16 ottobre 2012

Jamming satellitare: guerra aperta tra Iran e Europa, che spegne IRIB su Eutelsat

La guerra delle interferenze che aveva caratterizzato gli anni della Guerra fredda, epoca in cui tutte le nazioni dell'allora blocco sovietico disponevano di potenti impianti in grado di diffondere un rumore elettronico, il cosiddetto "jamming" sulle stesse frequenze a onde corte usate dalle emittenti occidentali, non ha mai visto un vero e proprio armistizio. Nazioni come Cina e Iran hanno sempre continuato a disturbare le emissioni "scomode", a carattere giornalistico, politico ma anche religioso. Oggi però che molte di quelle emittenti non trasmettono più sulle onde corte, preferendo Internet o il satellite, il conflitto ha fatto un salto di qualità. E anche le contromisure. 
Da mesi i maggiori broadcaster internazionali, con in testa la Voice of America, accusano nazioni come l'Iran di disturbare scientemente le emissioni radio satellitari agendo sulle frequenze (in GHz) degli "uplink", i collegamenti terra-satellite che vengono poi ridistribuiti dai "downlink" dei ripetitori orbitanti. All'inizio del 2012 era stata depositata una petizione in seno all'ITU, un appello firmato da British Broadcasting Corporation (BBC), Deutsche Welle (DW), Audiovisuel Extérieur de la France (AEF), Radio Netherlands Worldwide (RNW) and the U.S. Broadcasting Board of Governors (BBG). Quest'ultimo ha reiterato le sue richieste, precisando che ancora una volta gli iraniani erano intervenuti per bloccare alla fonte le trasmissioni satellitari di Radio Farda e Free Europe/Liberty. Già a febbraio l'ITU aveva reagito esortando i proprietari degli impianti di jamming al rispetto delle normative internazionali, che vietano espressamente i disturbi alle comunicazioni via satellite.
Oggi per la prima volta l'occidente reagisce. In seguito alle richieste dell'UE di inasprire le sanzioni contro il regime iraniano, Eutelsat, d'accordo con il regolatore francese, il CSA, ha deciso di spegnere il transponder di Hot Bird che ripeteva i programmi televisivi e radiofonici dell'IRIB (una emittente che diffonde anche programmi radiofonici in lingua italiana, utilizzando onde corte, il Web e il satellite). Gli iraniani non sono rimasti con le antenne in mano. Una petizione "per salvare la libertà di espressione in Europa" (non in Iran), è apparsa oltre che sul sito di Voce dell'Iran "Radio Italiaanche su Facebook. Andrea Borgnino annuncia che la questione verrà affrontata venerdì in diretta alle 11.30 da Radio 3, nel programma Radio3Mondo.

3 commenti:

Giorgio Marsiglio ha detto...

Non mi ha fatto felice questa notizia.

Pur se comprensibile per i precedenti atti di "pirateria Satellitare" perpetrati dalle autorità di Teheran contro emittenti occidentali, tale rappresaglia è di fatto una censura, e quindi grave.

Tanto lo spegnimento dell’IRIB sul satellite quanto il precedente oscuramento dei canali televisivi occidentali (compresa la televisione della Repubblica di San Marino) ha reso reale un pericolo dai più sottovalutato: le comunicazioni satellitari – come, peraltro, quelle mediante la rete internet – hanno sì il pregio di essere molto agevoli nelle fasi di trasmissione e di ricezione, ma recano in sé il gravissimo difetto di poter essere spente in un sol colpo solo lasciando muti centinaia di migliaia di ricevitori.

Le nuove tecnologie della radiodiffusione sonora e televisiva stanno progressivamente smantellando le antenne ripetitrici poste sulle cime di montagne o di grattacieli, con la conseguenza che in un futuro oramai vicino i cittadini saranno costretti a ricevere le trasmissioni radio e tv solo dallo spazio (o via internet, anch’esso però interessato in parte da servizi satellitari).

