22 dicembre 2005

Il senso di una radio etnica

Da uno dei tanti newsgroup internazionali dedicati al radioascolto giunge la notizia della chiusura del programma in lingua spagnola diffuso dalle frequenze della radio nazionale svedese. La redazione di Radio Panorama chiuderà i battenti da metà gennaio 2006 perché, dicono i responsabili dell'emittente, è venuta meno la missione del programma, mirato ad agevolare l'integrazione di migliaia di emigrati che avevano trovato in Svezia un freddo ma accogliente rifugio negli anni orribili delle dittature militari. Quello in lingua spagnola era un programma piccolo piccolo, tre quarti d'ora al giovedì e un'altra mezz'ora alla domenica, diffuso non in onde corte sulle frequenze in FM della "grande Estocolmo". Era un programma essenzialmente interno, rivolto a tanti cileni, boliviani, argentini e ai numerosi svedesi - grandi frequentatori delle spiagge mediterranee - che studiano la lingua spagnola. Insieme a questa redazione la radio svedese chiuderà anche quella turca, la estone e la lettone. In compenso vengono potenziati le redazioni somala, albanese, araba e kurda. Le motivazioni vere, quasi sicuramente, sono quindi finanziarie, i soldi sono quelli che sono e non si possono ripartire fra troppi bisognosi.
Nella trasmissione di Radio Panorama di questa mattina, giovedì 22 (la registrazione è disponibile su questo link ma se siete interessati fate in fretta, perché anche il sito Web verrà abbandonato) i redattori Cecilia Mora e Albèrico Lechini (raffigurati nella foto) discutono con i loro ospiti di questa decisione e concludono che una società multirazziale e multiculturale ha in realtà sempre più bisogno di contenuti in madrelingua, indipendentemente dal grado di maturità dell'integrazione di una minoranza.
In effetti basta leggere "Estocolmo" , il portale Internet degli ispanici di Stoccolma, per trovare i riferimenti a diverse stazioni che trasmettono, su Internet ma anche in FM per le varie comunità residenti. Sono evidentemente iniziative private, ma sintomatiche di una esigenza che certo non è venuta meno.
Che cosa c'entra tutto questo con Radiopassioni? C'entra moltissimo perché è interessante vedere come l'argomento dell'integrazione delle minoranze viene affrontato nei diversi paesi. Perché per esempio anche i tedeschi chiudono le redazioni in lingua estera finanziate coi soldi pubblici? E' giusto che sia così? Rimuovere anche queste piccole occasioni di ricordare una lingua madre e informarsi sulla vita dei compatrioti emigrati, dichiarando una resa incondizionata davanti all'offerta satellitare televisiva e a Internet, serve davvero ad accelerare la voglia di apprendere una lingua difficile come lo svedese? O è semplicemente segno di egoistica indifferenza? Non bisogna infatti trascurare il ruolo comunitario, localistico di una stazione radio, in qualsiasi lingua trasmetta. L'offerta televisiva sta alla radio locale come un piatto surgelato riscaldato nel microonde sta a una ricetta di casa propria, magari cucinata con ingredienti un po' rabberciati, ma capace di nutrire lo spirito oltre che lo stomaco. Fa fede, a questo proposito, il brano musicale dell'uruguajo Hector Numa Moraes, "Nenena", trasmesso nel breve lasso di tempo concesso a Radio Panorama nel programma qui citato. E devo ringraziare Internet per questa pagina dedicata al bravissimo cantautore. La canzone intitolata Nenena è la numero 4 della lista. Sarà un caso, ma la biografia artistica di Numa Moraes include una intensa attività radiofonica in Uruguay, a partire da CX 40 Radio Fénix (rarissima, ma ascoltata in passato in Italia sui 1330 kHz) fino alla attuale CX 4 Radio Rural 610 kHz, credo mai segnalata in Italia ma ascoltabile via Internet. Chi lo sentirà mai un chitarrista come questo sulla televisione satellitare?
Perché, infine, l'Italia dei mille campanili e delle milleduecento antenne FM non sembra per niente sensibile alla problematica delle radio comunitarie, dei programmi nelle lingue di milioni di emigrati? Certo, in una città come Milano sarebbe impossibile trovare una frequenza libera per iniziative come queste, ma è qui che sta il problema: la Rai, che potrebbe farlo, si guarda bene dal creare le Radio Panorama rivolte a peruani, filippini, senegalesi, cinesi e chissà quanti altri. E il governo si guarda bene dal regolare in modo meno indecente l'uso selvaggio dello spettro radiofonico pubblico, lasciando che tutti gli spazi vengano occupati con musicaccia sgradevole, scemenze infantili e insopportabili omelie dei vari padrilivii, non da chi ha qualcosa da dire (o da ascoltare), ma da chi, come sempre, ha in tasca soldi e amicizie che contano. Speriamo che il silenzio di Radio Panorama faccia un po' di rumore.

Nessun commento: