31 dicembre 2005

Trasmette la resistenza anticastrista

Informazione, controinformazione e contro-controinformazione continuano a intrecciarsi intorno alle vicende cubane. E una parte significativa di questo complicato intreccio si svolge sulle frequenze radiofoniche delle onde corte, come negli anni della guerra fredda. L'ultima emittente anticastrista in ordine di comparizione, che sembra raccogliere l'eredità della Voz del Cid, voce del movimento Cuba Independiente y Democratica, si chiama Radio Republica e trasmette a nome del Directorio Democratico Cubano. Fondato nel 1990 come movimento giovanile in un albergo di Miami, il Directorio in passato aveva trasmesso in onde corte sulle frequenze della già citata Voz del Cid, una stazione inattiva dal 1999 (forse finanziata dalla Cia, quella radio fu poi ospitata, dal '94 al '99, sulla stazione radicale americana WRMI, Radio Miami International, che oggi ripete anche Radio Republica).
In realtà, a parte gli slot su WRMI originati in Florida, ancora non si conosce con esattezza la località da cui Radio Republica opera sulle sue nuove frequenze. Si sa solo che due o tre settimane fa, l'emittente clandestina cubana ha improvvisamente iniziato a utilizzare canali diversi dai 9955 kHz affittati da Miami International. A partire dalle 22 UTC Radio Republica mette in onda slot di due ore trasmessi inizialmente su 6135 e 5965 kHz, cui si sarebbero poi aggiunti i 7110 kHz. Queste sono le tre frequenze riportate sul sito Web e annunciate dalla stessa emittente oggi, 30 dicembre, verso le 23 UTC su 6135. In realtà, da due o tre giorni i 5965 sono stati sostituiti dai 6010 kHz (frequenza segnalata dallo spagnolo Josè Bueno), perché nel frattempo, Radio Habana Cuba, quella "vera", ha occupato i 5965 dalle 00 UTC (in parallelo con i 6000 kHz). Radio Republica, in effetti, arriva molto bene adesso, la una UTC passata del 31 dicembre, a Milano. Molto meglio di quanto non arrivasse un paio d'ore fa su 6135. Potrebbe davvero trattarsi, come sostiene Glenn Hauser sul suo DX Listening Digest, di frequenze affittate in Europa.
La programmazione dell'emittente del Directorio Democratico non è infiammata come potevano essere i vecchi programmi della Voz del Cid. Musica, interviste di taglio culturale e, stranamente, religione. Tutto sommato, una programmazione interessante, considerando che a Cuba l'offerta radiofonica e televisiva di notizie alternative alla propaganda di regime è relativamente abbondante. E molto pungente. Nella Piccola Havana di Miami, del resto, la comunità degli esuli è molto forte, tanto da esercitare una notevole influenza sull'elettorato (e molti ricorderanno quanto sia stata importante la Florida nelle due ultime elezioni presidenziali americane).
La voce antagonista più autorevole è tuttavia quella di Radio Martì, inserita nel circuito ufficiale dell'International Broadcasting Bureau americano e più precisamente nella sezione dell'Office of Cuban Broadcasting. L'Ibb gestisce anche la propaganda verso il Medio Oriente, l'ex blocco orientale europeo e altre emittenti di controinformazione. Radio Martì, intitolata così in onore dell'eroe indipendentista cubano Josè Martì, morto nel 1895 ma ancora molto amato dagli abitanti castristi dell'isola (a lui è dedicato l'aeroporto di Havana). Un patrocinio politico contraddittorio, quello scelto dagli americani, perchè Martì, che chiamava gli Stati Uniti "il Golia delle Americhe", non nutriva alcuna simpatia per le mire egemoniche di Washington sul continente. Radio Martì può arrivare in Europa, ma in questo preciso momento la sua frequenza di 6030 kHz, la più vicina ai 6010 di Radio Republica, è troppo debole e non permette di identificare con certezza la stazione.
Tornando a Radio Republica, è già stata segnalata in questi giorni in Italia - come riporta, tra gli altri, l'aggiornato blog di Francesco Cecconi - e in Europa, ma il consenso sull'esatta dislocazione dei trasmettitori non è ancora stato raggiunto. Il segnale è sicuramente più intenso di quello di Radio Habana e confrontato con quello (presunto) di Radio Martì potrebbe essere originato sul nostro continente. Ma dove? Dalla Russia come pensano alcuni? Il repentino spostamento della frequenza da 5965 a 6010 kHz è particolarmente anomalo. Non sempre le organizzazioni che affittano ad altri le loro frequenze riescono a essere così flessibili. Per fortuna, per chi ascolta le onde corte per i suoi contenuti, questi sono solo tecnicismi.

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30 dicembre 2005

Tutta l'Europa e l'Africa sotto i 1.700 kHz


Qualche anno fa Herman Boel ha avuto l'idea di pubblicare, su Internet, un elenco completo delle emittenti europee attive sulle onde lunghe e medie. Era la metà degli anni novanta, spiega lo stesso Herman, e per alimentare suo interesse nei confronti dell'ascolto delle stazioni nazionali, regionali e locali che operano in questa banda (che come si sa, dopo il tramonto del sole si popola di inattesi segnali in tante lingue), occorreva una guida di riferimento più approfondita e leggibile del World Radio and Tv Handbook. Quella guida, chiamata inizialmente Long and Medium Wave Guide for Europe venne creata e messa a disposizione, in lingua fiamminga, per gli iscritti alla Bbs (bulletin board system, o "bacheca telematica", le vere antenate del World Wide Web) del Dx Club di Anversa. Herman, che abita ad Aalst, in Belgio, e si occupa professionalmente di traduzioni da e verso Fiammingo, Inglese e Spagnolo, decise fortunatamente di allargare gli orizzonti del suo repertorio, traducendolo appunto in inglese. Nacque così nel 1998 la European Mediumwave Guide, per gli amici Emwg. Un anno fa, la guida si fonde con un altro analogo repertorio curato da James Niven e dedicato alle stazioni in onde medie dell'Africa e riceve ormai la collaborazione volontaria di decine di ascoltatori di tutto il mondo. La lista è disponibile in versione Pdf e può essere consultata anche online. Da oggi si può prelevare la nuova edizione, del gennaio 2006 (in genere Herman riesce a pubblicare due aggiornamenti semestrali). Pur essendo completamente gratuita, il contenuto è di prima classe e per molti versi assai più utile e completo rispetto al Wrth. Le stazioni vengono riportate in ordine di frequenza con tanto di potenze, orari, lingue di trasmissione e recapiti e-mail e postali. Grazie alla Emwg, chiunque può avvicinarsi al variegato mondo delle onde medie europee con la tranquillità di poter identificare con certezza le trasmissioni ascoltate. Una buona conoscenza della banda locale in questa gamma è un presupposto essenziale per chi voglia provare a dare la caccia alle stazioni ancora più lontane, dall'altra parte dell'oceano Atlantico (dove la canalizzazione è diversa dalla nostra e le stazioni occupano frequenze multiple di 10 kHz) o dall'Asia. Con la Emwg Herman Boel ha fatto un regalo prezioso a tutta la comunità dei DXer, che sono invitati a ricambiare, se credono, con una piccola donazione attraverso Paypal. Non dimentichiamo, infatti, che per l'edizione online della guida l'autore deve sostenere personalmente i costi della connettività Web. Nel mio piccolo, approfitto per ringraziare Herman per tutto quello che ha fatto e farà per noi radioaficionados.

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29 dicembre 2005

B92, rock revolution

Poche stazioni radio al mondo si possono proporre in modo altrettanto efficace nella metaforica doppia veste di zeitgeist e genius loci. Vero spirito del suo tempo e della sua orgogliosa nazione, Radio B92 di Belgrado negli anni orribili della dittatura di Milosevic e dei bombardamenti della Nato ha cercato, tra mille difficoltà, di tenere alto il vessillo dell'alternativa possibile, il simbolo di una città che fu una delle capitali culturali dell'Europa e che si era ritrovata a combattere una guerra dura, all'interno e all'esterno.
Qualche giorno fa di Radio B92 si è parlato su Radio Popolare di Milano, che ha trasmesso un'intervista ai responsabili dell'emittente serba. Tra i temi trattati c'è stato anche il film, attualmente in preparazione, basato su "Serbia Calling", un libro pubblicato da Matthew Collin qualche anno fa e ripubblicato, a fine 2004, con un lungo post scriptum. Serbia Calling racconta i dieci anni, dal 1989 al 2000, della parabola di Milosevic e l'opposizione che Radio B92 è riuscita malgrado tutto a esercitare, sia nei confronti del dittatore, sia nei riguardi dell'azione militare decisa dalla Nato in Kossovo (e con le bombe su Belgrado e tutta la Serbia). E' un libro strano, basato su interviste ed esperienze personali dell'autore. Il motivo conduttore dell'opera è tutto musicale: la propensione di B92 a diffondere musica moderna e di stile occidentale, privilegiando le giovani band locali al posto, scrive Collin, del terribile "yugo-pop" di fine anni ottanta, non potrebbe rappresentare meglio il suo spirito ribelle. B92 si è in altre parole battuta per una specie di rivoluzione del rock.
L'emittente serba, che nel frattempo ha aperto un canale televisivo e un sito Internet (ed è anche provider) trasmette in FM sui 92,5 e i 97,1 di Belgrado (e su altre frequenze in altre località) ma i suoi programmi si possono facilmente ascoltare in streaming Realaudio e Mp3. Mentre scrivo questo post, la notizia del giorno è la visita del ministro degli esteri italiano, Gianfranco Fini, citato anche nel notiziario della sezione inglese del sito. B92 è nata il 15 maggio del 1989 e da allora la sua prima missione è quella di far crollare i muri. Anche a colpi di rock.


