Una nuova stazione in onde lunghe? Non è una boutade o un paradosso, ci sono veramente (almeno così si dice) i piani per la realizzazione di una nuova emittente in onde lunghe sull'Isola di Man, territorio della Corona britannica non facente parte del Regno Unito e dotato di un Parlamento per l'autogoverno e di una bandiera propria (chissà perché somigliante alla Trinacria siciliana). Nonché, incredibilmente, di un suo dominio Internet.
Sull'isola di Man opera già Manx Radio, emittente non rara da ascoltare, di sera tardi, su 1368 kHz, ma da docici anni a questa parte la società Isle of Man International Broadcasting cerca - finora inutilmente - di impiantare una stazione su 279 kHz. L'idea è coprire di giorno, con 250 kW (100 di notte), la Gran Bretagna, l'Irlanda e l'intero sistema costiero del Mare del Nordo fino alla punta meridionale della Norvegia. In pratica il progetto non ha mai visto la luce. L'autorizzazione iniziale era stata concessa nel 1999, poi una serie di cause e discussioni nel locale parlamento hanno rimandato il lancio. Tanto da far pensare a una colossale presa in giro. Ora sul sito Web dell'emittente che non c'è (e con tutta probabilità non ci sarà mai) si legge che il lancio è previsto "non prima di metà giugno". Ma non si dice niente su quello che succederà dopo. Dietro l'iniziativa una misteriosa società registrata sull'isola e capitanata da un gruppo di persone che include, oltre a un banchiere locale, anche ex personalità di Radio Caroline (nella sua seconda incarnazione del 1972) e Laser 558, fatto che non aiuta a nutrire un atteggiamento più fiducioso nei confronti di IOMIB. Non perché le radio commerciali o pirate siano un fenomeno negativo o trascurabile, ma piuttosto per il carattere avventuroso di tutte le loro vicende finanziarie. La radiofonia offshore, realizzata in fasi di completa assenza di regolamenti e, in seguito, in palese violazione o nel tentativo di aggirare norme spesso molto restrittive e non democratiche, è stata, purtroppo, un totale fallimento. Fare radio costa, attirare gli investimenti pubblicitari richiede una solidità e una reputazione che pochi pirati hanno raggiunto. E se questo era vero già negli anni Settanta, figuriamoci oggi. Risulta un po' patetico leggere di roboanti piani di conversione al DRM di una frequenza come 279 kHz. Su cui peraltro non è partito neppure l'analogico.
La nuova stazione dall'Isola di Man, a quanto si arguisce leggendo tra le righe del sito, dovrebbe operare da una piattaforma in acque territoriali, che da cinque anni a questa parte "sta per essere ultimata". Sarebbe molto divertente e interessante, ma più che lecito il dubbio ci sembra forzato. Negli anni Novanta c'è stato il caso della stazione a onde lunghe irlandese su 252 kHz, Atlantic 252, una joint venture tra RTE (la radio nazionale irlandese) e Radio Luxemburg. Atlantic funzionò tra fine 1989 e 2001, raggiungendo i 4 milioni di ascoltatori. Oggi la frequenza è utilizzata da RTE 1, ma chissà se dura.
Sull'isola di Man opera già Manx Radio, emittente non rara da ascoltare, di sera tardi, su 1368 kHz, ma da docici anni a questa parte la società Isle of Man International Broadcasting cerca - finora inutilmente - di impiantare una stazione su 279 kHz. L'idea è coprire di giorno, con 250 kW (100 di notte), la Gran Bretagna, l'Irlanda e l'intero sistema costiero del Mare del Nordo fino alla punta meridionale della Norvegia. In pratica il progetto non ha mai visto la luce. L'autorizzazione iniziale era stata concessa nel 1999, poi una serie di cause e discussioni nel locale parlamento hanno rimandato il lancio. Tanto da far pensare a una colossale presa in giro. Ora sul sito Web dell'emittente che non c'è (e con tutta probabilità non ci sarà mai) si legge che il lancio è previsto "non prima di metà giugno". Ma non si dice niente su quello che succederà dopo. Dietro l'iniziativa una misteriosa società registrata sull'isola e capitanata da un gruppo di persone che include, oltre a un banchiere locale, anche ex personalità di Radio Caroline (nella sua seconda incarnazione del 1972) e Laser 558, fatto che non aiuta a nutrire un atteggiamento più fiducioso nei confronti di IOMIB. Non perché le radio commerciali o pirate siano un fenomeno negativo o trascurabile, ma piuttosto per il carattere avventuroso di tutte le loro vicende finanziarie. La radiofonia offshore, realizzata in fasi di completa assenza di regolamenti e, in seguito, in palese violazione o nel tentativo di aggirare norme spesso molto restrittive e non democratiche, è stata, purtroppo, un totale fallimento. Fare radio costa, attirare gli investimenti pubblicitari richiede una solidità e una reputazione che pochi pirati hanno raggiunto. E se questo era vero già negli anni Settanta, figuriamoci oggi. Risulta un po' patetico leggere di roboanti piani di conversione al DRM di una frequenza come 279 kHz. Su cui peraltro non è partito neppure l'analogico.
La nuova stazione dall'Isola di Man, a quanto si arguisce leggendo tra le righe del sito, dovrebbe operare da una piattaforma in acque territoriali, che da cinque anni a questa parte "sta per essere ultimata". Sarebbe molto divertente e interessante, ma più che lecito il dubbio ci sembra forzato. Negli anni Novanta c'è stato il caso della stazione a onde lunghe irlandese su 252 kHz, Atlantic 252, una joint venture tra RTE (la radio nazionale irlandese) e Radio Luxemburg. Atlantic funzionò tra fine 1989 e 2001, raggiungendo i 4 milioni di ascoltatori. Oggi la frequenza è utilizzata da RTE 1, ma chissà se dura.
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