11 marzo 2008

Radio digitale, tanta associazione poco arrosto


«Dopo aver assistito alla conferenza stampa di presentazione dell’associazione per la radiofonia digitale in Italia fondata da Rai Way, Aeranti Corallo e Rna Radio nazionali associate vale la pena fare qualche riflessione su questo nuovo passo verso la transizione digitale della radio in Italia...»
Così inizia la breve corrispondenza che Andrea Borgnino (autore anche della fotografia che illustra questo post) mi manda da viale Mazzini, dove si è da poco conclusa la conferenza stampa di presentazione della neocostituita Associazione per la radiofonia digitale in Italia. Mi sembra di capire che l'unico elemento di novità, peraltro non poco significativo, è il clima di cooperazione tra l'operatore infrastrutturale pubblico Rai Way e due dei più importanti consorzi di emittenti private. In questo senso però fa riflettere l'assenza di FRT, che dopotutto rappresenta con RTL KissKiss e Finelco un gruppo di sperimentatori del DAB+ e del DMB. Perché FRT ha scelto di non partecipare?
Prima di tornare a cedere la parola ad Andrea e al comunicato ufficiale gentilmente inviatomi da Fabio Carera di Aeranti Corallo, vorrei manifestare un mio timore: quello di trovarmi sostanzialmente di fronte all'ennesimo tavolo allestito per decidere di non decidere. Altrove capita che i rappresentanti dei diversi player di un settore industriale si riuniscano per proporre e stabilire un preciso percorso comune. Qui in Italia - e la cosa non riguarda certo solo la radiofonia - ci si riunisce per auspicare. In questo caso si auspica che il regolatore faccia il suo dovere, che il ministero scelga i ricevitori multistandard più adeguati (quali? e che senso ha che sia il ministero o Agcom a decidere quando per questo là fuori ci sarebbe un mercato), che il Parlamento legiferi, che il (prossimo, invariabilmente) Governo esegua, che i Vescovi approvino (qualcosa prima o poi andrà bene anche a loro).
Ma gli editori, i proprietari degli impianti di trasmissione, i produttori dei programmi qualche idea se la sono fatta su come materialmente aprire la tanto auspicata era della radio digitale in Italia? O questo verrà deciso dalla prossima associazione che auspichi che il prossimo governo esegua quello che il prossimo parlamento legiferi sulla base delle prossime decisioni del regolatore (che da anni ha deciso, tra parentesi, come assegnare licenze DAB che nessuno ha mai chiesto)? E' bello conoscere che l'Associazione intende agevolare il percorso del regolatore e finalmente far conoscere agli italiani qualcosa che è nell'etere (di pochi) da una quindicina d'anni. Fa invece un po' sorridere che un altro compito sia quello di "formulare proposte per gli standard tecnici minimi degli apparati di ricezione", considerando che stiamo parlando di sistemi già standardizzati per i quali c'è soprattutto un problema grosso come una casa: nessuna fabbrica vorrà mai sobbarcarsi i costi di sviluppo e produzione in volume di apparati che si accendono sul vuoto assoluto o sul già ascoltabile. Di creazione di una concreta offerta alternativa alla radio analogica, gli editori seduti davanti all'ennesimo tavolo non hanno parlato.
E qui finisco le considerazioni (che sono solo mie, Andrea o Fabio Carera naturalmente non c'entrano).

«Durante tutto l’evento - proseguono gli appunti di Borgnino - si è respirato un clima di collaborazione e ogni intervento è stato aperto da copiosi ringraziamenti e dall’apprezzamento generale per la collaborazione tra Rai e privati. Come è stato fatto notate da Montefusco dell’RNA la Rai e privati “radiofonici” in questi ultimi trent’anni hanno avuto rapporti solo in aule di tribunale per denunce relative o per risolvere disturbi o contenziosi sulle frequenze. E’ la prima volta che la Rai è sinergica con l’emittenza privata in una scelta tecnologia e di contenuto come la radio digitale. Il secondo punto da evidenziare e’ stato la quasi assente indicazione della tecnologia da usare per questa transizione. Durante gli interventi si è parlato di Dab+, Dmb e Dmb Visual Radio ma senza nessuna precisazione sulla modalità di realizzazione dei multiplexer che dovranno coprire tutta l’Italia. Ad una domanda del pubblico relativa ai ricevitori Natucci di RNA ha risposto che sarà il ministero (forse il tavolo tecnico dell’AgCom?) a indicare quali saranno i migliori ricevitori multi standard da adottare per la diffusione della radio digitale. E’ stato ribadito che la fase della sperimentazione è ormai finita e che adesso con un’opportuna regolamentazione sulle licenze e le frequenze in pochi mesi la radio digitale potrebbe essere una realtà in Italia. Su questo punto, quello della regolamentazione, tutti erano d’accordo e Ciccotti di Rai Way ha ricordato che sul digitale non può accadere quello che è successo in Fm e solo attraverso una guida precisa del ministero si potrà essere la diffusione di questa tecnologia. Il clima generale era di grande soddisfazione per la collaborazione tra Rai e privati ma chi si aspettava indicazioni tecniche sugli standard e sui temi è rimasto decisamente a bocca asciutta. Adesso la palla passa al tavolo tecnico dell’ AgCom che si ritroverà davanti la neonata associazione, gli altri consorzi (come l’FRT) e dovrà scegliere lo standard e la modalità di assegnazione delle frequenze.»
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Nasce l’Associazione per la Radiofonia Digitale in Italia