A chi, con amabile ironia, potrebbe considerarmi un emulo di quel Ned Ludd che in piena rivoluzione industriale inglese andava con i suoi seguaci a fracassare i primi telai meccanici, ricordo che per un nemico in guerra (anche semplicemente fredda, come abbiamo visto nei recenti oscuramenti satellitari) o per un dittatore sarà d’ora in poi facilissimo lasciare senza alcuna informazione un’intera popolazione e per di più contemporaneamente, anziché una sola parte di essa come sarebbe accaduto invece in una realtà con tante antenne sparse sul territorio (magari negli Stati confinanti) e difficili da raggiungere.

Una realtà tecnologica, quella della pluralità di antenne, che in Italia la RAI sta velocemente abbandonando con lo smantellamento delle proprie stazioni in onde medie, lasciando così sguarnito un territorio non sempre raggiungibile dalle emissioni in modulazione di frequenza o da internet; onde medie (ove si può ancora ascoltare Radio Capodistria) invece, che – pur con un segnale meno pregiato di quello ricevibile con gli altri mezzi – erano state fino all’anno scorso oggetto di trasmissioni sperimentali da parte di associazioni o di imprenditori, subito però colpiti dal maglio della Polizia postale inviata dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Ministero il quale, forte di leggi miopi ed illegittime costituzionalmente, ha proceduto a sequestrare gli impianti radio e a denunciare i “pirati” radiofonici all’autorità giudiziaria.

Si sta ripetendo quanto nel 1976 accadde con le radio libere in modulazione di frequenza, ma questa volta la Corte costituzionale forse non potrà arrivare in tempo; unica speranza, almeno per il momento, dalla Commissione europea presso la quale è stata depositata una richiesta di apertura di una procedura di infrazione comunitaria contro l’Italia.

Andrea Lawendel ha detto...

Giorgio, che in materia di diritto d'antenna, è particolarmente ferrato, cita giustamente il caso della televisione sanmarinese: mi ero dimenticato di segnalare che proprio i disturbi che il jamming iraniano avevano recato alle trasmissioni di Eutelsat rappresentano un casus belli in questa vicenda dello spegnimento, intenzionale, dei segnali di IRIB. Ecco l'antefatto del 5 ottobre:

Oscuramento satellite: Eutelsat si appella alle autorità internazionali

Un’azione di disturbo dell’Iran ha provocato - ieri e l’altro ieri – l’oscuramento totale o parziale del segnale di alcune emittenti diffuse dai satelliti di Eutelsat, tra cui la nostra. La Corporation francese chiede l’intervento urgente delle autorità

Non è la prima volta che accade. Già nel 2009 Eutelsat fece un appello alle autorità internazionali affinchè intervenissero per fermare azioni di disturbo, da parte dell’Iran. Era il periodo delle elezioni presidenziali, contestate dall’opposizione, e che avrebbero portato alla riconferma di Ahmadinejad. Le autorità puntarono il dito contro alcune emittenti filo-occidentali che - secondo Teheran - avrebbero fomentato le proteste di piazza. Da qui il temporaneo oscuramento di questi canali, diffusi dai satelliti del colosso francese delle telecomunicazioni. Ora la storia si ripete; e le interferenze hanno interessato anche San Marino perché dal 2011, con lo sbarco satellitare, SMtv fa parte del bouquet Eutelsat. In questo caso l’oscuramento è avvenuto in concomitanza con le proteste – nella capitale iraniana – causate dal deprezzamento della valuta nazionale. Non è il Titano, nel mirino degli Ayatollah, ma 2 TV ed una radio: ripetutamente accusate dall’Iran di propaganda antigovernativa. Sono Voice of America’s persian – servizio radiotelevisivo del Governo statunitense –, Radio Farda - che trasmette dalla Repubblica Ceca –, e BBC Persian. Il transponder – il flusso satellitare - di quest’ultima è lo stesso della nostra emittente, da qui i disturbi: verificatisi nella serata del 3 ottobre e – a singhiozzo – nel pomeriggio del giorno successivo. Nessun dubbio, sostengono i vertici di Eutelsat, sull’attribuibilità all’Iran di queste azioni di disturbo: la Corporation è dotata di un sistema in grado di localizzare con precisione le sorgenti di interferenza. Si tratta – affermano – di una violazione delle norme dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni. Da qui la richiesta di un intervento urgente perché si ponga fine immediatamente a simili comportamenti. La direzione di SMtv sta verificando la possibilità di fruire di un altro transponder - nell’attesa di soluzioni politiche - per garantire la continuità delle trasmissioni.

