Domani pomeriggio, 18 ottobre, a Trento viene organizzato un incontro, il primo aperto al pubblico, per spiegare che cosa significa Radio Digitale e quali i vantaggi offre al consumatore. La provincia di Trento è in questi mesi oggetto di un test che a quanto capisco vuole essere molto operativo, un primo passo verso quel modello di radio digitale "misto" che vede la partecipazione da un lato dei network pubblici e privati con i loro ensemble storici, alcuni dei quali consortili, e dall'altro una infrastruttura realizzata da RaiWay come provider di una rete condivisa da emittenti locali. Come scriveva il Teleradiofax di Aeranti qualche tempo fa, "dopo la pubblicazione in G.U. n. 130 del 6 giugno u.s. dell’avviso pubblico per la presentazione delle domande per il rilascio dei diritti di uso delle frequenze in relazione al progetto pilota per l’avvio della radiofonia digitale nella provincia autonoma di Trento, si sono costituite due società consortili (Digiloc s.c.a.r.l. e Digital Broadcasting Trentino Alto Adige s.c.a.r.l.), ognuna partecipata da 12 emittenti radiofoniche locali autorizzate quali fornitori di contenuti per la radiofonia digitale terrestre in ambito locale in Provincia di Trento. Tali società intendono svolgere l’attività di operatore di rete in ambito locale per diffondere i programmi delle suddette emittenti." All'incontro di domani per Digiloc parteciperà Elena Porta, mentre Digital Broadcasting Trentino Alto Adige sarà rappresentata da Luigi Seppi. Il supporto lato industria dei ricevitori è assicurato dalla solita Pure e dal suo country manager Giorgio Guana.
C'è il serio rischio che anche il recente risveglio di interesse nei confronti del DAB in Italia finisca come in passato per trasformarsi in un letargo di mercato e tecnologie. La scommessa della radio digitale europea (e non solo) in Banda III VHF è ancora tutta da giocare, anche se i segnali (metaforici) che arrivano dalle nazioni che starebbero già discutendo di possibili strategie di switchoff della radio FM analogica, fanno capire che c'è ancora spazio per una ipotesi di azione coordinata a livello europeo. In questo caso l'industria radiofonica nazionale dovrà reagire in fretta e ogni ritardo accumulato oggi sul piano infrastrutturale e di mercato dei dispositivi utente rischia di provocare disastri quando l'ente pubblico e gli editori privati saranno messi davanti a un fatto normativo compiuto (e deciso altrove). Già è più che probabile la perdita a livello europeo dell'opzione che la radio digitale si era ritagliata nella Banda L UHF, che in Italia sembrava indispensabile per assicurare lo spazio necessario all'anomala quantità di stazioni migranti verso il digitale. Non possiamo permetterci di attendere oltre, il mondo radiofonico broadcast italiano deve dire se crede ancora nell'opzione digitale o se preferisce rassegnarsi a un eventuale movimento di opposizione (parziale o totale) alle tendenze europee una volta che il DAB dovesse seriamente prendere piede a livello continentale.
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