26 giugno 2006

Friedrichshafen, prime impressioni

Ecco il reportage di Andrea Borgnino, reduce della fiera radiantisca di Friedrichshafen, sulle rive tedesche del lago di Costanza, l'evento più importante a livello continentale. Il salone si è tenuto dal 23 al 25 giugno. Grazie di cuore al nostro corrispondente. Potete trovare il suo testo e le fotografie sul sito di Andrea:

Il prodotto più visibile ed innovativo dell'edizione 2006 della Fiera di Friedrichshafen è stato di sicuro l'ormai noto SDR-1000, il ricetrasmettitore in tecnologia SDR (Software Defined Radio) prodotto dall'americana FlexRadio. In più stand la radio veniva presentata e "vivisezionata" e per mostrare al pubblico le potenzialità di questo prodotto e del software open source PowerSDR. Da segnalare la presenza alla fiera di Gerald Youngblood K5SDR, il papà dell'SDR-1000 che ha tenuto due affollatissime conferenze sul mondo Sdr. Di fianco a questo prodotto erano presenti in fiera anche delle vere novità nel campo Sdr. Da segnalare il ricevitore hF SDR-X realizzato da Giuliano I0CG e prodotto dalla WoodBox Radio (gestita da Giuseppe IK3VIG che importa in Italia il FlexRadio) che sfrutta al massimo la potenza del software WinRad utilizzando un ottimo stadio preselettore rf.
Sempre nel campo Sdr era presente l'italiana Elad che mostrava al pubblico il nuovo trasmettitore SDR FDM-77 (0 – 50 Mhz – 5 watt di potenza) che va ad affiancare il già noto ricevitore HF FDM-77 e un interessante convertitore che permette di trasformare un qualsiasi ricevitore con media frequenza a 455 Khz o 10.7 mhz in vero box SDR generando i due canali I/Q da mandare alla scheda audio.
Allo stand dell'inglese Waters & Stanton era poi in vendita e in esposizione il Kit del Softrock ver. 6.0 che permette di realizzare un potente ricevitore SDR in 40 e 80 metri con la spesa di poche decine di euro.
L'AOR ha presentato invece il primo ricevitore SDR "senza computer", si tratta del AR-Alpha definisto "Stand Alone Software Radio Receiver". Riceve da 0 a 3 Ghz, in ogni modalità, ed è dotato di uno grosso schermo LCD per la visualizzazione della banda e dei segnali Tv. Sempre AOR ha presentato un ricevitore professionale "black box" (da controllare via pc) da 25 MHz a 3 GHz con uscita IF. Nel mondo delle radio da collegare il Pc da segnalare poi lo stand l'australiana WinRadio con i modelli gia noti WR-G303i e WR-G303e.
Era presente in fiera anche la Eton che ha annunciato nei prossimi mesi una versione europea del nuovo ricevitore a onde corte ETON E1 che sarà dotato anche di un modulo per la ricezione del signali digitali Dab. In uno spazio del padiglione B2 era presente anche Claudio Re della Sistel che presentava il ricevitore/test set SDR CiaoRadio H101 e un nuovo modello di loop magnetico a banda larga (100 khz - 30 Mhz) da accoppiare con il CiaoRadio.
L'ultima segnalazione nel campo dei ricevitori è quella del DRM-40, prodotto dalla Sangean e disponibile sul mercato a partire da Ottobre (prezzo circa 300 Euro). Questa radio è il primo modello di ricevitore DRM/DAB/FM/AM per gli utenti "finali" ed era a disposizione a Friedrichshafen dei visitatori per le prime prove d'ascolto nello stand "Digital Radio". Per le prove di ascolto era stata attivata anche una stazione speciale sui 25980 kHz che trasmetteva dalla fiera i segnali di SWR.
Per quanto riguarda invece le radio "vere" che non hanno bisogno del personal computer per le demodulazione dei segnali le principali novità arrivano dalla Yaesu e della Hilberling. La casa giapponese ha presentato a Friedrichshafen il nuovo FT-2000 che sarà il sostituto nel noto FT-1000 e che prende comunque alcune forme e caratteristiche del prodotto top FT-9000 (tre filtri roofing da 3/6/15 kHz e front end è dotato del VRF Variable RF Tuning). Lo stand della società tedesca Hilberling ha visto invece una vera e propria folla per la presentazione del primo ricetrasmettitore HF/50 MHz realizzato completamente in Germania. La radio si chiama PT-8000A ed è realizzata con cura e standard quasi militari, è dotata di due ricevitori indipendenti e un trasmettitore da ben 600 watt a mosfet. In ricezione usa un misto di tecnologia Dsp e analogica con un front end dotato di 8 filtri di roofing e 40 filtri a cristallo a 16 poli. Visto dal vivo è veramente bello e costruito da dio, e penso che può diventare un vero concorrente di Icom e Yaesu (il suo prezzo non è stato confermato ma dovrebbe essere intorno ai 6000 euro.


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Friedrichshafen, prime impressioni

Ecco il reportage di Andrea Borgnino, reduce della fiera radiantisca di Friedrichshafen, sulle rive tedesche del lago di Costanza, l'evento più importante a livello continentale. Il salone si è tenuto dal 23 al 25 giugno. Grazie di cuore al nostro corrispondente. Potete trovare il suo testo e le fotografie sul sito di Andrea:

Il prodotto più visibile ed innovativo dell'edizione 2006 della Fiera di Friedrichshafen è stato di sicuro l'ormai noto SDR-1000, il ricetrasmettitore in tecnologia SDR (Software Defined Radio) prodotto dall'americana FlexRadio. In più stand la radio veniva presentata e "vivisezionata" e per mostrare al pubblico le potenzialità di questo prodotto e del software open source PowerSDR. Da segnalare la presenza alla fiera di Gerald Youngblood K5SDR, il papà dell'SDR-1000 che ha tenuto due affollatissime conferenze sul mondo Sdr. Di fianco a questo prodotto erano presenti in fiera anche delle vere novità nel campo Sdr. Da segnalare il ricevitore hF SDR-X realizzato da Giuliano I0CG e prodotto dalla WoodBox Radio (gestita da Giuseppe IK3VIG che importa in Italia il FlexRadio) che sfrutta al massimo la potenza del software WinRad utilizzando un ottimo stadio preselettore rf.
Sempre nel campo Sdr era presente l'italiana Elad che mostrava al pubblico il nuovo trasmettitore SDR FDM-77 (0 – 50 Mhz – 5 watt di potenza) che va ad affiancare il già noto ricevitore HF FDM-77 e un interessante convertitore che permette di trasformare un qualsiasi ricevitore con media frequenza a 455 Khz o 10.7 mhz in vero box SDR generando i due canali I/Q da mandare alla scheda audio.
Allo stand dell'inglese Waters & Stanton era poi in vendita e in esposizione il Kit del Softrock ver. 6.0 che permette di realizzare un potente ricevitore SDR in 40 e 80 metri con la spesa di poche decine di euro.
L'AOR ha presentato invece il primo ricevitore SDR "senza computer", si tratta del AR-Alpha definisto "Stand Alone Software Radio Receiver". Riceve da 0 a 3 Ghz, in ogni modalità, ed è dotato di uno grosso schermo LCD per la visualizzazione della banda e dei segnali Tv. Sempre AOR ha presentato un ricevitore professionale "black box" (da controllare via pc) da 25 MHz a 3 GHz con uscita IF. Nel mondo delle radio da collegare il Pc da segnalare poi lo stand l'australiana WinRadio con i modelli gia noti WR-G303i e WR-G303e.
Era presente in fiera anche la Eton che ha annunciato nei prossimi mesi una versione europea del nuovo ricevitore a onde corte ETON E1 che sarà dotato anche di un modulo per la ricezione del signali digitali Dab. In uno spazio del padiglione B2 era presente anche Claudio Re della Sistel che presentava il ricevitore/test set SDR CiaoRadio H101 e un nuovo modello di loop magnetico a banda larga (100 khz - 30 Mhz) da accoppiare con il CiaoRadio.
L'ultima segnalazione nel campo dei ricevitori è quella del DRM-40, prodotto dalla Sangean e disponibile sul mercato a partire da Ottobre (prezzo circa 300 Euro). Questa radio è il primo modello di ricevitore DRM/DAB/FM/AM per gli utenti "finali" ed era a disposizione a Friedrichshafen dei visitatori per le prime prove d'ascolto nello stand "Digital Radio". Per le prove di ascolto era stata attivata anche una stazione speciale sui 25980 kHz che trasmetteva dalla fiera i segnali di SWR.
Per quanto riguarda invece le radio "vere" che non hanno bisogno del personal computer per le demodulazione dei segnali le principali novità arrivano dalla Yaesu e della Hilberling. La casa giapponese ha presentato a Friedrichshafen il nuovo FT-2000 che sarà il sostituto nel noto FT-1000 e che prende comunque alcune forme e caratteristiche del prodotto top FT-9000 (tre filtri roofing da 3/6/15 kHz e front end è dotato del VRF Variable RF Tuning). Lo stand della società tedesca Hilberling ha visto invece una vera e propria folla per la presentazione del primo ricetrasmettitore HF/50 MHz realizzato completamente in Germania. La radio si chiama PT-8000A ed è realizzata con cura e standard quasi militari, è dotata di due ricevitori indipendenti e un trasmettitore da ben 600 watt a mosfet. In ricezione usa un misto di tecnologia Dsp e analogica con un front end dotato di 8 filtri di roofing e 40 filtri a cristallo a 16 poli. Visto dal vivo è veramente bello e costruito da dio, e penso che può diventare un vero concorrente di Icom e Yaesu (il suo prezzo non è stato confermato ma dovrebbe essere intorno ai 6000 euro.