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28 dicembre 2005

Un Radiocorriere per le onde corte

D'accordo. La radio me la sono procurata, magari approfittando della convenienza e della sorprendente qualità di uno di questi ricevitori cinesi... L'antenna incorporata del ricevitore, per muovere i primi passi, o un pezzo di filo buttato da qualche parte fuori dalla finestra, per una maggiore "spinta" del segnale, ce l'ho. Gli auricolari o la cuffia - perché le stazioni sulle onde corte è sempre meglio sentirsele in cuffia - li ho avvicinati alle orecchie. E adesso? Mi sono sintonizzato su qualcuno che parla una strana lingua e anche se fosse inglese la pronuncia non aiuta... Insomma, che diavolo di stazione sto ascoltando?
Fino a quando non si è acquisita una certa dimestichezza, l'hobby del radioascolto è un piccolo arcano. Spesso le voci si accavallano al solo sfiorare la rotella o i pulsanti della sintonia. A volte invece non si sente nulla. E poi non è mai come con la tv satellitare, dove i nomi delle emittenti di solito compaiono in bella evidenza in sovraimpressione, e neppure come l'FM, che per quanto affollata di segnali parla in una lingua e usa formati riconoscibilissimi.
La prima "arte" che il radioascoltatore delle onde corte deve imparare è quella della identificazione dei segnali, partendo possibilmente dalla situazione più semplice, quella delle stazioni internazionali. Questo tipo di emittenza, la più comune sulle frequenze comprese tra 5900 e 26100 kHz, è solita trasmettere una griglia ordinata di programmi in una o più lingue. In genere a ciascuna lingua corrispondono uno o più slot di trasmissioni a orari fissi e su determinate frequenze. Per esempio, possiamo immaginare che Radio XYZ trasmette in lingua kirghiza ogni giorno (domeniche escluse) dalle ore 17.00 alle ore 17.30 UTC su due frequenze: 9.715 e 11.835 kHz, rispettivamente nelle bande dei 31 e 25 metri. La programmazione della stessa emittente in ruteno ha luogo, poniamo, dalle 19.00 alle 19.30 sulle frequenze di 6.185 e 9.715 kHz. La ricezione può subire gli effetti di una propagazione sfavorevole o le interferenze da altre stazioni che trasmettono su quelle stesse frequenze o su un canale vicino (e se sono molto potenti e il ricevitore usato non è abbastanza selettivo, l'ascolto può essere molto, forse troppo disturbato). Inoltre, è possibile che Radio XYZ decida a un certo punto, proprio per sfuggire a eventuali interferenze o per sfruttare una banda che si propaga meglio in determinate condizioni ionosferiche, di cambiare le frequenze o addirittura gli orari di trasmissione. Senza contare che ogni sei mesi, Radio XYZ passerà da una griglia stagionale invernale a una estiva, o viceversa.
Come fa il radioascoltatore a stare dietro a tutti questi cambiamenti o a seguire i programmi delle stazioni preferite? Esiste un Radiocorriere dell'emittenza internazionale? La risposta è ni. Un buon riferimento è il volume World Radio and Tv Handbook, citato qui su Radiopassioni qualche tempo fa. Purtroppo il Wrth viene pubblicato una volta l'anno e sulle onde corte le cose cambiano piuttosto in fretta. L'ascoltatore può anche stringere una relazione diretta con l'emittente scrivendo al suo recapito postale (ormai anche via e-mail) e ricevendo risposte e materiale informativo, le famose schedules o, per l'appunto, griglie dei programmi.
Ma con Internet è diventato ancora più facile non solo tenersi aggiornati sulla programmazione delle stazioni preferite, ma anche riuscire a identificare un segnale sconosciuto ricevuto su una certa frequenza a una data ora. Una fonte primaria di informazione è ovviamente rappresentata dai siti Web delle stesse emittenti internazionali. Quasi tutte ormai hanno un sito e nella maggior parte dei casi questi siti riportano sempre le schedules aggiornate. Poi c'è il lavoro di molti volontari dell'hobby, che raccolgono orari e frequenze e li ripubblicano sul Web, spesso in forma del tutto gratuita. Un esempio di cui si è già parlato qui è quello del sito di Eike Bierwirth ma c'è un altro signore tedesco, Bernd Friedewald, che fa lo stesso lavoro sul sito IlgRadio.

Su IlgRadio, previa richiesta di una password autorizzativa (gratuita e inviata in automatico per chi preleva i dati per uso privato e personale), è possibile prelevare ogni sei mesi circa un file in formato Excel o Dbf contenente la lista di tutte le trasmissioni broadcast comprese tra 2.300 e 30.000 kHz, tra emittenti internazionali e locali. Per ciascuna frequenza vengono riportate le stazioni attive, le lingue utilizzate e le fasce orarie (con eventuali variazioni infrasettimanali). Le stesse informazioni sono accessibili direttamente online in un'altra sezione del sito ma l'aggiornamento delle griglie in formato Html è ovviamente più lento rispetto ai file in Excel o Dbf, più tempestivo. I file relativi alla stagione invernale 2005 non sono ancora disponibili nella versione online. Quello di Bernd è davvero un servizio utile, oltretutto corredato da molti altri dettagli, come la lista dei siti Web delle emittenti internazionali e molto altro. Grazie alle tabelle Excel dei programmi diventa più facile identificare una stazione a partire dalla sua frequenza e orario di trasmissione, anche se la certezza assoluta della identificazione (nel caso di frequenze nuove o variazioni dell'ultim'ora) si avrà solo con l'annuncio della stazione stessa, annuncio che le broadcast internazionali diffondono all'inizio, alla fine e più volte nel corso dei loro programmi.
Ci sono altre fonti che vale la pena menzionare. La High Frequency Coordination Conference, per esempio, è un libero consorzio di broadcaster che si riuniscono periodicamente per definire su base reciproca la propria programmazione in onde corte. In questo modo le emittenti riescono a coordinare l'occupazione delle frequenze, evitando i casi più macroscopici di interferenza. Dai lavori di questo comitato escono le schedules pubblicate due volte all'anno sul sito http://www.hfcc.org/. Le griglie di tipo B entrano in vigore a fine ottobre, quelle di tipo A (primaverili-estive), a fine aprile di ogni anno.



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25 dicembre 2005

I radiopirati delle fortezze marine

Scorrendo il sito Web della autorevole testata francese Offshore Echos, che dal 1974 racconta le avventure delle stazioni pirata europee, ho appreso un particolare storico curioso su un fenomeno che prosegue tuttora, senza quell'alone di gloria - e soprattutto senza l'impatto su un pubblico di radioascoltatori piuttosto ampio - che negli anni sessanta ebbero le emittenti installate a bordo di sgangherate bagnarole ancorate al largo, nel mare del Nord. L'aspetto meno noto è che alcune di queste "navi" erano in realtà piattaforme marittime, costruite dagli inglesi durante la guerra come barriera antiaerea avanzata e in seguito abbandonate, come res nullius in acque extraterritoriali.
Oggi le stazioni pirata delle onde corte, concentrate in modo particolare nella banda non autorizzata dei 48 metri, sono seguite solo da hobbysti specializzati e hanno una loro burocrazia interna, condividendo trasmettitori, location e servizi collettivi di emissione di QSL. Niente a che vedere con i veri pirati dell'etere, che negli anni sessanta attivavano le frequenze delle onde medie e rischiavano, quando andava bene, il sequestro degli apparati o una breve detenzione in un commissariato britannico. E quando andava male potevano lasciarci le penne.
Un caso tragico è appunto quello di Radio Invicta perché ci scapparano i morti. La stazione era stata messa in piedi nel 1964 da un canadese, John Thompson che al posto di una costosa nave scelse di utilizzare una delle tre fortificazioni marine che l'esercito inglese aveva costruito durante la guerra a Red Sands, in pieno estuario del Tamigi. Due di queste installazioni militari esistono ancora ed è possibile visitarle dal mare con i gommoni di una piccola agenzia di escursioni di Whitstable. Sembra inoltre che una associazione voglia restaurare i ruderi dei due fortini superstiti, i Maunsell Sea Forts, che assomigliano molto a un villaggio di piattaforme marittime di perforazione, una specie di versione guerresca di un insediamento su palafitte.
Radio Invicta trasmise per qualche tempo sui 985 kHz, ritrovandosi spesso in condizioni di emergenza, come quando i DJ dovettero chiamare la guardia costiera per farsi portare dell'acqua potabile. Ma il destino capitato a Tom Pepper, il "proprietario" (pseudonimo di Harry Featherbee) fu molto peggiore. Una sera di dicembre, Tom, partito dal forte a bordo della sua lancia "David" insieme al tecnico Martin Shaw e all'altro DJ Simon Ashley, naufragò per un guasto al motore. Il suo corpo venne trovato poco dopo, ma non fu così degli altri due passeggeri, uno dei quali scomparve del tutto (un secondo corpo fu trovato settimane dopo sulle coste spagnole).
Dopo qualche tempo Invicta chiuse i battenti e venne rimpiazzata da King Radio nel febbraio del 1965. Le trasmissioni di quest'ultima, su 1259 e 1267 kHz durarono fino all'ottobre di quell'anno. Altre radio si servirono di queste strane installazioni e un doppio Cd di Offshore Echos ne riferisce le vicende, che riguardano nomi come Radio Essex, British Better Music Station e perfino il Principato di Sealand , fondato dal "principe" Roy Bates. Oltre ai due Cd di Offshore Echos, diversi materiali, album e ricordi si possono trovare sul sito di Bob Le-Roi, un altro pioniere delle radio offshore.

La vigilia della radio

Era la vigilia di Natale del 1906 quando, per la prima volta, un'onda elettromagnetica generata dall'uomo riuscì a trasportare un suono coerente. Non solo: nella sua prima trasmissione audiofonica sperimentale Reginald Fessenden, ritenuto da molti il coinventore della radio, fu anche il primo a chiedere espressamente una QSL, una conferma di ricezione.
"Will those who have heard these words and music please write to R. A. Fessenden at Brant Rock, Massachusetts? We will speak to you again on New Year's Eve."

