30 novembre 2007

Il bello (e il brutto) di RDS-TMC

Un comunicato stampa Clear Channel mi offre un ottimo spunto per parlare di RDS-TMC l'estensione del sistema RDS chiamata Traffic Message Channel. TMC consente di diffondere notizie in tempo reale sul traffico stradale utilizzando gli slot digitali previsti per RDS, naturalmente utilizzando radio o dispositivi compatibili (l'ultima generazione di car navigator Tom Tom annunciati in questo comunicato per esempio). Negli USA, dove il sistema RDS non è diffuso come da noi in Europa, Clear Channel offre comunque un servizio già disponibile in una ottantina di "metro areas" raggiunte dalla Total Traffic Network attraverso un certo numero di stazioni radio FM federate.
Clear Channel Radio’s Total Traffic Network (CCTTN) today announced that it will further expand its delivery of real-time traffic data over RDS-TMC (Radio Data System Traffic Message Channel) on December 1 with the addition of 10 new markets. Coverage will now span 80 metropolitan areas.
“Demand is high for our real-time traffic service and we’ve responded by further expanding our coverage area,” said Jeff Littlejohn, Executive Vice President of Distribution Development for Clear Channel Radio. “With the addition of these 10 markets, CCTTN extends its leadership and offers the most coverage in the industry by providing over 194 million people with the most reliable traffic data for use on a wide selection of devices.”
The additional markets include Baton Rouge, LA; Colorado Springs, CO; Des Moines, IA; Ft. Pierce, FL; Greenville, SC; Harrisburg, PA; Huntsville, AL; Lexington, KY; Madison, WI and Tulsa, OK. This expanded coverage is made available to existing subscribers without additional charge.
Customers that are currently using Clear Channel Radio’s Total Traffic Network include consumer electronics devices made by Garmin, TomTom, Navigon, Mio Technology, Delphi, Kenwood, Clarion, Harmon Kardon, Panasonic, Siemens, Cobra Electronics and others and the company supplies traffic content to several media outlets including Citadel Broadcasting, Univision, Fox Interactive Media, and others. On the automotive front, BMW of North America, LLC became the first automotive brand in the United States in September 2006 to offer real-time traffic as a subscription free service included with navigation on select models. Earlier this year, MINI USA became the second automotive brand to announce such a relationship with Total Traffic Network.

About Clear Channel’s Total Traffic Network
Clear Channel Radio is the first broadcaster to launch a ground-breaking programming and technology service delivering real-time traffic data directly to vehicles, using its own network of reporters, traffic cameras, helicopters and airplanes – Total Traffic Network. Clear Channel’s Total Traffic Network now serves more than 125 metropolitan markets in three countries, including the United States, Canada, Mexico and New Zealand. Total Traffic Network delivers real-time traffic data via in-car or portable navigation systems, broadcast media, wireless and Internet-based services.
For more information, please log on to www.realtimetraffic.net.
La notizia per me è interessante perché coincide con una serie di informazioni apprese nel corso di un seminario che mi hanno chiesto di moderare qualche settimana fa in occasione della manifestazione Telemobility, organizzata all'Autodromo di Monza da Wireless e Pulvermedia. Il mio seminario era dedicato alla car navigation e dei navigatori GPS in generale ed era intitolato "Il mercato di massa dei navigatori per auto e dei GPS personali". L'intervento più curioso e stimolante per noi radiopassionari era quello conclusivo, affidato a Daniele Bianco, esperto in sicurezza informatica di Inverse Path e Fabio Pressi, di Infoblu, la società del gruppo Autostrade che attraverso il servizio Traffic Message Channel Italia invia agli automobilisti, sulle frequenze di RTL102.5 e della RAI, le informazioni real time trasmesse da una centrale operativa interconnessa con una fitta rete di sensori, telecamere e altri sistemi di rilevamento. Daniele Bianco ha presentato una ricerca da "hacker etico" sulla vulnerabilità del sistema RDS. E' facilissimo, ha spiegato Bianco, sovrapporre sul segnale legittimamente trasmesso da una stazione FM una sottoportante RDS pirata con informazioni false che un lettore TMC visualizzerebbe senza nessun controllo. «Il problema,» dice Bianco, «è che nessuno ha mai pensato di inserire nei formati dell'RDS-TMC dei campi di autenticazione.» Fabio Pressi ha poi precisato che la nuova offerta di Traffic Message Channel Italia cerca di porre rimedio inserendo una serie di codici di riconoscimento che possono essere interpretati dai dispositivi di car navigation abilitati. E' uno dei motivi per cui dal 200 questo servizio di Infoblu diventa a pagamento. Prima era gratuito e lo è ancora, ma in versione non aggiornata, per quanto riguarda le informazioni trasmesse sulle frequenze Isoradio della RAI. Il dispositivo TMC.IT deve essere dotato di un ricevitore FM o di un navigator sintonizzato sulle portanti di RTL102.5 per ricevere il nuovo servizio informativo. Tra i partner tecnologici di Infoblu troviamo TomTom, che da dicembre commercializzerà tre modelli TMC-enabled a partire dai 379 euro del 520t, e Mio. E in futuro, ha aggiunto Pressi, il vecchio sistema RDS-TMC evolverà nel nuovo standard mondiale TPEG, pensato per la trasmissione attraverso infrastrutture digitali come il GPRS, il DAB e via dicendo, presumibilmente più sicure. Grazie al nuovo servizio, chi viaggia vedrà vedrà visualizzate sullo schermo del navigatore, oltre alle mappe, anche le ultime notizie sul traffico distribuite via TMC.
L'esperto di Inverse Path ha ammaliato il sottoscritto con il racconto di come il suo team di hackeraggio benefico ha svelato le evidenti vulnerabilità di RDS-TMC. Inverse Path ha prima messo a punto uno "sniffer" RDS hardware (basato sugli stessi chip TDA7330 STM che i lettori di Radiopassioni conoscono). Poi ha utilizzato un software di decodifica per Linux chiamato RDS for Linux. E infine con il suo chief security engineer Andrea Barisani ha sviluppato, in PERL, un software di decodifica RDS-TMC per l'analisi degli stream digitali estratti dalle sottoportanti a 57 kHz. Un software che dovrebbe interessare parecchio alla comunità degli FM DXer perché è in grado di visualizzare tutto, PI Code compreso. Ho trovato sul sito Inverse Path specificato da Bianco una quantità di altri materiali di prim'ordine. Per esempio l'articolo che Barisani e Bianco hanno pubblicato sulla celebre rivista Phrack. Vi suggerisco caldamente di darci un'occhiata, troverete tutti i dettagli del circuito di "sniffing" basato su un TDA7330, un PIC e il relativo codice assembler, molto ben documentato. Questo circuito è servito per estrarre i flussi TMC da analizzare.
Lo scopo di tutto questo setup, ha detto Bianco a Telemobility, era evidentemente quello di smascherare le debolezze di un sistema che serve per trasmettere informazioni vitali per gli automobilisti. Basta un po' di software e un trasmettitore FM rudimentale per sovrapporsi alle trasmissioni ufficiali e inviare messaggi tarocchi. Teoricamente - molto teoricamente - un rapinatore potrebbe indurre a una deviazione il furgone portavalori; un terrorista riuscirebbe ad attirare la sua vittima in una trappola. Ipotesi alquanto remote, ma secondo il nostro esperto in sicurezza il punto non è questo. La vera lezione di questo elegante hack tra radio e software è che un sistema per la disseminazione di informazioni importanti non può permettersi di essere insicuro. Forse l'RDS-TMC è stato concepito quando certe questioni non erano percepite come importanti, ma le sue vulenrabilità devono servirci da lezione per evitare che le future evoluzioni lascino altrettanto a desiderare.

User generated radio?

Vorrei dedicare in particolare all'amico Antonio di Pendodeliri (impegnato , spero, in un fruttuoso dialogo con la neonata Radio Popolare di Roma) queste osservazioni pubblicate sul blog di Jerry Del Colliano, Inside Music Media, sulle difficoltà, da parte dell'industria radiofonica in generale, nel catturare l'interesse della Generation Y, i giovani nati dopo il 1984. In America le stazioni radio sono in mano alla generazione del boom, in pratica ai miei coetanei (sono nato nel 1959). Tutta gente che pensa che sia ancora questione di format. Che basti azzeccare quello giusto per entrare in rotta di intercettamento con la prossima generazione di ascoltatori. Not so, avverte Jerry. Questa generazione non vuole nuovi formati, vuole essere il direttore della programmazione per sé stessa. Il segreto è nella User Generated Radio, indicata da Del Colliano come unica possibile via di salvezza per un mezzo che sta lentamente morendo di tradizionalismo e nostalgia? Bisogna osare, osare e studiare molto, essere disposti a rimettere tutto in gioco. Ma come si fa, dovendo anche, nel frattempo, far quadrare i conti? Mi sa che come dice Antonio dobbiamo metterci a lavorare... Pour la gloire.

User Generated Radio
Monday, November 26, 2007

I’ve have wanted to write about this topic for a long time, but something that happened the other day has propelled me into action right after the Thanksgiving holiday.
I heard Morley Winograd, the director of USC Marshall’s Center for Telecom Management who is publishing a book this Spring on millennials remind my students that baby boomers are running traditional media companies and the majority of them do not understand Generation Y. In fact, they are making every mistake in the book if they want to reach this demographic.
Why care?
Generation Y (generally those folks born between 1984 and 2004) will constitute an even larger group than the expansive baby boom generation.
Lots of radio people get upset when I write so passionately about how to reach the next generation. In many cases they are angry. They don’t care. To be blunt, they don’t understand them.
Take my brethren in radio.
They have neglected the needs of Gen Y while they were tending to their short-term needs (i.e., to make a bundle of money consolidating and going public). It’s not all their fault. New technology, changing sociological trends and economic considerations made the next generation potent agents of change. It was hard to keep up.
See, baby boomer managers think they can control radio stations by devising formats that different demographics will listen to. It’s always been that way so why not follow the logical conclusion.
But the next generation is different – very different.
They want to be the program director.
They want to be involved in their lives every step along the way. They turn to YouTube and are happy enjoying content created by other people --- even other people who are not their age. User generated content.
They have their own social website pages – Facebook, MySpace and increasingly smaller niche sites. They want to discover their own music, share it and enjoy the music of others even it isn’t number 12 with a bullet in Billboard.
Radio folks think they can still lead these Gen Y listeners to their predetermined formats, but they’d be wiser not trying in my opinion.
The age of user generated radio is upon us, but the owners, managers and programmers of terrestrial radio have not yet arrived.
They haven’t arrived because they can barely let go of radio’s classic formatics let alone understand a radically different approach.
If they took the time to understand this next generation they might still be constrained by a terminal death sentence of their medium that rewards companies for consolidating their assets, cutting costs and producing non-local programs.
But the potential of user generated radio is exciting. Here are the whys and wherefores:

1. User generated radio can only be done by a new generation of radio executive – not well-traveled consultants or radio people steeped in tradition. Tradition is nice for nostalgic get togethers and radio conventions. It has absolutely no place in the future of user generated radio. So, it's back to school for all of us if we want to be relevant to the next generation.

