30 maggio 2006

RDS parte quarta, PI Code senza computer


Continua a piacervi l'RDS? Il Radio Data System è un sistema molto efficace per facilitare la sintonia delle stazioni FM ma è diventato una scienza per decine e decine di appassionati di FM DXing in Europa. Abbiamo parlato di programmi per computer che opportunamente interfacciati con le uscite di un circuito di decodificazione sono in grado di visualizzare tutte le informazioni associate all'RDS, in particolare il codice di quattro cifre esadecimali Program Identification o PI Code. Questa informazione viene visualizzata molto rapidamente e serve a identificare con certezza migliaia di stazioni grazie ai database compilati per hobby da tanti appassionati. Ma che succede se uno non ha un computer o ascolta in situazioni in cui il computer diventa un accessorio troppo ingombrante?
Una soluzione possibile consiste nell'utilizzare un ricevitore compatibile con l'RDS. Ci sono modelli capaci, anche se non lo sappiamo, di visualizzare il PI Code. Uno di questi è la straordinaria radio portatile Satellit 700 della defunta azienda tedesca Grundig. Tenendo premuto il tasto Synch che normalmente aziona la demodulazione sincrona della modulazione di ampiezza, il display del 700 attivo in modalità FM visualizza il PI Code della stazione con RDS sintonizzata. Personalmente dispongo anche di un secondo ricevitore con il PI Code un po' nascosto ma visualizzabile, il Sangean DPR-202 DAB e FM (bisogna tenere premuto il tasto i delle informazioni). I veri problemi sorgono quando il ricevitore non è incorpora l'RDS o se ce l'ha non è proprio in grado di visualizzare il PI Code, neppure con una di queste macumbe. Come si fa senza l'accrocchio decoder+computer?
Prima di rispondere bisogna capire meglio che cosa significhi "decodificare" l'RDS. Sul mercato ci sono decoder, piccoli chip, che si agganciano sulla sottoportante a 57 kHz che trasporta i dati, la demodula e fornisce in output i dati per la visualizzazione. Un circuito di decodifica deve dunque prevedere un decoder ma anche un sistema di visualizzazione. Di solito questa è una sezione del display principale del ricevitore, ma nel caso dei decoder autocostruiti bisogna per forza costruirselo il sistema di visualizzazione. Per farlo occorre un display a cristalli liquidi di almeno otto caratteri (più ce ne sono meglio è magari su due o più righe di testo). Per "pilotare" questo display, trasformando i bit che escono dal decoder RDS in caratteri alfanumerici, ci vuole per forza un software. E questo software viene eseguito da un piccolo microprocessore dedicato, un programmable intelligent controller. Il PIC è una parte essenziale per un circuito di decodifica e visualizzazione del PI Code, senza PIC non si visualizzerebbe niente. Mettere insieme un circuito basato su un decoder RDS come quelli di cui abbiamo parlato in questi giorni è un'operazione abbastanza semplice, ma se non si dispone di un software adeguato per il PIC di contorno, si rischi di rimanere comunque a becco asciutto. Il circuito RDS Micromed, disponibile in kit a un prezzo accessibile, è molto valido ma il suo software di controllo, basato su un codice standardizzato in circolazione da parecchio tempo (vedi RDS Decoder, di Vittorio Carboni, scaricando il fle zip si deve aprire il file rds.asm in cartella: si riferisce al codice macchina per il PIC 16C558), estrae ma non visualizza sul display il PI Code. Non ci sono molte alternative a questo software, che tra l'altro richiede anche una attrezzatura minima per la programmazione dei PIC da computer (per esempio un programmatore di EPROM). Su Internet, sul sito di Jan Kolar, si possono trovare per esempio dei chip predisposti per l'autocostruzione di codificatori RDS (utili per chi ha una piccola stazione privata, per esempio). Jan ha anche preparato un chip per la decodifica, ma è consigliabile scrivergli per informarsi su prezzi e disponibilità.
A questa serie di possibilità si aggiunge un progetto francese, molto completo ma un po' difficile da realizzare. I dettagli si trovano, a profusione, sul sito di Yannick. Il decoder RDS è il TDA7330 usato anche da Aldo, ma per il software driver del display (che visualizza anche il PI Code come si vede qui accanto), bisogna usare un vero microprocessore un po' fuori norma e non facile da reperire come il Motorola (dopo lo spin-off di questa linea di prodotti diventata Freescale Semiconductors) 68HC11F1. Yannick propone anche un programma per questo processore ma la sua soluzione resta più complessa perché combina due schede: una per il decoder TDA7330 più una scheda universale per il PIC Motorola, basata su un circuito molto dettagliato che richiede buone capacità di assemblaggio.
Insomma, le strade per arrivare al PI Code senza computer e perfino su ricevitori portatili privi di RDS ci sono, ma non sono tutte così immediate. A meno di non saperci fare non tanto con l'elettronica, relativamente abbordabile, ma con il linguaggio assembler o con compilatori e ambienti di sviluppo come PICBasic Pro o MPLab che permettono di destreggiarsi tra le difficoltà dell'estrazione e la visualizzazione dei dati.

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Radiosonde, further reading


Dopo aver ricevuto il contributo di Andrea Borgnino sulle radiosonde ho preparato un po' di bibliografia in materia salvando nella mia area file alcuni PDF. Oltre a una brochure su una radiosonda Vaisala (uno dei maggiori produttori di dispositivi di questo genere), trovate un interessante documento sullo spettro RF allocato a questi servizi (i "MetAids"), un paio di articoli descrittivi generali (questo e quest'altro), ricchi di schemi e illustrazioni e altri due articoli sul profiling meterologico remoto, con particolare riferimento ai windprofiler (da leggere anche questo) e ai radar meteorologici. Per questi ultimi il funzionamento è concettualmente molto simile alla ionosonde. Da una stazione di terra si spara verso l'alto un impulso radio e si cerca di riceverne l'eco. Con le ionosonde il rimbalzo avviene ovviamente sugli strati della ionosfera, nel caso dei windprofiler l'eco ha origine a quote troposferiche in base agli stessi meccanismi che regolano la propagazione troposferica dell'FM.

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Radiosondaggi


Cedo la parola senza indugio ad Andrea Borgnino che mi ha appena scritto a proposito di radiosonde. Un argomento strettamente meteorologico, ma con un risvolto curioso per il radiomonitoraggio. In un prossimo futuro parleremo anche di ionosonde perché l'argomento è molto interessante nel contesto della propagazione e delle possibilità di fare delle previsioni di medio termine.

Oggi navigando sul sito dell COAA, gli autori dell'ottimo DSC Decoder, ho scoperto un'altro interessante prodotto dedicato al mondo del radioascolto. Si tratta di SondeMonitor, un programma che permette di ricevere e decodificare la telemetria trasmette dalla radiosonde metereologiche per realizzare quelli che vengono chiamati "radiosondaggi".
I radiosondaggi costituiscono un'importante fonte di dati per la meteorologia. I dati raccolti dalle sonde vengono utilizzati assieme a quelli delle stazioni meteo terrestri per creare le carte meteorologiche. Si utilizza un pallone aerostatico, che è in grado di raggiungere i 30.000 metri di altezza (tre volte la quota di volo di un aereo di linea), al quale vengono attaccati strumenti di estrema precisione in grado di misurare pressione, temperatura e umidità dell'aria. Grazie ad un trasmettitore radio si può seguire lo spostamento del pallone rispetto al punto di lancio e calcolare quindi anche direzione ed intensità del vento alle varie quote. Si ottiene quindi un profilo verticale dell'atmosfera per pressione, temperatura, umidità e vento.
La maggior parte delle stazioni effettuano due radiosondaggi al giorno, alle ore sinottiche 00.00 e 12.00 UTC. L'Italia dispone di sette stazioni di rilevamento : Milano-Linate, Campoformido (UD), Pratica di Mare, Brindisi, Cagliari e Trapani e S.Pietro Capofiume quest' ultima è gestita Struttura Tematica Servizio Meteorologico dell' ARPA, mentre le altre sono gestite dall' aeronautica militare italiana. Ecco la mappa dei lanci:

http://www.meteoam.it/modules/informazioniGenerali/Immagini/ReteQuota.jpg


Le radiosonde trasmettono nella banda compresa tra 400 and 406 MHz in FM e quindi per ascoltarle bisogna avere un'antenna omnidirezionale UHF e essere ad almeno 300 km da uno dei punti di lancio elencati sopra. Il segnale della radiosonda e' in modulazione MFSK. e quello che si sente è una ripetizione continua di 8 toni audio (simile al sistema Olivia dei radioamatori o al Piccolo delle stazioni diplomatiche inglesi). Una volta agganciato il segnale si può visualizzare sul proprio pc i dati meteo trasmessi in diretta dal pallone sonda che viaggia verso la parte alta dell'atmosfera.

Questo è il sito dove prelevare il programma, io spero nei prossimi giorni di fare qualche prova di ascolto per vedere se riesco a ricevere da Roma città le sonde lanciate a Pratica di Mare. Il segnale dovrebbe essere della stessa intensità di quello di un satellite in orbita bassa, come quello radioamatoriale Echo 51 che si riceve in UHF benissimo.
Qui trovate invece i dati online delle varie radiosonde lanciate in Europa, comprese le italiane.




