30 marzo 2006

L'altra faccia delle onde corte


C'è tutto un mondo di comunicazioni sulle onde corte che sfugge completamente al normale ascoltatore. Mi riferisco al traffico non broadcast o, come si dice in gergo, "utilitario", a supporto di varie attività professionali e di pronto intervento, in campo civile e militare. Si trova veramente di tutto anche se nel corso degli ultimi anni una parte significativa di certe attività di comunicazione si è spostata dalle onde corte terrestri ai satelliti in orbita bassa o geostazionari, su frequenze normalmente molto elevate o comunque fuori dal normale spettro HF.
Le comunicazioni utility sono, per loro natura, protette. Nel senso che anche quando avvengono "in chiaro", senza strati di crittatura aggiuntiva, le varie leggi nazionali di solito proibiscono se non l'ascolto (che può essere casuale, specie se si utilizzano ricevitori a copertura continua, non limitata cioè alle sole bande broadcast), sicuramente la divulgazione dei contenuti. Per certi versi, insomma, io non dovrei stare a scrivere quello che scrivo. Nella realtà dei fatti, a fronte del traffico utility c'è anche una fiorente attività di monitoraggio amatoriale, o utility DXing esplicitamente riconosciuto dagli stessi operatori delle stazioni, che a volte confermano i rapporti di ricezione di servizi formalmente "segreti" o "proibiti". Il grosso delle comunicazioni sorvegliate è di tipo punto-punto o punto-multipunto (network), ma nel caso di servizi come quelli di radionavigazioni (leggi, radiofari) il modello è più simile al broadcast. Quello che conta è che per svariati motivi le modalità di comunicazione utilizzate sono sempre meno quelle tradizionali o vocali (fonia) e sempre di più in modalità grafico-testuale (dati digitali). Per monitorare queste ultime - e qui trovate un bel catalogo di modi digitali - la radio non basta: occorrono strumenti di decodifica di modulazioni tipicamente digitali (la più basilare di tutte prevede per esempio di assegnare ai bit un valore di frequenza o di fase e trasmettere, alternandoli, tali valori). Questa decodifica oggi viene implementata soprattutto in chiave software, su piattaforma PC.
Anche questi modi si sono molto evoluti, nel tentativo da un lato di incrementare la capacità trasmissiva (data throughput), dall'altro di combattere i fattori negativi della propagazione ionosferica, che può influire molto sulla leggibilità delle codifiche. L'altro giorno cercavo informazioni sui nuovi standard usati dalla NATO alcuni dei quali vengono riassunti in questa bella pagina canadese. Queste modalità richiedono di solito modem dedicati e costosi, ma programmi come Skysweeper possono decodificarli con la classica Soundblaster. Navigando un po' sono arrivato sul sito di una rivista specializzata, Signal (disponibile anche una newsletter elettronica) che pubblica tra l'altro un articolo sulle comunicazioni digitali militari in Italia e le ricerche sul software defined radio in questo campo (tra le aziende coinvolte c'è ovviamente Selex Communications, nuovo nome di Ote/Finmeccanica dopo le precedenti joint venture con Marconi). E' un bell'articolo che cita tra gli altri alcuni progetti SDR Nato come il Joint Tactical Radio System, o http://www.globalsecurity.org/military/systems/ground/jtrs.htm. Altre fonti interessanti sui nuovi modi digitali e il SDR militare sono la rivista Army Communicator, il SDR Forum e molti siti dei costruttori di apparati come Rockwell Collins o Harris RF Comm.


Tags:

28 marzo 2006

Ascolta l'eclisse

Il temporaneo crepuscolo di una eclisse di sole non rappresenta solo l'occasione di godersi un grande spettacolo naturale. Proprio perché con l'oscurità scattano determinati meccanismi propagativi ionosferici, una eclissi si può anche "ascoltare" via radio. Il passaggio dell'ombra lunare impatta in particolare sullo strato D della ionosfera, quello più basso, che in condizioni di insolazione normali tende a bloccare le onde radio sotto i 2 MHz. In genere lo strato D si attenua con una certa rapidità quando la radiazione solare diminuisce. Tanto rapidamente che anche il veloce passaggio di una eclisse può dar luogo a veri e propri fenomeni di propagazione da linea d'ombra, anche sulle frequenze delle onde medie.
L'eclisse solare di domani raggiunge la totalità sull'Africa e la Turchia, intorno alle 11 UTC (l'una del pomeriggio in Italia). L'area favorita è il meridione d'Italia (a Roma il disco solare sarà coperto del 40% circa) ma la geometria propagativa dovrebbe consentire di avvertire il fenomeno, magari affievolito, anche nel nord. Che cosa ci si può aspettare di ascoltare durante una eclisse? Molto dipende dalla posizione di chi ascolta rispetto alla totalità del fenomeno. L'ombra della luna contribuisce ad attenuare lo strato D, ma solo una area ristretta. Per tutti gli altri il sole è bello alto sull'orizzonte e lo strato D perfettamente integro. Ricordo per esempio l'ultima eclisse totale sulla Germania, cinque o sei anni fa se non sbaglio. In quel caso l'effetto si fece sentire su alcune emittenti tedesche e francesi sulle onde medie basse. Stazioni che senza l'eclisse non sarebbero mai arrivate. Con l'eclisse di domani ci sono meno chances sulle medie semplicemente perché ci sono meno trasmettitori dislocati lungo il corridoio percorso dall'ombra, ma qualche tentativo si può fare (penso a certi trasmettitori egiziani, per esempio, ma non mi stupirei se nel sud Italia fossero segnalati trasmettitori del Mediterraneo orientale, come Cipro). L'eclisse ha effetto anche sulle onde corte e chissà che il Benin o il Bourkina Faso (5025 e 5030 kHz) non possano "bucare" gli strati più bassi della ionosfera e farsi sentire. Per seguire l'andamento del fenomeno il sito Spaceweather.com ha allestito una bella animazione che illustra chiaramente le zone di totalità e di copertura parziale del disco solare.

Tags:

27 marzo 2006

Dalle steppe alle stelle


C'è un bel reportage dal Turkmenistan sull'ultimo numero, il 492, di D di Repubblica (accesso gratuito previa registrazione), il femminile allegato ogni sabato al quotidiano. Forse un po' di parte e più sarcastico che ironico. Ma per molti buoni motivi. La grande nazione dell'Asia centrale ex sovietica non ama i giornalisti e l'autore del pezzo, non firmato, si è introdotto in incognito, sbarcando con tutta probabilità sulle coste del Caspio dall'Azerbaijan, percorrendo una rotta che Lev Nussinbaum, l'Orientalista dell'omonimo libro di cui vi ho già detto, fece per sfuggire ai primi segni della rivoluzione bolscevica.
Se il tono dell'articolista è sarcastico, buona parte del merito va al clima da brutta operetta orwelliana, di stampo prettamente nordcoreano, che il padre padrone della nazione "indipendente", Saparmurat Niyazov, è riuscito a imporre dal 1991, data del passaggio di consegne da Mosca alla nuova corte di Ashkabad. Un signore di studi tecnici ( lavorava in una centrale elettrica) e di livello politico-culturale che lo avvicina pericolosamente (per noi) a certi bei tomi di casa nostra. Un parvenu di un potere esercitato con arrogante bonomia, al punto da cambiare i nomi dei mesi con quelli dei parenti e mediato dall'immancabile, in questi casi, libretto teorico-catechistico abborracciato in fretta e reso obbligatorio nelle scuole. Un "vangelo secondo me" che predica la falsa pace universale del dissenso imbavagliato e si intitola Ruhnama (l'illuminato Turmenbashi, Signore dei Turkmeni, ha pensato bene di farlo tradurre in italiano sul sito governativo). Da anni, il presidente Niyazov, eletto ovviamente da una maggioranza del 99,9% di adoranti elettori, troneggia in doppiopetto blu e cravatta a pallini (!), come un gangster della steppa, nelle statue dorate e nelle gigantografie appese in ogni centro abitato.
Il viaggiatore di D descrive una nazione vasta (12 volte la Svizzera) e poco popolosa (meno di 5 milioni di abitanti), che non riesce ad affrancarsi dal delirio di onnipotenza di un dittatore che ha costretto migliaia di concittadini alla fuga. C'è chi per studiare (per davvero, visto che le scuole non funzionano e il
Grande Capo ha pensato bene di togliere dagli ospedali medici e infermieri e sostituirli con militari) se ne va in Kyrgyzstan, che non deve essere proprio il paradigma di una democrazia parlamentare di stile anglosassone. Ma nessuno rientra per far valere i l diploma: dal 1993, le lauree conseguite all'estero non valgono, in Turkmenistan, la carta su cui sono stampate.
E' un ritratto tragicomico, tristemente familiare visto il clima di quella regione, che tuttavia non intacca il senso di fascino che promana, almeno sulla carta, dalle sue steppe, dai suoi deserti montuosi. Il fascino dell'Asia millenaria e guerriera, degli invasori e delle carovane verso la Cina. Un territorio gigantesco diventato di colpo strategico in chiave purtroppo molto moderna, in virtù dei suoi primati energetici (il Turkmenistan è un serbatoio di gas naturale che non ha certo reso ricchi gli sfortunati abitanti) e militari.
Anche da questa nazione le onde radio ci portano suoni e impressioni degne di un viaggio virtuale. Due le frequenze delle onde corte, anzi delle bande tropicali (il Turkmenistan tropicale non è ma quando le fasce geografiche assegnate da Ginevra alle frequenze delle onde corte "basse, tra i 120 e i 60 metri, le repubbliche sovietiche ci finirono dentro e là rimasero). Entrambe storiche, perché ereditate dai tempi di Mosca: 4930 e 5015 kHz. Su quest'ultima, viene segnalato un breve notiziario in inglese ogni giorno verso le 15.00 UTC. Non è un orario molto compatibile con la stagione primaverile e estiva, su queste frequenze i segnali sono nemici del sole pomeridiano e senza una buona antenna e condizioni di ricezione ottimali (niente rumori elettrici), non si può sentire granché. Le cose migliorano dopo il tramonto, oppure durante la stagione tardo autunnale, quando 5015 rivaleggia, per intensità, nella prima sera, con alcune stazioni africane. I DXer europei segnalano anche, raramente, il trasmettitore sulle onde lunghe, 279 kHz, ma la preda è quanto mai difficile. Ho un paio di clip, dai 5015 kHz registrati nel tardo pomeriggio qualche settimana fa e da 4930, registrata ieri col sole ancora alto, ma nella location di L'Ago, l'oasi di silenzio elettrico dove scappo ogni tanto per poter accendere la radio.