L'episodio viene descritto in un bell'articolo della American Heritage riportato sull'ultimo Dx Listening Digest. Fessenden, in efffetti, non era americano ma canadese, nato in una regione oggi appartenente al Quebec. Figlio di un pastore anglicano, dimostrò giovanissimo la sua intelligenza di inventore e poco più che ventenne cominciò a lavorare per Edison. Molto presto, lo studio delle onde hertziane lo portò a concludere che attraverso l'etere fosse possibile trasmettere veri e propri suoni, non solo i punti e le linee del codice Morse. La fondamentale differenza nel suo approccio, rispetto all'originale trasmettitore a scintilla di Guglielmo Marconi, era l'idea della trasmissione di una onda continua generata da un oscillatore sulla quale doveva essere sovrapposta l'onda "supereterodina", corrispondente al segnale modulante. Mentre perfino i suoi finanziatori erano scettici e dicevano di non essere per nulla interessati alla trasmissione di suoni (quel che contava era la telegrafia per le navi e le comunicazioni militari o civili), Fessenden costruì un sistema di trasmissione alternativo alla scintilla (spark) e un nuovo tipo di discriminatore (detector), anch'esso diverso dal coherer utilizzato dallo scienziato bolognese. Fino ad arrivare a quella vigilia di Natale del 1906, quando nell'etere risuonarono le note di Stille Nacht, eseguita al violino dallo stesso Fessenden, di un largo di Haendel, insieme alla lettura di un passo della Bibbia e alla richiesta di QSL. Non si sa esattamente quante conferme furono inviate, ma il 2006 è il primo centenario della radio come la conosciamo ed è giusto tributare a Reginald Fessenden il merito che gli spetta in un contesto retorico che tende a propagare il mito di Marconi ben oltre i limiti tecnologici che egli stesso ammetteva di avere.

24 dicembre 2005

Season and DXpedition's greetings




Tanti auguri a tutti. Questa Jul Öl, la magnifica birra di Natale, scura e speziata, venduta in Scandinavia durante il periodo natalizio, la bevo alla salute degli amici e di un hobby straordinario. Grazie.

23 dicembre 2005

raiPod, podRai

Viene presentato oggi il nuovo servizio Podcast dell'archivio di Radiodue. All'indirizzo http://www.radio.rai.it/radio2/podcast/podcast.cfm sono già disponibili alcuni file Mp3 prelevabili direttamente, ma quel che conta è l'attivazione dei rispettivi feed Xml verso cui puntare il proprio lettore preferito. Al momento sono disponibili alcune puntate di Caterpillar, 610, Viva Radio2 e la serie sulla dimostrazione del teorema di Fermat diffusa da Alle otto della sera. Il servizio rende automatica la consultazione dei programmi di Radio Rai salvati sul sito. Grazie a un programma come Juice, ricevitore di podcast open source (ed erede del vecchio iPodder), o iTunes di Apple (che offre il vantaggio di un catalogo di audioblog molto completo ma è purtroppo ottimizzato per il lettore originale iPod), le nuove aggiunte all'archivio dei podcast vengono scaricate sui lettori Mp3 attraverso un meccanismo di sottoscrizione e comodamente riascoltate in cuffia. Un grazie ad Andrea Borgnino per le anticipazioni su questa importante novità di mamma Rai.

22 dicembre 2005

Il senso di una radio etnica

Da uno dei tanti newsgroup internazionali dedicati al radioascolto giunge la notizia della chiusura del programma in lingua spagnola diffuso dalle frequenze della radio nazionale svedese. La redazione di Radio Panorama chiuderà i battenti da metà gennaio 2006 perché, dicono i responsabili dell'emittente, è venuta meno la missione del programma, mirato ad agevolare l'integrazione di migliaia di emigrati che avevano trovato in Svezia un freddo ma accogliente rifugio negli anni orribili delle dittature militari. Quello in lingua spagnola era un programma piccolo piccolo, tre quarti d'ora al giovedì e un'altra mezz'ora alla domenica, diffuso non in onde corte sulle frequenze in FM della "grande Estocolmo". Era un programma essenzialmente interno, rivolto a tanti cileni, boliviani, argentini e ai numerosi svedesi - grandi frequentatori delle spiagge mediterranee - che studiano la lingua spagnola. Insieme a questa redazione la radio svedese chiuderà anche quella turca, la estone e la lettone. In compenso vengono potenziati le redazioni somala, albanese, araba e kurda. Le motivazioni vere, quasi sicuramente, sono quindi finanziarie, i soldi sono quelli che sono e non si possono ripartire fra troppi bisognosi.
Nella trasmissione di Radio Panorama di questa mattina, giovedì 22 (la registrazione è disponibile su questo link ma se siete interessati fate in fretta, perché anche il sito Web verrà abbandonato) i redattori Cecilia Mora e Albèrico Lechini (raffigurati nella foto) discutono con i loro ospiti di questa decisione e concludono che una società multirazziale e multiculturale ha in realtà sempre più bisogno di contenuti in madrelingua, indipendentemente dal grado di maturità dell'integrazione di una minoranza.
In effetti basta leggere "Estocolmo" , il portale Internet degli ispanici di Stoccolma, per trovare i riferimenti a diverse stazioni che trasmettono, su Internet ma anche in FM per le varie comunità residenti. Sono evidentemente iniziative private, ma sintomatiche di una esigenza che certo non è venuta meno.
Che cosa c'entra tutto questo con Radiopassioni? C'entra moltissimo perché è interessante vedere come l'argomento dell'integrazione delle minoranze viene affrontato nei diversi paesi. Perché per esempio anche i tedeschi chiudono le redazioni in lingua estera finanziate coi soldi pubblici? E' giusto che sia così? Rimuovere anche queste piccole occasioni di ricordare una lingua madre e informarsi sulla vita dei compatrioti emigrati, dichiarando una resa incondizionata davanti all'offerta satellitare televisiva e a Internet, serve davvero ad accelerare la voglia di apprendere una lingua difficile come lo svedese? O è semplicemente segno di egoistica indifferenza? Non bisogna infatti trascurare il ruolo comunitario, localistico di una stazione radio, in qualsiasi lingua trasmetta. L'offerta televisiva sta alla radio locale come un piatto surgelato riscaldato nel microonde sta a una ricetta di casa propria, magari cucinata con ingredienti un po' rabberciati, ma capace di nutrire lo spirito oltre che lo stomaco. Fa fede, a questo proposito, il brano musicale dell'uruguajo Hector Numa Moraes, "Nenena", trasmesso nel breve lasso di tempo concesso a Radio Panorama nel programma qui citato. E devo ringraziare Internet per questa pagina dedicata al bravissimo cantautore. La canzone intitolata Nenena è la numero 4 della lista. Sarà un caso, ma la biografia artistica di Numa Moraes include una intensa attività radiofonica in Uruguay, a partire da CX 40 Radio Fénix (rarissima, ma ascoltata in passato in Italia sui 1330 kHz) fino alla attuale CX 4 Radio Rural 610 kHz, credo mai segnalata in Italia ma ascoltabile via Internet. Chi lo sentirà mai un chitarrista come questo sulla televisione satellitare?
Perché, infine, l'Italia dei mille campanili e delle milleduecento antenne FM non sembra per niente sensibile alla problematica delle radio comunitarie, dei programmi nelle lingue di milioni di emigrati? Certo, in una città come Milano sarebbe impossibile trovare una frequenza libera per iniziative come queste, ma è qui che sta il problema: la Rai, che potrebbe farlo, si guarda bene dal creare le Radio Panorama rivolte a peruani, filippini, senegalesi, cinesi e chissà quanti altri. E il governo si guarda bene dal regolare in modo meno indecente l'uso selvaggio dello spettro radiofonico pubblico, lasciando che tutti gli spazi vengano occupati con musicaccia sgradevole, scemenze infantili e insopportabili omelie dei vari padrilivii, non da chi ha qualcosa da dire (o da ascoltare), ma da chi, come sempre, ha in tasca soldi e amicizie che contano. Speriamo che il silenzio di Radio Panorama faccia un po' di rumore.