Gianmarco Morosini

IL COMUNICATO DI EUTELSAT
Eutelsat Communications (Euronext Paris: ETL) today made a new appeal to international regulatory authorities to urgently intervene in order to put an end to repeated jamming of satellite signals from Iran. This new appeal follows significant deliberate interference from Iran since October 3 of international networks, including BBC Persian, the Voice of America's Persian service and Radio Free Europe/Radio Liberty's Radio Farda, that broadcast via Eutelsat satellites.
The practice of deliberate interference with broadcast signals is a violation of rules of the International Telecommunication Union (ITU). Today's complaint by Eutelsat officially asks the ANFR, France's national frequency agency, to renew its objection to jamming to the ITU so that it can be addressed as a priority.
This new condemnation and call for action to regulatory authorities follows appeals made by Eutelsat since May 2009 to put an end to unacceptable deliberate jamming of broadcast signals from Iran.


E qui di seguito il link a un commento dello stesso Giorgio Marsiglio.

Andrea Lawendel ha detto...

I rischi messi ben in evidenza da Giorgio sono reali. Sulle infrastrutture Internet e satellitari le possibilità di controllo (e di censura) sono enormemente più concrete rispetto a quanto non era accaduto con le radiocomunicazioni basate, come dice Giorgio, su pluralità di antenne. Nella circostanza va anche detto che la propaganda iraniana ci spinge - come ogni bravo caso limite - nell'ambito, quasi "filosofico", di che cosa voglia dire tolleranza e libera circolazione delle idee per una democrazia matura come dovrebbe essere quella europea. Il regime iraniano non è democratico, o non lo è nel senso di come intendiamo noi il complicato concetto. Una delle manifestazioni di questo diverso modo di intendere il governo della cosa pubblica e dei cittadini di uno Stato, è (era) proprio il fatto che l'Iran finora poteva liberamente utilizzare il satellite per far sentire agli europei la propria voce. L'Europa si aspetta di poter accedere allo stesso diritto, ma il jamming vanifica tale reciprocità. A questo punto sono scattata sanzioni che non comportano (per fortuna) azioni militari ma strumenti come le sanzioni, delle merci e, come abbiamo visto, di servizi "critici" come la radio e la televisione. E' giusto o no che una democrazia faccia ricorso a questi strumenti? C'è chi dice di no: una democrazia non può mettersi sullo stesso piano di un regime che essa considera non democratico. Altri invece sostengono che se questo stesso regime agisce indirettamente contro la libera circolazione delle idee e mira con la sua propaganda teocratica a sovvertire i principi fondanti di una democrazia laica, occorre reagire in qualche modo. Voi come la pensate? Per me la questione è sempre stata molto difficile, anche se alla fine penso di dovermi schierare a difesa della tolleranza costi quel che costi, perché sono convinto che questo sia il messaggio giusto: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu. La discussione è resa ancora più complessa dal semplice constatazione del danno subito da San Marino Tv, che paga per un servizio di cui non riesce a usufruire per colpa del jamming sulle frequenze di uplink. Per non parlare di argomenti roventi come il programma nucleare iraniano. Credo che mai come oggi serva mettersi intorno a un tavolo per discutere, con la massima disponibilità da entrambe le parti. Purtroppo, questa è una discussione alla quale la politica attuale non è preparata.