01 dicembre 2005

Una spruzzata di DTT

Q.E.D:
«all’articolo 2-bis, comma 5 del decreto legge 23 gennaio 2001, numero 5, convertito con modificazioni dalla legge 20 marzo 2001 numero 66, le parole "entro l’anno 2006" sono sostituite dalle seguenti "entro l’anno 2008"»
Giancarlo Radice, del Corriere, documenta così la notizia dello slittamento del termine, fissato originariamente per il 2006,del cosiddetto switchoff della televisione analogica a favore del digitale terrestre. Lo slittamento è appena stato annunciato nel quadro del "decreto milleproroghe" che sarà approvato domani in Consiglio dei ministri. Tradotto dal burocratese: la tv italiana continuerà a trasmettere in analogico fino alla fine del 2008. Per allora, probabilmente l'IpTv e il satellite avranno raggiunto dieci, quindici milioni di famiglie. Ma quanti nei prossimi tre anni si saranno premurati di acquistare il decoder DTT oltre l'attuale soglia di tre milioni di set-top box (?), raggiunta a colpi di costosi incentivi governativi? A questo punto la decisione passa paradossalmente nelle mani degli operatori di telefonia, che hanno già fatto sapere che l'imminente generazione di decoder televisivi via cavo (coassiale o telefonico che sia) integrerà anche gli stadi di ricezione per il DTT. Dopo tutto questo casino la speranza, per il digitale hertziano, viaggia sul rame.

Lo sospettavano in tanti, ma a parte qualche tesserina per le partite di calcio (uno sport ormai meno appassionante di "Un giorno in procura") la tv del futuro si sta rivelando una mezza bufala, l'ennesima tecnologia - digitale, con buona pace degli entusiasti "analogicìdi" che blaterano un po' ovunque - nata morta. E questo con uno standard che funziona, come il DVB-T, per il quale esiste tutto il silicio integrato necessario e in un comparto contenutistico come quello televisivo, quello delle milionate di spettatori adoranti e sempre più spesso paganti.

Figuriamoci il mercato della radio, dove il digitale è percepito come una necessità solo dalla lobby dei fornitori infrastrutturali e degli impiantisti, mentre qualche miliardo di persone è felicissima di ascoltarsi i programmi analogici con radioline da 10 dollari. L'importante è che il nuovo avanzi, no?

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