Stop the SDR press

Andrea B. è appena tornato dalla mitica fiera di Friedrichshafen. Il suo primo reportage fotografico è già online qui. Andrea mi dice che ovviamente il Software Defined Radio l'ha fatta da padrona, con parecchie novità dall'Italia. WoodboxRadio ha presentato la sua nuova radio stand alone, basata su un progetto di DDS (sintetizzatore digitale) di Giuliano I0CG. In esposizione anche i primi ricevitori commerciali DRM che dovrebbero essere a disposizione del pubblico a partire dal prossimo autunno. Altri dettagli a seguire.

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25 giugno 2006

Back to the noises

Avrei sperato di tornare con qualche notizia interessante dopo diversi giorni di silenzio, ma le cose non sono andate molto bene in questo finesettimana ligure. Il sonno ha avuto la meglio su una propagazione estiva bloccata non tanto dalle condizioni geomagnetiche quanto dalle scariche elettrostatiche (fulmini e saette), un marchio stagionale contro il quale non c'è alcun rimedio. Ho provato un po' di radiofari tra venerdì e sabato. Interessantissime, per la mia postazione, le condizioni verso le 23: arrivava il radiofaro di dublino, OE, su 316 kHz, una vera rarità - mai sentita prima - considerando che dalle isole britanniche arrivano pochissimi segnali. Molto più forte arrivava il non nuovo WTD Waterford su 368 kHz. Insomma, ero convinto che avrei ascoltato chissà cosa, e invece le scariche hanno coperto tutto e io non ho avuto più voglia di lottare contro le palpebre pesanti.
Durante la giornata, buona apertura televisiva con Belgio (E3), Ucraina, Romania nel primissimo pomeriggio. Alle 20.30, sprazzo di televisione in arabo sul canale E4, forse la Siria. Stamattina un po' di Spagna, RTVE1 su E2. Poi sparisce un po' tutto. Ero partito armato delle migliori intenzioni per la conferma di una recente segnalazione dall'Olanda: Cipro del Nord su 6150 kHz. L'avevano ascoltata con l'inno intorno alle 03 UTC, disturbata da Gene Scott della World University Network. Mi sono alzato a fatica verso le 03.20 ma da me arrivava solo Gene Scott. Non posso essere sicuro che Radio Bayrak chiuda per la domenica (che non è certo giorno di festa islamico). Se è attiva, prima o poi la si ribecca di nuovo, è sempre stata molto, molto elusiva.

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20 giugno 2006

Sat radio: E pluribus unum?


L'amico Maurizio Bertolino mi ha segnalato qualche giorno fa la recensione di un nuovo ricevitore portatile per la rete satellitare americana Sirius. Ormai il livello di integrazione e miniaturizzazione è tale da far tutto sommato sperare molto bene dalla tecnologia della radio digitale, anche via satellite. I segnali arrivano da lontano ma non dobbiamo più pensare a questo medium coma a un qualcosa di inevitabilmente statico e ingombrante. Quella di Sirius è una vera radiolina, che non richiede enormi antenne a padella e mille scatole e scatolotti.
Purtroppo a questi segnali positivi si aggiungono sintomi meno belli. Sono infatti sempre più insistenti le voci di una possibile fusione tra Sirius e il suo concorrente diretto Xm Radio. Ieri non l'ho scritto in modo esplicito, ma se si pensa ai movimenti che caratterizzano gli attuali e futuri scenari radiosatellitari europei e ai ruoli dei vari player tecnologici, questa fusione appare del tutto probabile. Ma per un mercato come quello americano, tradizionalmente nemico dei monopoli, è veramente strano immaginarsi una qualsiasi nicchia di pubblico servita da un solo operatore. InItalia è normalissimo che ci si masturbi per cinque anni con le finzioni sul decoder satellitare unico per aprire la strada a Murdoch come unico provider. Negli Stati Uniti la concorrenza tra Xm e Sirius ha finora contribuito al successo di una offerta il cui gradimento non era niente affatto scontato.
Ora la lista di discussione ABDX riporta una pagina Web piuttosto misteriosa. E' stata aperta per annunciare la Select Satellite Radio e si riferisce a un futuro ricevitore ibrido capace di ricevere entrambe le piattaforme Xm e Sirius, che sono per il momento incompatibili. Costruttore di questa radio sarà la società Interoperable Technologies, che guarda caso viene presentata come una joint venture tra Sirius e Xm. Dal punto di vista del consumatore non ci sarebbe nulla di male, anzi. Ma se ci pensate bene la cosa solleva inquietanti interrogativi sui reali motivi di questa convergenza e quindi sugli effettivi potenziali di una tecnologia che ha conquistato cuore e portafogli di una decine di milioni di abbonati. Un po' come nelle alleanze politiche elettorali, non è detto che la somma totale di Xm e Sirius messi insieme sia più grande delle due vecchie parti prese separatamente. Tra due contendenti si può sempre giocare sulla differenza di gusto tra due tipi di pubblico. E la pressione sui prezzi tende a mantenerli bassi. Senza un vero concorrente l'operatore unico potrebbe cedere alla tentazione e pretendere di più dai suoi abbonati. Insomma, l'eventuale fusione mi sembra un segno di debolezza, non di forza.

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19 giugno 2006

Spectrum management, meglio se aperto

Quante informazioni sul mondo wireless, da Open Spectrum! Il sito della omonima fondazione di diritto olandese con doppia sede in Olanda e a Praga è una miniera di notizie normalmente focalizzate sulle applicazioni informatiche. Ma è l'attenzione alla politica per la gestione dello spettro delle radio frequenze a interessare da vicino anche noi. Sapevate per esempio che l'UE starebbe per approvare in Europa l'uso di iTrip? iTrip è un microscopico trasmettitore FM che serve per usare l'autoradio per ascoltare la musica dell'iPod. Usarlo qui sarebbe vietatissimo perché non si può mica trasmettere musica in FM, nemmeno con un picowatt. Lo ha rivelato, secondo Open Spectrum, un quotidiano irlandese, The Post, discutendo a proposito di una conferenza sulle novità in materia di spectrum management promossa dall'OECD a Dublino il mese scorso.
Open Spectrum, come dice il nome, è una associazione no profit che cerca di promuovere in tutto il mondo l'allargamento dei segmenti di spettro non sottoposti a regime di licenza. Le frequenze radio sono, è vero, un bene collettivo e relativamente scarso (se confrontato alla virtualmente infinita banda trasmissiva della fibra ottica), ma esistono tecnologie capaci di garantire una gestione praticamente automatica di questa risorsa, facilitando l'uso dello spettro senza reciproche interferenze tra servizi o tra utenti di uno stesso servizio. Anche senza tirare in ballo certe tecnologie avanzate, Open Spectrum sostiene che la libertà d'uso delle frequenze radio porta sempre a ottimi risultati, sempre che non si finisca per prevaricare e togliere lo spazio agli altri.
E' un argomento toccato poche settimane fa dai miei colleghi di Nòva 24 con una bella apertura. A parte qualche confusione tra cognitive radio e software defined radio, la sostanza del discorso era in linea con i principi applicati da Open Spectrum: certe regolamentazioni troppo rigide, certe beghe come la quella che in Italia divide per esempio il Ministero della Difesa e quello delle Comunicazioni per l'uso di porzioni di frequenze sovrapposte a quelle "di proprietà" dei militari, dovrebbero essere una buona volta accantonate per il bene di tutti e la lotta al digital divide. Openspectrum fornisce una marea di documenti nelle notizie e nella sua sezione bibliografica.
Tra le segnalazioni buone, anzi ottime metto anche quella - segnalata anche sull'ultimo DXLD - di un testo di storia della radio, anzi del wireless, che sembra davvero tutta da leggere. Ho ordinato una copia sull'usato di Amazon e vi farò sapere. Il libro si intitola History of Wireless, di autori vari, ed è appena stato pubblicato da John Wiley and Sons.

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Effetto St. Louis. Fine della radio gratis?

Dopo altre tre importanti squadre di baseball americane, i St. Louis Cardinals stracciano il contratto con la stazione che trasmetteva da decenni le radiocronache delle sue partite. I Cardinals lasciano KMOX (una stazione in onde medie che si può sentire anche in Italia, con grande difficoltà) per KTRS 550, che in Italia non si sentirà mai e anche a St. Louis offre una pessima copertura con i suoi 5 kW contro i 50 di The Mighty KMOX. Un bellissimo pezzo del Wall Street Journal, che riporto qui anche se per questioni di copyright non dovrei, spiega perché. Il fatto è che da quando c'è la radio satellitare a pagamento e le radio via Internet, i tifosi hanno una alternativa, dicono i capi dei Cardinals. Peccato che uno di questi tifosi, Tom Murrell, intervistato dal WSJ dica che è uno schifo, che lui le cronache del baseball le sente dagli anni Sessanta e non ha mai dovuto sborsare una lira, che lui di tifosi che si siano abbonati al satellite di Xm Radio non ne conosce uno.
I numeri del mercato della radio satellitare dicono cose diverse, scrive il quotidiano finanziario, che di libero mercato se ne intende (a parte quando pensa che Silvio B. sia uno dei suoi più strenui paladini e un grande statista). Questo è solo l'inizio di un percorso di migrazione verso il pay per listen/view per molti tipi di contenuto che abbiamo sempre considerato gratuiti (o finanziati dalla pubblicità) per diritto naturale o magari divino. Succede con il baseball per gli americani. E con il calcio per noi, come dimostra la Coppa del mondo in Germania. Cambiano le palle, mazze e guantoni but there's still no such a thing as a free lunch, pal.