21 dicembre 2005

Un minuto di 61 secondi

Il 2005, avvertono il National Physical Laboratory britannico e altre fonti astronomiche, è uno di quegli anni in cui è necessario aggiungere un secondo bisestile al conto del tempo. L'operazione di "manutenzione" degli orologi avrà luogo nell'ultimo minuto dell'anno, poco prima delle ore 00 del primo gennaio. Minuto che avrà dunque una durata di 61 secondi invece di 60. L'operazione serve ad assicurare la sincronia tra il nostro sistema di misurazione del tempo e gli effettivi valori di rotazione e rivoluzione terrestri, il cui andamento viene monitorato da un gruppo di osservatori.
Il modo migliore per seguire il minuto di 61 secondi, per chi non dispone di un orologio radiocontrollato, è sintonizzarsi su una stazione di tempo e frequenza campione. Si tratta di emittenti, di solito annesse agli osservatori nazionali o agli istituti nazionali di standardizzazione, che diffondono nell'etere, sulle onde corte ma anche sulle onde lunghissime, i rintocchi di tempo di un orologio atomico e trasmettono su una frequenza molto precisa, utilizzabile per la taratura dei ricevitori radio e altre applicazioni. Alle 23.59 del giorno 31 dicembre sarà più facile sintonizzarsi sulla stazione WWV dell'istituto americano degli standard, da Boulder in Colorado, sulla frequenza (precisa, è il caso di dire) dei 10.000 kHz. Il format è un semplice tic-tac dei secondi (se ne potranno contare 61) disseminato da alcuni annunci in voce e dall'indicazione finale dell'orario allo scoccare del primo secondo del successivo minuto. WWV trasmette anche sui 15 MHz ma in questa fase di minimo solare è difficile che a quell'ora il segnale arrivi su una frequenza così elevata, a causa dei bassi livelli di ionizzazione dell'atmosfera. Con un po' di fortuna, si potranno ascoltare proprio le informazioni sui valori ionosferici e geomagnetici, diffusi da WWV insieme a dati di natura oceanografica e meterologica.
Quante stazioni di tempo e frequenza esistono nel mondo? Anche in questo campo l'uso delle onde corte è meno intenso rispetto al passato. In Italia c'erano due stazioni, a Roma e Torino (quest'ultima collegato al Galileo Ferraris), entrambe disattivate da molti anni. Solo recentemente - ma questo è un aneddoto di poco conto - sono state "resuscitate" in un discusso articolo pubblicato su Radiorivista, l'organo ufficiale dei radioamatori italiani iscritti all'Ari. L'articolo in questione conteneva un mucchio di inesattezze ma purtroppo il livello dell'informazione nel campo del radiantismo è quello che è e del resto tutti possiamo commettere degli errori. Oltre a WWV negli Stati Uniti, sulle isole Hawaii, è in funzione una seconda stazione di tempo, siglata WWVH. Simili stazioni, sulle onde corte si trovano per esempio in Canada, in Cina, a Taiwan. In Europa bisogna cercare per esempio in Inghilterra e in Germania, ma sulle frequenze molto basse, sotto i 100 kHz. Perfino l'Observatorio Naval venezuelano opera una stazione sui 5 MHz, la stessa su cui trasmetteva la torinese IBF e la romana IAM. Su Internet si trova una lista aggiornata (o quasi, non è facile stare al passo di stazioni che operano a bassa potenza, in condizioni spesso ardue da monitorare), curata da William Hepburn, per le onde corte (HF) e per le lunghissime.

Grazie, Björn

Dalla sua casa di Quito, Ecuador, dove abitava con la moglie Susana, lo svedese Björn Malm è stato negli ultimi anni un amico fedele di tutti gli appassionati ascoltatori di stazioni andine e latinoamericane, in onde medie e in banda tropicale. Sul suo sito Web personale, Björn è stato un instancabile narratore dell'attività di decine e decine di stazioni, puntualmente riportate con dettagli, frequenze, nomi, campioni audio perfino fotografie. Uno spaccato straordinario della vita di nazioni antiche, orgogliose, spesso martoriate come Ecuador, Peru, Bolivia, riflessa nelle trasmissioni radiofoniche cui i ricchi hobbysti del nord del mondo si divertono a dare la caccia con strumenti tecnologici che da soli valgono singolarmente più di molti sgangherati impianti emittenti in Sud America. Björn se n'è andato il 29 novembre, per un arresto cardiaco. Solo ora la comunità dxistica internazionale lo viene a sapere da questo scarno messaggio di un conterraneo di Malm, Henrik Klemetz, a sua volta riportato da Glenn Hauser sul suo Dx Listening Digest:

El colega Christer Brunström me avisa que nuestro amigo Björn Malm falleció el 29 de noviembre de un paro cardíaco. Para los aficionados al diexismo la desaparición de Björn es un rudo golpe. Su sitio web http://www.malm-ecuador.com deja un claro testimonio de su desinteresada y abnegada labor en pro de la radioafición. Para su esposa Susana y demás deudos y familiares presento mi más sentido pésame.


La succitata comunità dxistica si fa ogni giorno più sparuta, più per il generale calo di interesse che per l'aumento dell'età media dei suoi componenti. Anche quest'ultimo è un fattore che pesa sul graduale declino dell'hobby, ma nel caso di Björn Malm una notizia così triste è specialmente inattesa e prematura. Pochi, forse, lo hanno conosciuto di persona ma per tutti era un amico gentile e disponibile, fanciullescamente entusiasta della sua radio e delle sue accurate identificazioni. A tutti mancherà molto. Questa, forse, è stata la sua ultima segnalazione via e-mail:

Quito 27/Nov/2005 22:08

5801.22 kHz:
I have been listening almost two hours, 01 -0300
UTC, to non stop LA music without ny talk/ID. Can
it be the only(?) existing Colombian shortwave
pirate "Radio Juventud"? I haven´t logged them
for several years, a station very difficult to
ID. Still on air when I left my radio some
minutes ago.

Bjorn Malm, Quito, Ecuador




Il ritorno dell'uomo di fango


Visto dal vero (?), fuori dalla scatola televisiva in cui era solito commentare la scatola stessa o finalmente ricongiunto al corpo separato dall'incorporea voce radiofonica (spesso sintetica, lo ricordate?) del Golem, Gianluca Nicoletti è un signore amabile e garbato, che evidentemente non ama far leva su una austera, algida cifra mediatica per mettersi in mostra in tutti gli altri contesti. Dopo averla sentita parlare alla radio, tanto per dire, non ti aspetteresti mai una persona capace di intrattenersi e intrattenerti - come qualsiasi genitore orgoglioso - scambiando aneddoti sui figli piccoli. Anche per questo, quando Nicoletti fu cacciato dalla direzione di Rai.net e dalla trasmissione-cult di Radiouno Golem, per i suoi numerosi fan golemaniaci e per tutti coloro che lo conoscevano o lavoravano con lui fu un colpo nello stomaco. Il servizio pubblico aveva inspiegabilmente rinunciato a un collaboratore intelligente e gradevole.
Dopo poco tempo Nicoletti riemerse, con una pseudonima, fangosa identità sul Web e con la sua firma giornalistica su La Stampa. Ma un Golem senza microfono è come un bel quadro incompiuto, come una incorporeità imperfetta. Il soffio del Golem è la parola "detta". A un anno di distanza e proprio in occasione del solstizio, l'inverno del nostro scontento sta per riscaldarsi a un tiepido sole di gennaio. Nicoletti torna in radio! Lo annuncerà ufficialmente oggi, 21 dicembre, in una conferenza stampa organizzata presso la sede milanese di Radio24, l'emittente del Sole 24 Ore che ha deciso di riospitare una delle voci più lucide e letterarie della critica italiana dei mezzi di comunicazione. L'anticipazione si può leggere sul sito del Golem, che riporta un link a un bell'articolo di Millecanali. Il programma andrà in onda su Radio24 a partire dal 9 gennaio, ogni mattina alle 8.30, ora canonica delle meditazioni golemiane. Unica cesura rispetto al passato: il nome della trasmissione, il palindromico Melog. Ben tornato, uomo di fango. Seguitelo, in tutta Italia, su queste frequenze.

20 dicembre 2005

Cento fiori, una settimana d'attesa

Da Daniele GIustivi, per tramite di Andrea Borgnigno, arriva questa comunicazione:

Sperando di farvi cosa gradita, segnalo che la trasmissione

"I 100 fiori,
l'Italia delle radio libere"

è stata SPOSTATA a mercoledì 28 dicembre 2005,
sempre su RAI 3 alle ore 8 e alle 0:35
Per ulteriori dettagli potete consultare questa pagina, in cui però si fa riferimento alla precedente data SBAGLIATA (21 dicembre): http://www.stelleinfm.it/100fiori.html

Onde medie ai giovani

Da pochi giorni alcuni DXer in Italia e in Europa segnalano le trasmissioni sperimentali di Radio Giovanni Paolo II, su 1620, una emittente sulla sponda veronese del Lago di Garda, da Castelnuovo. Questa stazione, ha riferito per primo Fabio Tagetti da Legnago, è legata alla stessa proprietà di Radio Happy Days, della stessa località (video75 at libero punto it). Per sperimentare i 1620 kHz, dove conta di utilizzare fino a 6 kilowatt, la radio trasmette ampi brani delle cronache dei viaggi del Papa polacco. Il target di riferimento, a quanto sembra, è un pubblico giovanile, presumibilmente cattolico.
Ampiamente tagliate fuori dalla notorietà che giustamente circonda il fenomeno della radiofonia in modulazione di frequenza, da molti anni operano sporadicamente in Italia alcune radio private che scelgono, chissà perché, le onde medie. Non è del tutto chiaro se l'attività di queste stazioni, che quasi sempre gestiscono anche una o più frequenze in FM, sia riconosciuta dall'attuale sistema delle licenze rilasciate alle imprese di radiofonia privata. La sensazione è che ancora oggi l'unico ente autorizzato a servirsi delle onde medie sia il concessionario pubblico, cioè la RAI. Ma questo non ha impedito a emittenti come Radio Verona International, Teleradio Stereo, Radio Campogalliano, Radio San Luchino, Pane burro e marmellata (!) a utilizzare, a partire dalla fine degli anni settanta, frequenze come 1404, 1494, 1611 kHz, tanto per citare alcuni casi storici. Più recentemente Radio Studio X da Momigno ha consolidato, oltretutto in AM stereo, unico caso italiano, una presenza ormai pluriennale sui 1584, frequenza che da qualche mese è occupata anche dalle trasmissioni di Radio Verona che nel nord Italia arriva a coprire i segnali di Studio X. Ancora un anno fa veniva ascoltata su 1404 Radio 106, ex Campogalliano.
Che cosa strana. Il citato pubblico giovanile segue con passione le radio private in FM. Ma forse non dispone di apparecchi radio in grado di sintonizzarsi per bene su una frequenza come 1620. In Europa, le onde medie finiscono infatti a 1602 kHz e la porzione tra 1602 e 1710 è già considerata appannaggio delle banda delle medie frequenze marittime. Negli Stati Uniti e in Oceania è stata introdotta una versione estesa delle onde medie che include appunto questi 100 kHz in più e molti ricevitori cinesi e giapponesi distribuiti sui nostri mercati riescono a coprirli. Una regola non generale: nelle case e nelle autoradio sono ancora in funzione apparecchi che oltre i 1602 non vanno. Le onde medie sono del resto ampiamente trascurate, con buona pace degli ultimi assetti normativi che prevedono (dopo che la RAI ha spento i trasmettitori OM che ripetevano il secondo e il terzo programma) un "rilancio" di queste frequenze. Rilancio un corno: forse la scomparsa di Radio 3 da trasmettitori come Milano 1368 kHz è dispiaciuta a qualche agguerrito nostalgico (e come dar loro torto davanti a uno spettro FM selvaggio che impedisce a chicchessia di ascoltare buona musica con una qualità decente), ma generalmente parlando, sono pochi a essersi accorti dello shut down. Le onde medie sono da tempo un morto che cammina e se in Europa assistiamo a casi di autentico tentativo di rilancio, come in Francia e perfino alcune nazioni dell'est, la tendenza riguarda più o meno l'intero continente.
Non voglio dire che le stazioni private o regionali non possano o non debbano trasmettere sulle onde medie. Nelle ore notturne queste frequenze consentono un netto allargamento dei bacini di ascolto e nelle ore diurne garantiscono su scala più limitata una ricezione di buon livello, soprattutto per la programmazione di tipo giornalistico e di servizio. Il fatto è che negli ultimi quarant'anni qui da noi la tendenza non è mai andata nella direzione di una vera rivalutazione e le onde medie - piaccia o meno - sono state dimenticate. Le stazioni private/pirate che da 25 anni a questa parte spuntano qui e là con velleità più o meno marcate per poi tornare a loro volta nell'oblio, dimostrano che il difetto è nel manico. Sembra, tanto per dire, che Radio Giovanni Paolo II stia trasmettendo con lo stesso impianto che nel 1981 veniva utilizzato da Radio Verona International. Impianto che da allora dev'essere rimasto in uno scantinato. Adesso i giovani dovrebbero mettersi a riascoltarlo? Auguri.

