Mi sarei aspettato qualche citazione in più sui nostri media e invece neanche il tuttologo Fabio Fazio è riuscito a tirare in ballo la scomparsa di Roy Bates accogliendo nella sua trasmissione Walter "Uolter" Veltroni, fresco autore della storia romanzata di un altro regno impossibile: l'isola (artificiale) della Repubblica delle Rose che Giorgio Rosa, un ingegnere di Bologna, volle fondare su una piattaforma al largo delle coste romagnole in pieno '68. Peccato perché il libro di Veltroni, intitolato L'isola e le rose, contiene un riferimento diretto a Roy e sarebbe stato facile citarlo in trasmissione (forse io ero distratto).
La storia raccontata da Veltroni è alquanto elaborata rispetto alla reale vicenda di Rosa, raccontata in anni recenti in un documentario e in una intervista. È del tutto verosimile però che l'utopista bolognese in quegli anni registrasse le cronache che giungevano dai mari del Nord, o meglio dalle acque intorno all'estuario del Tamigi, culla del fenomeno delle stazioni pirata "offshore" di una Inghilterra postbellica anche radiofonicamente depressa. Roy Bates, principe di Sealand, ex soldato adolescente delle Brigate Internazionali antifranchiste, ex maggiore dell'esercito di Sua Maestà, ex pescatore e avventuriero permanente, morto a 91 anni il 9 ottobre fu uno di quei pirati delle onde marine ed hertziane. Ma a differenza di tanti suoi colleghi, che si accontentarono di occupare virtualmente un pezzetto di etere a bordo di scalcagnate imbarcazioni, Bates riuscì a conquistare materialmente anche un pezzetto di mare, fondando su una piattaforma al largo della costa una nazione indipendente - Sealand appunto - che pur non essendo riconosciuta da nessuno non è mai stata affondata da un esercito come accadde alla coeva Repubblicadelle Rose (la dichiarazione di indipendenza di Sealand precedette di un anno quella della rosea repubblica). Nel caso della piattaforma adriatica pesò molto il clima di allora: pare infatti che le autorità italiane temessero il coinvolgimento della Jugoslavia o peggio ancora dell'Albania.
Qualche anno prima, nel1965, Bates ebbe l'idea di occupare una delle fortezze marine che la Gran Bretagna aveva messo a guardia delle sue acque territoriali, installandovi anche le prime postazioni radar. Altri come lui avevano usato quei forti per trasmettere la musica degli Stones che la austera BBC centellinava con tipico sadismo, ma Bates agì come un vero conquistatore, arrivando allo scontro fisico con i suoi colleghi e respingendo nel corso degli anni successivi un tentativo di attacco da parte di uno strano avvocato tedesco, provocando un mezzo incidente diplomatico. Insomma, un tipetto tutt'altro che pacifico il padrone di Radio Essex prima e dello "Stato" autoproclamato del Sealand dopo. La stazione del pirata Bates trasmise dal 1965 al 1966 da uno dei forti sull'estuario, sembra utilizzando l'impianto di un radiofaro costruitovi dalla aviazione USA. Poi Bates si trasferì con moglie e figli, destinati a diventare principi ereditari, su un'altra piattaforma, la Roughs Tower, proclamandola territorio indipendente. A quel punto la mannaia della legge inlgese contro le stazioni pirata marittime cadde (era il 14 agosto 1967) e Bates smise di trasmettere anche se il suo fortino all'epoca si trovava in acque internazionali e forse avrebbe potuto scampare al sequestro (ma non alla sorveglianza dei porti, che avrebbe reso problematico il rifornimento di gasolio e viveri).
Sealand si trasformò a tutti gli effetti in una enclave del Regno Unito quando nel 1987 quest'ultimo decise di estendere l'ambito delle acque territoriali, ma non ci furono più veri tentativi di detronizzare il principe, che continuò a battere moneta e a stampare passaporti e francobolli, buoni come quelli Monopoli. Senza mai smettere di seguire alla lettera il motto della sua microscopica e arrugginita nazione: e mare libertas, dal mare la libertà. Su Vimeo potete godervi un lungo film che Inventive Productions ha dedicato alla biografia del Principe e della Principessa di Sealand. Ancora oggi se andate sul sito Sealandgov.org, potete acquistare un titolo nobiliare del principe, o un boccale per il caffé firmato, a seconda del vostro umore.
In una intervista televisiva negli anni 80, quando la guerra, le radio pirata e tutto il resto erano ormai solo un ricordo, Bates dichiarò che avrebbe potuto morire ancora relativamente giovane o molto anziano, come poi è fortunatamente accaduto. Ma che sicuramente non sarebbe morto di noia. Non succederà neanche a noi, se continueremo a seguire le incredibili vicende della radio e dei suoi protagonisti, un mondo sicuramente più grande della realtà che questo medium straordinario racconta e immagina.
1 commento:
Confesso che conoscevo pochissimo questo personaggio ed ancor meno la sua intricata ma interessante storia che ora ho occasione di approfondire.
E' vero: la radio è circondata dalle vicende dei protagonisti che l'hanno fatta, con ogni mezzo ed in ogni parte del pianeta e proprio per questo non può essere cancellata.
Posta un commento