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28 maggio 2006

Tre nuovi bookmark

Larry e Gayle Van Horn, due firme prestigiose della rivista Monitoring Times, una delle testate più autorevoli per l'hobbysta del radioascolto (soprattutto utilitario) annunciano l'attivazione dei loro tre blog. Mt-Milcom raccoglie le frequenze segnalate da Larry nella sua rubrica di monitoraggio ad ampio spettro, from DC to daylight (niente paura: con Dx Tuners, la rete mondiale di ricevitori Java controlled, in teoria uno può monitorare le frequenze UHF a distanza e lo dico qui pur non essendo particolarmente favorevole all'equazione radioascolto=scannerismo che mi sembra così di moda in certi gruppi di discussione locali). Monitor-Post è dedicato a segnalazioni non militari e infine Mt-Shortwave viene curata da entrambi e riguarda in modo specifico le HF, non necessariamente utility ma anche broadcast. Difficile che questi tre nuovi link non offrano sempre qualcosa di interessante. Per non parlare del livello di professionalità nella diffusione di notizie, liste di frequenze orari e call operativi... Un altro pianeta, ragazzi. Da trasformare immediatamente in bookmark.


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IBOC, eppur si propaga

E se qualche speranza ci fosse? Girard Westerberg (non perdetevi il suo sito dedicato all'FM e TV DX, c'è anche una Webcam sempre puntata sul canale televisivo americano A2 e pronta a rivelare una eventuale apertura televisiva in E-sporadico) ha segnalato, forse in prima mondiale, una ricezione E-sporadica di una stazione IBOC. Dal Colorado al Kentucky per circa 1.120 miglia. Girard, che non è nuovo a questi exploit avendo anche segnalato per primo negli USA la ricezione E-sporadica di canali televisivi digitali terrestri, racconta di aver provato altre due stazioni dalla stessa area. In entrambi i casi l'unica componente ricevibile era la parte analogica del segnale ibrido IBOC. Con la stazione KBCO, invece, il ricevitore Hd Radio della JVC ha agganciato e decodificato l'audio digitale. Mi chiedo se questo dato possa già dare un'idea statistica delle possibilità di ricezione a distanze anomale in uno spettro interamente digitale. Nel caso di Westerberg verrebbe da dire che il digitale vanta un terzo delle potenzialità dell'analogico ma sarebbe probabilmente una eccessiva semplificazione.

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27 maggio 2006

La radio impara a leggere, scrivere e disegnare


A volte ci si dimentica delle vere origini della radio, che sono dopotutto telegrafiche. Con l'invenzione della radiofonia vera e propria, le strade della radio che conosciamo tutti e del telegrafo si separano e mentre la prima si evolve con una certa tranquillità, giungendo solo recentemente alle meraviglie delle modulazioni digitali, il secondo ha una vita molto più movimentata. La radio che scrive e "si vede" interessa un pubblico molto ristretto, fatto di addetti ai lavori in campo civile e militare e di radioamatori amanti della sperimentazione. E' una radio che accantonata, o quasi, la manualità del codice Morse, ha cominciato presto a servirsi del computer per trasmettere e ricevere.
Il primo successore del telegrafo di Samuel Morse arriva circa trent'anni prima dell'invenzione di Marconi, verso il 1870. E' lo stock ticker di Edison e Calahan, un telegrafo capace di scrivere le quotazioni di borsa (se volete ordinarne una replica moderna, gestibile col computer andate sul sito di Stocktickercompany.com). Da questa idea e dagli studi di molti inventori, da Baudot a Krum, scaturisce quella della telescrivente, il terminale del telex via cavo, rimasto in funzione fino agli anni ottanta. Nel frattempo i collegamenti via filo erano già stati rimpiazzati, in molti casi, dalle onde radio grazie ai segnali modulati in modo alternativo alle classiche tecniche radiofoniche. Nelle radiotelescriventi (RTTY) classiche le lettere dell'alfabeto (International Telegraph Alphabet 2 o ITA2) si basano su un codice di cinque cifre binarie più qualche sequenza di controllo per la trasmissione delle cifre o delle maiuscole. Le due cifre binarie, lo zero e l'uno, vengono trasmessi via radio assegnando a ciascuna delle due un tono di frequenza leggermente diversa (chiamate, nel gergo telegrafico, mark e space). In pratica la trasmissione, detta Frequency Shift Keying, è assimilabile a una combinazione tra la modulazione di ampiezza e quella di frequenza, mescolando due segnali modulati con le due frequenze del mark e dello shift. Ricevere questi segnali comporta l'uso di un discriminatore di prodotto, perché il semplice discriminatore di inviluppo dei segnali AM non riuscirebbe a rivelare le due frequenze. Una volta ottenute le due note binarie occorre però ricostruire i simboli codificati e questa funzione, un tempo svolta dai modem e sistemi elettromeccanici dedicati, oggi viene affidata al computer e al DSP, bravissimi nell'estrarre e mettere gli 0 e 1 in sequenza, individuando le stringhe corrispondenti ai simboli alfanumerici.
Nel corso del tempo, in un arco di circa trent'anni, alla telescrivente convenzionale si sono aggiunte diverse tecniche di modulazione e di trasmissione di dati alfanumerici, molti dei quali vengono oggi utilizzati dai radioamatori e in ambito utilitario. Ai modi tipicamente digitali, basati cioè sull'uso di cifre binarie (di volta in volta codificate con modulazioni di frequenza, fase e quant'altro), si affiancano alcune varianti che propriamente digitali non sono, come il radiofax o, in ambito radioamatoriale, le tecniche di radiotelegrafia "visuale" che non possono essere definite analogiche perché basate si livelli di codifica discreti, ma neppure binari perché non i livelli discreti in gioco sono più di due. C'è chi parla di tecniche di trasmissione "fuzzy", richiamandosi alla "fuzzy logic" (logiche non binarie). Eccezionale, al proposito, è la documentazione raccolta sul sito di Murray Greenman. Non mancano neppure, tra i radioamatori, le tecniche di trasmissione di immagini a scansione lenta (SSTV) sulle HF, che sono una forma di televisione a bassa occupazione di spettro e ridotto numero di quadri per secondo.
Una utilissima raccolta di programmi, quasi sempre freeware, per la decodifica dei modi in uso presso la comunità Ham Radio si trova in questo sito dell'olandese Ko Versteeg. In due sezioni, Software Visual Modes e Software Digital Modes, Ko raccoglie decine di link al software necessario per decodificare una varietà di sistemi radiotelegrafici, digitali, fuzzy, fax e pseudo-televisivi. Tra i più famosi di questi software potremmo citare MIXW, capace di interpretare una vasta quantità di sistemi, dal semplice (ma ancora piuttosto diffuso) RTTY ITA2, alle codifiche inventate in questi ultimi anni. Una doverosa menzione speciale va al software Hellschreiber, sviluppato da un radioamatore italiano, Nino Porcino. Molto ben spiegato da Greenman, Hellschreiber è un modo trasmissivo che permette di visualizzare a distanza strisce a scorrere di testo, come in una titolatrice. Un tempo utilizzato da alcune agenzie di stampa sulle onde corte, ora è dominio quasi esclusivo dei radioamatori, anche sui 137 kHz. In alcuni casi i software catalogati da Versteeg servono per decodificare le trasmissioni utilitarie, civili e militari, non radioamatoriali, sebbene in questo campo si stiano diffondendo tecniche di modulazione e codifica commerciali proprietarie, che richiedono programmi o hardware specifici. Il discorso, come avrete capito, non può esaurirsi qui.

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Film imperdibili


Per una questione di e-mail (un collega mi aveva chiesto di trovare l'indirizzo di un contatto di lavoro) ieri ero al telefono con una azienda di St. Paul, Minnesota. Per una di quelle coincidenze del tutto prive di significato ma divertenti in quello stesso momento, spulciando tra i miei messaggi di posta, l'occhio finisce sulla locandina dell'ultimo film del grande Robert Altman, in uscita la prossima settimana. Gigi mi scrive che la prima sarà il primo di giugno e forse quella è la data dell'anteprima, tutti i film di solito escono venerdì. Il particolare è del tutto trascurabile, quello che conta è che Radio America - sottotitolo A Prairie Home Companion - è un film da vedere per chi ama la radio. Ma che c'entra il Minnesota? Aspettate.
Come in Nashville, la musica c'entra moltissimo, ma diversamente da Nashville, Radio America è intriso di radio, la radio dell'America profonda, rurale, religiosa (ma non bigotta o integralista, qui sulla religione si può sorridere) e musicale. Insomma, per noialtri radiopassionari l'equivalente di un trip psichedelico. E il vero sballo è che è TUTTO VERO. A Prairie Home Companion è un programma vero, inventato da Garrison Keillor - non a caso sceneggiatore del film di Altman e interprete di se stesso, insieme a Meryl Streep, Lily Tomlin e Tony Lee Jones - e prodotto da American Public Media. L'idea originale, a quanto leggo sullo straordinario sito ufficiale di questo show nato negli anni sessanta, consisteva nel trasmettere interviste e brani di autori country e gospel famosi, chiacchiere varie, monologhi comici, canzoni parodistiche e pubblicità di prodotti inesistenti. Considerando che erano gli anni di Alto Gradimento ed escludendo ogni possibilità di contatto diretto tra Keillor e Arbore, la figura di quest'ultimo ne esce in un alone vieppiù geniale. Lo spirito radiofonico del tempo, evidentemente, aleggiava in viale Mazzini come nella america meno conosciuta.
Trasmesso in syndication da centinaia di stazioni americane, sul satellite Sirius e a quanto sembra attraverso l'American Forces Network (quindi anche sulle onde corte? il sito di AFN non lo riporta), APHC viene solitamente ripreso dal vivo nel Fitzgerald Theatre di St. Paul, Minnesota (eco la coincidenza) e diffuso, anche in diretta, il sabato. Attraverso il sito è possibile riascoltare in Real Audio le trasmissioni precedenti o collegarsi in diretta con il Webcast della trasmissione. In questo momento sto ascoltando il programma del 20 maggio, realizzato nel Teatro Nazionale di Rejkyavik, Islanda. Ospita un coro maschile islandese, cowboys e cantanti, e parla di vichinghi e navigatori islandesi che celebrano un matrimonio in Norvegia e ubriachi fradici a causa di una tempesta si ritrovano nel Minnesota e diventano agricoltori ("dov'è il ghiaccio, perché vedo solo mucche?"). Non perdetevi il trio che canta "Rejkyavik" in puro finger picking e stomp, con tanto di fiddler, organo hammond e armamentario country completo. Strepitoso.
Dallo shop di Publicradio.org potete acquistare il cd con il soundtrack ufficiale del film di Altman, che intreccia lo show di Keillor con le strane vicende del suo backstage.




