Nessuno finora mi aveva mai consegnato una onorificenza. Difficilmente mi accadrà ancora, ma intanto ecco il Diploma d’onore che la redazione italiana di Voce della Russia ha voluto amabilmente consegnarmi, per mano del suo caporedattore Alexandr Prokhorov sabato 28 a Torino, dove l’Associazione italiana radioascolto tiene fino a domani il suo 25esimo meeting annuale. Il diploma riconosce il mio ruolo nella “promozione del dialogo tra le nazioni”, è datato 25 aprile (una data importante) e reca il timbro con l’aquila imperiale, un simbolo che per un mezzo polacco come me ha infiniti rimandi affettivi, storici, culturali. (L’aquila campeggia anche nello stemma polacco del dopo indipendenza pur non trattandosi dello stesso volatile, che nel caso russo è bicefalo, e malgrado tra Czar e polacchi non corresse sempre buon sangue, è difficile non avvertire i legami con la grande madre slava.)
Chissà, forse l’ottimo Prokhorov, un gentiluomo colto e simpatico, che parla un impeccabile italiano e sembra molto affezionato all’Italia e ai suoi ascoltatori, ha avuto modo di leggere il mio scombiccherato diario sulla radiofonia. Più probabilmente gli amici dell’Air, che dalla Voce della Russia in questa stessa occasione hanno ricevuto tre medaglie, mi hanno sponsorizzato.
Io rimango sorpreso e un po' imbarazzato, perché proprio non me l'aspettavo, ma nel mio piccolo spero di testimoniare un certo attaccamento al concetto di dialogo interculturale e ho sempre detto che la radio e le onde corte sono uno strumento ideale e stupidamente trascurato per stimolarlo.
Tra l’altro devo ringraziare Prokhorov anche per il suo intervento al convegno torinese, commosso e in gran parte inedito per me, appassionato di radio ma distratto frequentatore delle trasmissioni in lingua italiana dall'estero (un tipo di programmazione purtroppo in via d'estinzione). La Voce della Russia, ha detto il suo caporedattore, che è nata il 29 ottobre 1929 e oggi trasmette in una trentina di lingue, ha iniziato a irradiare programmi in italiano nel ’33, iniziando con cadenza regolare quattro anni dopo, nel 1937. Inizialmente, ricorda Prokhorov, erano i transfughi italiani perseguitati dal fascismo a collaborare alla produzione dei programmi. A quei tempi, uno di questi italiani era un tal Mario Correnti, alias Palmiro Togliatti. Dopo l’entrata in guerra, Radio Mosca era seguita quasi come Radio Londra dagli italiani che cercavano di avere notizie più attendibili sulle vicende belliche (in particolare quelle drammatiche che riguardavano l’Armir). Dopo il conflitto, «nelle sezioni del PCI la riunione doveva chiudersi tassativamente prima delle 21, orario in cui dal vecchio Phonola arrivavano le trasmissioni da Mosca.» Prokhorov ha continuato a ripercorrere la storia dei contatti della stazione con la nostra cultura: le cronache dei viaggi della Scala a Mosca e quelle del Bolshoj in Italia, perfino le collaborazioni tra Radio Mosca e Radio Popolare di Milano.
Oggi Voce della Russia trasmette un’ora al giorno, con drastiche riduzioni rispetto alle due o tre del passato e la redazione è composta da una dozzina tra giornalisti, traduttori e annunciatori. L’obiettivo è cercare di coprire le notizie di politica, economia e cultura di una nazione che, ha ricordato Prokhorov, sente un forte legame con l’Italia, con cui tesse relazioni diplomatiche da cinque secoli. L’Italia è anche il secondo partner commerciale della Russa dopo la Germania.
E’ un peccato che così spesso le parole facciano da muro e non da ponte, ha concluso Prokhorov segnalando che oggi la comunità italofona che ascolta la Voce di Russia (non solo attraverso le care vecchie onde corte, ma via Internet) non abita esclusivamente in Italia. Almeno a giudicare dal numero di lettere che arrivano da tutto il mondo all’indirizzo di una delle rubriche epistolari radiofoniche più cordiali e amate dal piccolo, ma entusiasta, popolo dell’ascolto internazionale. Potete ascoltare la stazione ogni sera dalle 19.00 alle 20.00 (ora italiana) sulle frequenze di 936, 12000 e 15465 kHz.
