La storia della possibile fusione tra i due operatori della radio digitale satellitare negli Stati Uniti è un magnifico esempio sulle problematiche che l'economia dell'innovazione deve affrontare. Anche durante la giornata di studi sulla radio digitale organizzata da Millecanali a Milano si è parlato dell'argomento, a margine dell'intervento di Worldspace Italia. In effetti è da parecchio che si discute dell'eventualità di un merger tra Xm Radio e Sirius Satellite, alcuni analisti davano l'operazione per scontata. Ieri la Reuters ha riportato il parere del capo dell'authority americana, Kevin Martin della FCC. Ed è un parere negativo. L'impossibilità della fusione, dice Martin, è implicita nei termini delle licenze concesse. Per fondersi, le due società dovrebbero convincere la FCC a modificare il modo in cui le licenze ottenute sono state scritte. Lo scetticismo di Martin avrebbe già destato le preoccupazioni di investitori e risparmiatori che hanno punito la quotazione dei titoli di Borsa delle due compagnie.
Ma perché due operatori di apparente successo devono per forza confluire in un operatore solo? Il fatto è che Xm e Sirius hanno avuto e continuano ad avere successo in termini di abbonati, senza però riuscire a risolvere il problema dei costi di upfront, quelli che le aziende devono sostenere per poter catturare e mantenere i loro clienti. La radio via satellite piace agli ascoltatori, ma l'infrastruttura e la corsa ai grandi nomi che popolano i canali alternativi dei due innovatori della radio rappresentano una bella zavorra finanziaria. Da cui la voglia (sembra soprattutto in casa Sirius) di mettersi insieme per affrontare il mercato con più mezzi.
Ora, proprio su questo punto gli americani sono sempre molto attenti a salvaguardare la concorrenza. In questo caso il mercato si divide a metà, però anche questo oligopolio basta a garantire quel minimo di tensione commerciale che spinge i due competitor a non spingere troppo sul prezzo da chiedere ai loro clienti. Un solo operatore, in assenza di una valida alternativa, potrebbe farsi prendere dalla voglia di aumentare il canone di abbonamento mettendo i suoi clienti davanti a un aut aut.
La concorrenza è insomma una potente leva di aggiustamento del price point e in un'ultima analisi della qualità dell'offerta (e dunque un efficace filtro della validità di una tecnologia o di una idea). In effetti, il successo di pubblico della radio satellitare è dovuta a un cocktail di fattori molto diversi: la disponibilità di tanti canali non interrotti dalla pubblicità, la relativa qualità e disponibilità del segnale, le grandi firme della musica, della politica, dello sport; e anche, perché no, il prezzo di tutto questo. Variare il dosaggio di questi ingredienti può essere molto rischioso. Magari il satellite piace perché costa meno di 15 dollari al mese. Se costasse 25 dollari la gente comincerebbe a farsi quattro conti in tasca e rinunciare.
Al tempo stesso il clima di indecisione sulle sorti e la struttura di questo mercato la dice lunga su quanto possa essere difficile vendere una tecnologia nuova. Gettando una luce inquietante sul generico ottimismo che circonda qualsiasi cosa sia seguito dall'aggettivo "digitale". Il mercato americano è vasto e ricco, la tecnologia funziona e piace, i ricevitori ci sono... E ciò nonostante sembra proprio che non ci sia spazio per due operatori in un segmento così "sexy". Perché? Dove sta l'imbroglio? E il caso pilota della radio digitale può essere esteso anche ad altri comparti di quell'industria dei contenuti digitali che molti (giornalisti compresi) rappresentano come una inarrestabile macchina da guerra? Mentre scrivo mi arrivano le notizie sull'ennesimo scivolone borsistico di Fastweb, ma anche gli operatori telefonici attraversano una fase di grande incertezza proprio sulla questione multimedialità digitale.
La radio - che tutti giudicano così poco all'avanguardia - rischia suo malgrado di diventare un laboratorio importante, in ragione della grande familiarità che gli ascoltatori hanno con il mezzo, sia esso distribuito digitalmente o meno. Seguire le vicende di XM e Sirius e, speriamo, di Worldspace Italia tra breve, può essere molto istruttivo.
Ora, proprio su questo punto gli americani sono sempre molto attenti a salvaguardare la concorrenza. In questo caso il mercato si divide a metà, però anche questo oligopolio basta a garantire quel minimo di tensione commerciale che spinge i due competitor a non spingere troppo sul prezzo da chiedere ai loro clienti. Un solo operatore, in assenza di una valida alternativa, potrebbe farsi prendere dalla voglia di aumentare il canone di abbonamento mettendo i suoi clienti davanti a un aut aut.