19 dicembre 2005

La rivoluzione trasmette?


Sulla lista di distribuzione del sito Hardcore Dx lo spagnolo Jose Miguel Romero riporta un comunicato (apparso a sua volta su una lista di distribuzione portoricana) dell'Ejercito Zapatista de Liberacion Nacional. Il comunicato, firmato dal subcomandante Marcos in persona, annuncia la ripresa della programmazione di Radio Insurgente, La voce dei senza voce (efficace, eh?).
Les comunicamos que a partir del día 19 de diciembre de 2005 (12 aniversario de la ruptura del cerco y la declaración de municipios autónomos rebeldes zapatistas) se reanudarán las transmisiones de "Radio insurgente, voz del EZLN, la voz de los sin voz", en onda corta, frecuencia modulada y en la página electrónica.

Marcos precisa che il controllo delle stazioni FM legate alle basi del suo esercito verrà gradualmente restituito alle comunità contadine locali, mentre l'Ezln manterrà solo ed esclusivamente la frequenza di 6.000 kHz per le sue trasmissioni ufficiali. Trasmissioni che vengono anche archiviate sul sito Web www.radioinsurgente.org.
Detta così sembrerebbe proprio vero, le onde corte tornano a trasportare la voce di una emittente clandestina. Che secondo l'autorevole Clandestineradio.com era stata pianificata fin dal 2003. Non sarebbe un evento straordinario, le radio clandestine sono ancora abbastanza numerose. C'è però un ma: sembra che nessuno abbia mai effettivamente ascoltato e segnalato le trasmissioni di Radio Insurgente sui 6.000 kHz, una frequenza regolarmente e ampiamente occupata da una radio, non meno rivoluzionaria, ma del tutto ufficiale - anche se scomoda - come Radio Habana Cuba. In effetti è curioso che i zapatisti scelgano di utilizzare proprio una frequenza che Radio Habana usa da anni per trasmettere dall'unico "teritorio libre de America".
Il fatto è che Radio Insurgente non sembra neppure essere ripetuta da Radio Habana, che in Europa non è proprio facilissima sui 6 MHz. Come consolazione, le trasmissioni zapatiste si possono ascoltare/scaricare da Internet, in spagnolo e lingue indie. Il sospetto è che nonostante gli annunci che parlano di copertura dei cinque continenti sui seis punto cero megahercios, la radio zapatista non disponga di alcuna antenna sulle onde corte. Peccato, dobbiamo accontentarci del pur eccellente streaming digitale. E per il sound cubano? In diretta ionosferica c'è sempre Radio Rebelde sui 5025 kHz nella banda tropicale dei 60 metri, emittente rivoluzionaria per eccellenza con un segnale sorprendentemente forte in una gamma di frequenze che in genere richiede ricevitori piuttosto sensibili e antenne esterne (in questo momento, la mezzanotte utc di lunedì 19 dicembre la ascolto con un piccolo Degen 1103 e pochi metri di filo sul tetto, in una rumorosa Milano). RR può anche essere "letta" e ascoltata sul suo bel sito Web.

17 dicembre 2005

Anno che passa Wrth che trovi

Tra gli appassionati di radioascolto internazionale è conosciuta come "la Bibbia" della radio. Da sessant'anni a questa parte, a dicembre esce il World Radio and Tv Handbook, l'annuario di tutte le stazioni radiofoniche (e televisive) del mondo. E' una pubblicazione preziosa per chi è interessato ad ascoltare i programmi multilingue delle varie broadcast internazionali (fedelmente riportate in un rigoroso ordine alfabetico per singola nazione di appartenenza) e per tutti gli addetti ai lavori della radiofonia locale, che vi trovano un quadro tecnico preciso del mercato, soprattutto dal punto di vista dell'occupazione delle frequenze e delle organizzazioni coinvolte. Al capitolo italiano si trovano anche molti dettagli sui network radiofonici privati; sarebbe bello poter leggere un elenco completo di emittenti FM ma non si può pretendere che in una singola directory trovino posto 1.500 stazioni in continuo rimescolamento (considerando che ai tempi d'oro erano il triplo). Per un quadro esaustivo dell'FM italiana ci si deve accontentare delle varie iniziative, oltretutto gratuite, che fioccano sul Web, in Italia e all'estero.

Il Wrth, come viene affettuosamente chiamato da DXer e ascoltatori broadcast o shortwave listener che dir si voglia, è nato sessant'anni fa per iniziativa di un editore danese. Era l'immediato dopoguerra e allora la radiofonia rappresentava ancora qualcosa di vagamente misterioso ma fondamentale per la vita di tutti. Il periodo bellico aveva fatto capire l'importanza delle notizie radiofoniche, perfino di quelle censurate da regimi e eserciti. E nel 1947 il senso di euforia doveva essere enorme e facilmente percepibile sulle onde di mille emittenti che affollavano le onde corte. La guida ideata in Danimarca fu affidata all'inizio degli anni sessanta a un editore, Jens Frost, che ne curò ciascuna edizione per oltre 35 anni. Frost è scomparso nel 1999 ma è rimasto tra le figure di maggior spicco della storia dell'editoria radiofonica specializzata, anche per le sue numerose participazioni alle convention di radioappassionati. Per tanti anni, almeno fino all'avvento di Internet come seria alternativa all'accesso a fonti giornalistiche e notiziari di tutto il mondo, molti DXer sono entrati in contatto con l'affascinante universo parallelo delle onde corte proprio attraverso il Wrth.

Negli ultimi tempi la pubblicazione è passata per diverse mani, dall'Olanda, all'Inghilterra, agli Stati Uniti e di nuovo in Inghilterra. Il fatto che continui a uscire dimostra che l'interesse nei confronti di questo mezzo di comunicazione, un po' fané ma sempre pimpante, giustifica ancora la fatica di raccogliere tutti questi dati. Con i redattori inglesi collaborano molti DXer di tutto il mondo, Italia compresa. Oltre all'elenco nazione per nazione (in due sezioni per l'emittenza locale e i programmi internazionali) delle radio e alla lista, sempre per nazione, delle emittenti televisive, il Wrth incorpora diverse pagine introduttive con la descrizione di ricevitori e antenne, note sulla propagazione e vari repertori, come la lista dei programmi dedicati ai DXer, o l'elenco delle principali associazioni ufficiali e hobbystiche. La parte più consultata dai DXer attivi è quella che in fondo al volume riporta tutte le stazioni del mondo in onde lunghe, medie e corte ordinate per frequenza.

In Italia, la guida 2006 può essere acquistata in alcune librerie o direttamente dall'importatore ufficiale, Monitor-Radio Tv di Milano. Sul suo sito Web si trova, tra parentesi, un'altra guida completa online all'emittenza FM italiana e alle frequenze radiotv della Rai (consultabili peraltro anche sul sito Raiway). L'editore milanese distribuisce inoltre un secondo volume sulle emittenti internazionali, il Passport to world band radio. Quest'ultima guida è meno organica ed esaustiva del Wrth perché focalizzata sulle emittenti internazionali, ma è al tempo stesso più "librosa", ospitando molti articoli sulla scelta dei ricevitori e sull'hobby delle onde corte in generale, insieme alle "pagine azzurre" con la griglia dei programmi radiofonici internazionali. Per chi mastica a sufficienza l'inglese è un eccellente integratore della Bibbia del radioascolto.