Io rimango sorpreso e un po' imbarazzato, perché proprio non me l'aspettavo, ma nel mio piccolo spero di testimoniare un certo attaccamento al concetto di dialogo interculturale e ho sempre detto che la radio e le onde corte sono uno strumento ideale e stupidamente trascurato per stimolarlo.
Tra l’altro devo ringraziare Prokhorov anche per il suo intervento al convegno torinese, commosso e in gran parte inedito per me, appassionato di radio ma distratto frequentatore delle trasmissioni in lingua italiana dall'estero (un tipo di programmazione purtroppo in via d'estinzione). La Voce della Russia, ha detto il suo caporedattore, che è nata il 29 ottobre 1929 e oggi trasmette in una trentina di lingue, ha iniziato a irradiare programmi in italiano nel ’33, iniziando con cadenza regolare quattro anni dopo, nel 1937. Inizialmente, ricorda Prokhorov, erano i transfughi italiani perseguitati dal fascismo a collaborare alla produzione dei programmi. A quei tempi, uno di questi italiani era un tal Mario Correnti, alias Palmiro Togliatti. Dopo l’entrata in guerra, Radio Mosca era seguita quasi come Radio Londra dagli italiani che cercavano di avere notizie più attendibili sulle vicende belliche (in particolare quelle drammatiche che riguardavano l’Armir). Dopo il conflitto, «nelle sezioni del PCI la riunione doveva chiudersi tassativamente prima delle 21, orario in cui dal vecchio Phonola arrivavano le trasmissioni da Mosca.» Prokhorov ha continuato a ripercorrere la storia dei contatti della stazione con la nostra cultura: le cronache dei viaggi della Scala a Mosca e quelle del Bolshoj in Italia, perfino le collaborazioni tra Radio Mosca e Radio Popolare di Milano.
Oggi Voce della Russia trasmette un’ora al giorno, con drastiche riduzioni rispetto alle due o tre del passato e la redazione è composta da una dozzina tra giornalisti, traduttori e annunciatori. L’obiettivo è cercare di coprire le notizie di politica, economia e cultura di una nazione che, ha ricordato Prokhorov, sente un forte legame con l’Italia, con cui tesse relazioni diplomatiche da cinque secoli. L’Italia è anche il secondo partner commerciale della Russa dopo la Germania.
E’ un peccato che così spesso le parole facciano da muro e non da ponte, ha concluso Prokhorov segnalando che oggi la comunità italofona che ascolta la Voce di Russia (non solo attraverso le care vecchie onde corte, ma via Internet) non abita esclusivamente in Italia. Almeno a giudicare dal numero di lettere che arrivano da tutto il mondo all’indirizzo di una delle rubriche epistolari radiofoniche più cordiali e amate dal piccolo, ma entusiasta, popolo dell’ascolto internazionale. Potete ascoltare la stazione ogni sera dalle 19.00 alle 20.00 (ora italiana) sulle frequenze di 936, 12000 e 15465 kHz.
2 commenti:
Sinceri complimenti da parte di uno tra gli "amici italiani di Voce della Russia" (già Radio Mosca), tra i primi citati nell'allora nascente pagina web della prestigiosa emittente russa (allora www.vor.ru/Italian/ital.html) e più volte in radio.
Ricordo con simpatia Prokhorov, come anche i componenti della redazione in lingua italiana, prima tra tutti Giovanna Germanetto, Valeri Prostakov e gli altri. Un pezzo di storia del mio interesse per la radio lo devo a tutti loro.
Il riconoscimento al tuo lavoro rende onore al radioascolto serio in Italia.
I miei complimenti: da un paio di mesi leggo il suo blog con cadenza quotidiana, e credo che il premio che ha ricevuto sia ben meritato.
S.
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