17 settembre 2009

Pubblicità radio, secondo King una horror story

Non sono un cultore del re dell'horror (ammetto, è un po' riduttivo come confinamento in un genere letterario che forse sta stretto a un grande autore) Stephen King. Ma forse rivelerò a qualcuno dei suoi fan un particolare curioso che io ignoravo completamente: insieme a sua moglie Tabitha, King controlla tre stazioni radio, a Bangor, nello stato del Maine. Si tratta di una rock station, WKIT e di WZON, AM e FM, che trasmettono un formato sports talk.
Come riferisce oggi la newsletter Ross on Radio, King è intervenuto sull'ultimo numero di Entertainment Weekly per lamentare la triste condizione in cui versa il mercato pubblicitario per le radio musicali negli USA. Lo scrittore dice che gli incassi per la pubblicità sono, letteralmente, "nel cesso", che l'unico a guadagnare oggi alla radio è il machismo politico di destra alla Rush Limbaugh. E si interroga anche su che cosa potrà mai prendere il posto della rock and roll radio una volta che saranno tutte strangolate dalla mancanza di fondi. Ci saranno ancora personaggi come Carroll James, della stazione WWDC, il leggendario dj (morto nel 1997 a 60 anni) che per primo fece ascoltare I want to hold your hand agli americani?
What's going to replace rock & roll radio?

I can personally testify that it's on life support, because I own a rock station (WKIT in Bangor, Maine) and I see the balance sheets. If I may wax vulgar, ad revenues are in the pooper. And this is true whatever the rock format: pop, oldies, heavy metal, middle-of-the-road (which I think of as Doobie Brothers Radio). Right now the only real radio rent-payers are right-wing ratchet-jaws like El Rushbo. If there's no rock & roll radio, who's going to find the great new artists to make the little girls scream? Where are the DJs like COusin Brucie...or Carroll James of WWDC, who is credited with playing "I Want to Hold Your Hand" first in America? How culturally important are the gabbling "personalities" who make prank calls and own morning drive-time? Let's put it this way: As far as I'm concerned, you can take Opie and Anthony and shove 'em where the sun doesn't shine.
E' così drammatica la situazione? Beh, sì, non è certo allegra. Un'altra newsletter di oggi, Taylor on Radio, afferma che nella prima metà del 2009 radio e quotidiani mostrano la stessa, identica percentuale di calo di introiti pubblicitari (dati TNS Media Intelligence), il 24% e rotti. La TV perde negli USA "appena" il 10%. Il Los Angeles Times ironizza sul fatto che ormai sui grandi media non investono più nemmeno i protagonisti del mercato dei media. Il big spender Procter&Gamble ha tagliato di un quinto la sua spesa, oggi al top delle inserzioni acquistate troviamo l'operatore telefonico Verizon. E considerando che la telefonia non è propriamente in ottima salute...

Radio revenue dropped as much as newspaper did in the first half of 2009 – and that’s bad.

TNS Media Intelligence says newspaper ad spending fell 24.2% - and radio slid 24.6%. That’s bad company to be in. TV spending was down 10%, if you bundle in local, network and syndication. Magazine spending was down 21% but still not down as much as radio. Billboards and outdoor dropped more than 15%. So radio, by an estimated 0.4% was literally the medium with the largest percentage drop, year-over-year. The only media to gain were Internet display ads (+6.5%) and those newspaper-delivered FSI’s (free standing inserts), ahead 4.6%. TNS finds that if you jumble up all the revenue, U.S. ad spending for January through June fell 14.3% to about $61 billion. The L.A. Times reports the irony that “even big media isn’t spending as much on big media.” Disney, News Corp. and Time Warner all pulled back their own advertising. Top national advertiser now? It’s no longer Procter & Gamble, which slashed spending 20%. It’s Verizon, which invested $1.9 billion in advertising in the first half of 2009.
Su Prima Comunicazione online ho letto i dati pubblicitari Nielsen relativi al mercato pubblicitario italiano. Qui la radio non perde come i giornali (sarebbe impossibile perdere come i giornali), ma un po' meno. Rispetto a un 21% perso dalla stampa quotidiana non free (i giornaletti gratuiti perdono quasi il 28%, i periodici a pagamento il 29%), da noi radio e tv sono più o meno alla pari, la contrazione è del 16,6%. Contro quasi 300 milioni incassati dalla radio nei primi sette mesi del 2008, quest'anno sono entrati poco meno di 250 milioni. Internet ha incassato 340 milioni e sta chiaramente inseguendo i periodici cartacei, crollati da 709 a 502 milioni di incasso nel periodo. E' una fortuna che le affissioni perdano il 27%, perché la radio presto potrebbe valere quei magri 100 milioni accumulati dai cartelloni sui muri delle città. Sono cifre che, anche fatta la tara della popolazione, impallidiscono rispetto ai 61 miliardi di dollari fatturati nei primi sei mesi dell'anno dalla pubblicità americana. In America i proprietari delle stazioni hanno gli incubi anche se non si chiamano Stephen King. Mi chiedo che cosa dovrebbero fare qui.

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