2. User generated radio is programming inspired by and in some cases provided by the audience itself. This will stick in the craw of most of us who are used to being in charge, but the next generation says it's their turn to be the PD. By the way, look no further than the popularity of Al Gore’s Current TV with this generation and you’ll get freaked out. User generated TV – not for boomers.

3. Radio will probably fail if it attempts to do user generated radio because it takes a change in mindset – a major change – which takes time, willingness and money to move valued radio professionals to the promised land.

4. User generated radio is good for radio – it may even be radio’s salvation. So close (so possible) yet so out of reach. Radio was once all things to all people until television came along. Then radio was America’s jukebox and soapbox for talk stations and seems unwilling and unable to reinvent itself -- user generated content is the next thing.

I’m waiting for my phone to ring. Don’t get me wrong. I’m, not soliciting. I’ve spent the last four years studying the demise of traditional media and the potential for interactive and mobile media. I don’t need the money (thanks Randy and Lowry) and I won’t offer easy answers but radio can afford to take some steps and can’t afford not to. Still I write constantly about the many, many opportunities radio has in the new media world and yet too many radio people are still interested in fighting satellite radio!

Here’s some free advice (and it may be worth what you're paying for it -- nothing -- still):

1. Set up a 12 month “course” and educate yourself and your valued employees on the conditions that are causing the demise of traditional media and the circumstances that have evolved at the hands of the next generation.

2. Find a mentor – a corporate mentor – who knows what she or he must do to enable your people and get them excited about the next generation and the potential for user generated content. Consulting was the thing in the past. Mentoring your staff – letting them make the decisions – is the future. In other words use your wise mentor to help your people think differently and create the future. (Steve Jobs does it at Apple which is why you see me mention his age-defying tactics often in this space).

3. Sit down before you read this next one. Commit to a five or seven year plan to do the above. Okay, I lost you. I took that chance. Was it when I said commitment? You can’t transform your company in three months – that would be called preparing to advise Wall Street on quarterly profits and you’re doing so well on that lately if stock prices are any indication (and apparently they are everything in your world).
Yes, fund it it.
Hire your mentor.
Enable their efforts.
Let your people be trained to make all the decisions not the mentor.
Prepare to be experimental and daring. Ted Williams hit over .400 one season – a remarkable statistic. What’s more remarkable is that he didn’t get a hit sixty percent of the time!

I have grown to admire CBS Radio under Dan Mason because he knows that to keep traditional radio listeners – the ones available to a radio (Gen X and baby boomers) you have to do programming that resonates with them. And to his credit and the credit of his capable CBS staff they are getting better every day and will generate more profits soon (take that Wall Street!).
Who is going to be the CBS Radio for the next generation?
For those of you who would prefer to get Jerry's daily posts by email for free, please click here. Then check your mail or spam filter to initiate service.
Thanks for forwarding my pieces to your friends and linking to your
websites and boards.

29 novembre 2007

HD Radio non vince e non convince

Non vince e non riesce a convincere la radio digitale di Ibiquity. Non vince perché a dispetto di un cospicuo investimento in iniziative di marketing, di ricevitori se ne vendono ancora pochini. La HD Alliance parla di 1, massimo 1,5 milioni di pezzi venduti quest'anno dopo il mezzo milione del 2006. Quanto dobbiamo fidarci, tuttavia, di cifre comunicate non da osservatori indipendenti ma da un gruppo di interesse che in fin dei conti è sul mercato per cerare di trarre profitto dal sistema IBOC?
Su Radio&Records, Chuck Taylor riferisce delle perplessità manifestate da alcuni analisti nonché delle risposte sprezzanti che il capo della HD Radio Alliance, Peter Ferrara (curiosa coincidenza, sembra una legge di conservazione dell'antipatia dei cognomi) rivolge a chi osa criticare la radio digitale all'americana.
Sul suo blog Hear 2.0 Mark Ramsey controinveisce nei confronti di Ferrara, accusandolo di aver colpevolmente ignorato critiche molto costruttive. Il problema è che ancora una volta la discussione si svolge a un livello troppo alto, troppo distante dai consumatori e dalle loro vere esigenze. Ha ragione Ramsey quando afferma che la strategia seguita fino a oggi da Ibiquity "facciamo la radio digitale, tanto qualcuno la compra per forza" si è rivelata completamente inefficace. Così come sta succedendo su scala assai più limitata con le eterne prove del DRM in Europa e nel mondo, le diverse centinaia di stazioni che hanno investito in attrezzatura IBOC non sono bastate a concretizzare un pubblico. E' il paradosso di una radio digitale che c'è ma non si sente e intanto costa un bel po' di soldini a chi la fa. Quanto possono andare avanti a sostenere un modello del genere? Vale la pena andarsi a leggere i commenti all'intervento di Ramsey. Un lettore per esempio sostiene che la radio digitale sfonderà solo quando diventerà uno standard aperto, liberamente disponibile su tutti i ricevitori normalmente acquistati in negozio. Costringere la gente a investire in apparecchi speciali solo per arricchire Ibiquity non è un business model praticabile. Non saprei che dire, la mia sensazione è che ancora nessuna tecnologia digitale riesce a superare la radio analogica convenzionale sul piano che conta di più, il complessivo bilancio costi/benefici. Guarda caso, l'unico fenomeno "digitale" in reale crescita è l'ascolto della radio convenzionale attraverso Internet. Nessuno ha mai pensato di vendere Internet come strumento per l'ascolto della radio. La radio è semplicemente diventata uno dei tanti servizi di Internet. Forse è proprio questo il busillis: identificare il "mezzo" di comunicazione come un fenomeno puramente tecnologico. Ma è una mentalità che abbiamo ereditato da un'epoca in cui una infrastruttura tecnologica veniva identificata con il servizio implementato attraverso di essa. Ancora oggi diciamo "faccio una telefonata" quando dovremmo dire "faccio una conversazione" visto che la "telefonata" può essere fatta con un telefono a disco, un telefonino o un pc con Skype. Da una parte c'è il servizio, dall'altra l'infrastruttura. E come infrastruttura, HD Radio deve ancora dimostrare la propria validità.
Dovremmo imparare a dire, ascolto un programma radiofonico e a questo punto forse cominceremo ad apprezzare i vantaggi complessivi di una modalità tradizionale, incluse tecnologie preistoriche come le onde medie e le onde corte, a fronte della totale incertezza che circonda proposizioni come il DRM o HD Radio. Splendide realizzazioni ingegneristiche, non c'è che dire, ma terribilmente inadeguate dal punto di vista infrastrutturale.

HD 2.1
By Chuck Taylor

When the HD Digital Radio Alliance launched in December 2005 to acquaint consumers with the next generation of terrestrial technology—digital FM and AM, and the promise of HD2 side channels—it dedicated millions of dollars to on-air promotion defining HD's mission to deliver pristine audio quality and new, free content on the dial, along with marketing for receiver manufacturers. Listener-directed efforts focused on the top 100 markets on stations owned by alliance members, including most of the big guns: Clear Channel, CBS Radio, Cumulus, Bonneville, Emmis, Entercom and Greater Media.
Now, almost two years later, HD radio's integration into consumer homes—not to mention retailer shelves and automobile dashboards—still faces a long road. With a learning curve that extends to at least the end of the decade, the alliance is launching phase two of its mission to propel the technology. Its new "charter" focuses on what has always been AM/FM's calling card: localism, to literally bring home efforts to hurry along HD's acceptance.
"Radio is local, and while I believe we've done a good job raising national consumer awareness, what we need is for local markets to become both passionate and proactive to get HD to the ears of prospective listeners," HD Digital Radio Alliance president/CEO Peter Ferrara (pictured) says. "In each market, we want to help member companies do what makes sense for them, to create unique and diverse content and make consumers aware that there are all of these neat new stations that they can't get on a regular radio."
The alliance will dedicate $230 million in additional marketing funds for 2008, on top of the $250 million allocated this year and $200 million in 2006, bringing its total commitment to $680 million since launch.
While the alliance's motives are designed for the greater good of the industry, there remain detractors of the technology's rollout who question its progress—and more so, the overall "bling" factor of digital radio.
Edison Media Research president Larry Rosin says, "I remain as concerned about HD as ever. I'm rooting for it, but we conducted a listener panel and asked young women about HD, and they literally mocked the commercials they'd heard about 'stations between the stations,' saying, 'Who cares what it is unless you tell me what those stations are?' I hope the alliance is focused on making clear what it is people can hear on HD radio instead of saying, 'It's here, take a gamble on it.' "
The issue of how intriguing new content is on side channels—given the outpouring of consumer choices like Internet and satellite radio, iPods and the potential of WiMax—draws suspicion from radio analyst Bishop Cheen of Wachovia Capital Markets: "It's up to operators to create sizzle and compelling content, instead of more 'who cares' channels. When FM launched, it was creative and liberating because programmers had nothing to lose. It was exciting to listen to. Operators have a choice. With HD, either they'll put on the same institutionalized programming—shuffle some stuff, repackage and repurpose, save some money and everybody will shrug—or they can create something hot."
McVay Media news/talk specialist Holland Cooke went so far as to say earlier this year that no matter how compelling the concept of side-channel programming may be, the alliance's bragging rights are "like a tree falling in the woods," simply because consumers don't buy radios. HD radio "needs to make the message as cool and ubiquitous as the iPod silhouetted dancers," he said.
Meanwhile, in August, Bridge Ratings published a study claiming that "projections for HD radio's growth are disappointing, suggesting a slower growth curve for the new technology. Marketing, pricing and distribution efforts [must] improve."

Heard It All Before

Ferrara responds that he's heard it all before. "To the naysayers, I say, 'Shame on them. They can either be part of the solution or part of the problem.' If they're not coming up with great ideas that offer outstanding constructive criticism, I choose to ignore them."
Focusing on the positive, he adds that a recent survey shows 77% of consumers have now heard of HD radio, thanks to the alliance's efforts. Further, a study that Critical Mass Media conducted in September found that 31% of radio listeners say they are "interested in HD radio."
In May, the alliance celebrated the milestone of completing the rollout of HD2 channels in all top 100 radio markets—in fewer than 18 months. In total, about 1,500 stations have made the leap to digital broadcasting, with nearly half of those offering multicast content.
In addition, iBiquity Digital, which oversees HD integration with manufacturers, says about 500,000 sets were sold last year and predicts that 1 million-1.5 million will be delivered before year-end 2007.
Perhaps most essential, on the manufacturer side, Ferrara points to the fact that in December 2005, there was a single receiver model available at retail. Today there are 50 in the marketplace for home and vehicles. In 2008, 11 auto manufacturers will offer HD radios as an option on 55 models, while Ford, BMW and sister brand Mini Cooper, Jaguar and Hyundai will offer a factory-installed option on select models. For home units, retailers now include Radio Shack, Best Buy, Circuit City, Crutchfield, JCPenney, Sharper Image, Wal-Mart and Target.