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Another one bites the dust


Eccone un'altra che ci lascia. Su DXLD è circolato l'altro giorno l'annuncio della chiusura delle trasmissioni in onde corte dell'emittente nazionale slovacca. Secondo il suo sito Web ufficiale Radio Slovakia trasmetterà ancora fino al 30 giugno, poi addio. Tutti su Internet o sul satellite, almeno finché questi due canali dureranno. Le varie redazioni (la Slovacchia trasmette anche in spagnolo, francese, russo, tedesco, per quel che vale adesso ecco la schedule) verranno dimezzate, due giornalisti invece di quattro, quindi non si tratta di risparmiare solo sulle bollette. Siamo realistici. Le onde corte saranno un medium di nicchia, ma chi andrà ad ascoltarla via Internet? Forse solo gli slovacchi espatriati o che lavorano all'estero. Un target importante, non dico di no, forse è più opportuno assicurargli la qualità del segnale digitale. A me sembra che tutto sommato si potesse continuare a tenere acceso un canale su un mezzo così pratico e comodo per gli ascoltatori e in grado di dare buona copertura in un mondo affamato di dialogo e di scambi, economici, culturali, turistici. Certe decisioni, sfrondate delle loro tristi motivazioni finanziarie (chissà che senso aveva sciogliere la federazione cecoslovacca?), in fin dei conti suonano ottuse. In Slovacchia si vota il 17 giugno, quindi non si può escludere che la nuova amministrazione cambi idea, ma certo questa appare un'ipotesi inverosimile.
Per ascoltare da noi questa nazione non resteranno che quelle poche frequenze ancora occupate sulle onde medie, in particolare i 1098 kHz di Radio Regina Bratislava, stazione della quarta rete della radio slovacca. Il segnale a Milano è discreto di notte, anche se con i suoi 50 kW il trasmettitore non è certo una powerhouse.

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Fiera e digitale


Come il cacio sui maccheroni della nostra discussione, il primo giugno apre a Londra, nei padiglioni d'epoca del centro fieristico Olympia, nel quartiere di Kensington, il Digital Radio Show. Due giorni, l'1 e il 2 giugno, dedicati alle tecnologie affermate e emergenti della radiofonia digitale. Convegni ed esposizione non sono gratuiti (l'organizzatore, Junction, ha stabilito un prezziario piuttosto salato), ma per gli addetti ai lavori è una panoramica molto interessante. Potete prelevare il programma ufficiale da questo indirizzo. Tra gli sponsor c'è ovviamente il consorzio DRM ma si parla anche di DAB, DMB, DVB-H e IP-TV. L'evento arriva quest'anno alla sua seconda edizione.

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26 maggio 2006

En garde

Riassunto della puntata precedente. Francesco, di Roma, non è uno di quei mattocchi innamorati del rumore e delle pernacchie dei segnali lontani. Pretende semplicemente che le stazioni FM della sua città fossero ascoltabili in qualità decente. Vorrebbe anche che una di queste stazioni trasmettesse un po' di musica colta. Purtroppo sono due condizioni che in Italia sembrano impossibili da realizzare, almeno oggi. Francesco a questo punto è convinto che forse la radio digitale possa essere una soluzione. Le tecnologie digitali, si è poi detto, potrebbero aiutarci anche a costruire radio migliori. Questo punto di vista, ho aggiunto io, è perfettamente lecito, ma non è quello dell'appassionato di DX. Due sono i nodi gordiani:
A) in questa fase di transizione e convivenza tra tecniche di modulazione analogiche (la radio che conosciamo) e digitali (la radio del futuro), i segnali analogici possono essere seriamente disturbati.
B) In un futuro interamente digitale, molti sono convinti che questo hobby non avrà più ragion d'essere. Il DX fatto sui deboli segnali analogici, probabilmente non si potrà fare nello stesso modo con le modulazioni digitali. O almeno non con tutte. Se un segnale analogico è in grado - in certi casi - di attraversare un oceano su una frequenza delle onde medie, lo stesso segnale modulato in Hd Radio/IBOC digitale non potrà essere "ascoltato". Dagli studi fatti dai miei colleghi americani, IBOC non viene demodulato/decodificato fuori da aree di copertura nettamente più ristrette rispetto alla modulazione d'ampiezza analogica. E' stato altresì dimostrato che i ricevitori sono a volte in grado di identificare le stazioni, cioè di estrarre una piccola parte di informazioni (non quella audio) dal bit stream digitale trasmesso. In questo senso l'hobby del radioascolto potrebbe diventare una mera attività di analisi a distanza di flussi digitali!

Ecco come un altro amico di Radiopassioni, Antonio Faro, vede il mortale duello tra analogico e digitale:
Ho letto con interesse il post dell'amico Francesco, e mi trovo in linea generale in accordo con lui. Certamente sono le persone come il succitato Francesco a mettere in dubbio il nostro hobby, poichè in fondo cos'è la radio? E per quale motivo ha ragione di esistere? Un'emittente radiofonica ha il compito di divulgare notizie, fare ascoltare buona musica e rendere liete le ore della giornata, e il tutto con una qualità audio non accettabile, ma al limite della perfezione, e se l'analogico non è riuscito in questo intento, o almeno ha profuso molto impegno, il digitale cercherà di supplire alle falle.
E fin qui credo di avere scoperto l'acqua calda. Ma l'aspetto agghiacciante è la nostra posizione, cosa siamo? E sopratutto dove andiamo? Ci spingiamo al limite delle possibilità per ascoltare segnali lontani, sommersi da fruscii, un segnale orario, uno stralcio di notiziario (per i broadcater) o un brano di musica armena, per noi non fa differenza, la qualità audio la ricerchiamo sulle webradio o sul nostro amato i-pod, ma gli audiofili o la gente normale vogliono una radio pulita, che si ascolti bene ovunque, che trasmetta un segnale audio senza difetti, siamo noi (o meglio voi questo, mio afflato riguarda gli ascoltatori di stazioni bc, sulle utility stendiamo una trapunta pietosa) i maniaci, gli outsider che parliamo di rds ma ogni qualvolta una stazione in onde lunghe chiude i battenti, una lacrimuccia solca il
nostro viso.
Io amo il calcio (o forse lo amavo) tradito da una palla, ritornerò ad ascoltare le partite alla radio in onde medie e se dovessi avere la fortuna di acquistarne una d'epoca (costano una fucilata alla faccia del digitale) il godimento sarà doppio. vuoi mettere il calore delle valvole e quel suono corposo che ti riempie l'anima.... e per dirla con Caparezza ....sai, sono un fottuto nostalgico, non mi
riprenderò mai. Mai, mai e poi mai riproverò questi brividi, mai e poi mai riproverò cose simili. Mai e poi mai le elimini, aiuto, sto diventando come Limiti!



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25 maggio 2006

Schwanengesang


Mi è arrivato questo bel messaggio da Francesco Marzano, di Roma:

Da un paio d'anni, sempre più "seccato" (direi "incazzatissimo") per il sempre più cattivo ascolto delle mie radio FM preferite (Rai Radio3, Radio Vaticana 105, Radio Classica, Rai Auditorium) ho cercato di capire il perché di questa sciagurata situazione. Vivo e lavoro a Roma in una zona semicentrale, ascolto più di 80 radio FM (notare 20 MHz/200Khz=100). Di queste solo le suindicate trasmettono musica "colta": apparentemente è un vizio perverso di una minoranza , visto che tutte le altre parlano in genere solo di un'attività umana chiamata "giuoco calcio".
Sono arrivato alla conclusione che FM broadcasting serve solo per vendere carta igienica (et similia) e per discettare su questa alta attività umana.
Umberto Eco ha scritto che abbiamo 5 pulsioni: dormire, mangiare e bere, affettività (il sesso è una sottocategoria dell'affettività), giuoco , conoscenza. Ebbene io credo che "il giuoco calcio" non sia un giuoco, ma invero io sono un essere "strano" , quanto al "calcio", come dice la canzoncina di un musichall degli anni 40, "I couldn't care less", tradotto in dialetto romano "Non me ne potrebbe fregà de meno"....
Sto divagando, veniamo alla conoscenza .
Perché ricevo male ? (Ho acquistato il meglio degli apparecchi in commercio.) Spigolando sulla rete ho cominciato a "leggere" quanto pubblicato da "radioamatori" con la passione delle "radiopassioni", unica fonte accessibile di conoscenza nel campo. Ho capito infine, con molta fatica, che in Italia non solo non si pagano le tasse, non solo si parcheggia in terza fila, non solo si costruiscono case abusive, ma anche si "trasmette" da prepotenti in FM ( con il beneplacito di cardinali e presidenti di consiglio). E .... Contemporaneamente stiamo dimenticando la nostra gloriosissima tradizione musicale. O no? In alcune zone di Roma non si ascolta bene Rai3!!! E nessuno se ne cura, inclusa la Rai!!! A casa ho risolto il mio problema ascoltando "via satellite". Da HotBird 3 si ricevono 200 radio free, 30 trasmettono buona musica . Mi accontento, non si può avere tutto: il mio hi-fi è collegato ad un decoder free (non SKY!)
Non cesso però di sperare in un futuro migliore. Mi sono imbattuto casualmente nel suo blog "Radiopassioni". Spero di poter continuare a leggere quanto scrive nel futuro. E però non dice mai nulla sulla "fedeltà" delle trasmissioni, e la vedo alquanto "perplesso" sulla Radio Digitale. Io sono convinto invece che una speranza di soddisfare "Radiopassioni", sia da parte di chi che insegue "weak signals" sia da chi vuole "hi-fi signal", venga dalla Radio Digitale. Con questa parola mi sembra si indichi sia la tecnologia di ricezione (i LNA, i filtri, i clock sintetizzati, insomma i tuner ) sia il decoding dell'informazione "codificata" in trasmissione. Entrambe fanne parte di uno stesso nuovo sistema. Bisognerebbe iniziare una campagna per propagandare e diffondere il DRM sia nella versione normale (bande mediumwave e shortwave ) che balbetta di già nell'etere, sia plus (DRM+) futuro prossimo, nella banda 60-120 MHz. Perfino la RAI sembra abbia iniziato a trasmettere da Milano, a Roma abbiamo la "modernissima" RadioVaticana... Bisogna sorbirsi qualche giaculatoria, per me molto meglio delle stupidate dei "tifosi romanisti laziali".
La tecnologia esiste tutta: in ogni telefonino UTMS c'è un processore di decodifica segnale con capacità stellari , nei recentissimi decoder ibridi TV-Analogica AND DVB-T c'è un silicon-tuner (niente più elementi discreti passivi, filtri attivi con operazionali e pezzi di hardware digitale BiCmos .18 micron, del resto silicio non particolarmente avanzato) con caratteristiche nettamente migliori dei vecchi tuner analogici ad una frazione del costo. Entrambi costano 100 euro. Una vera radio moderna digitale dovrebbe avere un silicon tuner, capace di ricevere tutti i segnali diffusi nell'etere, ed un processore digitale per le decodifiche ove del caso. Grandezza e peso... Quello di un telefonino, ovviamente + altoparlante.
Voce, testo da molto vicino o molto lontano... Si potrà ricevere in E-Sporadico banda FM un lied di Schubert dall'altoparlante, con il testo in tedesco sul display da una radio ungherese perfettamente identificata e poi... Magari subito dopo Volare di Modugno con testo in italiano da una radio Algerina...
E così via...Se ne è convinto, ne parli. Leggerò con interesse. E speriamo tutti in un futuro migliore...

Come amante sviscerato e vergognosamente parziale della radio e della musica colta (repertorio liederistico schubertiano in primis e a tale proposito suggerisco qualsiasi voce se accompagnata da Leonard Hokanson) ci sono parecchi temi, tra quelli sollevati da Francesco, che condivido e mi stanno a cuore. Forse l'unico punto su cui mi sento di poter dissentire riguarda l'effetto del digitale sui "weak signals": è deleterio, Francesco, mi creda. Ovviamente c'è digitale e digitale. E segnali deboli e segnali deboli. Per quelli che piacciono a certi pazzi come me, l'interferenza dal DRM è letale, non ci sono spazi di convivenza tra le due cose. E il vero problema è che il DRM (o chi per lui) sulle onde medie e in FM non è una tecnologia sostitutiva, dal nostro punto di vista. In altre parole: non è che nel 2020 ci metteremo a dare la caccia ai segnali deboli in DRM al posto di quelli analogici. Sulle lunghe distanze, la tecnica di modulazione ortogonale su tante portanti diffuse non regge assolutamente al confronto. Una modulazione in ampiezza analogica, per quanto disturbata ed evanescente, ha un rendimento molto maggiore, resiste a perdite di segnale paurose. A me interessa sentire male ma sentire comunque. Col digitale sperimentato oggi in onde medie e corte, se il segnale arriva male l'altoparlante ammutolisce. Stiamo parlando del problema di trasmettere diversi kilohertz di banda audio, si badi. Se la mia informazione è un testo trasmesso a otto caratteri al secondo il discorso sarebbe diverso. Già oggi con l'FM che ci ritroviamo qui l'E sporadico è diventato un sogno (troppi canali occupati). Con l'FM digitale, anche se in Europa ci sono esempi di ricezione tropo del DAB, la vedrei malino. Certo è che il mio caso individuale fa pochissimo testo.
Resta la questione, importantissima, della fedeltà. Un diritto sacrosanto in tutti i rapporti di coppia, come quello che ci lega alla radio. Francesco pone anche un problema di programmazione tematica, che se non proprio un diritto sarebbe perlomeno un nice to have. Il mio corrispondente sarà il cliente ideale di Worldspace Italia, quando l'emittente satellitare che dovrebbe lanciare la sua offerta tematica in prima europea all'inizio del prossimo anno sarà davvero partita. Prima di Worldspace Italia magari possiamo cercare di sfruttare la banda larga di Internet che in questo nascente mercato della "coda lunga" dei contenuti offre diverse opportunità interessanti, a incominciare dalle radio di iTunes o da etichette musicali eque come Magnatune.
Con la radio tematica digitale non terrestre è difficile ipotizzare un intero canale dedicato a Schubert. Uno a Mozart. Tre a Bach (Cantate e oratori, opere per tastiera, opere per archi). Due a Beethoven (uno solo per le mille esecuzioni delle Sonate). Il satellite costa, ma copre immensi territori e trasporta decine, centinaia di canali. Le tecniche diffusive digitali terrestri non arrivebbero a tanto, ma certo potrebbero aiutare un DAB realmente disponibile (per implementarlo seriamente basterebbero sei mesi, le frequenze ci sono, i trasmettitori anche e se non ci sono si possono attivare) e una diversa politica della radiofonia.
E qui si ritorna al presente, all'analogico che abbiamo. E che non ci piace per niente, quando non è abbastanza lontano. Francesco fa un conto per lui, che di dominio fa infn.it, elementare: 20 MHz diviso 200 kHz farebbe 100 stazioni. Gli suggerirei di andarsi a leggere Wrath Of Khan (si trova tra i link, sezione Affinità infettive). E' una delle fonti che meglio aiuta a capire quanto efficace potrebbe essere la radio analogica terrestre già in onorato servizio da ottant'anni. Per essere efficace, ahimé, dovrebbe essere fatta di draconiana regolamentazione delle frequenze (stile FCC, non Coreco), rigoroso rispetto dei limiti di potenza assegnati e programmazione intelligente. Non quella pensata (?) da un branco di pseudo giovanotti ignorantelli, buoni solo a mettere su musicaccia di plastica per vendere la loro carta igienica del belino e fare da grancassa alla prossima monovolume che farà da gabbia, inchiavardata all'asfalto della tangenziale all'ascoltatore e futuro acquirente (Pendodeliri, ci manchi). It's the economy, stupid.
Oltre a certe semplici cautele lato server, la radio analogica trarrebbe enormi giovamenti da qualche piccolo intervento lato client. Cioè sui ricevitori. Niente da dire sul suono di un buona modulazione digitale con bitstream decente. Purtroppo devo dire che anche questa può essere un'utopia. Nei bouquet DAB che ricevo a Milano, con ricevitore Sangean, ci sono canali di ottima qualità audio. Altri pessimi. Ma il segnale deve comunque avere una certa stabilità, le antenne interne spesso non bastano.
In compenso un buon segnale analogico pulito offre un eccellente audio anche in AM. Il citato Khan è un convinto assertore dell'AM stereo, quello utilizzato in Italia da Studio X (1584 kHz: purtroppo la copertura è limitata e i programmi, scusate, non sono granché; e figuriamoci quando partiranno le annunciate prove del DRM). La vera differenza la farebbero ricevitori analogici progettati con cura e basati su buoni componenti. Gli apparecchi Tivoli Audio sono fatti benissimo, e si sente. Ma si potrebbe arrivare a una qualità simile, a filtri di qualità, a integrati per la demodulazione coi controfiocchi, con una spesa inferiore. Sulla banda FM è incredibile l'impatto di contromisure che tutti, non solo Francesco, potrebbero facilmente adottare. Un buon dipolo esterno (bastano quattro elementi) e un tuner che non sia equipaggiato con i soliti filtracci di media frequenza a 280 kHz. Guardatelo lo spettro di un segnale FM: è perfettamente inutile farne passare più di 110.
E stiamo parlando di rimedi analogici da applicare a ricevitori di segnali modulati analogicamente. Francesco forse non ricorda che qui su RP si è parlato anche di un aspetto che lui stesso mette in evidenza: radio digitale può benissimo voler dire: ricezione "assistita" (dal digitale) di segnali analogici. Il DSP sui telefonini costa tre dollari al pezzo, mi volete dire che non esiste motivazione industriale per implementare filtri e demodulatori digitali in almeno altrettanti milioni di apparecchi radio? La radiolina da sette euro va più che bene per Tutto il calcio minuto per minuto (sempre che ci rimanga qualche radiocronaca da fare dopo che si saranno lavati i loro piedi incrostati di corruzione e arroganza). Per le nicchie di programmazione intelligente ci sono sicuramente milioni di potenziali acquirenti di ricevitori più seri, anche senza essere per forza costretti ad aspettare che una qualche Authority riesca a fare un'improbaible pulizia dell'etere di Milano, dove Radio Tre non si sente più da anni, e Roma.
Siamo veramente sicuri che il rimedio consista nello spegnere l'analogico e accendere il DRM? Abbiamo provato a ipotizzare per davvero lo spettro da 531 a 1611 kHz popolato da canali digitali da 20 kHz reali di larghezza di banda? E quanto spazio resterebbe sull'FM dopo che avremo soddisfatto la fame di copertura di tanti, troppi network commerciali spesso l'uno la brutta copia dell'altro? Sbaglierò, ma in un contesto del genere non so quante stazioni finirebbero per trasmettere solo Schubert. Il futuro migliore potrebbe essere digitale ma per carità, prima cerchiamo di scegliere il digitale migliore.