Hearing Red
Does Cardinals' switch to smaller station signal eclipse of free radio broadcasts?
By LARRY BOROWSKY
Special to THE WALL STREET JOURNAL
June 19, 2006

In April, in just the third game the St. Louis Cardinals played in their brand-new ballpark, they heard a strange sound drifting down from the stands. Booing. Aimed at the home team. St. Louis fans rarely boo the opposition, much less their own Cardinals. When the team got swept by the Boston Red Sox in the 2004 World Series, nary a catcall was heard at Busch Stadium. Instead, the crowd stayed after Game 4 to cheer the vanquished Cardinals and honor the celebrating Red Sox. So why did these famously loyal fans turn on the Cardinals during their new park's opening week? "It seems like a greed element has taken over," says lifelong Cardinal fan Tom Murrell. "There's a different mood. The owners have made some decisions that it seems they wouldn't have made in the past."
The Cardinals' new ballpark (the third to bear the Busch Stadium name) has brought spikes in the price of tickets, concessions, and parking -- unfortunate, but not terribly surprising. But Mr. Murrell says he's more upset about a different change of address: The Cardinals have moved down the radio dial from 50,000-watt KMOX, their flagship station since 1954, to 5,000-watt KTRS, whose signal sometimes barely reaches his home in Shiloh, Ill. -- all of 15 miles from Busch. "It's terribly irritating to lose that signal when we're so close," says Mr. Murrell, who says he's followed the Cardinals on radio since the early 1960s. "We're just right across the river." Few stations have ever been more closely identified with a team than KMOX was with the Cardinals. For more than half a century, "the mighty MOX" beamed Cardinal baseball throughout the Midwest, the Great Plains, and the Bible Belt, creating deep and long-lasting loyalties. Before the major leagues expanded into Texas, Colorado, Georgia and California, the Cardinals were the "home" team in those states -- and it was KMOX that made them so. But after losing money on a five-year deal that expired in 2005, KMOX offered a lower guarantee in renewal negotiations. KTRS, seeking to boost ratings in a market dominated by KMOX, wowed the Cardinals by offering the team a 50% ownership stake in the station.
And so the Cardinals became the third team this decade to dump a longtime flagship station: The Detroit Tigers left flagship WJR three years ago, while the Philadelphia Phillies departed WPHT in 2001. (The team returned in 2005.) Last month the Boston Red Sox sold their local radio rights for the next decade for an estimated $13 million a year, the largest such package ever sold. Under the terms of that deal, next season the majority of Red Sox games will move from hallowed WEEI to WRKO. All four organizations left clear-channel monoliths for lower-wattage stations, bringing in more revenue, but sacrificing reach. Why? "The flagship [radio] station is not as important to distribution as it was 20 to 30 years ago," says Cardinals president Mark Lamping. "If the only way our fans could follow the team was radio, we'd still be on KMOX. Knowing that there are alternative avenues of distribution was a very important consideration."
Those alternatives include MLB.com's Gameday Audio, which is streamed over the Internet, and XM Radio, a satellite service that has carried all major-league games since 2005. The Cardinals encouraged fans who couldn't pull in KTRS's signal to migrate to one of those platforms, even offering free portable XM receivers (which retail for about $150) to fans who signed up for a six-month XM subscription. But there's a key difference between those technologies and traditional radio: You have to pay to hear the games. And that has some Cardinals fans wondering if the seemingly sacred bond between free radio and baseball -- bound up with the mythology of summer nights and transistor radios smuggled under the covers -- is fraying in favor of a pay-to-listen model. "I don't know anyone who has bought one of those subscriptions," says Mr. Murrell. "It isn't worth the monthly fee just to listen to Cardinal games. Besides, why should I pay for something that by all rights I should reasonably expect to get free?" That's the general feeling among fans who grew up spinning the dial on a transistor radio, pulling in crackly, far-away broadcasts from all over the country. But more and more people are willing to pay for play-by-play. When XM Radio inked its deal with major-league baseball in November 2004, it had 2.5 million subscribers; by Opening Day 2005 it had 3.7 million. XM now has nearly 6 million customers, and a survey commissioned by XM found that 23% of new subscribers signed up primarily to hear baseball. MLB.com, meanwhile, sold 800,000 radio and TV packages in 2004 alone.
The new media, and the growing number of local TV broadcasts, are fragmenting baseball's audience. "Every local contract has now been greatly diluted," says David Pearlman, a former CBS Radio official who's the president of Lexington, Mass., media-consulting group Pearlman Advisors. That trend is driving away megastations like KMOX and drawing in "niche" stations like KTRS; if it continues, could it eventually drive baseball off the free airwaves entirely? "It is probably inevitable that baseball radio broadcasts will go to a 100% subscription model," says Larry Rosin, president of Somerville, N.J.-based Edison Media Research. "It might take five years, 10 years, 20 years -- but nothing can stop it. It will happen because there's too much money in it not to do it." From fans' point of view, that would be a familiar story: As recently as the early 1990s, "free" TV stations carried more than 80% of local broadcasts. Today, that share has dwindled to 23%; subscription-based cable services carry the rest. Seven major-league teams -- the Red Sox, Pittsburgh Pirates, San Diego Padres, Florida Marlins, Toronto Blue Jays, Cincinnati Reds and Milwaukee Brewers -- won't have any local broadcasts on free TV this season.
Mr. Rosin, for one, believes radio could follow a similar trajectory. "Look at MLB Radio," he says. "It's already incredibly successful, even though the listeners are tied to their computers. Imagine how successful it's going to be when you can stream that audio to a mobile device that's a combination cellphone, satellite radio, iPod, and GPS tracker." To be sure, there are reasons to expect local radio will endure where free TV hasn't. The most basic is that local broadcast revenues are exempt from baseball's revenue-sharing system, while income from XM Radio and MLB Radio is split evenly among the 30 teams. That leaves the powerful large-market clubs heavily invested in the status quo: A subscription-based, equally shared model would undermine the advantage enjoyed by teams such as the New York Yankees, Red Sox, and Atlanta Braves, whose local radio rights are worth as much as $10 million more than those of poor cousins such as the Baltimore Orioles and Milwaukee Brewers. "In the era of revenue sharing, local broadcast rights are one of the last bastions of autonomy," Mr. Pearlman says. "This area goes straight to the bottom line. That has tremendous appeal for the large-market clubs."
But nothing is forever in baseball economics; the Cardinals' Mr. Lamping, for one, won't rule out the possibility of an all-subscription radio future. "I think a lot of franchises would do that if they knew they could pursue that strategy without losing their audience and alienating their fans," he says. "It would probably have to happen in a large-enough market where you had such a huge fan base that you could lose a third of them and still fill your ballpark every night." Bob Bowman, CEO of MLB Advanced Media, thinks it's more likely that the new media will eventually achieve a rough balance with the old: "We will have millions of subscribers, and we will have our place, but the over-the-air broadcasts will always reach the majority of listeners." But if those over-the-air broadcasts are no longer on stations with the reach of KMOX, fans who live far enough from transmitters may be increasingly forced to pay for what they once got for free. That doesn't mean the end for the romance of baseball on the radio: Laptops and satellite-radio receivers can bring the sounds of baseball to the porch on a summer night as effectively as an old transistor set -- maybe even without the static. But as baseball's old radio signal grows fainter, a lot of fans may be left behind. "A lot of people out here," says Mr. Murrell, "feel like they're not in sync with the Cardinals anymore."
Larry Borowsky writes about the Cardinals daily at Viva El Birdos1, a blog on the SB Nation network. He lives in Denver and listens to Cardinal radio broadcasts over the Internet.


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Il Club Dab tra terra e cielo. Ma quando?

Il 16 giugno l'Ansa ha battuto un comunicato che Andrea B. mi ha girato stamattina, segnalandomi anche la notizia apparsa su Affari e Finanza di oggi. Argomento: l'accordo tra Club Dab Italia e Onda Media per la ritrasmissione in Banda L dei futuri contenuti del network radiofonico satellitare che la madrilena Ondas Media SA si appresta a lanciare. Nel 2009. Il Club Dab comunica di aver ricevuto dal Ministero delle comunicazione l'autorizzazione a sperimentare la rete terrestre di ritrasmissione. Curioso il fatto che la cosa venga pubblicizzata a poche settimane dalla notizia della creazione di Worldspace Italia, joint venture tra Worldspace e Class Editori per la creazione di un bouquet di radio digitale satellitare a pagamento basata sulla flotta Worldspace, che su parte dell'Europa prevede un satellite già attivo in orbita geostazionaria, Afristar, e il prossimo lancio di un secondo satellite (già in stoccaggio nel centro aerospaziale di Tolosa).
Dopo qualche ricerca sono andato a vedermi il sito ufficiale di Ondas Media. Uno dei due comunicati pubblicati sulle pagine di una società finora piuttosto umbratile e misteriosa è quello, in italiano, del Club Dab Ialia ed è appunto datato 16 giugno. L'altro riguarda una partnership tra Ondas e Delphi, che oltre a essere fornitore di terminali e ricevitori per Xm Radio (operatore radiofonico satellitare concorrente di Sirius e tecnologicamente legato a Worldspace) è anche investitore "per una sostanziosa somma in contanti" nella stessa Ondas. Delphi quindi sarà un fornitore tecnologico di Worldspace attraverso la tecnologia Xm (basata su satelli geostazionari) e di Ondas (che ha già optato per satelliti a orbita bassa come Sirius). Una situazione un po' intricata.
Club Dab Italia, uno degli attuali operatori DAB in Italia, afferma di voler offrire a Ondas la copertura necessaria a una tecnologia volutamente ibrida satellitare-terrestre (dallo schema si evince che Ondas ha in mente un sistema misto compatibile con il T-DAB) in cambio del trasporto su satellite dei programmi delle stazioni affiliate: Radio DeeJay, Radio Capital, m2o (Elemedia Gruppo Espresso), RDS, Radio Maria, Radio Radicale, Radio Italia Solo Musica Italiana, Radio 24 - Il Sole 24 Ore (Gruppo Il Sole 24 Ore), Play Radio (Gruppo RCS) e R101 (Gruppo Mondadori). Tutto questo a partire dal 2009, perché al momento Ondas non ha ancora messo in orbita niente, pur avendo già precisato che il suo network poggerà su quattro vettori. Se mi è concesso un ulteriore commento, anche la faccenda della copertura terrestre mi sembra un po' ironica. Club Dab Italia andrà a realizzare i ripetitori Ondas nella banda L, la stessa che il Ministero ha riservato per il DAB terrestre. Ma al momento il Club opera via DAB solo in banda III e non potrei scommettere sulla effettiva estensione del suo segnale (io a Milano riesco a sentirlo con l'antenna interna, ma a fatica). Sulla copertura terrestre del DAB in banda III si sa del resto molto poco. Uno dei rari documenti ufficiali che trovo sul Web, a parte quello poco aggiornato della RAI, è quello relativo ai segnali del consorzio Eurodab+RAS (Alto Adige) e lo si può trovare su:
http://www.radiodabitalia.com/copertura/EURODAB+RAS.pdf.
A mio modesto parere la situazione raffigurata è un po' troppo ottimistica.
Insomma, che dire? Ondas Media non è una società quotata in Borsa e può permettersi di fare un po' di "forward communication". Non si può dire altrettanto di alcuni gruppi rappresentati nel Club Dab. Ma a parte queste disquisizioni sostanzialmente irrilevanti resta la questione del mercato europeo della pay radio satellitare e delle sue prospettive. Se davvero si vuole imitare il successo d'oltreoceano sarebbe il caso di importare anche un po' di sano pragmatismo e parlare di servizi già disponibili o disponibili in tempi - e modi - ragionevoli.