Ed ecco il contributo di Mark Ramsey:

HD Radio: "Shame on You"

In a new piece on HD Radio from Radio and Records (I'd link it, but R&R doesn't provide permanent links (!)), critiques are leveled by Edison's Larry Rosin, McVay Media's Holland Cooke, and a radio analyst from Wachovia.
Unsurprisingly, the HD Radio Alliance's Peter Ferrara has "heard it all before," he says. Although by "heard" the Alliance obviously does not mean "listened to."
Ferrara goes on:

To the naysayers, I say, 'Shame on them. They can either be part of the solution or part of the problem.' If they're not coming up with great ideas that offer outstanding constructive criticism, I choose to ignore them.

Just a minute here.
For the record, let it be clear that Mr. Ferrara and his team can likewise be part of the problem. Because it is they who have ignored exactly this kind of "outstanding constructive criticism" for years.

Shame on you, HD Alliance, for your "if we build it, they will come" mindset.

Shame on you, HD Alliance, for your insistent reliance on PR stunts and image-making over tangible audience distribution.

Shame on you, HD Alliance, for spending hundreds of millions of dollars worth of promotional time in exchange for a pitiful amount of consumer acceptance.

Shame on you, HD Alliance, for your spin that "77% of consumers have now heard of HD radio, thanks to the alliance's efforts" - even though those same listeners A) Don't know what "HD" is or B) Think they already have "HD" or C) Have heard the term and couldn't care the least bit about it.

Shame on you, HD Alliance, for quoting research provided by a company owned by one of your own founding partners with heavy investments in HD: "31% of radio listeners say they are 'interested in HD radio.'" You mean the same 31% that doesn't understand what HD is and is nowhere near buying a receiver? Yes, that 31%.

Shame on you, HD Alliance, for embellishing estimates of past and future unit sales.

Shame on you, HD Alliance, for criticizing or ignoring those who disagree with your strategies rather than your goals, no matter how wrong your strategies or how right your goals.

Shame on you, HD Alliance, for guiding some of America's best and smartest broadcast companies - led by people with radio's best interests at heart - down a path that risks being embarrassing, distracting, and wasteful.

Thus far, the results of our industry's HD effort speak for itself. And these disappointing results are nothing that wasn't predicted - constructively - more than two years and hundreds of millions of dollars ago.
The state of HD affairs is obviously not the fault of the HD Alliance alone, of course. This dreary situation has many fathers, to be sure. Indeed, the positive work of the Alliance has been considerable. Let's face it, without their efforts, there'd be few HD stations and no HD radios and zero HD awareness. For their achievements they deserve enormous credit.
But when the alliance starts condemning its critics while at the same time ignoring their advice, then somebody has to call this kettle black.

Worldpsace Europe, le trasmissioni continuano

Secondo Digital Spy, un componente del gruppo di discussione Yahoo dedicato ai possessori di ricevitori Worldspace avrebbe avuto una interessante discussione col servizio clienti di Worldspace in Europa. L'attivazione del bouquet radio satellitare di Worldspace Italia starebbe subendo un certo ritardo e per questo motivo Worldspace ha deciso di mantenere un certo numero di canali non criptati attivi a partire dall'inizio di dicembre:
I am pleased to be able report that following the email I sent to Worldspace senior management yesterday evening (and posted a copy of in this group) that this morning I received a phone call from David Levy at Worldspace customer services in Toulouse.
(a) The problems we have been experiencing with reception are due to changes they have been making on the satellite transmissions that will fully take effect on Monday December 3rd. These changes are most likely to cause adverse tuning problems for older Worldspace units like the Hitachi, Sanyo etc compared to say the newer Tongshi DAMB-R, due to the way they tune stations. He suggested using my Tongshi unit and seeing if I experienced any problems tuning with that. Hopefully in a few days Worldspace will be able to correct whatever issue is causing tuning problems for the Hitachi and other older WS units.
(b) He announced that in view of customer feedback received from the Afristar Beam 1 area in recent months and due to further likely delays in the launch date of the proposed new Italian AAC+ based service Worldspace had now been able to negotiate with those running its Italian Worldspace project and with its channel suppliers so that as of December 3rd the skies will not after all go dark for Worldspace transmissions to our existing receivers in the Afristar Beam 1 area and instead the present 45 or so Worldspace radio stations will be reduced to a cut down range of 19 stations. These 19 stations will include old favourites like BBC World Service, NPR, CNN, RFI and Upop. So it seems that the Worldspace board have after all been taking careful note of customer feedback and have belatedly realised the potentially dire marketing ramifications of leaving European and West African listeners with useless Worldspace radios and as disillusioned customers.
Insomma, Afristar continuerà a trasportare la metà dei programmi originali con la tradizionale codifica audio, in attesa dell'arrivo (ritardato) della codifica AAC+ prevista per il bouquet italiano. Il sito in lingua francese di Worldspace avverte che questi contenuti saranno free to air, non criptati.
Il n’y aura plus de radios cryptées. Vous accéderez gratuitement aux radios: Upop, Top40on40, BBC WorldServices, BBC Global News, BFM, Bloomberg, Radio Caroline, CNN International, Europe1, Fox Sports, NPR, RMC Info, TalkSport, Virgin Radio UK, WRN-1, WRN-2, Canal Marine, Radio Espérance et RFI.
Les autres radios ne seront plus disponibles et seront progressivement remplacées par de nouvelles offres de radios et services, dont un premier bouquet à destination de l'Italie en 2008.
Che sta succedendo? Quanto sarà ritardato il lancio di Worldspace in Italia? Verranno lanciati nuovi satelliti per offrire addirittura 150 canali in Italia dopo il secondo anno di attività? Worldspace Italia confermando ufficialmente l'arrivo di Roberto Zaino come direttore dei programmi, parla della "fine del 2008" come data di introduzione dei servizi. Nel testo del comunicato, che allego, leggo che Worldspace possiede tre satelliti geostazionari ma immagino che la cifra includa, oltre ad Afristar e Asiastar, il nuovo satellite attualmente in attesa di lancio a Toulouse. Non so voi, ma a me tutto questo scenario pare esageratamente ottimistico.
Roberto Zaino entra come nuovo direttore dei contenuti in WorldSpace Italia, la prima piattaforma radiofonica via satellite in Europa

WorldSpace Italia e Class Editori annunciano l’ingresso di Roberto Zaino nella squadra di WorldSpace Italia (di cui sono azionisti WorldSpace Inc. e, attraverso New Satellite Radio, Class Editori, Telecom Italia e Luca Panerai), come direttore dei contenuti della prima piattaforma radiofonica via satellite in Europa.

Zaino, 56 anni, entra in WorldSpace Italia con l’obiettivo di realizzare le 50 nuove radio (150 dal secondo anno) della prima piattaforma radiofonica digitale via satellite mai prodotta al di fuori degli Stati Uniti, dove i due colossi XM e Sirius (in via di fusione) hanno già raggiunto 18 milioni di abbonati in cinque anni.
Zaino assume la responsabilità di direttore dei contenuti di WorldSpace Italia con quello spirito pionieristico che gli ha consentito di svolgere, sia come autore sia come conduttore, un ruolo da protagonista nel mondo radiofonico italiano per oltre trent’anni, fin dalla nascita di Radio Milano International, nel 1975, e di Radio Music (l’attuale Radio Deejay), con interviste, talk show e programmi di successo quali, fra gli altri, “L’ora del lupo mannaro”, “Vivono tra noi” e, su RTL 102.5, “Guarda che luna” e “Campioni”, il primo reality trasmesso sinergicamente da radio e tv insieme. Per entrare in WorldSpace Italia Zaino ha lasciato la direzione di RTL 102.5 che (sotto la sua direzione) è diventata proprio di recente la radio privata numero 1 in FM con oltre 5,5 milioni di ascolti giornalieri, essendo già leader negli ascolti settimanali da circa un anno.
«La radio satellitare per me rappresenta la nuova frontiera della radiofonia poiché permette di sperimentare, creare nuovi generi e modelli di radio che sono complementari rispetto alla radiofonia in FM, e di informare e intrattenere il pubblico con tre qualità uniche: un segnale costante, ascoltabile senza interruzioni su una sola frequenza su tutto il territorio nazionale, qualità digitale paragonabile a quella di un cd e una quantità unica di canali che consente una maggiore scelta», ha dichiarato Zaino.
Musica, informazione, anche di pubblica utilità, sport e intrattenimento sono fra i contenuti del mix vincente, in grado di soddisfare la crescente sete dei più di 40 milioni di persone che ascoltano ogni giorno la radio in movimento, prevalentemente in auto.
«Ci prefiggiamo l’obiettivo, ambizioso, di offrire al pubblico una radio che sappia racchiudere in sé tutte le radio possibili. Una radio che, ormai matura ed evoluta, ritrovi lo spirito comunicativo e pionieristico degli inizi e permetta a chi la possiede di ascoltare, interagire e sognare, senza alcun’interruzione. Una radio quindi più rispettosa degli ascoltatori, che fa respirare l’onda del futuro. Vivere questa nuova avventura da protagonista è per me un’opportunità e un’emozione impagabile.»

WorldSpace Inc. è la prima radio satellitare al mondo, con 5,2 miliardi di ascoltatori potenziali e tre satelliti geostazionari che servono più di tre quarti dell’intera superficie terrestre, con un segnale radiofonico/dati in qualità digitale e copertura totale del territorio.

WorldSpace Italia SpA, è una società partecipata da WorldSpace Inc. attraverso la sua Holding Europea WorldSpace Europe, e da New Satellite Radio Srl, controllata da Class Editori Spa e partecipata da Telecom Italia Spa. NSR è preferred content provider e si occupa di produrre, direttamente o attraverso partnership, i 50+ canali tematici di entertainment, sport, musica e servizi di pubblica utilità del bouquet di WorldSpace Italia.
WorldSpace Italia prevede di lanciare in Italia la prima radio satellitare digitale in Europa e servizi dati su dispositivi mobili e veicolari al termine del 2008.

DRM, ora anche sull'equatore

Finora l'uso del DRM in HF era limitato alle frequenze nelle bande internazionali. Ora, in occasione dell'ultima Radio Conference, l'ITU di Ginevra ha autorizzato le trasmissioni digitali anche nelle bande tropicali, riservate alla fascia geografica equatoriale. Pessima notizia per chi ascolta le trasmissioni analogiche lontane ed esotiche che si trovano sotto i 5 MHz? Sì e no: ormai il numero di stazioni analogiche è ridotto al lumicino. In compenso (?) nazioni come l'India potranno sperimentare la radio digitale, per la gioia e la ricreazione di tanti milioni di persone munite di ricevitore DRM (a manovella?).