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Il consumatore digitale converge sulla radio

Ho appena parlato al telefono con Andrea Giovenali, della società di ricerche di mercato Nextplora. L’azienda di Giovenali è specializzata nel nuovo filone di sondaggio quantitativo e qualitativo online: le sue inchieste vengono gestite esclusivamente tramite questionari compilati via Web. Da qualche anno, Nextplora conduce un osservatorio che analizza il mercato dei contenuti digitali convergenti. Il target dell’ultima ricerca Nextplora sono gli stili, i gusti e i comportamenti dei consumatori più attrezzati per questo tipo di contenuto. Giovenali mi spiega che il campione di oltre 3.200 intervistati è rappresentativo di un universo di circa 17 milioni di individui dotati di almeno una connessione a Internet e fruitori di tale connessioni per scopi eminentemente non professionali (anche se il collegamento può avvenire da casa come dall’ufficio). Significative percentuali di questo campione (e di conseguenza dell’universo) sono però dotate di connessioni a banda larga e possono al tempo stesso utilizzare telefonini Umts o Edge e la tv satellitare, terrestre, satellitare o IPTV che sia.
Detta così sembra una cosa che non ci interessa per niente e invece salta fuori che il campione di Nextplora è stato sondato anche per capire le relazioni tra questi utenti definiti "evoluti" e il medium radiofonico. Emerge infatti che i consumatori della banda larga sono molto affamati di informazione (consumata attraverso Internet ma anche su canali più tradizionali) e che la radio, specialmente fuori dalla propria abitazione, è molto seguita. Questa complementarietà tra Internet e Radio, afferma Giovenali, viene apprezzata e sfruttata dagli editori radiofonici e il sondaggio misura non solo una forte frequentazione dei siti Web associati a network e stazioni, ma anche la relativa popolarità dell’ascolto radiofonico dei flussi radiofonici in streaming sulla Rete (o attraverso gli operatori mobili). La radio risulta anche al terzo posto, dopo Tv e Internet, come fonte di informazione primaria. Ho estratto le slide più significative dalla relazione che Nextplora mi ha inviato a corredo della conversazione con il suo responsabile.


23 maggio 2006

RDS, parte terza. Questione di PI Code

Se devo giudicare dalle statistiche di visita di questa pagina (ignorando il possibile ruolo del caso), la discussione sul tema Radio Data System incontra il gradimento dei lettori. Facciamo finta che il rapporto di casualità ci sia, che l'argomento piaccia davvero. La prima spiegazione che mi viene in mente è che l'ascolto delle stazioni FM sia un'attività familiare, anzi naturale per molti milioni di persone. Ed è facile immaginare che l'idea di un segnale un po' più lontano di altri, la possibilità di spingersi oltre il normale raggio d'azione del radioascoltatore medio grazie a fenomeni propagativi solo leggermente anomali, possa "suonare bene". Voglio dire che se l'ascolto di una stazione locale in onde medie dall'America del Sud o del Giappone ci può apparire come un esoterismo fuori luogo (e per molti versi lo è), l'ascolto del tutto rilassato, praticato in spiaggia nei mesi estivi, di una emittente che arriva dall'altra sponda del Mediterraneo è qualcosa che molti possono accettare. Dal punto di vista dell'hobbysta puro non cambia alcunché, sempre di radioascolto a distanza si tratta. In compenso si fa meno fatica a spiegarlo ai non addetti ai lavori e l'interesse, di conseguenza, aumenta. Negli ambiti specializzati di questo hobby ormai si parla con crescente nervosismo di un problema assillante: quello del passaggio del testimone a una nuova generazione di appassionati. In questo senso le stazioni FM possono essere uno strumento importante.
Anche perché offrono lo spunto per parlare di tecnologie come l'RDS, ma anche di antenne, amplificatori, tecniche di registrazione, fisica della ionosfera e dell'atmosfera, facendo sempre capire che anche nel caso delle "normalissime" stazioni FM esiste un modo "normale" di ascoltarle e un modo che potremmo definire "potenziato". Il Radio Data Systems è un ottimo esempio del mio discorso. Milioni di autoradio lo utilizzano per aiutarci nella sintonia di network e stazioni locali costrette a utilizzare ovunque frequenze diverse. Il DXer dell'FM, paradossalmente, non usa l'autoradio, preferendo piuttosto adoperare tuner di alta qualità che spesso e volentieri l'RDS non lo supportano neppure (ricordiamoci che il sistema è stato inventato per facilitare l'ascolto in movimento). Da cui il problema di modificare o estendere i propri ricevitori per poter usufruire di quella funzionalità. E anche qui, non certo in modo banale. Tornando all'autoradio RDS, sappiamo tutti che sul display compare il nome della stazione o del network. Ma questo nome, tradotto in bit da trasmettere, è molto pesante, richiede un certo numero di secondi se il segnale è molto debole. E' molto raro che nel corso delle aperture DX il segnale ricevuto sia stabile al punto da consentire la decodifica del nome della stazione. Una discreta percentuale di stazioni DX in FM oggi viene identificata grazie a un'altra informazione, il Program Information Code, o PI Code, che la stragrande maggioranza dei ricevitori RDS-compatibili non è neanche in grado di visualizzare.
Ma ecco venirci in aiuto software come RDSDX, che sono capaci di analizzare l'intero flusso di informazioni RDS trasmesse e darci le informazioni più interessanti. Per convenzione (ci sono nazioni molto ordinate e altre più aleatore, ma in genere la regola viene rispettata), il codice PI viene univocamente assegnato a singole stazioni e network radiofonici. Il primo elemento alfanumerico dei quattro serve a definire una nazione o gruppo di nazioni ("5" nel caso dell'Italia), gli altri tre sono quelli attribuiti a network o ai singoli programmi diffusi a livello regionale o nazionale da un unico ente, o ancora alla singola stazione locale. Un ricevitore debitamente attrezzato è in grado, grazie al PI Code, di identificare in pochi decimi di secondo il segnale più flebile e fluttuante. Nelle nazioni davvero fortunate, e in quelle poche zone italiane in cui lo spettro FM non è completamente intasato, la possibilità di decodificare il PI Code può fare la differenza tra un logbook (registro degli ascolti) pieno di Unid (stazioni non identificate) e uno pieno di ghiotte identificazioni. Contrariamente alle onde corte e medie, infatti, una singola frequenza FM può animarsi di decine di stazioni lontante durante le aperture. Difficile identificarle tutte solo sulla base della lingua, perché in genere le aperture stesse sono molto localizzate e su una frequenza possono arrivare anche cinque stazioni che parlano la stessa lingua.
Bellissimo, direte voi, ma come faccio a risalire da quei quattro simboli alfanumerici alle stazioni vere e proprie? Questo legame lo stabiliscono gli elenchi ufficiosi, quasi sempre compilati grazie al lavoro di squadre di volontari organizzati per singole nazioni. E dove si trovano questi elenchi? In Europa fortunatamente si sta gradualmente arrivando a una efficace convergenza delle varie iniziative nazionali. Il lavoro più grosso è quello iniziato dal sito tedesco UkwtTv.de, oggi sostanzialmente confluito nei file nazionali allegati (in formato testo, consultabile indipendentemente dal codice RDS) al software RDSDX: anche se non siete in grado di utilizzare il software scaricatelo comunque e riceverete in cambio decine di singoli elenchi di nazioni, europee e no. Recentemente, il sito Ukwtv.de ha avviato un progetto di hosting di questi database, coordinato da Günter Lorenz e battezzato FMlist Online. Non solo, FMlist è gradualmente cresciuto fino a essere esteso anche al mondo dei canali televisivi (il TV DX sulla banda VHF/I è di gran lunga la specialità più spettacolare del nostro hobby, con stazioni televisive terrestri ricevute a duemila chilometri di distanza) e alle stazioni in onde medie e corte. Cominciamo da FMlist, visto che stiamo parlando di RDS. Andando sul sito gestito da Günter, è possibile - dopo essersi registrati gratuitamente o aver scelto l'accesso da ospite - visualizzare una lista non filtrata delle emittenti FM attive (salvo omissioni o variazioni che vengono gradualmente corrette) in una determinata nazione. La lista riporta (e può essere ordinata in base a) la frequenza, il nome del programma, la potenza di emissione, le coordinate geografiche, il codice RDS e il PI Code. Una miniera di dati che può essere sfruttata in modo ancora più dettagliato con le ricerche mirate, per esempio visualizzando solo le stazioni comprese in un range di frequenze, un determinato tipo di programma... E non finisce qui. Con il nuovo sito Myradiobase.de Günter ha aggiunto la visualizzazione di mappe con l'indicazione delle stazioni attive in quell'area e molti altri servizi preziosi per l'identificazione delle stazioni in FM e AM. Ne parliamo nel prossimo post.