15 dicembre 2005

Sassi sul digitale - 3

Una pagina dell'inglese Times Online sui gadget natalizi recensisce brevemente (ma non senza sottolineare la superiorità di questa novità tecnologica sulle radio DAB) la Wi-Fi Radio proposta da Acoustic Energy, azienda britannica specializzata in hi-fi. Wi-Fi Radio, come dice il nome, è una radio che riceve le frequenze di Internet senza-fili. In pratica un computer che integra la scheda di rete wireless e il software necessario per "sintonizzarsi" su canali streaming audio dalla miriade di stazioni radiofoniche presenti sul Web. Viene venduta (a 200 sterline, non poco) con 2.500 stazioni già preselezionate, ma l'acquirente può aggiungerne nuove scaricando le URL dal sito Internet di Reciva, altra società responsabile dello sviluppo del "radio browser" integrato nell'apparecchio Acoustic Energy. Sembra essere un software molto semplice, che rende quasi del tutto automatica la ricerca delle stazioni, proprio come sulla scala parlante di una radio normale, offrendo però la possibilità di scegliere i canali per nazione, contenuto, lingua.
Niente di veramente nuovo. Philips e altri specialisti della consumer electronics ci mostrano da anni dei ricevitori per Internet radio "sperimentali". La differenza è che Wi-Fi Radio non è un prototipo ma un prodotto concreto e se il suo prezzo non è particolarmente abbordabile, la storia di questi prodotti ci dice che è solo questione di tempo. Ma la vera svolta è proprio nel wi-fi, perché la presenza di connessioni wireless alla banda larga ormai è piuttosto diffusa. I fautori degli standard digitali terrestri non possono a questo punto non iniziare a porsi qualche domanda sulle reali possibilità di una tecnologia "sostitutiva" della vecchia radio. Con l'avvento della quarta generazione del cellulare, delle reti wireless metropolitane e lo sviluppo del DVB-H, una radio IP come questa potrebbe essere la più autentica interprete del futuro della radiofonia.

13 dicembre 2005

Stelle del FirMamento

Riceviamo la segnalazione di un programma televisivo che gli amanti della radio non vorranno perdere. Gli eventi commemorativi sono stati abbastanza numerosi, ma a livello istituzionale pochi hanno ricordato che in questo 2005 (per la verità le primissime trasmissioni "libere" dovrebbero risalire al 1974) ricorreva il trentesimo anniversario del fenomeno della radiofonia privata in Fm. Così, a molti interesserà sapere che

MERCOLEDì 21 DICEMBRE 2005, alle ore 8.00 e alle 00.35, su RAI Educational e
RAI 3 va in onda il documentario:

"I Cento Fiori. L'Italia delle radio libere"

di Amedeo Ricucci e Stefano Dark
regia di Maurizio Carta e Amedeo Ricucci
Un programma realizzato da Road Television e raccontato da Christian
Iansante per «La storia siamo noi» - Rai Educational (dir. Giovanni Minoli).

Suoni, colori, emozioni: a 30 anni dall'inizio del fenomeno "radio libere"
il più completo documentario televisivo realizzato sull'argomento in Italia.

In una sorta di felice abbinamento multimediale viene annunciata anche la prossima (primavera 2006) uscita del volume "Libere. L'epopea delle radio italiane degli anni '70" curato da Stefano D'Arcangelo e l'attivazione, già avvenuta, del sito Web Stelle in Fm, dedicato a e raccontato da i protagonisti delle radio libere italiane negli anni settanta e ottanta.

05 dicembre 2005

Sassi sul digitale - 2


Novanta pagine fitte fitte, con considerazione tecniche ed economiche sui vari standard, nuovi e sperimentati, della radio digitale. Si intitola Scenario e considerazioni per la transizione verso la radiofonia digitale il position paper pubblicato a ottobre dall'Aict, Associazione per le tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni. Novanta pagine ingegneristiche, ma tutte da leggere. Il documento può essere prelevato dal sito dell'Associazione, partendo dalla home page e puntando sull'archivio e sulla sezione dedicata ai Position Paper. Intanto provate a scaricarlo e a leggerlo, poi ne discutiamo con più calma. Molte osservazioni riguardano il Dab, ma ci sono cenni anche sul Drm, giudicato interessante per l'Italia soprattutto per lo scarso uso della banda da parte della Rai.

02 dicembre 2005

Pisa Coltano, un impianto lungo un secolo

Pisa Coltano è una location importante per la storia della radio e continua a essere utilizzata per le onde medie (1062 kHz) dalla Rai, come testimoniano le ultime foto pubblicate da Andrea Borgnino. Il quale spiega in un suo messaggio che la nuova antenna da poco installata verrà collegata al vecchio impianto trasmissivo un tempo in funzione a Firenze. Molto prima della Rai fu Marconi in persona a utilizzare il sito a partire dal 1911 per la radiotelegrafia in onde lunghe prima e in onde medie e corte poi. La storia del Centro Radiotelegrafico di Coltano si trova, con altre immagini, sullo stesso Mediasuk di Andrea e un cenno interessante si trova anche sul sito della Marina militare, a proposito del non lontano Istituto di Telecomunicazioni fondato a Livorno nel 1916. Una pubblicazione scritta nel 1924 dall'allora direttore del Centro Radiotelegrafico viene citata da Borgnino, che l'ha trovata ripubblicata in un numero del 1993 della rivista del Centro sperimentale Rai di Torino, Elettronica e Telecomunicazioni (vedere link qui a sinistra, sezione Pubblicazioni). Tempo fa qualcuno (forse Fabrizio Magrone?) mi aveva mandato delle scansioni dell'opuscolo originale di Vallauri ma chissà che fine avranno fatto. In ogni caso altre notizie su Coltano si trovano sul fantastico catalogo di quasi duecento pagine della mostra Comunicazioni, organizzata nel 2000 a Bologna. Il catalogo, per nostra fortuna, si può prelevare gratuitamente dal sito del Dipartimento di fisica di Unibologna. Caltano è anche nota per una pagina oscura della storia del nostro immediato dopoguerra, avendo ospitato un campo di prigionia gestito dalle forze alleate (un prigioniero illustre fu il poeta Ezra Pound). Tema a dir poco controverso che non è il caso di affrontare qui se non con la piccola segnalazione delle iniziative didattiche del Centro per la didattica della storia dell'Osservatorio scolastico provinciale di Pisa. Iniziative che così, a occhio, sembrano esaustive, professionali e molto equilibrate.

Fattore K

No, niente di cossighiano, per fortuna. Ho appena sentito dal Quinto Canale della filodiffusione (come la V tabella dei farmaci, roba da strafattoni), "Auditorium", che a partire dal primo gennaio del 2006, questo benemerito programma Rai trasmetterà l'integrale delle opere di W.A. Mozart, in occasione del duecentocinquantesimo anniversario dalla nascita del compositore. Ogni giorno, dicesi ogni giorno, dalle 18 alle 20 e in replica dalla mezzanotte alle 02 vengono trasmesse le opere cameristiche e concertistiche, mentre le opere teatrali vengono collocate come al solito il venerdì sera, nello spazio operistico. Il programma speciale si intitola K come Mozart: com'è noto, le sue opere sono catalogate da Köchel. Correte, se già non l'avete acquistato e messo sotto il cuscino, a procurarvi il catalogo Köchel commentato da Poggi e Vallora nella fortunata serie "Signori, il catalogo è questo", pubblicata da Einaudi e dedicata anche a Beethoven, Brahams e Chopin. Wow. Internetbookshop offre in questi giorni a un prezzo interessante, l'integrale di Mozart su Cd Brilliant Classics (170 dischi) ma con Auditorium si può provare a registrare gratuitamente l'integrale, magari in MP3. Il canale si ascolta in FM a Milano sui 102,2 Torino sui 101,8, Roma sui 100,3 e Napoli sui 103,9 MHz, ma anche via Internet, sul fantasmatico DAB e sul pre-fantasmatico Digitale Televisivo Terrestre. In un modo o nell'altro ce la possiamo fare e anche senza registrare sarà comunque un bell'ascolto.
Il ruolo svolto da Auditorium è davvero meritorio in una Italia che fatica a dedicare alla cultura risorse mediatiche che siano all'altezza delle sue tradizioni (vorrà pur dire qualcosa se Mozart scriveva "andante" sulle partiture, parlava italiano, componeva opere italiane e studiava a Bologna). La musica classica viene trasmessa - non con un palinsesto intelligente, mi si lasci dire, è un po' una musica per ascensori colti - da Radio Classica di Milanofinanza:

Milano 94.00
Roma 89.5
Latina 89.5
Firenze 99.4
Genova 101.1
Verona 92.150
Palermo 99.5
Lecco 93.9
Bari 105
Torino 98.7
Como/Brianza 93.9
oltre che sul satellite Hotbird e su Internet
Eda un pugno di stazioni fm più o meno piccole. Vengono in mente Radio Classica Bresciana, la brava Rete Toscana Classica e forse qualche altra. Fortunatamente il satellite consente di accedere a molti canali radiofonici esteri interessanti, per non parlare della miriade di stream via Internet.

Un'altra faccia della radio

Prima o poi bisognerà parlare di podcasting, la tecnologia dei blog audio che si sta diffondendo come un incendio estivo nella macchia di Internet. Dal punto di vista tecnologico questa particolare forma di radio on demand proveniente dal basso (da tutte le direzioni, veramente) è ricco di applicazioni e servizi che possono interessare i radioascoltatori, sempre alla caccia di soluzioni di registrazione efficaci. Con il podcasting Mp3 certi requisiti sono molto simili. Più che una generica tecnologia volevo però segnalare un vero audioblog, uno dei pionieri del genere in Italia: Pendodeliri. In onda su Internet dall'agosto del 2003 (l'archivio almeno risale a quella data), Pendodeliri offre mille spunti politico-cultural-mediatici recitati con garbo da un inedito studio di registrazione: una Xsara che quotidianamente percorre la sua rotta pendolare tra statale 148 Pontina e Grande Raccordo Anulare. I contenuti sono sempre interessanti ma la segnalazione nel piccolo contesto di Radiopassioni (avevo accennato a Pendodeliri anche su Corriere.it) è dovuta in modo speciale al legame spirituale con alcuni riferimenti utilizzati dal monologante Antonio (credo sia questo il nome dell'autore e mi scuso in anticipo per ogni eventuale errore). Capita raramente, anche sui blog più attenti e preparati in questioni mediatiche, di vedere citate fonti come le radio comunitarie americane, la National Public Radio (quasi venerata da Pendodeliri) e perfino Radio Netherlands e Radio France. Un bel caso di fratellanza radiofonica. Grazie.

