Era la vigilia di Natale del 1906 quando, per la prima volta, un'onda elettromagnetica generata dall'uomo riuscì a trasportare un suono coerente. Non solo: nella sua prima trasmissione audiofonica sperimentale Reginald Fessenden, ritenuto da molti il coinventore della radio, fu anche il primo a chiedere espressamente una QSL, una conferma di ricezione.
"Will those who have heard these words and music please write to R. A. Fessenden at Brant Rock, Massachusetts? We will speak to you again on New Year's Eve."
L'episodio viene descritto in un bell'articolo della American Heritage riportato sull'ultimo Dx Listening Digest. Fessenden, in efffetti, non era americano ma canadese, nato in una regione oggi appartenente al Quebec. Figlio di un pastore anglicano, dimostrò giovanissimo la sua intelligenza di inventore e poco più che ventenne cominciò a lavorare per Edison. Molto presto, lo studio delle onde hertziane lo portò a concludere che attraverso l'etere fosse possibile trasmettere veri e propri suoni, non solo i punti e le linee del codice Morse. La fondamentale differenza nel suo approccio, rispetto all'originale trasmettitore a scintilla di Guglielmo Marconi, era l'idea della trasmissione di una onda continua generata da un oscillatore sulla quale doveva essere sovrapposta l'onda "supereterodina", corrispondente al segnale modulante. Mentre perfino i suoi finanziatori erano scettici e dicevano di non essere per nulla interessati alla trasmissione di suoni (quel che contava era la telegrafia per le navi e le comunicazioni militari o civili), Fessenden costruì un sistema di trasmissione alternativo alla scintilla (spark) e un nuovo tipo di discriminatore (detector), anch'esso diverso dal coherer utilizzato dallo scienziato bolognese. Fino ad arrivare a quella vigilia di Natale del 1906, quando nell'etere risuonarono le note di Stille Nacht, eseguita al violino dallo stesso Fessenden, di un largo di Haendel, insieme alla lettura di un passo della Bibbia e alla richiesta di QSL. Non si sa esattamente quante conferme furono inviate, ma il 2006 è il primo centenario della radio come la conosciamo ed è giusto tributare a Reginald Fessenden il merito che gli spetta in un contesto retorico che tende a propagare il mito di Marconi ben oltre i limiti tecnologici che egli stesso ammetteva di avere.
Nessun commento:
Posta un commento