DRM is Approved by the International Telecommunication Union (ITU) For “Tropical Band” Shortwave Broadcasting

Geneva, Switzerland – The ITU is the United Nations organization for coordination of the use of the radio spectrum. Every 4 years it conducts a thorough review and modification of the regulations for the use of the radio spectrum, including broadcasting use.
Since 2002 Digital Radio Mondiale's (Drm) system has been endorsed by the ITU for broadcasting over the world in the long-wave, medium-wave and short-wave frequencies, with the exception of the "tropical zone" bands. The tropical zone bands are the frequencies near the lower end of the shortwave spectrum that are reserved for domestic (national) broadcasting. It includes countries located roughly in latitudes between 30 degrees North and South like Indonesia, India, Pakistan, Iran, Egypt, Congo, South Africa, Mexico, Brazil, and many others countries are concerned.
At the last World Radiocommunicaton Conference (WRC) of the ITU in Geneva, the conference officially approved Drm system in the broadcasting bands between 3200 and 5900 kHz for domestic coverage in the "tropical zone" countries. This major regulatory achievement opens up a huge market for the benefit of the citizens from this part of the world. The Drm Consortium is very pleased with this outcome that “ the recognition of the Drm system is now totally worldwide for all digital radio applications of various types around the world in the traditional broadcasting bands below 30 MHz – long-wave, medium-wave and short-wave” said Dr. H. Donald Messer, DRM representative at WRC.
Moreover, the Drm Consortium has developed an adaptation of its system to the VHF bands I and II (the "old TV" and "FM" bands, respectively). It is currently being field tested and is in the final part of the standardization process. When completed in the near future, the Drm system will be available for worldwide use in all the terrestrial broadcasting bands up to and including the "FM" band. Coverage can range from less than 100 square kilometers using very low power levels, to well over 1,000,000 square kilometers using powers approaching 100 kW.

DRM+, partono i test in Germania

E' finalmente partito in Germania, a Hannover, l'atteso field test della tecnologia DRM+ per la digitalizzazione della banda FM. La standardizzazione del sistema è prevista per il 2008. Il DRM+ occupa bande molto ristrette rispetto a HD Radio (anch'esso sperimentato in Germania), ma evidentemente richiede uno spettro molto, molto, molto ben regolato. Come in Italia?

Digital Radio in FM-Band
World's First DRM+ Broadcast in Germany Hanover, Germany

The first DRM+ field trial was launched yesterday, the 20th of November,in Hanover and will run until the 29th of February.

The DRM+ broadcasting trial is carried out by the DRM Associate Member German State Media Authority of Lower Saxony (NLM) and the DRM Associate Member Leibniz University of Hanover which one designed and built up the first DRM+ transmitter. The results of the DRM+ broadcast measurements will provide a basis for the new DRM+ system which standardization is planned in 2008.
The DRM+ trial in Hanover is in line with the field trials scheduled in Germany on HD-Radio and DRM+. Both systems allow digital radio transmission in FM band. With reference to the final report from the DRM Associate Member University of Applied Sciences Kaiserslautern and the German State Media Authority of Rhineland-Palatinate (LMK) about the interference potential of DRM+ and HD-RadioTM, the German Federal Network Agency has settled licences for forthcoming field trials at an assigned time.
The recent DRM+ field trial takes place in Hanover until the 29th of February 2008, the HD-Radio field trial occurs in Heidelberg from the 1st of December until the 29th of February 2008 and the DRM+ field trial happens in Kaiserslautern from 1st of March to 31st of May 2008. The final report is a first technical basis towards digitization of FM broadcast radio service. It is available in German under: http://www.fh-kl.de/~drm. “Joachim Lehnert, technical director of the LMK, is satisfied [...] that digitization of the public radio broadcasting services in the European VHF FM band is basically possible” notes Dr. Joachim Kind, press officer at LMK.
DRM+ is a narrow band digital radio system and could gradually replace the analogue FM radio in the future. DRM+ is appropriate for the transmission of local and sub-regional single program offerings although it can obviously be extended to a bigger up to a nationwide coverage as a single-frequency network. Detlef Pagel, Chairman of the DRM German Platform and technical director at NLM, welcomes the world premiere DRM+ field trials with enthusiasm. “The results of the measurements are very important not only for Germany but for all over the world. They will be the basis for planning and regulation so that the DRM+ system can be introduced.”

28 novembre 2007

Tutto il Brasile in ondas medias, quarta edizione

E' finalmente in linea la quarta edizione della lista delle emittenti brasiliane in onde medie compilata da Samuel Cassio e gli altri amici del DX Clube do Brasil. L'aggiornamento di questo prezioso riferimento per gli appassionati di DX in onde medie (il Brasile è uno dei giacimenti ancora molto ricchi di stazioni, anche per chi ascolta dall'Italia) contiene centinaia di nuove frequenze, nomi, dettagli e un utile repertorio di nomi amministrativi e geografici, liste di reti regionali e nazionali, l'elenco delle organizzazioni religiose. Un'altra novità è rappresentata dal formato A4 largo, con più informazioni per ogni singola entry. Da prelevare assolutamente (e gratuitamente) sul sito del DXCB, Ondas Curtas.


Agilent discute sul futuro della radiofrequenza

Agilent, l'azienda che ha raccolto il testimone della divisione di apparecchi di strumentazione e misura di Hp organizza per domani 29 e dopodomani 30 novembre, a Milano e Roma, due seminari gratuiti in cui si parlerà di radar, microonde, electronic warfare, misure SDR. Ecco la locandina:



Simposio sulle tecnologie a radiofrequenza e microonde con applicazioni specifiche in campo radar e guerra elettronica

Agilent Technologies vi aiuta a risolvere le problematiche di progettazione e collaudo che oggi state affrontando nello sviluppo delle tecnologie avanzate di domani.

Vi aspettiamo al simposio gratuito su Radiofrequenza, Microonde e Radar

giovedì 29 novembre 2007 a Milano e venerdì 30 novembre a Roma

Durante l'evento i nostri esperti saranno a vostra disposizione con presentazioni tecniche, dimostrazioni di prodotti e soluzioni di misura innovativi, oltre a rispondere a specifiche domande relative alle vostre esigenze di misura.
Qui di seguito la sintesi dettagliata delle presentazioni che verranno esposte durante il simposio, oltre al modulo d'iscrizione.

Agenda

09:00 Registrazione
09:15 Messaggio di benvenuto
09:30-10:00

Roma: Paolo Del Re e Giovanni Mancuso di Selex Communications presenteranno: "SDR development in Selex Communications"

Milano: Ivan Ferri e Michele Marfeo di Galileo Avionica "Cosa significa testare un radar nelle diverse fasi della sua vita"

10:00-11:00 Creazione di un ambiente di simulazione dei segnali per il collaudo di un ricevitore radar e guerra elettronica (R2)

11:00-11:15 Intervallo

11:15-12:15 Oltre i parametri -S: algoritmi e architetture dei moderni analizzatori di rete (R3)

12:15-13:15 Conversione ed elaborazione dei dati in tempo reale- Esempi di utilizzo di digitalizzatori modulari e analizzatori di segnale commerciali nello sviluppo di sistemi basati su sensori (R5)

13:15-14:15 Pranzo

14:15-15:15 Roma: Testing the software defined radio (SDR) (C3)
Milano: The essentials of OFDM from a test perspective (C2)

15:15-16:15 Utilizzo di strumenti sintetici per il collaudo di una radio di navigazione a salto di frequenza (Link-16)

16:30 Sessione di domande e risposte e chiusura

A Milano il simposio si svolgerà nella scenografica cornice del Padiglione Aeronavale, nella Sala Biancamano, sezione del Transatlantico Conte Biancamano del Museo della Scienza e della Tecnica; alla fine del simposio è prevista una visita guidata del Padiglione di Leonardo. A Roma presso Sheraton Golf - Parco De' Medici

Registratevi al seminario attraverso il sito www.agilent.it/find/aero2007 o contattando Agilent al numero +39 02 9260 8484

Il radiodramma secondo Federico

Renato Bruni ha individuato una ghiotta manifestazione collaterale del Festival cinematografico torinese. Si tratta di un ciclo di trasmissioni con cui Radio Città del Capo di Bologna in questi giorni sta celebrando Federico Fellini come autore di radiodrammi (per conto dell’Eiar, nei primi anni Quaranta). Purtroppo la prima trasmissione è già andata in onda lunedì, anche se tra venti minuti RCDC ritrasmette una replica Tutto è comunque disponibile online all’indirizzo dell’iniziativa, che mi sembra particolarmente lodevole, insieme ad altre che RCDC ha dedicato al teatro radiofonico. Ecco il calendario dei programmi:

Fellini alla radio viene trasmesso su Città del Capo - Radio Metropolitana di Bologna, sui 96.250 e 94.700 MHz (Bologna e provincia) o in streaming. Ecco gli orari di programmazione.
  • Prima puntata: lunedì 26 novembre alle 20 - martedì 27 novembre alle 0050 (replica)
  • Seconda puntata: mercoledì 28 novembre alle 20 - giovedì 29 novembre alle 0050 (replica)
  • Terza puntata: venerdì 30 novembre alle 20 - sabato 1 dicembre alle 0050 (replica)
  • Quarta puntata: lunedì 3 dicembre alle 20 - martedì 4 dicembre alle 0050 (replica)
  • Quinta puntata: mercoledì 5 dicembre alle 20 - giovedì 6 dicembre alle 0050 (replica)
  • Sesta puntata: venerdì 7 dicembre alle 20 - sabato 8 dicembre alle 20 (replica)

Città del Capo – Radio Metropolitana in occasione del suo 20° compleanno, in prima Nazionale tra gli eventi collaterali del Torino Film Festival

Forse non tutti sanno che Federico Fellini lavorò all'EIAR nei primi anni '40: scrisse - da solo e insieme a Maccari - diversi radiodrammi, che andarono in onda allora e poi mai più. Praticamente dei gioiellini purtroppo dimenticati per anni.
Roberto Benatti e Franco Foschi hanno recuperato i copioni originali e, con estrema attenzione filologica, hanno riprodotto quelle che possiamo considerare delle opere "inedite" di Federico Fellini. Nuovi attori hanno recitato le parti scritte più di sessanta anni fa e sono state recuperate le musiche indicate e ricercati finanche i ritmi della radio di allora.
Francesco Locane ha preso questi radiodrammi e li ha inseriti all'interno delle sei puntate di Fellini alla radio, insieme a musiche dell'epoca, spezzoni audio di film di Fellini, interviste a - tra gli altri - Vincenzo Mollica, Tullio Kezich, Elio Pandolfi, Vittorio Boarini, Roy Menarini, Tatti Sanguineti.
Il risultato è un ciclo di trasmissioni di grande impatto emotivo e dove è possibile sentire nel Fellini ventenne tutto quello che poi sarebbe stato il lodato regista, da Luci del varietà a La voce della luna.
L'intero progetto coordinato per Città del capo Radio Metropolitana da Bibì Bellini, sarà reso disponibile sul sito www.felliniallaradio.it che sarà attivato nella sua versione integrale solo a partire da sabato 24 novembre: lì potrete ascoltare tutte le puntate, i radiodrammi e le versioni integrali delle interviste, compresa una toccante e davvero inedita testimonianza di Sergio Zavoli, una cui anticipazione è già disponibile adesso da ascoltare come "trailer" del sito.
Le sei puntate andranno in onda nelle prossime due settimane su Città del Capo - Radio Metropolitana, che si può ascoltare a Bologna e provincia sui 96.250 e 94.700 MHz o in streaming sul sito www.radiocittadelcapo.it): saranno programmate ogni lunedì, mercoledì e venerdì alle 20 e, in replica, martedì, giovedì e sabato all'una di notte.