01 dicembre 2005

Una spruzzata di DTT

Q.E.D:
«all’articolo 2-bis, comma 5 del decreto legge 23 gennaio 2001, numero 5, convertito con modificazioni dalla legge 20 marzo 2001 numero 66, le parole "entro l’anno 2006" sono sostituite dalle seguenti "entro l’anno 2008"»
Giancarlo Radice, del Corriere, documenta così la notizia dello slittamento del termine, fissato originariamente per il 2006,del cosiddetto switchoff della televisione analogica a favore del digitale terrestre. Lo slittamento è appena stato annunciato nel quadro del "decreto milleproroghe" che sarà approvato domani in Consiglio dei ministri. Tradotto dal burocratese: la tv italiana continuerà a trasmettere in analogico fino alla fine del 2008. Per allora, probabilmente l'IpTv e il satellite avranno raggiunto dieci, quindici milioni di famiglie. Ma quanti nei prossimi tre anni si saranno premurati di acquistare il decoder DTT oltre l'attuale soglia di tre milioni di set-top box (?), raggiunta a colpi di costosi incentivi governativi? A questo punto la decisione passa paradossalmente nelle mani degli operatori di telefonia, che hanno già fatto sapere che l'imminente generazione di decoder televisivi via cavo (coassiale o telefonico che sia) integrerà anche gli stadi di ricezione per il DTT. Dopo tutto questo casino la speranza, per il digitale hertziano, viaggia sul rame.

Lo sospettavano in tanti, ma a parte qualche tesserina per le partite di calcio (uno sport ormai meno appassionante di "Un giorno in procura") la tv del futuro si sta rivelando una mezza bufala, l'ennesima tecnologia - digitale, con buona pace degli entusiasti "analogicìdi" che blaterano un po' ovunque - nata morta. E questo con uno standard che funziona, come il DVB-T, per il quale esiste tutto il silicio integrato necessario e in un comparto contenutistico come quello televisivo, quello delle milionate di spettatori adoranti e sempre più spesso paganti.

Figuriamoci il mercato della radio, dove il digitale è percepito come una necessità solo dalla lobby dei fornitori infrastrutturali e degli impiantisti, mentre qualche miliardo di persone è felicissima di ascoltarsi i programmi analogici con radioline da 10 dollari. L'importante è che il nuovo avanzi, no?

30 novembre 2005

La musica non è finita

Dopo aver segnalato il blog di Myke Weiskopf, ho scoperto che l'autore aveva citato la mia citazione (allegando una buffa traduzione automatica di Google) in un altro suo spazio Web, questa volta su Livejournal.com. Da questo nuovo spazio, intitolato Fünf auf der nach oben offen Richterskala (nella mia ignoranza dei fenomeni musicali dell'ultimo mezzo secolo ho faticato a capire che è il titolo di un album degli Einstürzende Neubauten) sono saltato a un bell'articolo sull'ascolto delle onde corte che Myke ha scritto per Airspace, rivista online di Air (!), Association of Independents in Radio, una associazione di produttori, programmisti e artisti indipendenti che cercano di contribuire a una radio di qualità, non solo negli Stati Uniti e Canada. Quelle di Weiskopf sono considerazioni molto personali ma assai condivisibili, come molte altre cose lette su Airspace, il cui ultimo numero è dedicato al fenomeno del podcasting e della radio on demand. Sul blog di Livejournal viene segnalato un altro contributo di Myke, questa volta tutto musicale: una interessante lista di album di genere "trascendente" appena pubblicata su Amazon.

Da consultare con frequenza


Eike Bierwirth, EiBi, è un ragazzo tedesco che da anni raccoglie pazientemente le schedule, le griglie dei programmi delle radioemittenti internazionali (e locali) sulle onde corte e le presenta a beneficio della comunità dei radioascoltatori sul suo sito Web (incluso tra i preferiti di Radiopassioni qui nella colonna a sinistra). Lo fanno anche altri ma il vantaggio, con il lavoro di Eike, è che le informazioni relative a ogni singola fascia di programmazione vengono prima frantumate e poi riassemblate in ordine di frequenza , da 2310 a 29810 kHz e per ordine di tempo . (Per le stesse informazioni in formato Pdf e per gli archivi storici si può partire dalla home page e scegliere DX page nel menu, mentre una semplice ricerca sul file di testo è sufficiente per individuare i programmi di una specifica emittente.) Grazie a Eike, è più facile identificare la trasmissione in quella lingua incomprensibile che stiamo ascoltando su una certa frequenza, o mettersi ad ascoltare un programma quando abbiamo una mezz'ora libera. E il bello è che l'autore di questo radiorario mondiale non chiede nulla in cambio. Il file prelevabile in questi giorni è la versione definitiva della griglia generale della stagione B05, riferita all'autunno inverno 2005-2006 e in vigore da fine ottobre. La prossima primavera sarà disponibile la versione A06 e così via. Per visualizzare le griglie Eike consiglia di utilizzare un programma in Java, Radio Explorer, che tuttavia richiede la registrazione (25 dollari) dopo un periodo di valutazione di tre settimane. Radio Explorer visualizza anche mappe e informazioni sulle condizioni propagative. E' un ottimo programma ma l'implementazione in Java, che lo rende compatibile con Macintosh, può dare origine a qualche problema. L'alternativa più popolare, anche perché gratuita, è sicuramente SwLog, solo per Windows (ed è richiesto il framework di .Net). Anche SwLog è in grado di importare i file prelevati dal sito di EiBi.

29 novembre 2005

Gradite citazioni


Salvo Micciché, curatore del mitico DX Handbook, è un caro amico e la sua citazione è vagamente monopartizan. Ma mi fa piacere lo stesso perché il riferimento a Radiopassioni è inserito nel contesto di un bel tutorial scritto da Salvo sul tema (non radiofonico) dell'emulazione di diversi sistemi operativi su piattaforma Macintosh, utilizzando l'accoppiata Mac OS X e Ms VirtualPc. L'autore spiega nel suo articolo come installare il glorioso OpenStep (hmm, suonerà familiare al buon Jobs) e FreeBSD, lo Unix da cui Mac Os X ha preso le mosse. Attendiamo con ansia le mirabolanti avventure "meticce" di Salvo e dei suoi amici di it.comp.macintosh alle prese con i futuri Macintosh basati su architettura Intel.

CIAO, SDR per tutti


Da Torino mi arriva un comunicato di Claudio Re, I1RFQ, di Comsistel a proposito della disponibilità commerciale di CIAO Radio H101. CIAO sta per Computer Interface Audio Output e si riferisce all'interfaccia hardware che Comsistel ha sviluppato in parallelo alle applicazioni di Software Defined Radio. L'interfaccia CIAO si collega alla porta USB di un personal computer Windows (consigliabile un processore a 700 MHz o superiore) ed è dotato di due prese di antenna RF. Qualsiasi segnale compreso tra i 0 e 30 MHz di frequenza in ingresso viene adattato, convertito e trasferito sul pc via USB. A questo punto il software di corredo può servire per filtrare e demodulare i segnali, in pratica emulando il normale funzionamento di un ricevitore in grado di sintonizzarsi su trasmissioni AM, SSB e FM. Con programmi open source come DREAM è possibile decodificare e ascoltare le trasmissioni digitali in DRM. ll costo dell'interfaccia e del software è di 299 euro più 10 di spedizione.

Va precisato che una applicazione SDR (software defined radio)come quella fornita da Comsistel insieme all'interfaccia H101 (il costo del solo software è di 39 euro) è concepita per sfruttare le capacità di trattamento delle schede audio dei computer e può quindi svolgere tutte le sue funzioni su segnali compresi nella banda operativa degli ingressi audio di una scheda tipo Soundblaster, che va da 0 a 24 kHz. E' quindi possibile adattare anche un normale ricevitore per onde corte, con una media frequenza di solito situata intorno ai 455 kHz, convertendo questa prima media frequenza a una seconda più compatibile con l'hardware del pc (di solito si sceglie il centro banda di 12 kHz). L'hardware CIAO Radio si occupa proprio di questo e consente di fare a meno del ricevitore perché integra già uno stadio RF che svolge una prima preselezione della gamma 0-30 MHz e una succesiva conversione.

Perché tutto questo daffare? Perché il computer è diventato un compagno talmente fedele per molti DXer, radioamatori e semplici ascoltatori delle onde corte, che sarebbe un peccato non approfittare della sua abilità come macinatore di segnali digitali. I telefonini sono già buoni esempi di software defined radio. Niente impedisce di rimpiazzare transistor e induttanze delle radio con convertitori analogici-digitali e programmi software, anche loro perfettamente in grado di estrarre dalle onde radio "modulate" in analogico (o in digitale) i loro contenuti informativi. Il vantaggio è che il software è molto più flessibile dei circuiti elettrici e non bisogna ridimensionarlo ogni volta. Interessantissima per esempio è la possibilità di filtrare digitalmente i segnali a piacere, ottenendo bande molto strette che eliminano le interferenze e i disturbi e permettono di restituire quasi intatti i contenuti trasmessi. Con un filtro analogico la cosa non funzionerebbe altrettanto bene, soprattutto perché un filtro analogico andrebbe riprogettato ogni volta che si vuole ottenere una finestra un po' più stretta. In teoria si può fare grazie ai componenti analogici variabili, ma in pratica è un lavoro molto difficile e costoso.

Alcuni ricevitori HF commerciali usano già diversi stadi DSP interamente software. Con interfacce come queste, qualsiasi pc di una certa potenza può diventare un ottimo ricevitore. CIAO Radio serve anche per tutta una serie di test e analisi tecniche, compresi gli studi di propagazione e la misura delle antenne. Il filone è in pieno boom e online si possono già acquistare, oltre a CIAO Radio, un'altra SDR italiana, l'FDM77 della Elad. Dagli Stati Uniti arrivano due proposte eccellenti come l'SDR-14 di Rfspace venduto a circa 1.000 dollari in accoppiata al software di filtraggio e demodulazione SpectraVue di Moetronix e il modello SDR-1000 di FlexRadio. La prossima tappa di questo eccitante mercato ancora agli albori è la diffusione massiccia di apparecchi SDR che saranno capaci di funzionare anche senza essere collegati al pc.