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18 giugno 2006

Quattro conti sulla radio digitale

Altri due o tre sassolini da scagliare nello stagno dell'incertezza che continua a circonda il (presunto?) business della radio digitale. Soprattutto terrestre. Tornando sulla questione del fading, dell'evanescenza, Dave Kenny del BCDX continua a manifestare un certo scetticismo sul reale potenziale di gradimento per il DRM. Dalle prove risulta ormai chiaro che la decodifica di un segnale digitale richiede un buon livello di ricezione. Un minimo di evanescenza può portare alla sparizione dell'audio, cosa che con i segnali analogici non succede. Ma c'è un altro fattore di cui tener conto, aggiunge Kenny: secondo lui, i modi digitali rischiano di consumare di più in termini di potenza e batterie. Un costo che ricade tutto sull'ascoltatore. Questo è un punto su cui personalmente non mi ero soffermato ma che mi sembra importante. Anche se riflettendoci meglio forse questi timori possono essere "dissipati" con una maggiore integrazione dei componenti. Dopotutto, i lettori MP3 alla iPod Shuffle consumano davvero poco...
Mark Ramsey, del blog Hear2.0 e autore di "Fresh Air" dedicato al marketing radiofonico, fa un semplice ragionamento statistico, ma è molto più convincente. Il contesto è quello del sistema americano HD Radio. Immaginiamoci che siano passati dieci o quindici anni e che sul mercato ci siano venti milioni di apparecchi HD, una cifra molto ottimistica ritiene Ramsey. Se immaginiamo anche che questi ricevitori siano uniformemente distribuiti sul territorio americano, in modo proporzionale al numero di abitanti. A New York dovrebbero esserci circa 2 milioni di apparecchi. Se ipotizziamo che ciascuna radio serva un ascoltatore e mezzo si arriva a 3 milioni di ascoltatori, «circa quanto un paio di grosse stazioni newyorkesi,» scrive Ramsey. Ora ipotizziamo anche che grazie all'HD lo spettro FM di New York possa ospitare il doppio delle stazioni normalmente ascoltabili. Sarebbero circa sessanta stazioni. Dividendo questo numero per il numero di ascoltatori immaginari otteniamo una media di 56mila ascoltatori a stazione. A New York. A Washington sarebbero 15mila, a Denver 7mila. E questo con un numero di radio compatibili che al momento appare difficile raggiungere. «Del tutto candidamente mi chiedo: con quale modello di business abbiamo a che fare? Non voglio criticare, vorrei davvero sapere. Nel caso della radio satellitare abbiamo una copertura nazionale sotto un unico grande ombrello finanziato dagli abbonamenti, e questo lo capisco. Ma per favore, spiegatemi il modello per la HD Radio.» Eh già, spiegatecelo.
La sopravvivenza del modello digitale radiofonico poggia interamente sulla disponibilità di ricevitori in tempi brevi e sulla voglia, da parte del pubblico, di acquistarli. Ma a questo punto qualcuno degli originari fautori di HD Radio comincia a nutrire qualche dubbio di diversa natura. Harry Helms, in Future of radio, cita una lettera aperta che Audiographics.com, ha pubblicato a firma di Robert Conrad, proprietario della stazione di musica classica di Cleveland, WCVL-FM, in IBOC fin dal 2003. Ci avevano detto che in poco tempo HD Radio avrebbe avuto una copertura simile a quella delle stazioni analogiche. Non è vero. Ci avevano detto che la ricezione sarebbe stata altrettanto facile. Adesso salta fuori che in alcuni casi è consigliabile una antenna a dipolo. Ci avevano detto che le interferenze sui canali adiacenti sarebbero diminuite. Ma non è così. «Tutto questo è molto scoraggiante e ci induce a chiedere perché dovremmo ancora preoccuparci di promuovere lo standard HD Radio.»
If it ain't broken, don't fix it, ricordate?

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Ars (pre)amplificandi

Aldo, fornitore ufficiale di circuiti qui su RP (dovrei dire fornitore ufficiale a interim, in attesa che un certo Flavio Golzio ritorni dalle sue missioni spaziali, ma il sostituto mi sembra più che all'altezza), ha leggermente modificato l'ampli del suo Mini-loop e ho provveduto pertanto a salvare la nuova versione nella solita area file. La modifica è minima, con il disaccoppiamento della continua dal gate e la variazione della resistenza di source del JFET utilizzato. Presto sarà anche disponibile il disegno della basetta del circuito.
A questo punto ho pensato che fosse opportuno riassumere qui un po' di notizie sulla tematica dei preamplificatori, i circuiti che servono a irrobustire il segnale RF catturato da una antenna prima dell'ingresso del ricevitore vero e proprio (che a sua volta può avere uno stadio di preamplificazione, quindi attenti a quel che fate per non dar luogo a inutili o addirittura dannose ridondanze). La tendenza è quella di abbinare al preampli un circuito di accoppiamento (ed eventualmente sintonia) dell'antenna stessa. L'operazione può essere necessaria, se non indispensabile, con antenne direzionali ma a bassa cattura come i loop e in molte altre situazioni. Aldo stesso, nei suoi esperimenti con il Mini-loop, dopo aver scartato il disegno originale di Burhans, ha in pratica messo alla prova tre circuiti. Il primo è un super-classico, quello proposto da Lawrence Molitor W7IUV, originariamente come ampli a larga banda per la sua antenna tipo flag rotabile. Per larga banda qui si intende qualcosa che possa soddisfare l'appassionato di onde medie e corte, quindi un ampli a bassa cifra di rumore e alta linearità tra i 0 e 30 MHz (nel caso dell'antenna di Aldo è il dimensionamento dei trasformatori e del circuito a determinare la resa ottimizzata tra 100 e 1.700 kHz). Il circuito dell'amplificatore W7IUV che potete vedere qui raffigurato è quella preparata da Mark Connelly, altro colossale sperimentatore di preamplificatori d'antenna, circuiti di fase e altri accessori rivolti in modo specifico ai BCB DXer, come vengono designati dagli americani gli appassionati di Broadcast Band, ovvero onde medie. Per entrare in maggiore dettaglio è fondamentale leggersi l'articolo in cui Mark mette a confronto il W7IUV con altri amplificatori. L'articolo è in inglese ma non escludo una sua traduzione, vista la quantità di informazioni fornite. Tra l'altro è un punto di partenza essenziale per la comprensione di molte antenne, dalla K9AY alle varie delta, EWE, pennant, flag che insieme a loop, dipoli (e varianti ripiegate) e filari rappresentano l'armamentario di base del buon DXer "sotto i 7 MHz".
Dopo la W7IUV Aldo ha deciso di provare il Mini-loop con l'ampli progettato da Roelof Bakker per la sua Miniwhip, sulla base di una antenna attiva proposta da Ian Braithwaite G4COL. In seguito ha provveduto a sostituire il J310 della Mini-Whip con un altro FET, il 2SK937 ottenendo un circuito leggermente diverso rispetto all'originale.
C'è però un terzo amplificatore, ispirato a un originale di Ulrich Rohde rielaborato e testato da Flavio Golzio per le sue versioni di K9AY. Aldo ha ripreso anche questo formidabile ampli in almeno due sue realizzazioni. La sua personale versione di K9AY "monoloop" (ricordo che la K9AY originale è costituita da due delta loop incrociati ortogonalmente e del tutto indipendenti l'uno dall'altro, in modo da fornire tramite opportuna scatola di relé, quattro lobi di direzionalità a 90 gradi) e il suo splitter d'antenna. In quest'ultimo circuito, qui raffigurato, l'ampli di Rohde precede il trasformatore T3 dello splitter, per compensare in modo molto efficace la classica perdita di 3 dB che si ha quando si vuole ripartire e disaccoppiare una unica antenna filare tra due ricevitori.
In conclusione, ecco un riassunto della letteratura citata, come prima parziale guida all'arte dell'ampflicazione dei segnali a bassa frequenza:

1) Aldo's Mini-Loop ultima versione (18/06/06)
2) Mark Connelly sugli amplificatori a confronto
3) Roelof Bakker's Mini-Whip
4) Aldo's K9AY monoloop
5a+b) Aldo's splitter (schema, foto)

