Durissimo, e da condividere in gran parte, l'attacco che The Register, forse la più autorevole risorsa Internet europea per le notizie sulle nuove tecnologie e i nuovi media, sferra alla radio digitale DAB in Gran Bretagna. Parlando di "fallimento molto British", The Register riprende ovviamente le rivelazioni fate ieri dal Financial Times, affermando che dopo essere stati beffati per anni da una tecnologia che nessuno vuole, i contribuenti britannici ora rischiano pure il danno di un salasso fiscale (tra le ipotesi formulate da FT c'era anche una robusta campagna di "sensibilizzazione" per promuovere il DAB spendendo soldi pubblici). Sulle ipotesi di una possibile forma di coercizione, come il possibile trasferimento dei programmi radio della BBC dall'analogico al digitale, The Register è ancora più acido e se la prende violentemente con l'OFCOM. L'accusa è che il regolatore punta ad arrivare il più presto possibile a liberarsi dell'analogico per rivendere le frequenze e ripartire gli utili in un gruppo di interesse assimilato in buona sostanza a una mafia della produzione digitale in salsa social networking (sembra che una proposta dell'OFCOM di creare un fondo pubblico da 300 milioni di sterline per questo tipo di produzioni sia stato bocciato dopo una veemente levata di scudi dei contribuenti, che hanno sommerso il sito OFCOM di osservazioni negative).
The Register afferma che il DAB, con i suoi vent'anni di età mai sfociata in una piena maturazione, andrebbe subito sostituito con il DAB+. Nelle abitazioni inglesi il livello di penetrazione della larga banda Wi-Fi ha già superato il 50%, contro il modesto 25% della penetrazione di ricevitori DAB che non possono essere aggiornati ai nuovi codec audio. La testata online conclude affermando che la radio digitale non potrà mai superare Internet per varietà di offerta e può solo puntare su una qualità audio eccellente (anche l'ostacolo della connettività mobile sta vacillando sulla scia del progresso del wireless basato su protocollo IP).
Personalmente non condivido il taglio complottistico che individua nel tentativo di spegnere l'analogico un interesse puramente economico nelle frequenze liberate. Stiamo parlando di una porzione di spettro ridicola nelle onde medie e in banda VHF II, senza contare che in caso di digitalizzazione in-band le frequenze non verrebbero neppure liberate. Certo che tutto questo cupio dissolvi per un analogico che funziona (The Register osserva giustamente il gradimento suscitato dalle stazioni comunitarie in FM, mentre le stazioni locali della BBC non le ascolta nessuno) suona abbastanza strano.
The Register afferma che il DAB, con i suoi vent'anni di età mai sfociata in una piena maturazione, andrebbe subito sostituito con il DAB+. Nelle abitazioni inglesi il livello di penetrazione della larga banda Wi-Fi ha già superato il 50%, contro il modesto 25% della penetrazione di ricevitori DAB che non possono essere aggiornati ai nuovi codec audio. La testata online conclude affermando che la radio digitale non potrà mai superare Internet per varietà di offerta e può solo puntare su una qualità audio eccellente (anche l'ostacolo della connettività mobile sta vacillando sulla scia del progresso del wireless basato su protocollo IP).
Personalmente non condivido il taglio complottistico che individua nel tentativo di spegnere l'analogico un interesse puramente economico nelle frequenze liberate. Stiamo parlando di una porzione di spettro ridicola nelle onde medie e in banda VHF II, senza contare che in caso di digitalizzazione in-band le frequenze non verrebbero neppure liberate. Certo che tutto questo cupio dissolvi per un analogico che funziona (The Register osserva giustamente il gradimento suscitato dalle stazioni comunitarie in FM, mentre le stazioni locali della BBC non le ascolta nessuno) suona abbastanza strano.
DAB: A very British failure
By Andrew Orlowski
Published Thursday 6th March 2008 15:49 GMT
Emergency talks to save digital radio are taking place in Manchester today, the FT reports. Unloved, unviable, and often unlistenable, DAB is a technology the public clearly doesn't want; so it comes as no surprise to learn that coercion will be used to persuading the public to adopt a technology it clearly doesn't want. With DAB, we're expected to pay for the stick that beats us up.
DAB has been a very British failure. While the specification is almost 20 years old, and (just about) adequate, bureaucracy and regulatory greed left British listeners with an experience far short of the "CD quality" sound they were promised.
Digital radio has been expensively promoted by both the BBC and Ofcom - both of whom have deeply vested interests in the digital switchover. And the vested interests range far and wide, too - media companies have digital stations of their own, and prefer cross-promoting their investments in their publications to reporting the subject frankly. Meanwhile, analogue radio remains Briton's best-loved and most popular medium, a survey confirmed this week, with 100m analogue sets in use - compared to 6.5m DAB receivers.
Finally, GCap blew the whistle on the charade two weeks ago, when it announced that it was canning two of its DAB stations.
"We do not believe that - with its current cost structure and infrastructure - [DAB] is an economically viable platform," the commercial broadcaster said.
The FT reports that secret crisis talks are taking place in Manchester today to try and make digital radio more attractive to commercial broadcasters. Coercion of one form or another seems high on the agenda, however.
One idea is to make the analogue receivers obsolete overnight, by withdrawing BBC broadcasts from analogue radio. Want the Beeb? Go out and buy a new set.
(continua)
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