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22 maggio 2006

RDS, parte seconda. Chi ricorda il DARC?

Il precedente articolo sulla decodifica dell'RDS ha visto una piccola impennata di interesse tra i due o tre lettori della mia radiocronaca. Ho pensato così che fosse il caso di aggiungere qualche particolare al circuito proposto e all'implementazione che ne ha fatta Aldo Moroni. Innanzitutto, i componenti. Si tratta del decoder TDA7330 di STM, un chip che probabilmente non è facile reperire sul mercato. In realtà un sito specializzato belga, Techdesign Electronics lo offre, attraverso comodo ordinazioni online, a poco più di 4 euro ivati. La parte più critica sembra però essere il cristallo a 4,332 MHz indispensabile per generare la portante giusta all'interno del chip. Techdesign risolve anche questo problema, il componente è disponibile a 3 euro ivati o a 10 euro per cinque pezzi.
Chi osserva attentamente lo schema elettrico (pubblicato in origine su questo sito ungherese, che riporta anche le tracce per la realizzazione del piccolo circuito stampato, simile a quello disegnato da Aldo - ma forse può bastare una semplice basetta millefori e due zoccoletti) vedrà che all'ingresso del decoder dovrebbe essere presenta un segnale MPX. Che roba è? Beh, è il multiplex o composito di un segnale FM, cioè quello che vedete nel semplice schema qui accanto. Tralasciate la parte in rosso, quella sul DARC (vedremo dopo di che si tratta). Il segnale MPX è tutta la parte che precede, cioè l'audio monofonico, le informazioni L-R per la ricostruzione dei due canali stereo (ricordiamolo, è una informazione modulata in AM su una sottoportante a 38 kHz, DSBSC significa Dual Side Band Suppressed Carrier), il segnale pilota a 19 khz e il segnale RDS modulato, in fase, su 57 kHz. Il segnale MPX si deve in teoria prelevare, in un ricevitore FM, subito dopo la demodulazione e prima del decoder stereo. Ovviamente, la cosa può essere complicata in un ricevitore molto integrato o portatile, ma per fortuna il nostro decoder RDS si accontenta anche del segnale audio finale, magari prelevato da una porta Line-Out. Non è una soluzione ottimale, soprattutto quando il ricevitore in questione ha i filtri di media frequenza modificati per assicurare una maggiore sensibilità. I DXer utilizzano anche filtri a 53 kHz e questo significa che i 57 khz della sottoportante RDS può risultare molto attenuata. Le prove che ho effettuato con il decoder di Aldo e RDSDX su un Degen con i filtri modificati mi dicono che il segnale RDS viene comunque rilevato, magari più lentamente.
Ma torniamo al DARC. Acronimo di Data Radio Channel, è stato un super-RDS sviluppato dalla NHK in Giappone. La storia di questo sistema dimostra quante poche cose sono state fatte per rendere più funzionale e attraente la radio analogica. Con DARC e la sua maggiore larghezza di banda (25 kHz centrati sui 76 kHz della sua sottoportante) si possono trasmettere flussi dati importanti. In Giappone erano stati sperimentati servizi di trasmissione di immagini simili a quelli del DAB. Il sistema era stato sperimentato anche negli USA, ai tempi delle Olimpiadi di Atlanta, come spiega questo articolo della giapponese OKI e poi in Europa, da ETSI (come si evince da quest'altro articolo tecnico dell'EBU) e da Eureka, con il progetto SWIFT, per il quale tra il 1994 e il 1996 sono stati spesi 3,7 milioni di euro. Soldi spesi benissimo, come vediamo oggi. Un peccato, perché il super-RDS potrebbe tornare molto utile nel quadro attuale, senza necessariamente risultare da ostacolo alla diffusione di standard digitali, molti dei quali pensati per spettri di frequenza diversa dalla banda FM. Eeeeh, la dura legge del mercato non sempre fa emergere le idee più meritevoli. O quelle che piacciono a noi (e solo a noi). Anche il DARC è finito presto nel dimenticatoio.

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21 maggio 2006

FM DX e RDS - parte prima

Continuano a fioccare gli ascolti in FM e televisione da Europa e Nord Africa. Niente di cui stupirsi ora che la stagione del DX in FM comincia a entrare nel suo periodo più interessante. Per buona parte dell'estate, fino a tutto luglio almeno, i fenomeni E-sporadici faranno compiere ai segnali radiotelevisivi - su frequenze comprese tra 48 e 108 MHz- salti propagativi del tutto anomali. La stessa cosa avviene, per l'FM, con l'effetto supertroposferico. Poi, la stagione si "spezzerà", tanto nella ionosfera che nella troposfera. Nell'arco della giornata, durante le aperture E sporadiche più basse, la banda televisiva I/VHF si popola di segnali video di buona intensità, dall'Ucraina, la Svezia, il Belgio, il Portogallo, la Siria... Occorre approfittare di questi momenti perché la televisione analogica sui canali più bassi, l'E2, l'E3, viene gradualmente smantellata. Con E-sporadico intenso, si propagano anche le frequenze dell'FM, che invece sono di solito quasi interamente aperte in caso di supertropo (che anzi spesso favorisce proprio la parte più alta della banda (gli 88-108 sono la seconda sottobanda delle VHF e sono seguite dalla banda III).
Per il DXer dell'FM in Europa, un ausilio straordinario all'identificazione di stazioni che spesso durano poche decine di secondi e spariscono per sempre dalle cuffie, è la straordinaria diffusione del sistema RDS o Radio Data System, quello che fa apparire sul display delle autoradio il nome dell'emittente ricevuta e tante altre informazioni alfanumeriche. Semplice dal punto di vista concettuale, l'RDS è una di quelle invenzioni che provano in modo incontrovertibile la validità della radiofonia analogica. Per capire il suo funzionamento bisogna capire com'è costruito, dal punto di vista spettrale, un segnale FM stereofonico. L'audio monofonico, cioè la somma del canale destro e del canale sinistro di un microfono stereo, viene trasmesso modulando in frequenza la portante. Sovrapposta a questo segnale viene trasmessa in modulazione di ampiezza su una sottoportante (soppressa) di 38 kHz, la differenza algebrica tra canale sinistro e destro. Demodulando questa differenza e facendo la somma e la differenza rispetto all'audio monofonico, vengono ricostruiti i due canali. Insieme a tutto questo viene anche trasmessa una sottoportante pilota a 19 kHz, che serve al demodulatore nel ricevitore a generare la portante a 38 kHz e ricostruire il segnale stereo. Nelle stazioni che usano il sistema RDS, c'è una terza sottoportante, a 57 kHz che viene modulata in quadratura di fase a un rate di 1187,5 bit al secondo. Le informazioni RDS consistono in quattro blocchi di 16 bit ciascuno più altri 10 di controllo, trasmessi a ripetizione. Per una descrizione più dettagliata trovate qui un ottimo articolo.
Se moltissime stazioni usano l'RDS non tutti i ricevitori riescono a decodificarlo. Specie quando si tratta di piccoli modelli portatili come il Degen 1103, o dei vecchi ma affidabili tuner stereo utilizzati dagli appassionati dell'E sporadico. Che fare per aggiungere la funzione di decodifica RDS quando questa non c'è? La risposta studiata dagli stessi appassionati passa per i chip che implementano questa funzione. Ma non basta: i chip sono in grado di demodulare la famosa portante a 57 kHz ed estrarne i blocchi di bit; per ricostruire da questi blocchi i nomi delle stazioni e altri dati utili bisogna fare un po' di conti. Nelle radio abilitate all'RDS questi piccoli software sono embedded, ma gli hobbisti dell'FM, da veri professionisti, usano il personal computer. Il software più affermato si chiama RDSDX ed è stato inventato da un finlandese, Arno Vainio. Lo si può prelevare gratuitamente dalle pagine di Herman Wijnants. Il software è particolarmente utile perché permette di ricavare rapidamente il cosiddetto PI CODE, una informazione RDS che di solito non appare sui ricevitori. E' un codice univoco di identificazione del programma composto da quattro cifre esadecimali, che essendo trasmesso più volte può essere decodificato più rapidamente rispetto al nome della stazione. L'aspetto fantastico di RDSDX è che il software integra decine di file con elenchi di stazioni FM di tutto il mondo, un progetto oggi coordinato attraverso il sito www.ukwtv.de e da una squadra di volontari di tutto il mondo (in Italia quelli di Fmdxitaly). Utilizzando questo programma l'identificazione delle stazioni FM lontane avviene in un batter d'occhio, quasi in automatico.
RDSDX può essere interfacciato con il decoder RDS integrato nei ricevitori. Se questo decoder non c'è, come dicevamo, lo si può costruire. E qui entra in azione il solito Aldo Moroni, che seguendo i consigli e gli schemi pubblicati da Herman ha costruito un decoder basato sul chip RDS TDA7330 e alimentato con i 5 volt prelevati dalla porta USB del personal computer (RDSDX va interfacciato con la porta seriale 232). Per illustrare questo articolo ho utilizzato lo schema del TDA7330 e alcune foto e schermate RDSDX fatte da Aldo.