Tags:

DRM, locale o internazionale?

A proposito di DRM, Digital Radio Mondiale (è una precisazione utile per chi magari ha fatto con Google una ricerca sul Digital Rights Management: non stiamo parlando di questo) Andrea Russo mi manda un commento molto sensato, che riporto paro paro. Andrea mi chiede anche se a mia conoscenza esiste un software per PC per la decodifica di IBOC. Rispondo di no, a mia conoscenza il sistema IBOC non prevede, ancora, decoder basati sul normale hardware del pc. Un po' perché Ibiquity, l'inventore, sembra essere più gelosa delle sue tecnologie, un po' perché la banda base, soprattutto in FM potrebbe essere troppo estesa per gli ingressi Sound Blaster, soprattutto per l'IBOC su FM.
La sensazione di Andrea, è che anche DRM interessi i broadcaster più sul piano delle copertura locale dei territori e non come reale alternativa alle onde corte analogiche internazionali (ricorderete le obiezioni sollevate a proposito della propagazione ionosferica del digitale e dei suoi effetti sulle condizioni di ascolto). In questo senso il DRM diventerà a tutti gli effetti uno standard di radiofonia digitale locale, eventualmente con il supporto di trasmissioni analogiche (che però - aggiungo io - fanno fatica a convivere con il segnale digitale, a meno di non inventarsi una regolamentazione diversa).