La concorrenza è insomma una potente leva di aggiustamento del price point e in un'ultima analisi della qualità dell'offerta (e dunque un efficace filtro della validità di una tecnologia o di una idea). In effetti, il successo di pubblico della radio satellitare è dovuta a un cocktail di fattori molto diversi: la disponibilità di tanti canali non interrotti dalla pubblicità, la relativa qualità e disponibilità del segnale, le grandi firme della musica, della politica, dello sport; e anche, perché no, il prezzo di tutto questo. Variare il dosaggio di questi ingredienti può essere molto rischioso. Magari il satellite piace perché costa meno di 15 dollari al mese. Se costasse 25 dollari la gente comincerebbe a farsi quattro conti in tasca e rinunciare.
Al tempo stesso il clima di indecisione sulle sorti e la struttura di questo mercato la dice lunga su quanto possa essere difficile vendere una tecnologia nuova. Gettando una luce inquietante sul generico ottimismo che circonda qualsiasi cosa sia seguito dall'aggettivo "digitale". Il mercato americano è vasto e ricco, la tecnologia funziona e piace, i ricevitori ci sono... E ciò nonostante sembra proprio che non ci sia spazio per due operatori in un segmento così "sexy". Perché? Dove sta l'imbroglio? E il caso pilota della radio digitale può essere esteso anche ad altri comparti di quell'industria dei contenuti digitali che molti (giornalisti compresi) rappresentano come una inarrestabile macchina da guerra? Mentre scrivo mi arrivano le notizie sull'ennesimo scivolone borsistico di Fastweb, ma anche gli operatori telefonici attraversano una fase di grande incertezza proprio sulla questione multimedialità digitale.
La radio - che tutti giudicano così poco all'avanguardia - rischia suo malgrado di diventare un laboratorio importante, in ragione della grande familiarità che gli ascoltatori hanno con il mezzo, sia esso distribuito digitalmente o meno. Seguire le vicende di XM e Sirius e, speriamo, di Worldspace Italia tra breve, può essere molto istruttivo.
Martin dampens XM, Sirius merger hopes
Wed Jan 17, 2007 5:19 PM ET
WASHINGTON, Jan 17 (Reuters) - U.S. Federal Communications Commission Chairman Kevin Martin said on Wednesday licenses held by XM Satellite Radio Holdings Inc.and Sirius Satellite Radio Inc. prevent them from combining, but one industry expert said the licenses could be modified. "There's a prohibition on one entity owning both of those licenses," Martin told reporters during a news conference after an agency meeting. But he also said the FCC would examine any transaction submitted to it.
Wall Street analysts have speculated about a possible combination of the two providers and their stocks have risen sharply in recent weeks. But after Martin's comments, XM shares fell almost 10 percent, or $1.69, to close at $15.45 on Nasdaq, while Sirius shares dropped 7 percent, or 29 cents, to $3.86. Both Sirius and XM are growing rapidly, but losing money as they try to improve technology and pay for top entertainment ranging from the largest U.S. sports leagues to media celebrities such as Howard Stern, Oprah Winfrey and Martha Stewart.
XM and Sirius could ask the FCC to modify their licenses to permit a combination, according to David Kaut, an analyst at Stifel, Nicolaus & Co. "If the FCC wants to permit (the merger), based on the totality of their public-interest analysis, they would lift the prohibition," Kaut said. "If they don't want to approve, they'd probably keep the rule." In addition to FCC approval, the companies would have to obtain the green light from U.S. antitrust authorities. Stifel, Nicolaus said in a research note to clients that, if the companies submitted a proposed deal to the FCC, the agency would likely review whether competitive conditions had changed over the last 10 years from when the licenses were issued. If the FCC construed the market to only include satellite radio, the government would likely block it, the research firm said.
If the government viewed the market more broadly to include alternative sources of mobile entertainment such as iPods and Internet programming over wireless services, the government would likely approve with some conditions, the analysts said. "We believe that the FCC ... would be likely to seek conditions to an approval, perhaps including pricing terms, local programming and advertising restrictions to appease the broadcast industry and actions aimed at reducing or cordoning off indecent programming," the analysts said. A spokesman for XM declined to comment, while a representative for Sirius was not immediately available for comment. (Additional reporting by Jeremy Pelofsky)
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