Molto curiosa questa corrispondenza di Aba Pifferi, docente di lingue, dottoranda in sviluppo sostenibile e collaboratrice di una ONG che opera alle Maldive. Aba invia periodicamente il suo diario dall'Oceano indiano per la pubblicazione su Sabatosera Online, periodico imolese. L'ultima puntata è dedicata alle stazioni radio locali.
Radio Maldive e l’Imam più intonato
Diario di Aba dalle Maldive (27)
05 novembre 2007 | 08:35
Ultimamente ho scoperto la radio locale. In verità ce ne sono due o tre, ma a Villingilli riesco prenderne bene solo una: Capital Radio. Radio capitale... nome abbastanza scontato visto che non ci sono stazioni radio in altre isole a parte Malè.
Capital Radio offre una varietà di musica, notizie e programmi che mi lascia abbastanza perplessa, tanto da continuare a sintonizzarmi ogni pomeriggio al ritorno dal lavoro. Non c’è pubblicità...e già questa è una gran cosa, ma allo stesso tempo gli ascoltatori sono bombardati di jingles che promuovono la stazione radio, come se questi potessero dimenticarsi cosa stanno ascoltando ogni due minuti. Ci sono messaggi “sociali” (la versione maldiviana della pubblicità-progresso) che suggeriscono agli autisti di rallentare la velocità e ai ragazzi e alle ragazze di lavarsi i denti...perchè, non si sa mai, un giorno potrebbero avere l’opportunità di baciare una bella ragazza il cui alito non puzza (tradotto esattamente dall’inglese). Che i maldiviani si siano aperti all’omosessualità femminile? L’altro annuncio che viene ripetuto piuttosto frequentemente, è la possibilità di ascoltare le notizie della BBC. La strategia funziona perchè la ragione per la quale ho continuato ad accendere la mia radiolina era per capire esattamente quando avrebbero mandato in onda il radiogiornale in inglese. Dopo qualche giorno ho scoperto che è esattamente alle 7 di sera. Non avendo la tv mi piace l’idea di ascoltare un po’ di inglese corretto (i DJ della radio fanno del loro meglio ma ...stendiamo un velo pietoso). Il problema con il notiziario delle 7 è che intorno a quell’ora c’è la chiamata per la preghiera che interrompe qualsiasi cosa vada in onda. Quindi il più delle volte riesco ad ascoltare i titoli e, se ho fortuna, il primo servizio poi.... tutti in moschea!
La chiamata per la preghiera mi piace proprio. È una melodia dolce che ti prende. Non c’è musica, ma solo la voce dell’imam che la canta secondo una versione particolare. Ci sono diverse versioni...infatti, ogni volta che sento una chiamata per la preghiera, mi ritrovo a fare una specie di classifica di quale preferisco, come se fosse una versione musulmana del festival di Sanremo. Le due moschee di Villingilli hanno chiamate MOLTO diverse tra loro, a loro volta diverse da quella che danno per radio e MAI cantate in sincronia. Di solito la radio è la prima ad incominciare, poi segue quella della moschea più lontana - una decina di secondi dopo – poi quella della moschea più vicina. Dal mio appartamento le sento tutte e tre, alla quale spesso si aggiunge quella della tv dei vicini creando una staffetta musicale, una specie di “Fra Martino campanaro” a turni... ma venuto male.
Mi chiedo come gli Imam facciano a cantare la melodia senza essere disturbati da quella della moschea vicina. Che usino i tappi per le orecchie?
Dopo la chiamata continuano i normali programmi radiofonici: musica indiana, maldiviana e occidentale, dediche e richieste, le news in dhivehi (che non vengono MAI interrotte...) e discussioni di vario tipo che comunque non capisco perchè sono in lingua locale.
Un paio di volte sono rimasta sbogottita dalla scelta di canzoni mandate in onda perchè non proprio adatte al contesto in cui mi trovo. Immaginatevi la chiamata per la preghiera seguita da una di queste canzoni: “Hare Chrishna, Hare Chrishna, Chrishna Chrishna, Hare Hare”, “Red red wine” (vino rosso) degli UB40, “Dreaming Californication” (sognando la Cali-fornicazione) e per finire “That’s the way – ah ha, ah ha – I like it – ah ha, ah ha!”
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