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17 giugno 2006

Riflessioni dalla radio

Dalle osservazioni relative alla ricezione visuale del nuovo network di beacon (radiofari) amatoriali nei 10 metri, Andrea B. ha recentemente estratto alcune rappresentazioni spettrali che mostrano, come sullo schermo radar, la traccia degli aerei in volo. Lo spettrogramma mette in altre parole in evidenza la traccia del segnale del radiofaro riflessa dall'involucro metallico degli aerei (in questo caso mi sembra di capire che il radiofaro sia romano e che i velicoli decollino da Ciampino). Lo spostamento Doppler trasforma queste tracce in una curva a gradino in funzione della posizione dell'aereo, in avvicinamento o allontanamento dal faro.
La cosa mi ha fatto venire in mente una pagina affascinante e molto utile per il monitoraggio in tempo reale delle attività in E-sporadico, incluse quelle dovute a fenomeni aurorali e da pioggia meteorica. La pagina realizzata da Andy Smith G7IZU si intitola Meteor Shower, Aurora and Sporadic-E Detection usig Radio Signal Reflection. I grafici vengono realizzati da Andy con il programma tedesco Spectrum Lab e si riferiscono all'uscita di due ricevitori PCR1000 sintonizzati sulle frequenze dei canali televisivi E2 (48.250 MHz) e E4 (62.250, ma qui in realtà uno dei ricevitori sintonizza poco sopra i 60 MHz in corrispondenza del francese L3). L'attività degli strati anomali ionosferici E viene monitorata attraverso l'eco dei segnali televisivi distanti, che compaiono come semplici tracce più o meno lineari o come chiazze più estese in caso di fenomeni di forte eccitazione come quelli aurorali o meteorici. Una sezione live del sito permette di osservare l'evoluzione di questi eco quasi istante per istante e vengono in ogni momento correlate ai valori geomagnetici, alla ricerca di eventuali relazioni di causa-effetto. Davvero un gran bel lavoro e trovo sacrosanto che Andy chieda ai suoi visitatori un contributo tramite Paypal. Molte foto degli eventi registrati negli spettrogrammi finiscono poi su Flickr.

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Divine interferenze

Ovunque io mi rechi in Italia non incontro mai troppe difficoltà di ricezione di Radio Maria. La simpatica emittente religiosa è quasi sempre presente su non meno di tre frequenze, cosa che non si può quasi mai dire di Radio Rai. Niente di male, naturalmente, non di solo pane vive l'uomo. Però alla luce di tutta questa potenza diffusiva mi pare alquanto stridente l'accorato appello del presidente di Radio Azzurra di Napoli, che sui 105.5 (dal Vesuvio, a quanto mi pare di capire da FM World) è stata sommersa da Radio Maria da Calmadoli. Ho visto la notizia sul Diario di ieri ma in rete Antonio Di Rosario cerca di far sentire le ragioni della sua Azzurra un po' dappertutto. Anche Indymedia riporta la questione, mentre Di Rosario ha attivato un dominio temporaneo .tk.
A quanto leggo su Diario, Radio Azzurra (200 watt contro i 5 cattolicissimi kW di Radio Maria) è l'emanazione di una associazione di handicappati che cerca di fare un po' di informazione di servizio in Campania. Niente a che vedere con altre omonime emittenti interegionali, almeno credo. La stazione, regolarmente in onda dal 1985, avrebbe anche già vinto alcune cause e si sente doppiamente beffata perché Radio Maria avrebbe rilevato i 105.5 da Calmadoli acquistandoli a una emittente priva di concessione (Fuorigrotta 2) decidendo poi di aumentare la potenza e puntare le antenne non verso il Vomero, ma in direzione dello stesso bacino di Azzurra.
Non abito a Napoli, non posso controllare la situazione ma non ho motivo di dubitare della sincerità di Antonio Di Rosario al quale vorrei esprimere, per quel che serve, la mia solidarietà. Diario ha provato a parlare con Radio Maria, ricevendo per tutta risposta un sermoncino sulla divina onnipotenza della Madonna (disclaimer: l'autore di questo blog è un protestante italiano uso a manifestare una certa perplessità nei confronti del culto mariano). E' vero che vento e spirito soffiano dove vogliono ma se Antonio ha ragione e Radio Maria sta prevaricando, non mi sembra corretto buttarla sul trascendente.
Casi come questo abbondano nel nostro amato spettro dell'FM locale, una risorsa collettiva che ovunque nel mondo si riesce a regolamentare con soddisfazione di tutti. Radio Azzurra non è una emittente pirata, ma una voce comunitaria. Flebile quanto si vuole ma collocata sullo stesso piano giuridico di Radio Maria quanto a diritto di trasmissione. Ne ha i mezzi, pubblico e, come si direbbe in tribunale, facoltà. E invece no, perché a decidere chi debba occupare una frequenza radio e con quale potenza qui non ci sono ministeri (del tutto privi di un preciso quadro della situazione effettiva), autorità garanti, commissioni multimediali e giudici. Non c'è nemmeno quel minimo di fair play autoregolamentale. Macché: nell'etere delle libertà (come in analoghe case) facciamo quel cazzo che ci pare, in nome del potentato - divino, musicale, politico, commerciale, sportivo, religioso - di turno. A voi sembra una situazione tollerabile dal punto di vista dei cittadini di una nazione democratica e avanzata?



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16 giugno 2006

RDS e 6 - arriva il PI Code

Mentre le aperture in E-sporadico continuano a dare grandi soddisfazioni in Europa - e in diverse località italiane favorite da situazioni di affollamento dello spettro FM meno pesanti rispetto alla inquinatissima piana milanese - mi devo accontentare dei miei esperimenti per la decodifica dei segnali RDS.
Tra le varie soluzioni qui menzionato per dotare di funzionalità RDS i ricevitori privi di circuiti per la decodifica, c'è un piccolo dispositivo proposto in kit da autocostruire dalla società Micromed. Un circuito molto interessante e in grado di visualizzare il nome della stazione e le eventuali righe di radiotext, ma con un piccolo difetto: il software di controllo nella sua versione originale non prevede la visualizzazione delle quattro cifre esadecimali del PI Code, un codice univoco che permette di identificare le stazioni in pochi secondi di segnale sufficientemente intenso.
Su Internet si trovano codici di controllo alternativi, e' vero, ma io ho pensato bene di disturbare Vittorio Carboni, autore del progetto Micromed. Vittorio mi ha risposto subito e con altrettanta gentilezza nel giro di pochi giorni mi ha fatto avere un software da lui modificato. A questo punto non mi è restato che disseppellire dal suo oblio il programmatore di Eprom che mi ero procurato anni fa e il microcontrollore, un PIC 16F84 consigliato da Vittorio. Dopo qualche battibecco con il programmatore privo di istruzioni e il software gratuito Ic-Prog, ho finalmente riversato il programma nel chip. Beh, l'ottimo Vittorio ha fatto un grande lavoro, perché ora il mio circuito Micromed - manco a dirlo assemblato e inscatolato da Aldo Moroni (moronialdo(at)gmail.com) - è in grado di visualizzare il PI Code. L'immagine che vedete è di pessima qualità, l'ho ripresa col telefonino ed è appena leggibile, accanto alla scritta RadioText (segno che il RadioText è presente) il codice PI di Radio 24, 5245.
Ora non resta che la tappa finale: trovare il modo di interfacciare il controllore con il circuito di decodifica ultrasemplificato basato sul chip RDS TDA7330, che Aldo Moroni ha già "ingegnerizzato" con una basetta e una interfaccia RS232 per la decodifica RDS via computer. Non sarà una tappa immediata perché sarà necessario apportare qualche ulteriore modifica al software: ora come ora la visualizzazione del PI Code avviene su un display a due righe ma l'idea è arrivare ad avere un display molto piccolo (8 caratteri su una riga) per visualizzare alternativamente il codice PS (nome della stazione) e il PI. Per il momento, un sentito grazie a Vittorio Carboni e al suo programma in assembly.

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15 giugno 2006

Aldo made it better

Dopo una serie di estenuanti esperimenti e misure, sembra essersi stabilizzata una versione più o meno definitiva della Moroni Mini-Loop, una antenna direzionale compatta amplificata per l'uso in ricezione sulle frequenze da 100 a 1.700 kHz. Ricezione di lowfer, 137 kHz, radiofari e onde medie, tanto per intendersi.
Alla fine rispetto alla versione qui riportata qualche giorno fa sono intervenute alcune modifiche riguardanti il trasformatore e i condensatori. Il circuito di preamplificazione è ispirato, anche qui con qualche modifica non del tutto marginale sulla scelta dei transistor, a quello della Miniwhip di Roelof Bakker, una antenna omnidirezionale dalle dimensioni ultracontenute (anche lei ampiamente citata su questo blog). Il transistor utilizzato da Roeloff, il J310, è stato in questo caso sostituito con un FET piuttosto raro da reperire in Italia, il 2SK937 della Sanyo. Secondo Aldo questo componente, oltre a una migliore cifra di rumore, vanta una ammettenza superiore, per una resa amplificativa migliore a queste frequenze. Per acquistare il FET ci si può rivolgere a un fornitore online, Nikko Electronics di Hicham Dalbani. Il documento PDF realizzato da Aldo (moronialdo(at)gmail.com) spiega le semplici regole di costruzione dell'antenna Mini-Loop e illustra il circuito del pre. Questa antenna, costituita da una scatola esterna (illustrazione) e una interna è molto leggera e si presta a installazioni motorizzate in esterno.

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12 giugno 2006

Piccoli fari crescono


Da qualche settimana - scrive Andrea B. - è attiva una rete di beacon italiani QRP/QRSS sui 28322 kHz. La scelta di questa frequenza, fuori dal range radiofaristico amatoriale ufficiale, non è del tutto casuale ed è legata alla disponibilità sul mercato surplus di oscillatori quarzati ("canned oscillator") ricavati da vecchi modem analogici. I radiofari sono tutti autocostruiti e lavorano con potenze QRP; trasmettono il nominativo, il locatore in CW 15 Wpm e in QRSS3. Ora che la stagione dell'E-sporadico entra davvero nel vivo, cominciano ad arrivare i rapporti d'ascolto "visuali" da molti appassionati di QRSS e probabilmente verranno coperte distanze notevoli.