Per informazioni: www.felliniallaradio.it info@felliniallaradio.it tel 051.6428030 - 3282519469




La barriera corallina trasmette l'SOS

Mi sono concesso un finesettimana lungo a Londra e pur avendo dietro radio, computer e Wi-Fi, non ho avuto modo di aggiornare RP. E da come si presenta la settimana, la vedo grigia su un possibile recupero. Intanto riprendiamo il discorso con un comunicato del Poli sulla partecipazione a un interessante progetto di monitoraggio ambientale in Australia, dove reti di boe , proprio grazie al Wi-Fi, sorvegliano lo stato di salute della barriera corallina.

Onde…radio per salvare la barriera corallina australiana
Testato in questi giorni il progetto del Politecnico di Milano

Il Politecnico di Milano, insieme alla University of Queensland di Brisbane e con altri partner italiani e australiani, grazie al supporto della Fondazione Politecnico di Milano e della Fondazione Torino Wireless, sta sperimentando un sistema innovativo di rilievo e comunicazione sensoriale in grado di costituire la pietra miliare per il monitoraggio della barriera corallina australiana (Progetto SEMAT).
I 2000 km di barriera corallina sono fonte di ricchezza per l’Australia e sono considerati dall’UNESCO uno dei patrimoni dell’umanità.
La barriera può essere seriamente compromessa dai comportamenti dell’uomo e dai cambiamenti climatici. La necessità di studiare l’evoluzione dei fenomeni in corso in questo sistema naturale e la difficoltà di procedere ad una analisi sistematica con le attuali tecniche di rilievo, ha suggerito lo studio di strumenti innovativi e il conseguente impiego di nuove tecnologie, come quelle fornite dalle reti wireless di monitoraggio distribuito con sensori a bordo delle singole unità.
Il sistema studiato consiste in una serie di sofisticatissime boe del diametro di 20-30 cm e dello spessore di 15 cm che, attraverso una rete wireless, trasmettono ad una stazione base dati relativi all’ambiente marino come la temperatura, la salinità, la luminosità, (eventuali sensori possono essere aggiunti per monitorare parametri specifici quali il grado di inquinamento ambientale, chimico, ecc).
Alla stazione base, i biologi marini insieme ai quali i ricercatori del Politecnico hanno pensato il sistema, ricevono i dati dalle boe, li rielaborano e ne traggono importanti informazioni su come le caratteristiche dell’acqua possono influenzare la vita degli organismi viventi che popolano la barriera.
La sfida tecnologica, che ha reso questo sistema unico a livello mondiale, risiede principalmente nella progettazione della rete di monitoraggio che garantisca una qualità di servizio elevata in un ambiente esterno estremo (l’ambiente marino, caratterizzato da moti ondosi e maree) e non in laboratorio o in un ambiente controllato.
Dopo i primi test sul lago di Como, i ricercatori del Politecnico hanno provato dal 18 al 22 novembre una decina di boe (ma il sistema è facilmente scalabile e può raggiungere le 100 unità) nella Moreton Bay, al largo delle coste di Brisbane nello Stato del Queensland, che permettono un controllo capillare di ogni minima variazione ambientale. Le boe sono a basso consumo energetico e utilizzano piccoli pannelli solari per l’accumulo dell’energia in batterie ricaricabili o supercondensatori, risolvendo i problemi di approvvigionamento energetico.
Una fase di ingegnerizzazione delle boe consentirà tra qualche anno di ridurne considerevolmente l’attuale dimensione fino ad arrivare alle dimensioni di un compact-disc con lo spessore di qualche centimetro; si arriverà così alla cosiddetta smart dust (polvere intelligente): migliaia di unità con le stesse funzioni delle boe che potranno essere disperse lungo tutta la barriera corallina con un impatto ambientale trascurabile.
Il progetto è stato supportato anche da ABIE (Australian Business in Europe) associazione che si propone di facilitare e intensificare la cooperazione e le partnership tecnico-scientifiche, economiche e finanziare per lo sviluppo di iniziative high-tech fra Europa e Australia.
La ricaduta di questo studio sarà di valido supporto per la diffusione dei grandi sistemi di monitoraggio ambientale wireless nell’ottica della protezione pubblica, nel controllo della distribuzione dell’energia, delle risorse idriche, del traffico urbano e interurbano, della sicurezza e protezione delle grandi strutture (porti, aeroporti, centri commerciali, ecc.) e, in generale, delle attività di tipo industriale produttivo.


21 novembre 2007

Il ruolo della radio nel crollo del blocco orientale

Nel 2004 la Hoover Institution ha organizzato un simposio dedicato all'impatto che durante la Guerra Fredda ebbero le trasmissioni radio rivolte alle nazioni d'Oltrecortina. Dalle relazioni presentate in occasione di Cold War Broacasting Impact è stato tratto un sunto molto corposo, un documento di oltre 50 pagine che potete prelevare dal sito di questo organismo della Stanford University, dedicato allo studio di Guerra, Rivoluzione e - fortunatamente - Pace.

Gli operatori italiani si esprimono sul DAB

Non ho nulla da aggiungere al messaggio che mi è appena arrivato da Antonio Tamiozzo e gli cedo colentieri la parola. Non so se il futuro sarà, come dice Antonio, meno nebuloso, ma è indubbio che i percorsi alternativi all'uso di porzioni di spettro diverse sono in questo momento meno praticabili. IBOC perché del tutto irrealistico, FMeXtra perché veramente troppo di nicchia, non sufficientemente standardizzato e anche lui deludente sul piano più critico di tutti: la presenza di ricevitori sul mercato. Ci sarebbe anche la terza alternativa "in band", il DRM+ ma anche considerando le promesse di una occupazione di banda molto più contenuta rispetto al sistema Ibiquity, mi sembra di poter dire che ai difetti delle prime due proposte il DRM+ unisce il vistoso peccato originale di una totale mancanza di sperimentazione dovuta alla non finalizzazione della specifica. Il DRM+ rischia seriamente di diventare un sistema sperimentale quando in Europa e in Italia ci saranno già gli operatori WiMax.

«Mi sembra di intuire che i soggetti attivi nel mondo radiofonico ammettono che un sistema di digitalizzazione della banda II (FM) ad oggi è realisticamente improponibile nel panorama italiano; IBOC in particolare è stata (fortunatamente) dichiarata come impraticabile; mi spiace non avere sentito nessun parere su FmeXtra anche se penso questo sia dovuto al fatto che FmeXtra non è standardizzata a livello europeo.
Ho trovato invece un certo ottimismo sull’evoluzione DAB; in particolare per il DAB+ sembra esserci un accordo complessivo sull’efficacia del sistema; mancano i ricevitori, vero, ma dobbiamo ammettere come a livello mondiale l’Italia sia uno dei primi paesi a testare il sistema e a questo proposito possiamo dire che il fallimento del DAB “versione I” (audio con codifica MPEG-2/Musicam) faciliterà la transizione verso la codifica molto più efficiente AAC+; in ultima ti segnalo che sul rinnovato sito del CLUB DAB ITALIA è apparso questo documento (che allego qui sotto) che fa emergere una nuova volontà dei “big broadcaster” sull’evoluzione verso un futuro forse meno nebuloso.»

DOCUMENTO CONGIUNTO CLUB DAB ITALIA, CR DAB, EURODAB E RAIWAY SU CODIFICA AUDIO E SERVIZI DMB.

Il sistema DAB e le sue evoluzioni sono pienamente descritti nei tre standard ETSI EN 300 401, TS 102 428 e TS 102 563.

I suddetti tre standard consentono, una volta implementati in una piattaforma trasmissiva di codifica e multiplazione e su terminali riceventi, di trasmettere e ricevere indifferentemente in un multiplex DAB le seguenti diverse tipologie di servizio, con l’unico vincolo di dover rispettare il bit-rate massimo del multiplex DAB:

1. Servizi DAB - Programmi radiofonici con codifica MPEG-2/Musicam, con eventuale aggiunta di dati;

2. Servizi DMB - Programmi video con codifica H264, audio associato codificato in AAC+ e eventuali applicazioni interattive (BIFS);

3. Servizi DAB+ - Programmi radiofonici, e relativi dati, con codifica AAC+

Sono già disponibili i primi encoder in grado di implementare nella piattaforma trasmissiva lo standard DAB+, mentre sono previsti nel mese di settembre 2007 i primi ricevitori a standard DAB+, in grado di ricevere contemporaneamente DAB, DMB e DAB+.


Durante gli ultimi due anni sono emerse una serie di critiche al sistema DAB/Eureka 147, soprattutto per quello che riguardava la sua inefficienza in confronto con le nuove tecnologie di codifica audio, ad esempio quelle adottate dai lettori mp3 e dallo standard DVB-H. Per affrontare queste critiche ed offrire agli operatori un sistema per la trasmissione di programmi audio ai massimi livelli di qualità di ricezione e di suono, lo Steering Board del World DAB Forum ha richiesto al proprio comitato tecnico di studiare possibili opzioni per implementare schemi di codifica più efficienti all'interno del sistema Eureka 147 esistente. La proposta del comitato tecnico, che contemplava il codec HeAACv2 (High Efficiency Advanced Audio Coding), é stata adottata nell'autunno del 2006 dallo Steering Board e dall'Assemblea Generale e poi presentato all'ETSI. Ad Aprile 2007 il sistema, noto ora come DAB+, è stato standardizzato (ETSI TS 102 563). Il DAB+ consente la trasmissione di servizi audio con una efficienza di due - tre volte maggiore di quella dello standard DAB classico. Questo significa che il numero dei programmi audio trasmessi in un singolo multiplex può essere almeno raddoppiato, mantenendo la qualità audio allo stesso livello, se non incrementandola.

Considerazioni:

La fase sperimentale per il sistema DAB in Italia è stata molto lunga, ma in questo contesto consente agli operatori interessati di sfruttare al massimo le nuove codifiche audio senza dovere tenere conto di una base di ricevitori installati e pertanto offre la possibilità di selezionare il sistema o i sistemi di trasmissione più moderni.

Emerge però urgente la scelta di un approccio comune di tutti i soggetti interessati per dare chiare e precise indicazioni al regolatore (MINCOM e AGCOM) ed ai produttori di ricevitori e di sistemi di codifica. La radio è un medium gratuito e i ricevitori analogici sono disponibili ad un costo molto ridotto. Se il lancio della radio digitale vuole essere un successo è fondamentale rendere disponibili da subito ricevitori digital ad un costo comparabile a quello dei ricevitori analogici e che siano in grado di ricevere un‘ampia offerta di programmi.

Il sistema DAB+, grazie alla sua maggiore efficienza di compressione rispetto ai sistemi DMB e VR (Visual Radio) appare come la scelta ideale per la trasmissione radiofonica. Caratteristiche salienti sono un rapido cambio di canale e la compatibilità con i servizi dati già adottati dal DAB classico (X-PAD, DLS) e una struttura del flusso dati snella. Il DAB+ permette inoltre la trasmissione di audio multicanale (surround).