Conferenza Stampa costituzione Associazione per la Radiofonia Digitale in Italia

11 marzo 2008

ROMA – Aeranti-Corallo, Rai Way e RNA Radio Nazionali Associate sono i soci fondatori della nuova “Associazione per la Radiofonia Digitale in Italia.”
L’Associazione nasce con l’obiettivo di promuovere l’avvio ed il pieno sviluppo pluralistico, in Italia, della tecnologia radiofonica digitale, supportando fattivamente i lavori del “Tavolo tecnico” sulla radiofonia digitale terrestre recentemente creato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sostenendo una posizione comune che permetta un positivo avanzamento dei lavori.
Lo Statuto dell’Associazione delinea due ambiti principali di azione: il primo ha la finalità di agevolare la regolamentazione, il secondo vuole favorire lo sviluppo e la conoscenza della tecnica radiofonica digitale.
In particolare, l’Associazione, in costante confronto con le istituzioni preposte e le altre autorità competenti in ambito nazionale ed internazionale, intende:
  • formulare proposte regolamentari per la transizione al regime ordinario per le trasmissioni digitali radiofoniche, anche multimediali;
  • individuare regole comuni di trasmissione del segnale per gli operatori di rete;
  • formulare proposte per gli standard tecnici minimi degli apparati di ricezione.
Mentre sul piano della conoscenza e dello sviluppo l’Associazione si adopererà per:
  • rendere disponibili agli operatori del settore metodologie di testing di apparati e applicazioni;
  • promuovere tra gli associati la conoscenza dello stato di evoluzione tecnologica del settore;
  • promuovere iniziative di comunicazione e di confronto che coinvolgano tutti gli operatori del settore (broadcasters, operatori di rete, fornitori di contenuti e di servizi, costruttori di apparati, etc.), nonché i consumatori e gli ascoltatori.
I soci fondatori sono concordi nel ritenere che il digitale debba rappresentare la naturale evoluzione, per tutti i soggetti radiofonici locali e nazionali oggi legittimamente operanti in tecnica analogica interessati a questa transizione, e debba quindi garantire il primario obiettivo del pluralismo.
Il punto di forza della nuova Associazione è senz’altro costituito dalla vasta rappresentanza di emittenti locali e nazionali. Infatti ne fanno parte sia Aeranti – Corallo, associazione maggiormente rappresentativa del settore radiofonico locale a carattere commerciale e comunitario, sia Rai Way che offre, tramite l’ampiamente diffusa rete tecnologica di infrastrutture, servizi di broadcasting per le reti pubbliche RAI, sia RNA Radio Nazionali Associate che rappresenta la maggioranza degli editori radiofonici nazionali. I soci fondatori ritengono che all’Associazione possano affiliarsi altre realtà interessate alla missione sociale nel rispetto delle regole statutarie.
Riguardo alle sperimentazioni ad oggi avviate, i soci fondatori valutano favorevolmente il rapido passaggio alla diffusione ordinaria per le aree dove esiste già un’adeguata disponibilità di frequenze e per le aree “all digital TV”, ferma restando la necessità dell’ottenimento delle autorizzazioni.
La regolamentazione per la radiodiffusione sonora terrestre in tecnica digitale DAB+/ DMB/ Visual Radio e la revisione del piano di assegnazione delle frequenze sono punti cardine per lo sviluppo di queste tecnologie che potranno consentire numerosi vantaggi sia in termini di utilizzo dello spettro che in termini di moltiplicazione dell’offerta di canali e diversificazione dei servizi.

I soci fondatori hanno inoltre proceduto alla elezione delle cariche associative:

Presidente

Prof. Francesco De Domenico - Presidente Rai Way

Vice Presidenti

Avv. Marco Rossignoli – Coordinatore Aeranti-Corallo e Presidente Aeranti
Dott. Eduardo Montefusco - Presidente RNA Radio Nazionali Associate

Consiglieri

Ing. Stefano Ciccotti - Amministratore Delegato Rai Way
Dott. Luigi Bardelli - Membro Comitato Esecutivo Aeranti-Corallo e Presidente Corallo
Dott. Fabrizio Guidi - RNA Radio Nazionali Associate

1 commento:

Anonimo ha detto...

Leggo:

"formulare proposte per gli standard tecnici minimi degli apparati di ricezione."

E mi domando... ma questi signori sono burocrati o tecnici?
Solo chi è un tecnico a mio avviso può occuparsi dei requisiti tecnici minimi degli apparati.
Ad esempio per quanto riguarda il DRM i tecnici stanno preparando dei documenti relativi appunto a questi requisiti minimi che verranno approvati e diventeranno quindi ufficiali.
A questi documenti i produttori dei ricevitori faranno riferimento, non certo a quelli proposti da una associazione italiana.
Lo stesso credo sia avvenuto, o stia avvenendo, per gli altri standard, magari andando a spulciare tra i documenti tecnici troviamo già questi requisiti minimi.