Ecco i dettagli della rete:

(Nominativo Freq. Potenza Locatore)

IK1ZYW 28.321,920 kHz 100mW JN35tc

IW0HK 28.321,940 kHz 10 mw JN61fv

I1DFS 28.321,960 kHz 100mW JN44vc

IS0GSR 28.322,085 kHz 100mW JM49jn (faro personale del maestro radiofarista Giorgio Casu)


Il progetto della rete a 28322 kHz nasce per promuovere l'utilizzo del QRPp, del QRSS e dell'autocostruzione tra i Radioamatori ed i Radioascoltatori.


I beacon sono stati costruiti usando lo schema di Paolo IK1ZYW che si trova a questo indirizzo:


Foto dei beacon e rapporti d'ascolto vengono invece pubblicate sul blog dello stesso Paolo Cravero:

Nei prossimi giorni dovrebbe entrare in funzione un nuovo beacon da Genova.

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If it ain't broke, don't fix it

Per il ponte del due giugno ho avuto qualche problema a viaggiare (in treno, sono una mosca bianca che non guida). Pochi giorni prima della partenza il sito delle ferrovie si è rìfiutato di darmi tre biglietti sul solito Intercity per La Spezia. Poi si è rifiutato di darmi i biglietti su quello del ritorno. E alla stazione di La Spezia la cortese bigliettaia mi ha ripetuto per l'ennesima volta che sugli Intercity Plus, a prenotazione obbligatoria, che prendo di solito non c'era niente da fare. Ma che c'entra con la radio? La piccola disavventura ferroviaria mi è tornata in mente leggendo due notizie di questi giorni, una che preannuncia la possibile chiusura di tutte le attività di Swiss Info, cioè di tutti i siti e i feed audio che su Internet hanno preso tempo fa il posto delle trasmissioni su onde corte di Radio Svizzera Internazionale, ormai smantellate; l'altra che ipotizza un analogo destino per le trasmissioni in onde corte della Finlandia (Internet e il satellite bastano per tenere gli expat aggiornati, recita la solita, micragnosa tiritera di chi non c'ha più una lira da spendere su un media che non attiri inserzionisti miliardari o milioni di abbonati pay per breath).
Il treno in questo somiglia alle onde corte. A incominciare, dall'apparente contraddizione di chi dice che i treni non possono permettersi di viaggiare vuoti e pensa che l'unico modo per riempirli sia farne viaggiare due convogli di quattro vagoni. Non si capisce bene perché non si debba invece farne viaggiare venti, facendo una bella campagna pubblicitaria per comunicare la cosa. E contemporaneamente alzare molto i prezzi per chi viaggia poco e favorire spudoratamente, con abbonamenti e offerte speciali (in Svizzera, per esempio, c'e' l'abbonamento mezzo prezzo che taglia del 50% le tariffe in cambio di un costo upfront molto contenuto).
Con le onde corte sta diventando la stessa cosa. Il medium è antico ma funziona piuttosto bene. Un impianto di 200 kilowatt copre distanze considerevoli e può raggiungere bacini di milioni di persone. L'end user device, come dicono i markettari, costa molto meno di un cellulare (vedi i ricevitori cinesi Degen) ha un ingombro di poco superiore, ha una buona autonomia con le batterie, è facile da usare. Con una buona pianificazione delle frequenze la qualità dell'ascolto non è all'altezza dell'Hi-Fi ma per un notiziario e qualche canzonetta dalla madre patria che cosa si pretende, il Bang&Olufsen? Abbinata a un modo digitale come il DRM, l'onda corta potrebbe essere estesa, con poca spesa, al target dei possessori di laptop (fatta la tara della necessità di corrente, ben superiori alle quattro pilette AA da mettere nel Degen). Viceversa Internet richiede come minimo un computer e un accesso a larga banda. E non parliamo del satellite televisivo... Ve lo immaginate il finlandese viaggiatore per lavoro in un posto dove non c'è una presa per Internet che monta un ambaradan di parabola per sentire YLE via satellite? Andiamo. E quanto costerebbe collegarsi a Internet con il telefonino rispetto a quindici minuti di notiziario ascoltato sulle corte? Non sarebbe più furbo consentire anche questa opportunità, con buona pace dei lucrosi introiti per il roaming internazionale che gli operatori telefonici intascano senza che nessuna Gabbanelli urli contro lo spreco?
Insomma, le onde corte sono sicuramente antiquate, ma siamo davvero sicuri che siano anche per forza obsolete e soprattutto da spegnere? La radiofonia locale è anch'essa molto antiquata ma ha un suo pubblico. E numeroso. Se lo scopo è trasmettere un messaggio, mantenere un legame anche affettivo oltre che "dovuto" (i media non sono un fattore essenziale in una democrazia, gli italiani all'estero devono votare solo dopo essersi informati su quel carrozzone di Rai International?) con gli emigrati, o con qualche centinaio o migliaio di connazionali in viaggio per ragioni diverse ma tutti impossibilitati ad accedere alla propria offerta radiofonica nazionale, ha davvero senso mandare allo sfascio un medium leggero e poco invasivo come le onde corte?
Ah, tanto non le conosce più nessuno, è l'intelligente risposta. Come per i treni: non è colpa mia se faccio viaggiare pochi treni e spesso quei pochi sono vuoti, che volete, la gente preferisce prendere l'auto.... Chissà poi perché a volte quei pochi treni si riempiono e la gente rimane a piedi. Chissà perché se lo vai a chiedere ai pendolari in coda sulla tangenziale quelli ti dicono che il treno lo prenderebbero eccome se ce ne fosse uno ogni dieci minuti, come in parecchie nazioni civili di mia conoscenza.
Questa è l'epoca della long tail, perbaccolina, delle infinite nicchie di interesse da soddisfare con un marketing aggressivo, differenziato, sorprendente. Avete mai pensato, per esempio, che un ricevitore Degen costa più o meno come la marca annuale sul passaporto? Che chi usa il passaporto potrebbe avere un ricevitore a onde corte come premio fedeltà? E invece... Perché dovremmo trasmettere sulle onde corte, visto che ci sono i satelliti, c'è Internet? E giù a chiudere e decurtare le redazioni dei programmi internazionali, smantellare trasmettitori e antenne e dirottare tutte le risorse su qualche bello show televisivo (mai nessuno che si interroghi sull'utilità di questi ultimi). L'argomento alla fine è sempre quello. Non c'è mercato. Ma sui libri di marketing si legge che proprio quando non c'è mercato di solito è arrivato il momento di costruirlo. Attraverso ogni possibile canale economicamente solido.
La sensazione è che il mercato delle onde corte, con tutti i suoi evidenti vantaggi, sia stato dichiarato clinicamente morto perché qualcuno non si è accorto che il paziente è ancora vivo e ha staccato la spina dell'elettroencefalografo. Ci credo. Bisognava risparmiare.

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10 giugno 2006

Pionieri dell'etere privato


Due libri che mi sembrano interessanti e che penso di acquistare, uno sulla radiofonia, l'altro sulla televisione. Entrambe in chiave locale, entrambe in chiave moito italiana. Parlo di Il Mucchio Selvaggio di Giancarlo Dotto e Sandro Piccinini, il primo dei due presente ieri sera da Augias per la trasmissione inchiesta su Vanna Marchi. E di L'informazione radiofonica locale in Italia, di Andrea Ganduglia, che ho appena visto segnalato nell'anteprima della trasmissione Rapportoradio, periodico sulla radio e gli altri mezzi di comunicazione diffuso da numerose numero di radio private nazionali e disponibile in podcast sul sito www.rapportoradio.org. Quella di Ganduglia, che lavora come tecnico informatico di Radio Città del Capo di Bologna, è in realtà la pubblicazione di una tesi di laurea in scienze delle comunicazioni. L'autore parla del suo lavoro nella puntata nr. 21 di Rapportoradio. Leggendo la quarta di copertina del volume, edito da Clueb, si arguisce che la tesi di Ganduglia esplora i delicati equilibri nell'ecosistema delle radio autenticamente locali (i grandi network, temo, hanno smesso da tempo di esserlo), dei rischi per la loro sopravvivenza e delle opportunità legate alle nuove tecnologie.
Il Mucchio selvaggio, edito da Mondadori è un percorso a ritroso tra i pionieri di un tipo di televisione non meno a rischio ma leggermente più protetta rispetto alla radio. Ma anche qui, ci sono storie di personaggi "da commedia dell'arte", come afferma la presentazione del libro, e di eroici - nel loro piccolo - gesti di rottura, come quelli di Peppo Sacchi e Enzo Tortora assediati dalla polizia negli studi di Telebiella.

