Forse anche per merito del mio precedente post sull'argomento si sta creando una certa attenzione in merito al destino della radio digitale DAB nella banda L. Ieri Key4Biz ha dedicato un articolo alle precisazioni che Agcom ha reso note a proposito di un recente invito dell'Antitrust italiano a riutilizzare per nuovi servizi le frequenze in banda L oggi non utilizzate. Agcom richiama nella nota ai lavori del comitato CEPT FM50 da me citato. Forse non sapendo, però (la notizia è di ieri), che la prossima riunione FM50, la numero 9, è fissata per il 23-24 ottobre a Bologna per decidere sulla abrogazione della direttiva ECC/DEC/(03)02, quella che assegna alla radio digitale le frequenze 1479.5-1492 MHz, nonché per lavorare sulla bozza del documento Decision on the future harmonised use of the 1452-1492 MHz band for MFCN SDL. Nella nuova direttiva la banda L viene riservata a servizi alternativi, come quello che i telefonici vogliono implementare per facilitare la distribuzione di contenuti multimediali attraverso canali secondari rispetto a quelli utilizzati dall'infrastruttura 3-4G o Wi-Fi.
Come scrivevo giorni fa, avevo incontrato al Prix Italia di Torino un funzionario italiano che aveva partecipato alle precedenti riunioni del comitato FM50. Da lui sono venuto a conoscenza della proposta italiana di includere nella bozza del documento sull'uso armonizzato della banda L un paragrafo che autorizza le singole nazioni ad autorizzare servizi di radio digitale, in deroga alle nuove finalità specificate per queste frequenze. Ma una eccezione di questo tipo può essere sufficiente a salvaguardare, poniamo, l'uso del DAB andando contro le richieste di altri operatori che potrebbero comunque appellarsi alla validità della nuova normativa su scala europea?
Qualche dubbio lo nutre anche Mauro Fantin, l'imprenditore veneto che ha dato vita a una azienda specializzata in hardware per apparati e terminali di rete, Visionee. Mauro è anche un grande appassionato di radio e quattro anni fa aveva ideato un progetto di infrastruttura di radio digitale basata su un innovativo modello ibrido. La sua idea consisteva nell'utilizzare, al posto di costose antenne in banda II, un nuovo concetto di microcella in banda L. Questa antenna "leggera" avrebbe potuto diffondere attraverso lo standard Eureka 147 programmi distribuiti grazie a una rete di distribuzione in modalità mesh realizzata dotando le stesse microcelle di antenne di "backhaul"basate sul sistema HyperLan (uno standard tutt'ora utilizzato come alternativa nel "wireless local loop", per esempio per portare Adsl dove il rame non arriva). Mauro, che ha depositato i brevetti della sua idea, aveva anche realizzato una sperimentazione, dimostrando la possibilità di distribuire contenuti su reti Ip ritrasmettendoli in modalità broadcast in banda L.
«Perché non rilanciare adesso quel discorso, dimostrando non solo che la banda L è ancora valida per il broadcast ma che su queste frequenze si possono inventare servizi non meno innovativi di quelli proposti dagli operatori telefonici?» si chiede Fantin. Secondo l'imprenditore una singola microcella da 10 watt assicurerebbe una copertura outdoor di 2-3 chilometri e avrebbe un costo molto contenuto, nell'ordine dei mille euro. Con potenze così basse sarebbe possibile ipotizzare l'uso di celle ad alimentazione fotovoltaica, mentre l'uso di un sistema di backhaul e distribuzione in modalità "mesh" consente una installazione realmente plug and play, perché ciascuna microcella riconoscerebbe da sola le altre, agganciandosi allo stream dei contenuti da ripetere. «Una rete broadcast - conclude Fantin, ha ancora molti vantaggi e grazie alla dorsale di distribuzione potremmo aggiungere alla radio tutta una serie di servizi, come il rilevamento di sensori ambientali e tante altre applicazioni di sicurezza, protezione civile, controllo del traffico. Se un operatore come RaiWay fosse interessato al discorso, sarei disposto a concedere gratuitamente l'uso dei miei brevetti in materia.» L'infrastruttura immagina dal fondatore di Visionee rapprsenterebbe oltretutto un formidabile pungolo per il made in Italy e andrebbe a inserirsi alla perfezione nello scenario che si va delineando oggi con iniziative come Italia Digitale e con le misure di rilancio dell'economia. Ovviamente, l'idea e i prototipi finora realizzati (Fantin aveva anche pensato ai dispositivi utente) non sono sufficienti se mancano una volontà precisa e un piano di finanziamento e implementazione concreto. Perché non provarci prima che a livello europeo la banda L venga in pratica esclusa da opportunità di questo tipo?
1 commento:
ho una radio locale Radio Onda Blu, e vorrei tanto rilanciare i contentuti della radio streaming in banda L. Sarà possibile?
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