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20 maggio 2006

Una mail in bottiglia

Ho ricevuto un autentico messaggio elettronico in bottiglia. Oggi a uno dei miei indirizzi è arrivata una mail partita dalla barca a vela di Henry e Julie una coppia di mezza età che avevo incontrato sul treno qualche settimana fa. Sembravano due tipici turisti americani interessati, come molti connazionali di questi tempi, alle nostre Cinque Terre. Insegnanti di lettere e chimica in pensione non ricchi ma evidentemente senza problemi. Si comincia a parlare com'è usanza a bordo di qualsiasi scompartimento ferroviario. Veniamo da upstate New York, un posto di immigrazione italiana e svedese (Henry fa Danielson di famiglia e l'azzurro degli occhi lo conferma). Ripartite da Malpensa o Fiumicino? Veramente in Europa siamo arrivati in barca vela, quasi due anni fa. Prego? Sì, la nostra barca è a Fiumicino. Il porto di Fiumicino. Al momento di scambiare i biglietti da visita, poco prima di scendere a Levanto, mi accorgo che accanto ai nomi dei due ardimentosi turisti ci sono due sigle radioamatoriali. E' OM anche lei? No, veramente faccio del radioascolto soprattutto in banda broadcast. Oh, a noi la radio serve anche per la posta elettronica.
Difatti, oggi ecco arrivare una mail dal call di Henry @winlink.org. Con un bel diario di navigazione tra Ponza e Palinuro, con sosta ad Amalfi. Winlink è la rete radioamatoriale per lo scambio di posta elettronica da e verso Internet. Un progetto che si è evoluto negli anni dalle prime reti packet e diventata ormai un servizio gratuitamente accessibile da tutti i radioamatori patentati, un cospicuo numero dei quali solca i mari di tutto il mondo come il nostro Hank. Una quarantina di nodi che comunicano con gli utenti finali in HF preferibilmente via Pactor II o III cui si uniscono dei nodi in VHF/UHF in modalità Telpac. Il messaggio di Henry è arrivato, così dice l'header, attraverso la stazione italiana di questa architettura (questo articolo ne descrive l'architettura). A quel che vedo in giro Winlink genera un certo traffico. E anche qualche polemica da parte dei radioamatori fissi che protestano per l'occupazione del loro spettro con segnali Pactor che disturbano i "veri" QSO. Winlink dopotutto serve quasi essenzialmente per la posta elettronica, anche se ormai vengono veicolati anche cose come i meteofax. Ci sono anche interfacce geografiche con i sistemi APRS che consentono di individuare sulle mappe di Google gli utilizzatori del sistema. Per utilizzare Winlink con il proprio ricetrasmettitore, oltre a essere radioamatori bisogna disporre di un modem Pactor e di un software chiamato Airmail, che può essere utilizzato anche su reti a pacchetto commerciali come Sailmail, anch'esse basate sulle onde corte. Fantastico, no? Uno pensa che la radio a onde corte sia un mezzo d'altri tempi e si accorge che invece funziona perfettamente come "ultimo meglio" per l'accesso alla rete delle reti. Ultimo miglio si fa per dire: per mettersi in contatto con il nodo italiano di Winlink, Henry ha fatto un collegamento tra Palinuro e Udine, direttamente dalla sua barca a vela, il Tapestry. E visto che il suo diario di viaggio è molto piacevole e parla di luoghi che adoro, ho pensato di metterlo online. Con più di una punta di profonda invidia.

Island of Ponza

The Island of Ponza is rugged as it juts from the blue Mediterranean Sea. White and gray cliffs backed by green grasses and trees describe this volcanic island. We see a few villas scattered on the hilltops as we approach from the north. There is a lighthouse on the southern tip, high up on the rocks. In spite of the light winds, we were just able to sail along the eastern shore. It was a delightful way to take in the scene. Around the tip, on the western side, lies the port of Ponza. It is a town built on the side of the hill with colorful buildings in pink, yellow, tan and red. We anchored and took the dinghy to shore. The town itself is quiet, tourist oriented with rooms for rent and restaurants along the wall overlooking the harbor. Up the back streets we found swarms of cats, a few children on the narrow streets, and spectacular views of the harbor and the sea.
We walked into one sporting goods shop where we met Antonio. He spoke a little English, and when he learned we were Americans, he spoke a lot more. He told us he had gone to Brooklyn as a young man, married and had two daughters there. He had a fishing business and then opened a laundry. Finally he moved his business to 39th street in New York. He grossed thirty five thousand a day, made sixteen thousand a day profit. Life was good. He worked seven to seven six days a week and had holidays off. That is when he heard from his father in Italy. He was dying. Antonio returned to Italy to see his father who, on his death bed, made him promise to return to Italy. He sold his business and moved to Ponza. He put his children in Italian schools and set up his sporting goods store. He carries the best rods and reels and all kinds of fishing gear.
"People come here they want it now. There is no time to order." I have clothing business here too, all top quality. You need anything while you are here, you come see Tony." Said Antonio.
We thanked him and left. It was a brief encounter, but in spite of the fact that he was obviously doing very well, there was a sadness about him. Although we commented on the beauty of Ponza, he seemed to us to long for his life in the States.
We bought a couple chocolate filled pastries from a small shop down the way and returned to the boat where Julie prepared a game hen with risotto for supper.

Ischia to Amalphi

Early the next morning we raised anchor at Ponza and motored to Ischia. Again, the setting was spectacular. We dropped the anchor in about 20 feet, right behind a rocky cliff with a beautiful villa atop it. Interestingly, there was a cross and a tower of some kind there as well, right above the boat. Emperor Agustus traded Capri for Ischia, because of the hot springs there and their healing powers. Both Islands are beautiful, but the Isle of Capri has gotten the publicity and most of the tourists.
Ashore, we found an upscale community with lovely shops selling everything from linens to jewelry, as well as fine clothing. The shops were colorful and a delight. As we walked the streets that evening, there were men selling colorful balloons and people were obviously more well dressed than for the regular Tuesday evening.
Sure enough, there was some kind of festival going on. Several priests and a number of lay persons had formed a parade commemorating, we believe, a rite of the coming of spring. There were flags at the head of the procession and priests chanted as the people in the procession responded. I thought it was a rather weak response on the part of the local populace, but no one seemed to mind and in a minute or two the procession had passed and that was it;
We found a restaurant that served pizza, but, due to the procession and all, it wasn't open yet. But the owners came right after the ceremony and lit the wood fire under the pizza oven and by 7: 30 they were ready to take our order. Of course, we were the only ones eating at that early hour. We were back on the boat by dark and early the next morning Julie and I got up and by 7 were back in town. Julie took her run, and I went on a photographic expedition.
We had chocolate and cream filled pastries and latte in a little tratatoria on the water and then returned to the boat by 9. By 9:30, along with the Bishops in Triumph, we had raised anchor and headed for the Amalfi Coast. The wind came up, it was favorable, and we found ourselves bounding along through building seas as we passed the Isle of Capri and headed up the famous Amalfi Coast. Towns and villages are perched on the sides of incredibly steep cliffs here and rise dramatically over the sparkling Mediterranean. The water is crystal clear and clouds pass below the green volcanic peaks that jut skyward. It is miles of beautiful sailing.
As we turned into the harbor, we were met by a well tanned young man in an inflatable boat. He motored up to us and welcomed us in English and asked us if we wanted to find an excellent place to keep the boat for the night. As we had read the guide book, we knew that there was a public pier at Amalfi, and that it was reasonable in price. I asked him if he was the harbor master and he said he was. We entered the harbor and headed for the public pier when the young man doffed his straw hat, revealing a lock of golden hair, and explained that we should procede to his marina. When I refused and headed for the public pier, he became agitated. With that an older man rode his bicycle onto the pier and signaled us in. He began shouting at he man in the inflatable boat who in turn began shouting back at him. This was not an idle shouting match. Fists were raised, voices screamed, and faces turned white. I expected homicide. But the argument stopped as soon and as quickly as it had started.
We tied to the public pier where the "dockmaster" thanked us and apologized over and over for the shouting match. He helped us tie up and assured us that we had made the right decision. Meanwhile, our "buddy boat" Triumph, decided to head for the marina.
"Please, don't discuss the rate with your friend" said the dockmaster. I give you good price, but it is between us."
So how do I know if it is a good price or not, I wonder, if I don't find out what other people are spending? But those are the rules.
Julie and I go for a walk along the streets of Amalfi. There is a wedding in the church. The streets are thick with tourists; people are walking, eating, drinking wine and beer, and filing in and out of shops. It is a beautiful evening. The town is colorful and lovely as it rises above us.
Back aboard, Julie cooked delicious pork chops for supper. Afterwards we went out for ice cream. On our way we were met by the dockmaster who had a bottle of red wine for us as part of his apology for raising such a fuss. We still don't know for sure what we will pay, but no doubt we are being buttered up for something. That's Italian! Tomorrow, Pompeii.