«Lavorando ormai da quasi un anno allo sviluppo di Dream ho maturato una serie di idee e pareri su cosa sarà il reale utilizzo del DRM. Prima di tutto ho notato che la visione che hanno i broadcasters è totalmente diversa da quella che abbiamo noi radioascoltatori. Ricordo ad esempio che al meeting dall'AIR a Bologna ho incontrato gli speakers di Voce del Mediterraneo insieme al direttore dei programmi, la cosa che mi ha stupito a quel tempo è che gli speakers erano degli attori professionisti che di “tecnica della radio” non sapevano proprio niente e così mi e' sembrato anche il direttore dei programmi.
«Recentemente il chief manager della BBC, che cura le sperimentazioni del DRM, ha definito la ricezione della BBC in Italia in DRM dal trasmettitore in Norvegia con 50 Kw di potenza (segnale che arriva con sio 444) una ricezione dx. Io l'ho corretto e lui mi ha risposto dicendo che intendeva dire che le attuali trasmissioni della BBC non sono nell'intenzione dirette fino all'Italia, ma solo a coprire il Regno Unito. In pratica la trasmissione in onde corte, e specialmente in DRM, è vista come una trasmissione indirizzata a un'area molto più ristretta di quella che noi pensiamo: una nazione e poche aree confinanti. Chi pratica radioascolto a questo punto si chiede... "ma a che scopo ?". Una traccia più chiara dello scopo è delineata da una presentazioe del drm (e drm+) fatta dalla BB, le sui slides sono reperibili in rete in formato PDF.
«A mio avviso lo scopo sarà utilizzare le onde corte per spalmare un segnale in modo più o meno omogeneo in un territorio in modo da coprire le zone di ombra presenti, o le zone collinari o montuose dove installare una rete di piccoli trasmettori in FM è più costoso. A questo punto i ricevitori, che utilizzeranno le informazioni AFS (Alternative Frequencies Signalling) presenti tra i dati trasmessi con il segnale DRM (con l'RDS in FM e con il DAB) che elencano tutte le frequenze in tutte le possibili madalità di trasmissione disponibili dell'emittente, sceglieranno automaticamente la frequenza con la migliore qualità presente in quel momento nella zona.
«Quindi la visione dei buchi di ricezione del DRM quando il segnale non è buono non è in realtà una cosa che preoccupa chi adesso sta lavorando al DRM perché ci sarà quasi sempre un segnale alternativo FM, DAB (o al limite AM analogico) che permetterà una ricezione continua. In un certo senso è la conferma che l'interesse per le trasmissioni dirette verso l'estero non c'è più o comunque ha una importanza relativa.»


Tags:

Morte non accidentale di una antenna


Davvero impressionante la ripresa della distruzione del parco antenne della Playa de Pals, l'ex impianto di Radio Free Europe in Catalunya. Un breve filmato può essere osservato qui su YouTube (tnx A. Borgnino). Ricordiamo che il sito era stato utilizzato fin dagli anni Cinquanta, ma era andato in pensione agli inizi del millennio, con il venir meno delle necessità radiopropagandistiche verso l'Europa dell'Est. E' stato fatto saltare in aria qualche giorno fa, con grande risonanza in Spagna e altrove.

Tags:

Una voce (povera) in meno

Vi ricordate di Raghav Mahto, il proprietario della baracchetta di riparazioni elettriche del villaggio indiano di Mansoorpur e della sua micro stazione comunitaria? Radiopassioni ne ha parlato tempo fa (vedi Radio, ma per davvero). Beh, la notorietà internazionale non gli ha portato fortuna. Ieri, domenica, le autorità hanno chiuso di forza Radio Raghav FM Mansoorpur 1 per violazione delle leggi vigenti. Raghav non ha mai avuto la licenza, concetto che del resto ignorava. Di farne regolare richiesta, al momento non se ne parla. Alla agenzia Indo-Asian News Service, che lo ha intervistato, Raghav ha dichiarato: «Non me la potrei permettere. Non guadagno abbastanza per curare mio padre, malato di cancro, figuriamoci acquistare una licenza di trasmissione in FM.» Raghav dice di essere disposto a tornare on air anche subito, se il governo locale o i suoi ascoltatori lo aiutassero. L'agenzia riferisce che gli abitanti del villaggio hanno protestato molto perché Radio Raghav trasmetteva, gratuitamente, musica e molte informazioni utili sulle iniziative anti-AIDS e su altre attività locali. Una vicenda che solleva parecchie questioni, politiche e giuridiche, su che cosa significa accesso a una risorsa condivisa.


Tags:

25 marzo 2006

Effettivamente, Afghanistan

Dopo numerose segnalazioni nelle ultime settimane è arrivato anche a me il segnale di Radio Solh (Pace) Bagram dall'Afghanistan. Dopo le prime notizie fornite da Jari Savolainen in Finlandia, che aveva identificato la stazione verso tra le 16 e le 17 UTC avevo notato un tip proveniente addirittura dall'Argentina, da Arnaldo Slaen, che segnalava un tentativo di Solh a in un orario che mi sembrava poco probabile, le 01.25 UTC (l'alba o il mattino presto in Afghanistan). E invece Slaen doveva aver ragione perché ieri sera, dopo le 23.10 UTC su 9345 arrivava una trasmissione di musica tipica, no stop, dell'Asia centrale. Brani davvero molto belli che possono essere ascoltati in MP3 cliccando qui o anche qui.L'annuncio ci ha messo un'ora e venti ad arrivare, ma è molto chiaro: Radio Solh Bagram. Se sentite qualche interferenza potrebbe essere una stazione coreana.
La nazione più travagliata e sofferente dell'Asia centrale ha avuto in passato un servizio per l'estero e uno interno sulle onde corte e le bande tropicali ma tra invasione sovietica, guerra civile, incubo talebano e successiva invasione americana le possibilità di ascoltarla direttamente si sono ridotte enormemente. L'ultimo segnale sulle onde corte prima di War on terror era una trasmissione dei talebani, nemici della musica e del sorriso. Un trasmettitore dalla modulazione atroce che ogni tanto veniva segnalato in Europa, intorno ai 7 MHz (7050-90 se non ricordo male, oltretutto la frequenza era alquanto instabile). Con la guerra degli USA è arrivato il Commando Solo, con le sue trasmissioni di "psyop", guerriglia psicologica diffuse a bordo di un aereo C130 trasformato in una stazione radio con le ali (qui c'è una storia interessante di quella fase di psyop). Gli americani si stabilirono poi a Bagram, una base aerea a nord di Kabul che era stata usata anche da russi. E lì impiantarono un trasmettitore che in teoria dovrebbe essere quello che ho ascoltato. Radio Solh dopo i voli di Commando Solo era stata ripetuta anche da trasmettitori nel Kuwait e negli Emirati Arabi. Nel corso di questi ultimi anni nel paese è sorto un piccolo gruppo di emittenti locali, comunitarie, che trasmettono in FM e onde medie (ecco una lista curata da DXing.info). Qui c'è un rapporto abbastanza recente sulla situazione dei media da quelle parti. E' ancora una stazione completamente controllata dai militari? Difficile che non sia così se davvero le facilities sono ancora nella base. Il documento sulle psyops qui citato descrive in modo esplicito il momento in cui Radio Solh è stata trasformata in una operazione terrestre, con tre frequenze in onde corte da Bagram e Kandahar, 9325, 9345 e 9365 kHz. Quindi tutto lascia pensare che i 9345 di adesso facciano ancora parte della Special Operation Systems B, anche se da quelle parti c'è' una stazione comunitaria che si chiama più o meno nello stesso modo e che gli americani supportano. Ora che il segnale arriva così bene salteranno fuori dettagli e magari conferme, sicuramente sarà possibile approfondire il tema.



Tags:

24 marzo 2006

IBOC e DRM, un parere da Cuba

Continua a occupare le caselle di posta dei frequentatori delle mailing list americane la discussione sulla radio digitale HD, anche perché recentemente il capo della FCC ha fatto pubblicamente sapere che è arrivato il momento di ufficializzare le cose e di considerare lo standard IBOC come mainstream, autorizzando le stazioni in onde medie a usarlo anche dopo il tramonto. E' la notizia che i DXer paventavano perché con l'oscurita il rumore digitale dell'IBOC rischia di compromettere seriamente la ricezione delle normali stazioni analogiche distanti.
Al dibattito sta partecipando anche Arnaldo "Arnie" Coro, radioamatore cubano piuttosto noto nell'etere per il suo programma per DXer trasmesso da Radio Habana Cuba. DXers Unlimited dovrebbe essere trasmesso il martedì e il sabato alle 21.10 UTC sulle frequenze di RHC in inglese (9505 e 11760 kHz secondo il British Dx Club con l'aggiunta di 13660 e 13750 kHz secondo il sito di RHC, tutti dati che comunque potrebbero cambiare il 26 marzo). Coro ha scritto due o tre cose molto semplici l'altro giorno e mi piace riportarle qui perché arrivano da chi dovrebbe essere un outsider rispetto all'economia di mercato e alle sue problematiche. I fautori di IBOC e DRM sembrano dimenticare, afferma Coro, che la questione radio digitale è un problema a tre teste: ingegnerizzazione, marketing e accettazione da parte del mercato. Sulle due ultime teste sono stati commessi formidabili errori. Coro racconta di aver partecipato a dimostrazioni pubbliche del DRM in Sud Africa, su segnali provenienti dall'Europa. Condizioni propagative ottime, ricorda Coro, qualità davvero simile all'FM. Ma in certi momenti, se il segnale non era abbastanza intenso, la decodifica si interrompeva e dall'altoparlante usciva solo un desolante silenzio. Qualcosa, sottolinea Coro, che l'ascoltatore delle onde corte non è disposto ad accettare. Puoi perdere qualche parola nelle selle del fading o per colpa di qualche scarica, ma interi minuti di silezio totale? Chiunque risponderebbe che in quel caso è meglio spegnere la radio. Definitivamente. Non a caso, osservano i colleghi di Coro, IBOC è un sistema ibrido che "innesca" il vecchio segnale analogico quando il digitale subisce dei contrattempi. Sul fronte dell'onda di cielo, dicono in molti, gli standard digitali finiranno per rompersi le corna: la propagazione ionosferica sarebbe semplicemente incompatibile con una modulazione digitale applicata alla voce (per i dati, naturalmente, le condizioni sono diverse). Il fatto che la voce sia di buona qualità quando sia possibile decodificarla, non basta a compensare il problema di un contenuto che viene a mancare del tutto quando la decodifica salta completamente (e nel caso dell'IBOC bastano pochi decibel di qua o di là dalla soglia della normalità). Trasmettete pure in digitale via satellite o su scala strettamente locale, ma se volete fare affidamento sull'allargamento di un bacino d'ascolto via skywave... Beh, scordatevi del digitale.
Un altro punto fondamentale posto da Coro è quello della non disponibilità di ricevitori. Uno potrebbe anche dire che la stessa carenza aveva caratterizzato i primissimi tempi della radio analogica, 85 anni fa. Ed è vero, allora la radio era un privilegio di pochi autocostruttori e di benestanti in grado di acquistare i primi apparecchi. In questo caso, si chiede Arnie, non si capisce perché il consorzio DRM faccia pagare anche al singolo ascoltatore il software per la ricezione su computer (software che esiste anche in forma gratuita , ma solo per iniziativa di pochi volonterosi programmatori open source).


Tags:

23 marzo 2006

Facili esotismi


Si avvicina il 26 marzo e con quella data entreranno in vigore i nuovi orari di programmazione e le frequenze delle emittenti internazionali. Le quali sono ormai quasi tutte sedute allo stesso tavolo, quello della HFCC, per coordinare tra loro l'impiego di un bene prezioso come le onde corte. Un tema, quello della carenza di risorse spettrali, che apre il numero di Nova24 oggi in edicola, con un lungo articolo di Beppe Caravita.
Con il cambio di frequenze, che inaugura la stazione estiva A06 (valida fino a ottobre, quando dovrà cedere il passo alla B06 invernale), cambieranno anche molte segnalazioni di Radiopassioni. Molte delle frequenze ascoltate in questi giorni non ci saranno più e anche molti orari si adeguano all'adozione massiccia dell'ora legale in molte nazioni del mondo. Ma avremo comunque modo di ritornare su questo argomento, quando le nuove schedule saranno disponibili più massicciamente su siti come eibi.de.vu o bclnews.it. Nel frattempo, ecco una piccola segnalazione che rientra nel novero delle stazioni esotiche ricevibili con una certa facilità, parecchie dalla vasta area dell'estremo oriente asiatico e del Pacifico.
L'argomento del giorno è il servizio per l'estero di Radio Thailand, che utilizza la frequenza di 9535 kHz (almeno fino al 26 marzo!) e offre una buona finestra di opportunità tra le 20.30 (notiziario inglese) e le 21.15 UTC (fine delle trasmissioni). Il segnale può essere davvero corposo e di buona qualità, come dimostra questa buffa canzone registrata qualche sera fa con la solita radiolina cinese Degen DE 1103. Radio Thailand, alias HSK9, trasmette notizie e musica locali, programmi sull'economia e il turismo, insomma tutto l'armamentario di contenuti che possiamo attenderci e che contribuisce comunque a colmare un forte vuoto informativo che caratterizza le risorse mediatiche italiane nei riguardi di geografie che "fanno notizia" solo in caso di devastante tsunami. Risentendo la registrazione mi è venuto in mente la fatica che si doveva fare anni fa per ascoltare la frequenza, credo di 9655 kHz un tempo utilizzata dalla Thailandia. Al punto che quasi quasi era più facile sentire il servizio interno nelle bande tropicali di 4830 kHz, oggi spento. Per qualche strano motivo, molte broadcast considerate rare e difficili oggi, con i cicli tipici di questo hobby, si ripresentano nel gruppo delle stazioni abbastanza comuni. Oggi, tanto per fare un esempio, una delle tre o quattro stazioni dei 19 metri nel primo pomeriggio era Voice of Indonesia, davvero fortissima su 15.150 kHz. Dalla penisola indocinese si può ascoltare il Vietnam (anche se meno facilmente che in passato, strano) ma purtroppo non c'è la possibilità di ascoltare facilmente il Laos o Myanmar/Birmania, due nazioni più difficili. Altre nazioni non si possono ascoltare per niente, come la Cambogia, che ha da lungo tempo rinunciato alle onde corte (11.940 kHz, visibilmente spostati verso gli 11.939). Alla prossima, nuove schedule alla mano, per qualche altro spunto.