28 novembre 2005

Sassi sul digitale - 1

Tre sassi nello stagno della radio analogica, tre documenti per iniziare a discutere seriamente di radio digitale. Oggi ne anticipiamo uno, gli altri li affronteremo con calma nei prossimi giorni. E' un tema di grande importanza, perché è inevitabile che l'antenata della televisione debba prima o poi seguire la sua ormai più celebre figlia (o cugina, chi è la vera mamma della televisione, la radio o il cinema?) sulla strada del segnale numerico. Ed è un tema che è quasi un incubo per gli appassionati di tutto il mondo di radioascolto a lunga distanza. Vediamo perché.

Ci sono due modi di sperimentare o lanciare commercialmente un servizio diffusivo, broadcast, digitale. Uno consiste nell'utilizzare standard pensati per operare in porzioni di spettro nuove, o strappate a servizi disattivati o spostati. Un esempio è il DAB, Digital Audio Broadcasting, che in tutto il mondo utilizza due porzioni di frequenze in banda III e in banda L. La banda L è ampia e può permettersi ri riservare una piccola fetta al DAB. La banda III è in parte sovrapposta ad alcuni canali televisivi analogici, specie qui in Italia, ma non è un grosso sacrificio chiuderli, visto che comunque la televisione analogica verrà spenta e quella digitale terrestre occuperà la tradizionale banda UHF. Altri standard funzionano più o meno in questo modo, per esempio lo stesso DVB, che può anche servire per trasmettere contenuti radiofonici, o alcuni sistemi, aperti o proprietari, destinati alla trasmissione satellitare.

Ma ci sono anche standard "di sostituzione" pensati per "aggiornare" servizi oggi analogici, sulle stesse frequenze occupate da questi servizi. Parlo in particolare di due sistemi molto controversi, Digital Radio Mondiale, europeo, e HD Radio (tecnicamente conosciuto come IBOC, in-band on-channel), americano. Il DRM nasce nel particolare contesto dell'emittenza in onde corte, ma si è subito allargato a quello delle onde medie e presto dovrebbe farlo verso la modulazione di frequenza in VHF (88-108 MHz). HD Radio è tagliato su misura dei broadcaster americani in AM (onde medie) e FM (stesse frequenze europee) e prevede un funzionamento ibrido che lo rende conteporaneamente compatibile con gli apparecchi riceventi analogici e con quelli digitali. Sono sistemi digitali a banda stretta: lo scopo è appunto adattarsi a una banda come le onde medie, dove i canali attuali non sono più ampi di 9 kHz in Europa, Africa, Asia e Oceania e di 10 kHz nelle Americhe. Sistemi dal funzionamento ancora incerto mentre ancora più incerto è il loro potenziale commerciale visto che in circa due anni di sperimentazione ancora non si sono viste molti apparecchi capaci di riceverli senza impraticabili escamotage (tipo il collegamento a un personal computer). L'unica cosa che si sa è che quando le stazioni digitali DRM o IBOC trasmettono, le stazioni analogiche che si trovano a operare sulle frequenze vicine subiscono un mare di disturbi. In primis su scala locale, perché è inevitabile che lo spettro digitale interferisca, almeno in parte, con quello analogico. E in secondo luogo a lunga distanza, perché quando uno prova ad ascoltare una debole stazione lontana mentre a pochi kilohertz di distanza (o magari sullo stesso canale) opera un'emittente digitale il rumore, simile a un intenso fruscio, rende ogni cosa incomprensibile.

La radio diventerà tutta digitale, ma forse è il caso di pensare questa evoluzione in modo un po' meno ingegneristico e più... Olistico. Senza per forza credere che il digitale debba funzionare qualunque cosa accada, solo perché digitale è bello. Il punto di partenza dei due standard "in-band" qui citati è che la qualità introdotta con il digitale consentirà un positivo rilancio di una tecnologia, la radio analogica, che sta perdendo audience, soprattutto sulle onde medie e sulle onde corte. In queste due bande di frequenza vale meno un'altra considerazione che spinge all'adozione del digitale in altri ambiti e cioè la migliore efficienza nell'uso dello spettro. Sulle onde medie è difficile immaginare che IBOC o DRM consentano di trasmettere più di un flusso o programma su un singolo canale (come avviene col DVB o col DAB). Solo in FM IBOC si presta a simile vantaggio. Il miglioramento qualitativo è un punto forte, che forse vale la pena prendere in considerazione, ma il problema è che la qualità del digitale, in questa fase di convivenza, seppure sperimentale, tra due tecnologie, di fatto compromette quella, già di per sé inferiore, delle stazioni analogiche vicine. Anche ipotizzando un giorno in cui ex lege le stazioni analogiche verranno spente, con quali onde medie ci ritroveremo? Avremo davvero un'offerta più varia, con programmi migliori, più numerosi?

La questione dibattuta nei circoli dei radioascoltatori a lunga distanza, quelli che essendo maggiormente esposti a diversi modi di "fare radio" hanno una naturale propensione ad analizzare l'evoluzione di questo mezzo, è tutta qui. Certo, è un modo di discutere viziato dal timore di ritrovarsi con un bel giocattolo, l'hobby del DXing, mezzo rotto e impraticabile, con decine e decine di canali digitali più o meno locali che oscureranno le possibilità d'ascolto a lunga distanza e con altrettante vecchie "prede" analogiche passate al digitali e quindi probabilmente non più ascoltabili da lontano. Ci sono interessanti esempi di come si sta comportando IBOC negli Usa, dove sembra proprio che con i primi apparecchi HD Radio-compatibili non sia possibile ascoltare stazioni a onde medie digitali non locali, a causa della propagazione erratica dell'onda di cielo (che invece con l'analogico allarga di parecchio il bacino di utenza). E' possibile, in fin dei conti, che l'interesse "particulare" del DXer coincida in questo caso con l'interesse di centinaia di ascoltatori della radio analogica terrestre così come oggi la conosciamo. Potrebbe essere sensato procedere in modo diverso, con una transizione che preveda l'arrivo dei nuovi standard digitali in fasce di spettro che salvaguradino lo statu quo senza impedire ogni sorta di sperimentazione o lancio commerciale.

Incominciamo ad analizzare meglio gli standard digitali con l'aiuto di un sito britannico molto ben fatto, Digital Radio Tech. E' un sito pieno di approfondimenti e notizie dal mondo della radiofonia digitale nella sua interezza, aperta o proprietaria, terrestre o satellitare. Curiosamente, è anche un sito nemico del DAB/Eureka 147 malgrado la ragguardevole base di utenza accumulata da questo sistema proprio nel Regno Unito. Ma è una avversione tecnicamente motivata: il DAB nella sua prima stesura utilizza dei codec audio decisamenti inferiori a sistemi come l'AAC+ previsto nell'ultima generazione di standard, DRM compreso. Da Digital Radio Tech si può scaricare un interessante articolo con un confronto molto accurato tra i diversi codec.

26 novembre 2005

Il canto dell'aurora boreale

«L'ultimo post sulla musica delle onde corte,» mi scrive Fabrizio Magrone, «mi ha fatto venire in mente Electric Enigma, il doppio Cd di Stephen McGreevy con i suoni naturali in VLF. Oltre a essere affascinante conoscendo i fenomeni che stanno dietro ai quei suoni, il Cd è estremamente rilassante, sembra musica elettronica rarefatta.»
Ecco un contributo prezioso. I suoni registrati da McGreevy in quello che in realtà è un triplo Cd, potrebbero benissimo entrare in una
compilation new age ma hanno una solida base fenomenologica, scientifica. L'attività di McGreevy si svolge nella misteriosa banda delle Vlf e Elf, le frequenze molto ed "estremamente" basse (tra i 300 Hertz e gli 11 kHz). E' qui che si registrano, con appositi ricevitori, particolari attività elettriche nell'atmosfera, nelle regioni limite (mesosfera) ai confini con la ionosfera, e soprattutto l'interazione tra il vento solare (di cui abbiamo appena parlato) e la magnetosfera terrestre. Tutte attività che nei ricevitori di Stephen si traducono in fruscii, sibili, fischi e ticchettii vari che sembrano davvero appartenere alla composizione di un musicista elettronico e molto cerebrale. L'effetto di questo canto delle sirene a pochi kilohertz di frequenza può, come scrive Fabrizio, essere molto distensivo oltre che intellettualmente stimolante. McGreevy presenta tutta le sue teorie, schemi elettrici per la costruzione dei ricevitori e un piccolo campionario di suoni sul suo sito Auroralchorus, dedicato ai fenomeni radio naturali nella banda Elf/Vlf. Da questo sito è possibile ordinare un ricevitore già assemblato, il modello Wr-3, che però, avverte Stephen, non tornerà a essere nuovamente disponibile prima della primavera 2006.
Al di là dell'interesse scientifico e, per così dire, musicale, i fenomeni descritti sono di straordinario interesse per noi DXer perché secondo alcune teorie l'interazione tra fenomenti elettrici e ionosfera potrebbe essere essere una delle spiegazioni di uno dei meccanismi propagativi più spettacolari e al tempo stesso elusivi: quell'E-sporadico che permette, nei mesi tardoprimaverili-estivi, di ascoltare le stazioni in Fm a lunghissima distanza. Una discussione scientifica sui cosiddetti fulmini ionosferici si trova sul sito del progetto Hail, ma quando si parla di frequenze inferiori ai 30 kHz il primo punto di riferimento è il sito di Renato Romero, senza dimenticare l'ampia documentazione contenuta nelle pagine del Progetto Hessadalen al quale collabora anche un altro degli amici sovente citati da Radiopassioni, Flavio Gori.