude, per il momento, con il settimanale di spettacoli, cultura e musica “Il trucco e l’anima” (13.30-14.00), una guida per il buon uso del tempo liberato, a ridosso del pomeriggio sportivo.
Non sarà poco l’impegno necessario alla redazione, ad autori, collaboratori e tecnici per garantire sia i programmi consolidati e premiati dal pubblico, non citati qui, ma pilastri della Casa delle notizie, sia le numerose novità riassunte fin qui, lanciate tutte insieme a raccogliere il giudizio del grande pubblico fedele e curioso di Radio1, affezionato al marchio di qualità ma anche aperto alle proposte innovative.
Se è vero che “la notizia non può attendere”, Radio1, l’ammiraglia della Radio, esige il meglio, il massimo, soprattutto da se stessa.
5 commenti:
In effetti, traffic al posto di condor è attraente come max e tux al posto di enzo biagi.
Galliano.
Ci sarebbero molte cose da dire...andiamo per gradi.
E' un dato di fatto che con sole tre reti a disposizione, radiorai non può riuscire a coprire tutte le esigenze di cui un servizio pubblico deve tenere conto (basti pensare a quante reti nazionali e locali utilizza la BBC...).
Ma sarebbe meglio concentrare gli sforzi su format ben definiti piuttosto che scopiazzare qua e là la concorrenza o fare degli ibridi che, per accontentare tutti, non accontentano nessuno.
L'idea di radiouno come rete all-news mi sembra giusta ma non è nuova..se mi ricordo bene una dozzina d'anni fa (mi ricordo che fu in quell'occasione che i GR regionali furono spostati da Radiodue a radiouno) era già stata portata avanti con convinzione per un po' di tempo (prima che l'ennesimo ribaltone politico sconvolgesse i palinsesti Rai...).
Vediamo quindi se questa volta l'esperimento va avanti più a lungo ed auguri quindi alla nuova radiouno anche se le novità magnificate dall'enfatico comunicato stampa non sembrano così eccezionali come ce le vorrebbero vendere.
Personalmente ritengo che Radio 24 sia avanti di gran lunga rispetto a Radiouno (volete confrontare La Zanzara con Zapping?)..ma in veste di "socio" della rai ("in quanto pagatore di abbonamento") mi auguro che Radiouno e radiorai in genere migliorino sia in qualità sia in ascolti.
Franco
Riguardo a Traffic (che aspetto di ascoltare prima di giudicare): è pur giusto che la nuova direzione di radiodue voglia sperimentare nuove cose (anche perchè Fiorello al momento non sembra avere voglia di tornare) ma è il progetto complessivo che non convince.
Non è la prima volta che Radiodue si propone ai "ggiovani" ma lo ha sempre fatto con risultati modesti.
Perchè questa volta le cose dovrebbero andare meglio?
E poi: perchè far fuori propio Condor (che magari poteva essere spostato in orario serale) e non l'inutile Decanter, ad esempio?
A volte sembra che le scelte della programmazione Rai siano fatte in funzione di interessi di bassa politica......non è strano che -in contemporanea- sia Luca Sofri sia la sua compagna vengano bruscamente fatti fuori dai palinsesti Rai?
Franco
Un altro aspetto molto interessante (che credo sia da approfondire) sia il rapporto fra media ed immigrati.
Credo che la radio e la televisione (ed il servizio pubblico in particolare) dovrebbero farsi carico del ruolo di fare il possibile per favorire l'inclusione degli immigrati nella nostra società e di raccontare la loro realtà agli italiani, senza pietismi, senza romanzarla (penso alla fiction con Fiona May), senza opposti estremismi.
Certo, pensare a fare una televisione ed una radio destinata agli immigrati sembra facile in teoria ma poi in pratica la cosa è molto più complessa (con importanti scelte di fondo da fare: quanta parte della programmazione in italiano, quali lingue usare, che tipo di impostazione dare alla programmazione, quali e quanti conenuti "educativi" inserire....).
Ma fare una rete destinata agli immigrati (magari sfruttando la rete digitale terrestre) sarebbe una sfida importante da raccogliere per un ente radio televisivo "normale" espressione di uno Stato "normale" che guarda al medio termine (e non al prossimo turno elettorale) e non condizionato da steccati ideologici.
Oltretutto credo che una rete del genere potrebbe trovare facilmente pubblicità di beni e servizi diretti a quel tipo di consumatori (le stazioni del metro sono tappezzate di manifesti con offerte telefoniche per gli immigrati...tutta pubblicità che porebbe stare benissimo anche in radio e tv).
Franco
Ho sentito adesso la puntata di Traffic del 5 gennaio, l'unica funzionante dello striminzito archivio sulla pagina Web del programma (quelle del 4 e del 7, non risultavano accessibili). Tra l'altro qui su MacOS X solo Firefox è stato in grado di lanciare correttamente il player Real "embedded". Safari e Chrome non funzionano.
Devo ammettere che ho resistito solo cinque minuti, ho capito subito che non è un programma fatto per me. Ma io sono fuori da ogni target, soprattutto d'età. La tentazione di mettere a confronto i due ragazzi che ho ascoltato con Sofri e Bordone è forte, ma non sarebbe corretta. Traffic fa parte di una precisa (si spera) scelta editoriale. I numeri di Audiradio diranno se questa scelta è vincente. Se vincerà sarò un po' triste ma non ci sarà molto da dire.
Posta un commento