I sistemi DMB e VR si basano sullo standard DMB e pertanto si tratta di una tecnologia ottimizzata per la trasmissione di programmi video e non audio. Inoltre il sistema DMB prevede la codifica del segnale audio e video compresso all'interno di uno stream MPEG2-TS che viene usato per la multiplazione.

Benché al momento non siano ancora disponibili ricevitori DAB+ la loro introduzione sul mercato è prevista nella seconda metà del 2007, in parallelo all’immissione sul mercato degli encoder. Ricevitori DMB “audio-only” non sono disponibili.


Va sottolineato che il sistema Eureka 147 DAB è estremamente flessibile e consente la trasmissione, all'interno dello stesso multiplex, di programmi e servizi con schemi di codifica diversi. Quindi è realizzabile senza problemi un multiplex con un certo numero di programmi in DAB, programmi in DAB+ e canali video in DMB e/o VR.

Riassumendo, gli operatori hanno la possibilità di scegliere il DAB, il DAB+ o il DMB VR per la trasmissione di servizi audio. Per i servizi video sono disponibili i sistemi DMB e DAB-IP (basato su una tecnologia proprietaria che usa Windows Media come formato di compressione).

Secondo gli attori del mercato la scelta del sistema di codifica dovrebbe essere lasciata all'operatore di rete/ fornitore di contenuti. Un broadcaster dovrebbe poter quindi decidere se trasmettere il proprio programma in DAB+ oppure in DMB VR. Ciò è importante anche per gli aspetti di neutralità tecnologica che la legislazione Europea ed Italiana prevede.

Riteniamo quindi che il regolatore (MINCOM, AGCOM, ecc) tenga presente questi concetti di flessibilità del sistema, esprimendo al limite una raccomandazione non vincolante che suggerisca l’uso della codifica DAB+ per servizi esclusivamente audio e di VR e DMB per i servizi misti audio-video.

Tutto ciò premesso riteniamo inoltre che l’apertura e l’evoluzione del DAB sia verso il DAB+ sia verso il DMB VR debba favorire l’introduzione sul mercato di ricevitori misti sempre “backwards compatible” .

Da un punto di vista tecnologico siamo certi che entro breve ricevitori misti DAB/DAB+/DMB potranno essere sviluppati e resi disponibili sul mercato. Se si realizzerà poi un'economia di scala i costi dei ricevitori potranno essere ridotti in breve tempo. Ricordiamo in questo contesto la necessità che i ricevitori siano compatibili con i sistemi Eureka 147 adottati negli altri paesi, mettendo a disposizione dei consumatori Italiani prodotti che potranno usare in tutta l'area Europea e in molti altri paesi del mondo.

Riteniamo pertanto che i ricevitori per la radio digitale immessi sul mercato Italiano debbano avere le seguenti caratteristiche minime, per tutelare consumatori ed operatori:

- ricezione dei servizi DAB (sistema adottato in molti paesi Europei)

- ricezione dei servizi DAB+ (sistema che sarà adottato nei mercati nuovi)

- ricezione dei servizi trasmessi sia in banda III che in banda L

- ricezione dei servizi analogici in FM

I ricevitori “premium”:

- ricezione dei servizi base elencati sopra

- ricezione dei servizi DMB e VR

Riteniamo altresì che la commercializzazione di apparati in grado di ricevere solo lo standard DAB MPEG2 debba essere impedita il prima possibile, questo anche a tutela dei consumatori.

Gli operatori esprimono in questo contesto la preoccupazione che il mercato Italiano venga invaso da prodotti non corrispondenti a queste caratteristiche minime e si adopereranno presso le autorità per vietare l'importazione di prodotti che non soddisfano i requisiti minimi di compatibilità.

Vi guardiamo da anni

20 novembre 2007

L'Africa ha ancora bisogno delle onde corte

Tempo fa avevo chiesto a Enirco Li Perni una breve intervista via mail, in modo da poter illustrare la sua attività in Kenya. Enrico è un OM e tecnico di radiofrequenza italiano trapiantato in Africa sudorientale, dove lavora per una società di ingegneria, Goldrock International che effettua installazioni e offre servizi di consulenza TLC/broadcast. Ha partecipato anche alla realizzazione di una stazione commerciale in FM e altri analoghi progetti sono previsti per il futuro, attraverso un'altra società, la ItelKenya. Avrei dovuto ricevere qualche fotografia, ma nell'attesa, per non fare invecchiare troppo la notizia e rilanciare l'appello di Enrico per una nuova politica della radiofonia sulle onde corte in Africa, ecco il testo dell'intervista. Ciò che il tecnico Li Perni afferma sulle presunte alternative alle onde corte dovrebbe farci riflettere: ci sono situazioni in Africa in cui una rete di emittenti in FM comporterebbe enormi problematiche di sicurezza degli impianti e logistica della installazione/manutenzione. E' veramente paradossale che la consapevolezza degli indubbi vantaggi delle HF in tali contesti sia venuta del tutto meno

Chi è Goldrock International e che cosa ha spinto un tecnico RF italiano a cercare nuove opportunità in Kenya?

Goldrock International è una società di proprietà di sudcoreani da oltre 20 anni in Kenya e una delle aziende leader in telecomunicazioni terrestri civili, militari e per aerolinee. Il proprietario è un amico di famiglia in quanto io abitavo già in Kenya negli anni Novanta. Serviva un project manager per installare una stazione HF per la locale compagnia aerea ed eccomi qui.

Ho sentito parlare di un primo progetto, una radio FM per la comunità italiana di Malindi. Come è nato questo progetto e quali obiettivi si prefigge? Ci sono altre stazioni analoghe costruzione in Kenya o nelle nazioni vicine?

Il progetto è nato per gioco, poi con l'aiuto della disponibilità di una frequenza libera già assegnata ma mai utilizzata da parte di un socio locale, pena la revoca, abbiamo deciso di impegnarla, Malindi era il posto dove la frequenza era assegnata ed anche la piccola colonia di italiani, i conti son tornati subito, mandare in onda il radio giornale in lingua italiana e poi inserire trasmissioni o contenuti prodotti in loco nelle lingue locali più parlate come l'inglese, swahili, giriama e mijighenda.
L'obbiettivo è di accorciare il cordone ombelicale con l'italia per i residenti e anche per divulgare notizie per i migliaia di turisti che tutto l'anno a rotazione visitano la zona. Ci sono in progetto altre stazioni in Kenya di questo tipo multiculturale e multilinguaggio, praticamente una babele, una radio di tutti e per tutti.

Qual è il suo punto di vista sull'uso delle onde corte da parte dei broadcaster internazionali? Le onde corte hanno ancora un ruolo nel contesto dei nuovi media e soprattutto dei nuovi sistemi di trasporto?

Le onde corte non sono morte, anzi, e la sanno lunga chi come la BBC VOA RCI etc. continua a usare questo importante modo di trasmissione, è un vero peccato che L'italia sia scomparsa dal mondo con lo spegnimento degli impianti in OC alle porte di Roma. Se avessi la possibilità di avere anche il 10% di quello che sarà abbandonato saprei farlo fruttare in Africa e tenere ancora viva la radio italiana, rilanciando il segnale anche a bassa potenza in Africa per gli italiani che sono a lavoro o missione in parti sperdute del continente, dove né FM né satellite sono fruibili.

Ci sono spazi per una radiofonia di tipo commerciale in onde corte? In Africa molti organismi di stato hanno abbandonato nel tempo le onde corte per privilegiare i network regionali in FM, si può pensare a un ritorno dell'uso di certe frequenze (sempre che sia finanziariamente proponibile nel terzo mondo)?

Ci sono ancora troppi paesi non maturi per abbandonare le OC, basti pensare il Sudan e la Somalia, lo Zimbabwe, è improponibile un network in FM e/o televisivo sia per problemi di sicurezza degli impianti, sia per via della logistica, strade, accesso ai ripetitori, manutenzione, approvvigionamento energia elettrica... Quindi una singola stazione ad OC sulle 3 frequenze principali per la copertura H24 del territorio o zona da servire è l'unica via possibile.
Domani [l'intervista risale a ottobre] per esempio vado in montagna sul lago Nakuru per l'installazione di una stazione FM. La nostra Squadra due invece monterà un'altra stazione FM ai pendici del Monte Kenya, installazione che non potrà essere fatta dopo il 15 ottobre causa impraticabilità delle stade per salire in montagna. Si pensi che i tecnici residenti rimarrano isolati per oltre due mesi aspettando la stagione secca, nel mese di Dicembre o l'unica via per tornare a valle è quella di percorrere 30 km a piedi e guadare i fiumi di fango (viva i tecnici della KBC, Kenya Broadcasting Corporation per la loro dedizione!).

Quali sono i suoi progetti in HF? Pensa di poter lanciare una iniziativa in tempi brevi?

Vorrei tanto che chi dismette questo tipo di impianti, non li abbandoni al loro destino, ma che tutto sia "riciclato" in aree dove ancora le OC sono l'unica fonte di informazione libera. Spero vivamente che qualcuno a Roma per il governo o per la stessa RAI possa leggere questo e possa con un piccolo contributo rendere un servizio mille volte più utile che non in ambito europeo, sono disponibile a farmi carico di parte degli impianti e di tenerli vivi a mie spese.



WiMax (libero?) in Italia

L'amico Robert Horvitz, di Open Spectrum, mi ha gentilmente inviato il link a un suo recente articolo dedicato alla situazione italiana del WiMax. L'argomento in realtà riguarda le coperture di aree municipali per l'offerta di servizi wireless ai cittadini. Robert fa giustamente osservare che in tale contesto non si deve pensare al WiMax come diretto sostituto o addirittura come un upgrade di Wi-Fi perché il primo verrà implementato in un regime di licenza per il quale le municipalità non sono affatto attrezzate (in senso legale). E' immaginabile che i singoli comuni partecipino alle gare per la concessione di licenze? Horvitz nutre parecchi dubbi. Riporto qui l'inizio del suo articolo invitandovi a proseguire la lettura sulla testata online W2i:

Italy Shows That WiMAX Isn't "Just Like Wi-Fi Only Better"

15/11/07 - Robert Horvitz

Rapallo is a seaside community of 34,000 people on the Italian coast east of Genoa. According to the Wikipedia, Ezra Pound lived there in the late-1920s and 30s, and it is where Friedrich Nietzsche conceived his book Thus Spoke Zarathustra.
Rapallo is also the home of Andrea Rodriguez, a 44-year-old developer of communications software. Rodriquez wants at least one-third of Italy's WiMAX spectrum at 3.5 GHz reserved for license-free use by not-for-profit networks built by local public authorities and community groups. His online petition "WiMAX Libero!" has already gained over 120,000 signatures. In no other country have so many individuals expressed support for a band dedicated exclusively to license-free community networks.
But despite Rodriguez's petition and its impressive popular support, Italy's ministry of communications recently announced plans to auction licenses for all 150MHz of the available WiMAX spectrum in January 2008.
Mixing their metaphors slightly, WiMAX Day said the ministry "had to jump through numerous hurdles" to get the rules approved. That suggests behind-the-scene political pressures, which could explain why the resulting rules have some controversial features.
Several potential bidders note that it is unclear if the licenses allow for mobile use. If they do, then the regulatory agency AGCOM says further unspecified technical restrictions may apply. That increases uncertainty about the value of the licenses and the cost of the needed infrastructure.
Meanwhile, NGO Anti-Digital-Divide complains that the number of licenses is too small to ensure sufficient competition among licenseholders and the auction rules guarantee that the highest bidder wins: there will be no comparison of different promises of quality of service, deployment speeds, bandwidth prices to end users, no consideration of past performance, etc. [segue...]