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09 giugno 2006

Aldo's loop


La premiata circuiteria Aldo Moroni ne ha combinata un'altra delle sue. Questa volta lo spunto è un tipo di antenna loop (ad anello) molto particolare, realizzata con un pezzo di cavo coassiale e destinata alla ricezione delle frequenze molto basse, sotto i 500 kHz. Con le varianti introdotte da Aldo la larghezza di banda di questo loop coassiale arriva fino a circa 1 MHz. Oltre questo limito l'efficienza, dice Aldo, degrada bruscamente.
Bisogna procedere con ordine perché la categoria dei loop in cavo coassiale è ricca di sperimentazioni interessanti. Una versione molto semplificata di un loop a larga banda "schermato" (la schermatura si riferisce alla calza del coassiale ma chiaramente questa non è una antenna schermata, giocando piuttosto sul campo indotto dalla calza che trasduce il segnale e il centrale del coassiale che lo trasferisce verso il ricevitore) è quella, non amplificata, proposta sul sito GreerTech.com. Una versione tarata appunto sotto i 500 kHz, pensata per le attività lowfer tipo 136 kHz e radiofari. è quella dettagliatamente illustrata sul sito di Steve McDonald, un OM canadese. Il quale descrive uno shielded loop in cavo coassiale della lunghezza di circa 2,5 metri e amplificato con un circuito progettato da un altro sperimentatore, Ralph Burhans. Burhans introdusse un componente particolare nel suo circuito, per adattare l'impedenza del loop: uno di quei trasformatori di piccole dimensioni tipicamente utilizzati negli impianti stereo, per i segnali audio. Andandosi a spulciare le caratteristiche di questo trasformatore, Aldo non le ha trovate compatibili con le frequenze che gli interessava ricevere, quelle dei radiofari.
Sono quindi seguiti alcuni giorni di esperimenti con altri circuiti di adattamento e preamplificazione. Alla fine la scelta di Aldo è caduta su un amplificatore basato sul transistor 2N5109 (in configurazione singola, esistono anche versioni in push pull), proposto a suo tempo da Larry Molitor, altro OM ma americano (questo il suo sito originale dove bisogna cercare nel capitolo dedicato a una particolare versione rotabile dell'antenna flag) e a sua volta ripreso da Mark Connelly, altra inesauribile fonte di circuiti.
A questo amplificatore Aldo ha premesso un trasformatore da lui stesso bilanciato. Per la pubblicazione qui su RP Aldo ha preparato anche un breve PDF con il circuito dell'adattatore da attestare in fondo al loop. L'alimentazione, in questo caso, è remotizzata con un secondo circuito da tenere vicino al ricevitore e da collegare da un lato alla presa d'antenna a 50 ohm dall'altro all'antenna esterna, attraverso una discesa che trasporta il segnale da ricevere e la tensione che alimenta il componente attivo dell'ampli. Il loop utilizzato per questa antenna non è del tutto simile a quello descritto da GreerTech.com. Anche in questo caso l'antenna vera e propria è la calza del coassiale, che a sua volta trasferisce il campo magnetico ricevuto sul centrale interno. All'uopo bisogna praticare un piccolo taglio nella calza sulla parte superiore dell'anello, rimuovendo la calza e avendo cura che non ci sia cortocircuito tra calza e centrale. Il primo loop a larga banda di cui abbiamo parlato (che secondo Aldo non funziona granché bene) è in realtà costituito da due anelli aperti che non sono cortocircuitati (quello della calza e quello del cavo centrale). Con la versione Burhans il centrale su cui viene indotto il segnale si chiude su uno deu due fili del primario bifilare del trasformatore di adattamento. La calza va collegata al centro di questo avvolgimento, utilizzando il secondo filo.

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08 giugno 2006

Coordinamento centrale per l'SDR

Sono stato facile profeta. Il progetto HPSDR, quello di una piattaforma hardware universale per software SDR radioamatoriali ha ricevuto l'endorsement ufficiale da parte del TAPR, associazione radioamatoriale da anni attiva nel campo della sperimentazione di modulazioni digitali e circuiti ham radio avanzati. Insomma, gli sperimentatori dell'SDR per OM e SWL cercano di trovare un coordinamento sempre più centralizzato per evitare inutili dispersioni. Ecco il comunicato ufficiale di TAPR/HPSDR, che oltretutto riassume molto bene la situazione illustrata nel mio post precedente.

TAPR (Tucson Amateur Packet Radio), a non-profit, membership-based corporation, has pioneered advanced digital technology in Amateur radio for the last 25 years. In 1999, TAPR entered the SDR world by kitting the DSP-10, a 2-meter multi mode, software defined radio designed by Bob Larkin, W7PUA. TAPR also encouraged the SDR-1000 development, providing booth space at Dayton in 2003 for the fledgling company. Similarly, TAPR supported the GnuRadio Project and Matt Ettus' USRP, providing them Hamvention exposure in 2005 and 2006. Many papers on SDR have appeared in the proceedings of the annual Digital Communications Conference co-sponsored by TAPR and the ARRL. TAPR is an active supporter of open-source software.
HPSDR (High Performance Software Defined Radio) is an ad-hoc group of enthusiasts working to provide building blocks for software defined radio and related technologies. The initial efforts have resulted in open hardware and software, led by a motherboard, USB interface with FPGA, and a very high performance, multi-channel ADC and
DAC. Many other modules are proposed or in development. TAPR will be supporting the development of various HPSDR modules, helping to disseminate information into the Amateur Radio community through venues such as the Digital Communications Conference, and providing a storefront for boards and kits.
The first kit effort is for the Atlas motherboard. TAPR is initially providing a complete kit of parts for the PCB, but not the PCB itself. After the initial batch of PCBs, provided by Eric, AA4SW, has been shipped, TAPR will add the Atlas PCB to its catalog. As other modules are developed, TAPR will provide development support and kits, semi-finished or possibly completely assembled boards. The format for each module will be decided on its own merits, community
desires, and practicality.
TAPR is a volunteer organization, part of the Amateur community, and is looking for assistance within the HPSDR community to help make the HPSDR projects not just a reality, but ubiquitous among the Amateur community embracing the promise of Software Defined Radio.
Please join us in support of this pioneering effort.


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Distanze estreme, DRM contro analogico

Ma come, Radiopassioni si sbilancia tanto con le ipotesi pessimistiche relative alla ricezione a lunga distanza delle modulazioni digitali e poi mette il silenziatore quando i segnali lontani arrivano? Non sia mai. Dopo tutto è in ballo anche il futuro della radiofonia internazionale, che come ormai saprete ha scommesso pesantemente sullo standard Digital Radio Mondiale in uso sulle attuali onde corte. Che il sistema funzioni, lo si sapeva. Purtroppo non sembra funzionare con la stessa efficienza delle modulazioni analogiche, almeno sulle lunghe distanze. Per cui mi sa che si deve accogliere con un moderato ottimismo il risultato ottenuto in questi ultimi giorni da Andrea B. a Roma, dove finalmente è arrivato l'audio del test di Radio New Zealand in DRM su 13730 kHz, verso le 21.30z. Il picco di ricezione secondo Andrea si è avuto il 3 giugno, in precedenza l'audio arrivava solo a tratti e il software Dream riusciva solo a decodificare le informazioni testuali e a fornire i parametri della trasmissione. Il 3 giugno invece la trasmissione è stata effettivamente ascoltata con discreta continuità. Andrea segnala "sprazzi" di audio anche con due trasmissioni DRM nella banda dei 13 metri, sui 26 MHz spaccati da Londra e su 25765 da Parigi. Sono trasmissioni a potenza relativamente bassa, 1700 e 400 watt rispettivamente, in una banda che si sta pensando di utilizzare per dare copertura DRM nelle aree metropolitane europee, come alternativa all'FM e alle onde medie (a me sembra un'ottima idea, anche se non so quanto spazio si riuscirà effettivamente a dare alle emittenti interessate). Contemporaneamente giungono allo stesso Andrea conferme esplicite sulla disponibilità dei ricevitori DRM. Sangean dovrebbe immettere sul mercato il suo MP-40 il prossimo ottobre a un prezzo stimato di 299 euro (non propriamente regalato ma almeno inferiore al ricevitore Mayah).
Insomma, il DRM "tira" anche sulle lunghe distanze. O no? Intanto bisogna dire che questi sono stati giorni di continue aperture in E-sporadico tra i 30 e i 144 MHz, sicuramente non è un caso se Andrea solo ora sia riuscito ad ascoltare ampi spezzoni di audio digitale. Se poi uno continua a fare il confronto con l'analogico, il DRM appare ancora penalizzato. Sabato scorso in Liguria mi sono sentito il notiziario di Radio New Zealand analogica su 15720 kHz più o meno verso la stessa ora di Andrea. E certo non dovevo preoccuparmi di rapporto segnale/rumore, quello che col DRM può fare la differenza tra un audio che arriva in ottima qualità e un audio che non arriva per niente. Sulle sue frequenze analogiche RNZI raggiunge molto spesso livelli eccellenti e la ricezione avviene in continuo, fatta la tara di quel po' di evanescenza. Il DRM non si comporta male, ma continuo a dubitare della sua affidabilità: se devo scommettere sulla possibilità di sentire RNZI per una mezz'ora di seguito, insomma per seguire veramente un programma, la mia puntata andrebbe ancora sull'analogico.
Che tra l'altro è molto generoso di segnali interessanti dal Pacifico. KHWR dalle Hawaii la scorsa domenica mattina arrivava in modo eccellente sulla consueta frequenza di 11565 kHz, l'hanno segnalata in parecchi in Italia. Mentre ascoltavo RNZI sono passato per un attimo sui 15 MHz ed ecco gli annunci della controparte hawaiiana di WWV, la stazione federale americana di tempo e frequenza campione. Potete sentire gli annunci orari in voce femminile di WWVH, che precedono quelli maschili da Boulder, Colorado, su questo spezzone audio (inizia con l'annuncio delle 21.35, le 23.35 in Italia).

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RDS parte quinta - Belgian connection

Ancora RDS, ancora decodifica e ancora PI Code. C'è stato un curioso sviluppo in questi giorni, dopo le note scritte a proposito di gestione dei dati RDS da decodificare/visualizzare sulla base di un software di controllo. Il sito della belga Techdesign, fornito negozio online di componentistica e quarzi per la realizzazione dei circuiti dei decoder (vedi quello realizzato da Aldo Moroni), ha recentemente messo in linea il bel progetto di un decoder (con stadio ricevitore FM stereo opzionale, ben visibile nello schema qui allegato) che utilizza il chip TDA7330 di STM. Il display in questo caso viene pilotato da un software che Techdesign ha realizzato in C e compilato nell'assembly necessario per programmare un PIC. Il progetto viene descritto in dettaglio, con una lista di componenti e basette che possono essere tutte ordinate tramite la stessa Techdesign. Purtroppo, neanche questa volta il software consente di vedere il PI Code!
Ho scritto per chiedere ulteriori informazioni e Michel Bavin, di Techdesign, mi ha prontamente risposto. La modifica per la visualizzazione del PI Code è ovviamente possibile e Michel potrebbe anche renderla disponibile in futuro. Secondo me, troverebbe un mercato piccolo (neanche troppo) ma estramemente ricettivo, vediamo come va a finire.