Hi from Tapestry, 5/17/06

We woke early this morning in anticipation of our trip to Pompeii. We had been told that the best way to get there was to stop here at Amalfi and take the bus. It would be only 35 kilometers and a beautiful ride along the coast. Then we would take the train to Pompeii.
We were a little late getting started, but we met the Bishops at the station and were off right on time at 8 a.m. The 20 mile bus ride ended up taking two hours, twisting and turning along the narrow coastal road which is suspended high above the water. I have mentioned European bus drivers before, but they again proved to be a special breed. This was absolutely the twistiest road I had ever seen. Our driver decided to pass a dump truck and a motorcycle decided to pass us at the same time. No troubles, we all three managed to fit on the narrow road at the same time with fractions of an inch to spare, and the motorcycle got ahead of us a few feet before an oncoming car would have wiped him out. Once motorcycles passed us on both sides at once. Whew! After the bus, the train was only a 30 minute ride, fast, but mostly through tunnels, straight and fast.
Pompeii was as advertised. It is simply astounding to walk on the roads these people walked at the time of Christ. Buildings are straight and orderly, tasteful and amazingly in tact. Frescoes are colorful, sometimes erotic, and always delightful. Plaster casts of people found in the city are almost recognizable. The graffiti is still on the walls. What a place it is. It certainly overshadowed Ostia Antica, mostly because of its dramatic ending, but there are many more similarities than differences.
We had a good day. With a little less traffic on the way back to Amalfi the 20 mile bus ride took only an hour and a half. All the Best Hank and Julie.

Friday, May 19, 2006

Hi from Tapestry,

Yesterday it was Capri. Julie and I got up early and walked to town, she for her run and me for my walk and pictures. In down town Amalfi there were donkies with metal boxes on their backs walking beside street sweepers and people were busy getting ready for another day. On her run, Julie found the home of Henric Ibsen and the place where the magnetic compass was invented. In town Fresh white linen tablecloths were spread on roadside tables. What a pretty place. We had our coffee/latte and pastry and headed back to the boat for a shower. By 9:30 we were on the ferry to Capri.
Eileen had read that because Capri is so expensive it is cheaper to moor at Amalfi and take a ferry than to take the boat to Capri. As it turned out, the price was about the same. People are often disappointed in Capri because it is so crowded. That is certainly so. There were tour guides giving out tickets to their clients on the pier. Old people were pushing and shoving as if they might not make it on the ferry at all. They didn't seem to be having a very good time.
When we got there we took the "cog railway" up to Capri Town on the top. The railway is actually a cable car. Signs in five languages mentioned that you could purchase either a paper ticket or a card, good for many trips. If you bought the card, there was a deposit required. Of course, the signs were wrong. Paper tickets were not available and the ticket vendor felt it was his duty to argue with everyone who asked for a paper ticket. The line was long and slow. Once we got to the top, however, things improved. We took a narrow street that wound around in front of lovely homes perched on the hillside. The view over the cliffs was spectacular. The island is limestone instead of volcanic and its steep sides are truly awe inspiring. There was a concrete bench beside the road and we had a picnic. Eileen had some cheese and olives. We brought a bottle of wine, some apples and oranges, and we enjoyed an hour or so of peace and quiet in this delightful spot. We were shaded by large pines and cooled by the breeze from the Med. It was very nice.
Later we window shopped and walked on to a natural bridge on the farther side of the island. Finally, we went to a little restaurant for a six dollar Coke. Capri is amazing in its beauty and diversity. One can purchase a 2 euro tee shirt or a 320 euro top in stores that are practically adjacent. Of course all the famous names are represented there. The shops are beautifully decoratred and a joy in themselves. The ferry ride home was less crowded and pleasant in the continuing good weather.
Back in Amalfi we found Annelo, the man who sold us the slip three days before. He was sure the price he had quoted us "in the heat of the moment" was far too low, but as long as we promised not to tell anyone, especially the people on the other boat, he would accept what we had agreed upon. I paid, got a receipt and a hand shake, and this morning at 6 we dropped our lines and motored out of the harbor with the fleet of local fishing boats. We are currently off point Licosa, on the way to Cape Palimuro, where, as far as I know there is nothing of note to do or see. Triumph motors along ahead of us. Winds are about 8 knots, pretty much on the nose, so we continue to power with the main up, hoping for a shift.

All the best, Hank and Julie


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19 maggio 2006

Amrad e Miniwhip, due antenne LF



Il monitoraggio di segnali particolarmente deboli o su frequenze non inserite nel solito contesto delle onde corte internazionali si basa su condizioni ambientali e strumentali un po' diverse dal solito. Per dirla in parole molto semplici il ricevitore è solo una variabile, nemmeno la più importante, di una equazione che ha almeno altri tre parametri fondamentali: la propagazione, una soglia di rumore molto bassa e un buon sistema d'antenna. A fare da collante a tutte queste cose c'è l'esperienza e la bravura di chi ascolta o dà la caccia a segnali alternativi (per esempio le comunicazioni digitali di tipo non diffusivo).
L'antenna è comunque la prima interfaccia tra il campo elettromagnetico generato da una antenna emittente e la radio. Come si dice tecnicamente l'antenna è un trasduttore che converte il campo in una corrente, o meglio in una forza elettromotrice che induce la corrente (e dunque una differenza di potenziale) all'ingresso RF del ricevitore. Le antenne hanno una loro caratteristica elettrica, cioè sono in grado di "risuonare" su determinate porzioni di frequenze, intorno ai quali avverrà il massimo trasferimento di energia. In più le antenne vanno elettricamente adattate agli ingressi dei ricevitori, che hanno le loro caratteristiche elettriche. E hanno la loro direttività, una sorta di impronta che determina quali direzioni del segnale verranno trasferite meglio. Per cui le antenne possono essere accordate o sintonizzate su frequenze particolari, aggiustate (geometricamente o elettricamente) in funzione della direzione da privilegiare e adattate, con una opportuna linea di trasferimento ed eventuali trasformatori di impedenza, al tipo di ingresso del ricevitore. Andiamo quindi dal generico pezzo di filo che risuona un po' dove vuole, ha una direttività erratica e va di solito collegato a un ingresso ad alta impedenza del ricevitore. Fino alle antenne sintonizzabili, direzionabili e progettate o adattate per una determinata impedenza di ingresso (di solito i 50 Ohm).
Proseguendo nella descrizione di antenne e accessori correlati (trasformatori di adattamento, preamplificatori, preselettori), torniamo questa volta sul discorso della Miniwhip, una antenna molto particolare proposta da un radiofarista olandese, Roelof Bakker. La sua antenna viene descritta, come segnalavo tempo fa, in questo file pdf. La Miniwhip non è antenna banale. Non viene realizzata con fili o elementi metallici, se non per una limitata area conduttiva in rame ricavata sulla basetta su cui deve essere realizzato il circuito stampato. La cosiddetta "area di cattura" è dunque poco più grande di un francobollo, da cui il nomignolo che distingue la versione di Minwhip realizzata da Aldo Moroni e descritta in questo pdf della Moroni Electronics (non cercatela su Internet, non c'è). L'antenna francobollo appartiene a quella diffusa categoria di progetti autogestiti che in teoria non dovrebbero funzionare. Nella pratica, ha un comportamente strepitoso (ma non sempre) sulle frequenze più basse, dalle LF alle onde medie, fino a scemare gradualmente alla frequenze più elevate. Per questo motivo è preferibile per l'ascolto di radiofari e, appunto, onde medie. Il segnale prodotto rispetto a un buon filo o a una antenna loop è inferiore, ma in condizioni di installazione ottimale l'antenna vanta un ottimo rapporto segnale/rumore. Quali sono queste condizioni ottimali? Beh, l'altezza: la Miniwhip va montata su un palo molto lungo e deve svettare a diversi metri d'altezza lontano da abitazioni, tetti in metallo e fonti di rumore.
Il circuito elaborato da Roelof non è del tutto originale. La Miniwhip ha una progenitrice nella antenna Amrad, un gruppo di radioamatori americani specializzati nelle frequenze bassissime. Il vero disegno della Amrad si trova a questo indirizzo, http://www.amrad.org/projects/lf/actant/index.htm, che rimanda anche al pdf dell'articolo originariamente apparso sulla rivista QST. Nel caso della Amrad l'area di cattura è rappresentata da una antennina stilo di pochi centimetri di lunghezza. E' una antenna attiva non sintonizzabile basata su un transistor JFET ad alto guadagno e assorbimento, che richiede la realizzazione di un alimentatore isolato ad alto amperaggio. Per la componentistica utilizzata dalla Miniwhip questo secondo componente si riduce a un circuito molto semplificato. Alloggiata in un contenitore stagno che contiene l'amplificatore e il circuito di adattamento ai 50 Ohm di ingresso, l'antenna va collegata al suo alimentatore attraverso un cavo coassiale. Lo stesso cavo porta alla presa d'antenna dall'uscita di questo alimentatore separato (posto all'interno della stazione). E' un tipo arrangiamento costituito da antenna fisica (filo o altra area di cattura), "head unit" esterna e "control box/alimentatore" interno che troviamo in molti tipi di antenna attiva.
Si tratta ovviamente di una antenna omnidierezionale, che nel caso di realizzazione Amrad-originale, impone anche l'uso di piani di terra opportuni, di solito realizzati non con radianti ma con maglie di rete metallica che circondano la base dell'antenna (per esempio sul tetto su cui viene installata). Il francobollo o Miniwhip fa invece a meno di piano di terra ma attenzione: messa a un'altezza insufficiente o in prossimità di fonti di rumore, l'effetto rischia di essere deleterio e il rapporto segnale/rumore si ribalta drammaticamente a favore del secondo. Nelle illustrazioni vedete una Amrad d'autore realizzata negli USA e le prove di realizzazione effettuate da Aldo con un transistor diverso, che poi è lo stesso utilizzato nella Miniwhip: il J310 al posto del più raro, costoso e "assetato" CP 666. La terza illustrazione mostra un ingrandimento della Miniwhip da cui è facile intuire il perché del soprannome "francobollo".

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