Le ultime SDR da Udine

Continua a mostrare una straordinaria vitalità l'industria, artigianale ma tutt'altro che dilettantesca, dell'SDR made in Italy. Mentre il front end e il software di Nico Palermo, Perseus, sono il primo argomento di discussione sulle mailing list DX americane, Claudio Re e Oscar Steila, il duo di CiaoRadio, hanno rilasciato le specs preliminari di CiaoRadio H102 e una beta del software di controllo per CiaoRadio H101 con un "digital denoiser" che sembra molto interessante da provare. Le beta del software CiaoRadio si trovano sul newsgroup Yahoo creato per la comunità degli utenti. Il nuovo ricevitore di Claudio Re appartiene, a differenza del primo, alla categoria dei direct sampling. La radiofrequenza viene quindi campionata in antenna e sottoposta a valle al trattamento del caso. CiaoRadio H102, secondo lo stesso Re, "ha due canali completamente in parallelo ed è quindi come una scheda audio a due canali che arriva fino a 7.5 Mhz in overclocking su un canale e 2.5 Mhz su due canali in contemporanea. Ci sono quindi due “orecchie” e perciò la possibilità con due antenne di fare ciò che facciamo con le orecchie ed il cervello in una stanza in cui molte persone parlano e noi ci “sintonizziamo” su una sola. La visualizzazione ha due finestre, una a larga banda (anche da 0 a 7.5 Mhz totali in tempo reale) ed una seconda più stretta settabile. Usiamo due ADS 1610 da 16 bit 10MSPS. Sono due A/D di tipo Sigma Delta (gli stessi che si usano nelle schede audio ) e non soffrono delle variazioni di non linearità tipiche degli A/D “pipeline “.
Altre novità arrivano dal Nord-Est e riguardano la Elad di Franco Milan, uno dei primi a offrire, con la FDM-77, una SDR tutta italiana. In occasione del meeting che si è tenuto domenica scorsa a Udine, a cura della locale sezione ARI, Elad ha presentato la sua ultima realizzazione FDM IQ. La versione base, ha riferito a Udine Franco Milan, "è composta da un ingresso senza filtri di preselezione, amplificatore di isolamento con AD8099; mixer di Tayloe; oscillatore locale a duplice DDS sync con AD9954 a 400 MHz; secondo DDS per I/Q e per calibrazione VNA (vector network analyzer); accoppiatore direzionale all'ingresso con AD8302; logica Xilinx xc3032; USB con porta virtuale TI TUSB3410; microcontroller Atmel ATMEGA169 per la gestione del DDS, dell'AD8302 e relative commutazioni; connettore per espansioni I2c 1in/1out". Un front end che funge anche da strumento di misura e sperimentazione.
Non sono riuscito a partecipare al Meeting AlpenAdria di Udine ed è un vero peccato perché Andrea Borgnino, relatore sulla tematica dei modi digitali radioamatoriali e SDR, e tutti gli altri dicono che l'incontro è stato riuscitissimo. Sul sito di Andrea trovate la sua relazione in PDF, quella di Oscar Steila su H102 la trovate nel gruppo CiaoRadio, ma confido che presto sarà possibile prelevare tutte le presentazioni dal sito degli organizzatori. La foto che illustra il mio post viene da Marco Bruno e ritrae Nico e Franco assorti su un portatile Apple (good news).
Una pubblicazione da non perdere è invece quella che Nils Schaffauer, tester di Perseus per il mercato tedesco, ha appena rilasciato in lingua tedesca. Si tratta di un libretto con una accurata valutazione di Perseus, front end, Perseus software e Winrad, che occupa una ragguardevole cinquantina di pagine. Nils sostiene che le versioni in altre lingue sono ancora in fase di traduzione.

19 novembre 2007

EBU: le reti informatiche usate dalle reti radiotv

Spesso Radiopassioni si sofferma sulla parte diffusiva del sistema di distribuzione di un contenuto radiotelevisivo. Ma questa, specie nel caso degli enti che operano su territori estesi attraverso molteplici punti emittenti, non rappresenta l’unico elemento di architetture di trasporto che sono molto più complesse. E possono avere ripercussioni non trascurabili sulla scelta di un sistema di emissione. A valle di un trasmettitore numerico forse è più opportuno utilizzare una rete di distribuzione adeguata, completamente numerica a sua volta.
Colgo quindi l’opportunità dell’eccellente studio dell’EBU sulle tecnologie WAN utilizzate dai broadcaster pubblici europei appena rilasciato, per affrontare il discorso del trasporto di contenuti multimediali (trasporto ormai quasi completamente digitalizzato). Quali tecnologie di rete utilizza per esempio RaiWay per distribuire i programmi verso la rete dei trasmettitori? Quali architetture potrebbero svilupparsi in futuro?.
Provate a scaricare The WAN Roadmap, The use of WANs to carry audiovisual content e avrete tutte le risposte attraverso una rassegna di tecnologie presenti, future ed effettivamente implementate dai broadcaster, con tanto di case histories dettagliate.

Roberto Zaino, da RTL a Worldspace Italia

Un colpo potenzialmente foriero di notevoli conseguenze, quello messo a segno da Worldspace Italia. Secondo un flash che ho appena ricevuto da Prima Comunicazione (che ha a sua volta correttamente interpretato la notizia del divorzio tra Zaino e RTL apparsa su Iloveradio.fm) il braccio italiano dell'operatore satellitare americano si è assicurato la collaborazione di Roberto Zaino, ex direttore della programmazione in RTL 102.5. Zaino assume la responsabilità dei contenuti dell'emittente payradio satellitare, che dovrebbe iniziare a trasmettere a partire dal 2008. L'avvicendamento, mi riferiscono le mie fonti in Worldspace, non è stato ancora ufficializzato ma l'annuncio sarebbe imminente. Riuscirà Zaino a trovare una formula adatta alla trasformazione culturale che si prospetta con l'arrivo di un modello così inedito sul nostro mercato?

18 novembre 2007

Se la Web radio costruisce... una radio

E' proprio diversa la radio del futuro. Forse vi ricordate di Slacker, servizio Internet che sulle orme di Pandora costruisce una offerta "radiofonica" tematica e personalizzabile. Oggi Slacker è online, anche se per questioni legate ai diritti musicali esclude dall'accesso agli indirizzi IP non statunitensi. Ma la novità si chiama Slacker Player, un dispositivo portatile stile iPod, dotato di una memoria integrata per scaricare i brani da ascoltare e interfaccia Wi-Fi per l'accesso ai canali radiofonici. E' la prima volta che una Web Radio si trasforma in provider tecnologico dotato di hardware di prioprietà. Il player di Slacker, in distribuzione a partire da inizio dicembre si può prenotare fin d'ora in tagli di capacità corrispondenti ad altrettanti canali tematici preconfezionati (la memoria serve per ascoltare la musica anche quando l'accesso alla rete non è disponibile. La versione a 40 canali costa 400 dollari. I canali radiofonici adattabili al gusto personale di chi ascolta sono invece gratuiti, ma il provider pone un limite alla funzione di rimescolamento (shuffling) dei brani. Se si vuole, versando un abbonamento mensile di 7 dollari e mezzo, la radio la si può ascoltare a piacere, senza limiti particolari.

Slacker Web Radio Readies Portable Players
Users can customize the devices for radio-style service and play downloads. Sunday, November 18, 2007
NEW YORK (Reuters) - Slacker, a Web-based radio service, said on Friday it has started to take orders for its portable player which features free music channels personalized to the user's tastes.
The San Diego-based start-up is going up against well-established companies including Apple Inc, Microsoft Corp, XM Satellite Radio and Sirius Satellite Radio when the Slacker Portable Player debuts in stores in early 2008.
Although Slacker players will be able to play back music downloads like other devices, the emphasis will be on its radio-style service. Depending on the model, each player will have the capacity for 15, 25, or 40 channels of music that can be personalized online by the user.
The channels, are pre-programmed online by Slacker, and can then be stored on the device and each one can feature several hundred songs, according to Jonathan Sasse, vice president of marketing at Slacker.
The company has started taking pre-orders for the new device via its Web site and consumers will start to receive them in early December. They have a suggested retail price from $200 for the 2GB/15-station model to $300 for the 8GB/40-station model.
Sasse said the company held back from launching in stores right away in order to build consumer awareness, as the Slacker players will be positioned differently from traditional MP3 players or digital satellite radio boxes.
"We expect customer acquisition to come through the free radio service and then convert them to the device from there," said Sasse.
"I think that realistically, over the next three to six months, we may do around 100,000 (units) in sales," he added.
He said the players will be available in major consumer electronics stores during the first quarter of 2008.
Slacker users will be able to refresh their choice of stations via a Wi-Fi connection or through their personal computer.
The players are closely linked to the radio service available at Slacker.com, which launched in March. The service allows users to stream a wide range of music for free but restricts the number of times a user can shuffle tracks.
Slacker also has launched a premium radio service which allows users more freedom to choose preferred songs for $7.50 a month.
Slacker previously announced new licensing deals with all of the major record labels and thousands of independent record labels.
(Reporting by Yinka Adegoke; editing by Carol Bishopric)


Agcom, sulla radio numerica la pensano così

Newsline riporta la notizia, apparsa sul sito di Agcom, della pubblicazione dei risultati della pubblica consultazione sulla radio digitale in Italia. E' un corposo documento pdf che passa in rassegna i principali standard numerici e riporta i pareri delle associazioni e degli editori radiofonici. Una lettura non amena ma istruttiva. Resta da vedere quali saranno le conseguenze sul piano dell'offerta, a me sembra che come al solito ci siano tutte le intenzioni di non decidere, considerando che la questione del digitale terrestre televisivo è una palude di nodi irrisolti circondata da un sostanziale disinteresse da parte del pubblico e di molti operatori.