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07 giugno 2006

Media multietnici a convegno

Venerdì e sabato a Bologna si terrà il 2 Meeting italiano dei media multiculturali, organizzato dal Cospe per "valorizzare e dare visibilità alle produzioni radiofoniche, televisive e su carta stampata promosse da cittadini di origine immigrata". Se mi avete letto in passato saprete che questo argomento mi sta a cuore perché sono convinto che le popolazioni immigrate, ormai piuttosto visibili qui in Italia, non sono rappresentati come meritano dai mezzi di comunicazioni tradizionali, radiofonia in testa. Manca l'informazione, l'intrattenimento in lingua non italiana dedicata a chi è venuto qui a lavorare, a volte a dare l'anima, spesso ricambiato da un atteggiamento di chiusura, per non dire di aperta ostilità che gli italiani dovrebbero ben ricordare dalla loro personale storia di emigranti.
Media per gli immigrati, non per rendere meno tristi certi ghetti, e nemmeno per nutrire l'autocompiacimento, le chiusure di segno opposto che rendono impossibile l'integrazione. Ma per preservare le identità culturali e linguistiche, facilitando il dialogo con quelle altrui e le buone relazioni con il territorio e i suoi servizi. Se non potete partecipare al convegno bolognese, che si inserisce nel quadro del progetto europeo Mediam’Rad – Media, Diversità, Pluralismo - potete comunque seguire i lavori attraverso l'emittente Internet Radio Asterisco.

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06 giugno 2006

Gentiloni: faremo l'appello delle onde

Le agenzie hanno battuto alcuni brani dell'intervento del ministro Paolo Gentiloni nel corso della conferenza stampa sul riordinamento del nostro spettro televisivo. Questa la notizia ufficiale riportata sul sito del ministero:

Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ed il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, hanno raggiunto un’intesa per realizzare entro gennaio 2007 un unico Database delle frequenze televisive utilizzate in Italia. L’obiettivo è quello di superare l’attuale “buco informativo” che rende problematici gli interventi di regolazione del mercato televisivo. In base a tale accordo sarà realizzato un unico archivio dei dati - in grado di rappresentare un preciso riferimento per ogni intervento in materia di frequenze TV - ed al contempo verrà razionalizzato l’utilizzo delle risorse tecniche dei due organismi, accelerando i tempi della realizzazione dell’archivio stesso. In particolare l’iniziativa consentirà di disporre di uno strumento aggiornato sulla situazione di utilizzo delle frequenze, che potrà servire alla verifica circa l’efficiente utilizzazione dello spettro radioelettrico, all’individuazione di frequenze ridondanti, ed al miglior uso delle risorse disponibili, oggi particolarmente limitate rispetto alla domanda.
Un archivio delle frequenze televisive attualmente esiste presso il Ministero delle Comunicazioni, ma è basato su un censimento del 1990, non più adeguato alla reale situazione dell’emittenza TV, con imprecisioni ed incompletezze determinate dalle comunicazioni non sempre congruenti fatte a suo tempo dalle emittenti, dalla discontinuità nell’aggiornamento dei dati successivamente alle autorizzazioni, dalle modifiche intervenute negli impianti, dalla cessione da un operatore all’altro degli stessi. In tal senso l’aggiornamento si rende necessario considerato anche che l’avvio del digitale terrestre ha comportato un incremento delle compravendite con conseguente digitalizzazione di impianti precedentente analogici. Il compito di provvedere alla realizzazione del Database - partendo dalle informazioni attualmente in possesso del Ministero - sarà affidato ad un gruppo di lavoro congiunto tra il Ministero delle Comunicazioni e l’AGCOM. Con il gruppo di lavoro saranno impegnati su tutto il territorio nazionale gli Ispettorati della Comunicazione e la Polizia delle Comunicazioni. L’intesa soddisfa le comuni esigenze del Ministero, che istituzionalmente deve tenere un Registro Nazionale delle Frequenze e di cui il settore televisivo è parte, e dell’AGCOM, che in base alla propria Delibera n. 163/6/CONS ha la necessità di costituire un Catasto Nazionale delle Frequenze, i cui dati confluiranno nel Registro degli Operatori di Comunicazione (R.O.C.).


Un altro recente contesto ha ospitato Gentiloni proprio su queste tematiche. Mi riferisco alla trasmissione di Radio 1 Il Baco del Millennio, di e con Piero Dorfles. Se vi siete persi le dirette della terza settimana di maggio, tutta dedicata ai problemi della comunicazione di massa, potete ritrovare due puntate molto, molto interessanti (Gentiloni è stato intervistato in quella sul servizio pubblico, il 26 maggio). Il 22 era stata la volta delle "Onde in ordine", in cui Dorfles si è occupato del selvatico etere italico e perfino dello spegnimento di buona parte delle onde medie italiane.

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05 giugno 2006

GNU radios


Non passa ormai giorno che non arrivi notizia di qualche nuovo progetto Software Defined Radio. Viene una rabbia sorda a leggere di tutti questi sviluppi, perché il pensiero che tutto questo bendidio tecnologico può al massimo servire per sintonizzarsi sui fantasmi di un etere che fu è un boccone non poco amaro. Andrea B. (tra un po' gli cedo la conduzione del blog, una notizia su due arriva da lui) mi manda il link a una storia appena apparsa su Wired.com. Titolo GNU Radio opens an unseen world. GNU, lo sapete meglio di me, sta per GNU not Unix, una formula recursiva che da decenni raggruppa una marea di progetti open source. Il vero protagonista del pezzo di Wired è Matt Ettus, un californiano che - come scopriremo - da anni conduce avanzati studi di software defined radio. Se dovessi essere dettagliato questo post sarebbe lungo un chilometro. Andatevi a leggere il pezzo di Wired e poi fate una visitina sul sito di Ettus. Il succo del discorso è questo: nell'ambito del progetto USRP, Universal Software Radio Peripheral ha sviluppato una board da collegare a un computer, qualsiasi computer dotato di porta USB 2.0. Il software che gestisce il tutto è a sua volta un ambizioso progetto open/GNU. Per la sua scheda principale Ettus ha sviluppato anche una serie di daughter board che permettono di implementare ricevitori, trasmettitori e ricetrasmettitori SDR (c'è anche un modulo fino ai 30 MHz in ricezione). Prezzo base della scheda, 500 dollari e rotti.
Pazzesco. Ero convinto che il progetto SDR amatoriale più interessante del momento, insieme al già mitico SoftRock, fosse HPSDR, altro ambizioso hardware universale che punta a fare da base (molto complessa) per la gestione di ogni sorta di software SDR a partire da PowerSDR:

The HPSDR is an open source (GNU type) hardware and software project intended as a "next generation" Software Defined Radio (SDR) for use by Radio Amateurs ("hams") and Short Wave Listeners (SWLs). It is being designed and developed by a group of SDR enthusiasts with representation from interested experimenters worldwide. The discussion list membership currently stands at over 200 [...].


E ho detto tutto. Andando però a spulciare l'archivio del gruppo di discussione HPSDR, il nome di Ettus torna più volte perché impegnato da anni su questo fronte di sperimentazione. Ettus ha più volte presenziato le iniziative del TAPR (Tucson Amateur Packet Radio), associazione radioamatoriale che porta avanti l'arte dell'avanzamento della radio. Un'arte molto spinta, viene da dire. Da 25 anni TAPR organizza tra l'altro la Digital Communication Conference, che quest'anno, celebrerà l'anniversario d'argento con un evento speciale in cui l'SDR la farà, immagino da padrone (dal 15 al 17 a Tucson, Arizona).

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Il nuovo patto per DVB-T e T-DAB

Interessante articolo di Giovanni Valentini sulla Repubblica di oggi (qui nella rassegna stampa di Governo.it) a proposito del pasticcio italiano delle frequenze televisive. E' un problema che si trascina dai tempi della "liberazione" del mercato televisivo (quando il monopolio si trasforma in duopolio, le virgolette sono obbligatorie per connotare una liberazione che a tutti gli effetti è solo presunta), ma che in queste settimane trova una cassa di risonanza internazionale a Ginevra, dove è in corso, fino al 16 giugno, la seconda parte della Regional Radio Conference per la nostra regione europea, la numero 1. Una prima parte di questa conferenza si era tenuta nel 2004. Ora bisogna concludere che cosa fare dello spettro assegnato quarantacinque anni fa alla televisione terrestre analogica (allora non ce n'erano altre). Domani 6 giugno, precisa Valentini, il neoministro Paolo Gentiloni tiene una conferenza stampa ma già il sito del Ministero riporta in dettaglio i contenuti della conferenza ginevrina.
Il nuovo piano che uscirà dalla RRC 04/06 riguarda le frequenze 174-230 MHz e 470-862 MHz, prossimamente utilizzate nella regione 1 dal DVB-T e dal T-DAB, la radio digitale DAB. Come si legge sul sito dell'ITU, una delle problematiche da risolvere è la convivenza, senza reciproche interferenze, tra servizi digitali e analogici in attesa del phase out di questi ultimi. Per l'Italia, scrive Valentini, c'è il problema addizionale dell'uso delle frequenze nelle aree di confine, che sono particolarmente estese e complesse. Perché riguardano sia l'arco alpino, sia la prossimità con stati "d'oltremare" del Nordafrica e dell'est europeo. I quali, come Valentini dice con una competenza sinceramente ammirevole, essendo separati da un mare caldo subiscono gli effetti negativi di una propagazione in grado di "riversare" nell'etere altrui la tara delle nostre anarchiche, nepotistiche frequenze.

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