Qualche settimana fa sono finito per caso sul sito di Broadcastitalia.it, "La storia e le voci delle radio (quando erano) libere", una piacevolissima raccolta di testimonianze scritte e sonore, passate e presenti, dei primi pionieri delle radio libere, quelle celebrate in una mitologia (Finardi, Vasco, il Ligabue di Radio Freccia...) stemperatasi nella realtà - forse inevitabile ma non per questo meno malinconica - dei network commerciali, tanto grossi e potenti quanto ripetitivi. In una sezione del sito avevo trovato un gustoso elenco di emittenti di trent'anni fa e sotto l'intestazione della Liguria c'era anche una stazione davvero mitica, Radio Mediterraneo di Genova. Una radio da carrugi, improbabile ma vera come una canzone di Faber. Una emittente che non ho mai avuto il piacere di ascoltare ma che ho imparato a conoscere attraverso i racconti dell'amico Oliva.
Mi ero ripromesso di scrivere un post che poi ho rimandato e dimenticato. Fino a oggi, quando ho aperto la mail che David Del Bufalo ha inviato all'indirizzo di Radiopassioni. Anche se non avete l'età giusta, anche se come me non avete cercato di sintonizzare i primi vagiti di Radio Milano International sul Blaupunkt valvolare che dal salotto di casa era finito nella mia stanza, facendo da inconsapevole catalizzatore di una passione che dura tutt'ora, anche se non avete un particolare interesse nella storia di un fenomeno che vi sembra esistere da sempre, andate a leggere le storie conservate su Broadcastitalia. Forse il senso di diffuso rimpianto è eccessivo, non tutto il panorama radiofonico privato attuale è solo il risultato di una serie di mancate occasioni, ma gli animatori di queste pagine non hanno tutti i torti.
L'idea, da quello che leggo nei vari about us, è venuta a un gruppo di ex-protagonisti che la vita e il lavoro ha poi portato per altre strade. Forse alcuni di loro sono rimasti nel settore ma ho come la sensazione che a nessuno piaccia completamente il quadretto, pubblicitariamente proficuo ma a volte asfittico, dipinto dalle radio commerciali che hanno ereditato e in parte dilapidato lo spirito di quei ruggenti anni '75-'76. Dietro a Broadcastitalia.it, nata poco più di un anno fa, c'è anche un blog, un podcast, un esperimento di Web radio e una vera e propria associazione, Libere Voci, che si propone di «recuperare il maggior numero di trasmissioni di quell'epoca e inserirle nel sito www.broadcastitalia.it al fine di creare la prima nastroradioteca privata italiana a disposizione di chiunque abbia voglia di documentarsi su questo grande evento che ha modificato parte del costume italiano.»
L'idea, da quello che leggo nei vari about us, è venuta a un gruppo di ex-protagonisti che la vita e il lavoro ha poi portato per altre strade. Forse alcuni di loro sono rimasti nel settore ma ho come la sensazione che a nessuno piaccia completamente il quadretto, pubblicitariamente proficuo ma a volte asfittico, dipinto dalle radio commerciali che hanno ereditato e in parte dilapidato lo spirito di quei ruggenti anni '75-'76. Dietro a Broadcastitalia.it, nata poco più di un anno fa, c'è anche un blog, un podcast, un esperimento di Web radio e una vera e propria associazione, Libere Voci, che si propone di «recuperare il maggior numero di trasmissioni di quell'epoca e inserirle nel sito www.broadcastitalia.it al fine di creare la prima nastroradioteca privata italiana a disposizione di chiunque abbia voglia di documentarsi su questo grande evento che ha modificato parte del costume italiano.»
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