Servizi radiofonici in tecnica digitale
Esiti della consultazione pubblica indetta con delibera n. 665/06/CONS concernente una indagine conoscitiva sulla fornitura di servizi radiofonici in tecnica digitale anche mediante ulteriori standard disponibili ai fini dell’integrazione del regolamento recante la disciplina della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale approvato con delibera n. 149/05/CONS

Radio is a mental travel

L'articolo di Bill McKibben sull'Atlantic, "Radio Free Everywhere", dedicato alle meraviglie che si possono ascoltare oggi con una semplice Internet radio (ne ho parlato qualche giorno fa), è momentaneamente disponibile in esteso e trattandosi di un testo molto bello voglio riportarlo qui, evidenziandone una frase: «Compared with all this splendor [l'offerta di stazioni di tutto il mondo via Internet], satellite radio is exposed for what it really is: a glorified airline entertainment system—hundreds of channels signifying next to nothing. Signifying next to nothing because satellite comes from nowhere. Just like the Clear Channel stations, it surrenders the thing that makes radio so magical: connection to a community. [...] Radio is mental travel. Listening to Sirius, even the world-music shows, is like traveling to Club Med. You aren’t going to be disappointed or upset—but you aren’t going to be excited or entertained, either.»
Radio Free Everywhere
by Bill McKibben

The iPod shows you mainly what’s already going on in your head—it’s cool, but only as cool as solipsism can ever be. I’ve got a way cooler device: a squat little box that sits on your kitchen counter or your bedside table and connects you to pretty much the entire Earth. And in so doing makes you think anew about the global and the local and what community amounts to—makes you think about connection, which is, after all, the main topic of our age. It’s a kind of home epistemology center that also happens to rock.
Or croon, or wail, or chat, or do anything else a radio can do. Because that’s all I’m talking about: a table radio, though one that, assuming you have a broadband connection and wireless network in your house, lets you tune in to almost any station anywhere that’s streaming its signal on the Net. Your computer will let you do this too (go to www.reciva.com for a portal that will let you listen in), but there’s something about having a little box there in the kitchen—the whole thing is more elegant (think presets), and it connects you with the earliest moments of electronic entertainment. Because radio is, of course, the great survivor medium, a century old and still occupying more hours in the average American’s week than network television—and just about every other type of entertainment, too.
At the moment, radio’s most talked-about form is satellite—XM and Sirius, eager to merge their hundred-channel lists of music and talk into something profitable. But given what’s out there for free, it’s hard to imagine why anyone would bother to pay for a satellite subscription (except for the fairly crucial fact that you can get satellite radio in your car, while easy Web-streaming in transit is still some years off). Like reggae? There’s a reggae channel on XM. But if you own an Internet radio—mine is an Acoustic Energy model, produced by an English company and available from many electronics retailers for about $300—you can listen to seven different stations from Jamaica, including MegaJamz, KOOL FM, and Love 101. Personally, I enjoy the soca show from Barbados on CBC at 98.1 FM, partly because of the music, partly because of the weather report—always 80, always breezy—and partly because of the lilting voices of the DJs. “My grandmother always used to tell me, ‘Never wake up vexed,’” said the lady who does the morning shift one day last month when I was feeling, in fact, a little tense. Something in both that sentiment (the opposite of the keyed-up political hysterics on our own dial) and that last choice of word relaxed me—and almost instantly conjured up colonial history with all its complexities.
Indeed, if, like me, you’re a pathetic Anglophone, then much of the Internet listening experience is about the rise and fall of the British Empire. Except that on radio it never really fell. The BBC, supported by the annual license fee paid by every Brit who owns a TV, remains the dominant English voice, carrying a staggering quantity of programming. The best of America’s National Public Radio programs are as good as anything on the Beeb, but the sheer volume of stuff pouring out of London certainly seems to dwarf our public-radio output. And most of it’s endlessly better than the dry news and ceaseless cricket scores on the BBC’s World Service, which is all that American listeners usually hear of British radio. In fact, an Internet radio is worth the money if all you do is preset the first five buttons to the BBC flagships: Radio 2, for instance, the most-listened-to station in the British Isles, plays jazz and pop music and light comedy and the occasional organ concert. Or BBC 7, established a few years ago mostly to air the system’s endless archives; at any given moment, Doctor Who might be on the air, or episode 51 (“Life Under the Tudors”) of the 240-chapter Short History of Ireland, or old tapes of The Goon Show. It also carries hours of daily children’s radio, not to mention original stand-up comedy.
Best of all is BBC Radio 4. It’s the talk channel, but there’s not much American-style call-in-we’re-all-experts-here chatter. Instead, it’s the aural equivalent of the Encyclopaedia Britannica, with documentaries on “The Greenspan Years,” or “Boris Yeltsin: A Flawed Giant,” or “Peak Nestwatch,” a nature group that campaigns against, among other things, “serial egg collectors” who shoot birds of prey. You might hear The Food Programme chronicling the vegetarian roots of Jainism, or an actor reading Orwell’s Down and Out in Paris and London, or another actor performing the winning story in the National Short Story contest. There’s also The Archers, believed to be the longest-running radio soap in the world, each episode of which lasts a quite reasonable 15 minutes.
Until it went off the air in May, my favorite BBC Radio 4 show was A World in Your Ear, which showcased radio from around the planet, each week on a theme. One week, for instance, it was Zimbabwe’s travails: I listened to a clip from the state-run Zimbabwe Broadcasting Corporation, but also ones from the community radio station in Bulawayo (a station that’s been denied a license by the government, so it exists only on cassettes and CDs passed hand to hand), and from the Voice of America broadcasts into Zimbabwe (jammed by the state), and from the talk shows on Cape Town radio that have turned into a forum on Robert Mugabe’s tyranny.
A World in Your Ear made clear that the real glory of Internet radio lies not in the polished programs of the BBC, delightful though they are—instead, it lies in the ability to eavesdrop on local discussions, to hear the world in its various moods and timbres. For most of the 20th century, listeners tried to do this with shortwave radio, but it was difficult, and not just because of the hissing static. Shortwave stations have generally been government operations, designed to show a certain face to the world—they have been remarkably alike in their somber (and untrustworthy) approach. But radio, at its best, is the most gloriously local of all media, hemmed in by the nearest range of hills, signals fading 10 miles out of town. We’ve forgotten much of this in the United States, where deregulation in recent years has allowed a few big players (Clear Channel, Infinity) to buy up thousands of stations and turn them, essentially, into repeaters for their cheap-as-possible broadcasts. It’s impossible to overstate the awfulness of most of this radio. (And to say that Americans have chosen to listen to it is simply not true—when licenses become available, these deregulated giants have the cash to make the best offers, and then their efficiencies of scale force out the remaining competition. There are whole communities whose dial is nothing but that endless round of homogenized music and bellicose talk.)
Which is why it’s so nice to be able to easily listen to what real American radio remains. My tabletop pulls in nearly every public-radio station in America, meaning that the great talk shows on dozens of stations—KUOW (Seattle), KPCC (Los Angeles), KQED (San Francisco), WBUR and WGBH (Boston), WNYC (guess)—are always in range. You can listen to famous music programs, like Morning Becomes Eclectic from KCRW (Santa Monica), but also to dozens unknown outside their home regions. I have no idea why the best early-rock-and-roll show and the best two hours of world beat pour out of public station NCPR in the far- northern New York town of Canton, but they do—Wednesdays and Fridays, three to five in the afternoon. Almost every college station in the country streams its signal, too, which means you can get one of the nicer perks of, say, a Harvard education: Every spring and winter during exam period, Harvard’s WHRB airs music “orgies”—round-the-clock exhaustive stretches of everyone from Beethoven to Keith Fullerton Whitman, whose “hyper-programmed rhythms and concrete sounds, bleeding freakout guitar, Beach Boys–style sweet harmony, eastern euro-prog, vintage synth burbles, classic- era minimalism, early mainframe computer music, fluxus-lineage borderline nonsense, complete and utter chaos, doomy chamber pop, and quiet melancholy” (that’s Whitman’s own description of his music) played for 32 hours over the course of a few days one spring.
Compared with all this splendor, satellite radio is exposed for what it really is: a glorified airline entertainment system—hundreds of channels signifying next to nothing. Signifying next to nothing because satellite comes from nowhere. Just like the Clear Channel stations, it surrenders the thing that makes radio so magical: connection to a community. As a rough rule of thumb, the smaller the community at which a signal is aimed, the more interesting the radio—it scales down better than it scales up. Unlike television, which looks amateurish until you’ve spent large sums of money and so must always aim for a large audience to cover its costs, radio allows anyone with talent and access to a transmitter to create compelling programs for practically nothing. And it gets more compelling—more real—the smaller it gets. So ZIZ, the voice of St. Kitts and Nevis in the Caribbean, with Sugar Bowl spinning records in the morning and Ronnie Rascal in the afternoon, manages to conjure up that place effortlessly. A few hours of listening and you feel like you’ve wandered onto the islands, that you have some sense of the country’s mores and rhythms, not to mention its economy, since the station broadcasts a series called Ready to Welcome the World, which aims to teach locals how to offer “world-class service” to vacationers.
Radio is mental travel. Listening to Sirius, even the world-music shows, is like traveling to Club Med. You aren’t going to be disappointed or upset—but you aren’t going to be excited or entertained, either. It’s just like home, except someplace else. Tuning around the local-radio dial is more like staying in an endless string of bed-and-breakfasts, the kind with talkative hosts. Sometimes it’s boring, but boring in an interesting way.
One of my favorite stations, for instance, is WOJB, on an Ojibwa reservation in northern Wisconsin. It programs lots of Native American music and news, and lots of other music you hear almost nowhere else. (Check out At Risk Radio on Friday nights for one of the few programs that can slide straight from Conlon Nancarrow and his player-piano studies into Guy Klucevscek and the “Ping Pong Polka.”) But once a year, it also offers live round-the-clock coverage of the area’s great sporting event, the Birkebeiner 51-kilometer ski race, which draws upward of 9,000 Nordic racers. Hundreds of them get interviewed as they cross the finish line, and the endless parade of flat midwestern voices (“Yep, good race, nice course. We’ll come back next year.”) locates the place with novelistic precision. If you’re looking for a vacation to a place without cynicism, WOJB is for you. If you’re eager to wallow in some sonic vice, tune in to William Hill Radio, usually geared to the betting shops of the same name across the United Kingdom—it’s the only place I know where you’re likely to hear live commentary on greyhound racing. If you want to time-travel back to the politics of a less hard-edged day, try KBOO in Portland, Oregon, or KPFA in Berkeley. Sometimes, when all I want is sound, I’ll turn on Oman FM, for what I think is Koranic chanting—and what I know is simply otherworldly beautiful.
Internet radio has its challenges, of course. Some are technical (stations that refuse to boot up; college stations, predictably, have the best Web connections), and some are political (the recording industry, in its ongoing effort to alienate every possible customer, keeps trying to get Internet stations to pay more than terrestrial radio for the right to broadcast songs, perennially threatening to take them off the air).
And I don’t listen to it all the time. Since I live in a particular place myself, I do listen to the few stations—public, community, college, and even one commercial—that still cover my locale and keep me in touch with my neighbors, my sports, my politics, my weather. But sometimes the summer sun wears me down, and I switch on the CBC Yellowknife service, just to listen to the cool temperatures of the Arctic. The last time I tuned in, someone was reading an obit for a tribal elder who had died the day before, a man who had spent the last decades of his life leading school trips into the wilderness, acquainting local youth with places he’d always known. “It wasn’t unusual for him to tell the same story every night around the campfire,” said one friend. “But always in a different way, so that you got a kick out of it every time.”