Tags:

Agli albori della televisione, con un podcast

Antonio, emcee del podcast Pendodeliri, mi ha mandato due righe per segnalarmi l'ultimo argomento trattato nella sua gradevole serie di interventi audio. Pendodeliri dedica sempre molta attenzione ai contenuti radiofonici internazionali. In questo caso le elucubrazioni del nostro pendolare del GRA ci portano indietro di 65 anni con la curiosa storia della stazione televisiva voluta dagli occupanti nazisti di Parigi, così come Antonio l'ha letta su un libro di storia mediatica che mi permetto di riportare anche qui. Si tratta di L'Écho du Siècle, di Jean-Noël Jeanneney (che era stato direttore di Radio France e RFI), dizionario storico della radio e televisione in Francia. Per approfondimenti sulla storia dei primi anni della televisione, si possono consultare un paio di siti Web che mi sembrano interessanti: Tv Dawn (l'alba della tv) con la storia delle prime videoregistrazioni e Early Television, una articolata raccolta di ricordi e riferimenti.



Tags:

22 marzo 2006

Altro SDR, altro regalo

Ormai siamo al diluvio. Il nostro agente alla Kneisner, Fabrizio Magrone, ha appena ricevuto l'annuncio che il costruttore tedesco sta per rilasciare un hardware compatibile per il software SDR (Software Defined Radio) GPL che Flexradio ha sviluppato per i propri sistemi, PowerSDR. Il sistema Kneisner+Doering si basa su un mixer a quadratura (concetto già descritto da Radiopassioni) e verrà rilasciato sottoforma di scheda con la sigla KDG-SR100. La scheda può funzionare anche in modalità trasmissiva, con una potenza di uscita di 1 Watt e la copertura garantita da 1.8 a 50 MHz. In seguito K+D rilascerà anche un amplificatore finale da 100 Watt e un alloggiamento metallico in cui inserire scheda SDR e amplificatore. Ancora ignoti i dati di targa ma la pagina con il primo annuncio ci dice che il KDG-SR100 vanta una intercetta IP3 molto valida e che il suo range dinamico (in buona sostanza i due dati si riferiscono alla capacità di amplificare linearmente segnali molto deboli anche in presenza di segnali molto forti sulle frequenze vicine, che vengono soppressi dai filtri: un fattore essenziale per un ricevitore di qualità) è legato alla qualità della scheda audio del pc con cui verrà interfacciato (la connessione avviene tramite porta parallela). Non si parla di prezzi ma si dice esplicitamente che essi saranno di parecchio inferiori a quelli di un ricetrasmettitore stand alone.



Tags:

21 marzo 2006

Il podcasting sorpassa il broadcasting

Spulciando tra i miei feed di siti dedicati all'informazione tecnologica sono incappato in Silicon Republic, un sito irlandese, che parla di un curioso sorpasso. Il numero di podcast registrati su iTunes di Apple con 38.000 "canali" sarebbe ormai superiore al numero di stazioni radio ascoltabili in tutto il mondo, circa 36.000. Quest'ultima cifra è verosimile anche se non viene da da una fonte autorevole come il WRTH ma da un curioso libro pubblicato cinque anni fa dalla giornalista della BBC Fi Glover: I am an oil tanker (Sono una petroliera). Un libro tra parentesi che sembra molto interessante. La Glover vi raccoglieva il reportage di un giro del mondo, compiuto, radio in spalla, tra le stazioni locali curiose e specializzate di alcune nazioni più o meno grandi, dall'Austria agli Stati Uniti.
Non è il caso di farne una questione di numeri e fonti. E' del tutto verosimile che i podcast, queste "trasmissioni da tasca" che milioni di navigatori piluccano su Internet e trasferiscono sui loro lettori MP3, siano ormai più numerosi delle stazioni radio. Ma non mi sembra questo il punto. Silicon Republic loda la varietà tematica dei podcast (scienza e religione sono stranamente i due filoni più rappresentati) e sottolinea come in meno di due anni la radio in differita abbia superato un mezzo con ottanta anni di storia. Ma nel suo entusiasmo nei confronti della blog culture dimentica che 38.000 blog equivalgono, se va bene a meno di 20.000 ore di trasmissione ogni due o tre settimane, contro, conservativamente, 350.000 ore di trasmissione ogni giorno. O che i podcast sono ancora un universo largamente autoreferenziale, con un pubblico di nicchia, mentre la radio è leggermente più seguita. E infine che se il podcasting non esisterebbe senza connettività costosa e fissa o senza hardware di una certa sofisticazione, il broadcasting può contare su una infrastruttura molto più leggera e le radio possono funzionare, ovunque e con un piccolo pannello fotovoltaico o una dinamo a manovella. Per farla breve, non è una gara. Il podcasting sta dando risultati formidabili e si avvicina sempre di più al mercato di massa (una massa comunque di privilegiati). E convive in piena armonia con la sua trisnonna, che non si è mai sognato di voler scalzare.


Tags:

Un'altra volta, Marcelo

Con la radio c'entra solo indirettamente, perché l'ho sentita da poco su Radio Popolare. E perché la Bolivia ha un valore radiofonico così prezioso. In quest'epoca di revisionismo storico arrogante e coglione, certi personaggi, inotlre, hanno diritto a quel po' di spazio che gli rimane. Nel nostro caso, il personaggio non ha neppure quei tre metri di terra in verticale che gli competerebbero. Se capitate a Milano in queste sere, dal 21 al 25 e dal 29 al 2, provate a prenotare al Teatro dell'Elfo, dove Cesar Brie del Teatro de los Andes, presenta la sua piece Otra vez, Marcelo. E' la storia di Marcelo Quiroga Santa Cruz, scrittore e politico socialista boliviano assassinato dall'ennesimo golpe militare nel 1980, dopo che in una rara pausa di rappresentatività democratica era riuscito a portare in giudizio, in parlamento, il sanguinario dittatore generale Banzer. Il 13 marzo il nuovo presidente boliviano, il già controverso (chissà quanto dura) antineoliberista Evo Morales, inaugurando a La Paz un monumento a Marcelo Quiroga ha preannunciato una legge che porterà il suo nome e che autorizzerà la magistratura a indagare e perseguire le ricchezze illecite. Quiroga compirebbe oggi 75 anni e la sua vedova Cristina Triga (assieme a Marcelo da quando lui aveva 17 anni e lei 12) non ha mai smesso di cercare di avere notizie del suo corpo, fatto sparire dai militari che quel giorno assalirono la sede del sindacato Central Obrera Boliviana, mitragliando Quiroga per le scale. Brie, argentino, apolide, milanese (della Comuna Baires e altri centri sociali) e oggi boliviano di Sucre, racconta la loro piccola storia inutile alle poche anime belle che ancora vaneggiano di quel fragile connubio tra etica e politica.

Tags:

20 marzo 2006

A est

Sarà per questo che sono stato colpito dal morbo, ma per me l'ascolto della radio ha sempre avuto un paradossale effetto di "presenza" al cuore degli avvenimenti che la tv non è mai riuscita a darmi. Ci sono documentari e reportage televisivi straordinari. Ma anche nei migliori aleggia sempre il sospetto della sceneggiatura, dell'immagine che non rifletta pienamente la realtà. Il piccolo schermo è per sua natura deformante, mentre l'altoparlante della radio, con tutta la sua virtualità, mi è sempre sembrato molto più autentico, molto più in grado di spiegarmi che la distanza è una cosa molto relativa.
Stamane leggo le notizie che arrivano da Minsk, dove un regime ex sovietico che definire nostalgico è eufemistico cerca la solita riconferma pseudoelettorale e penso a questo Oriente sempre così contrapposto e controverso. L'est, malgrado la nuova Unione Europea, si comincia a sentire attraversando l'Adriatico e in questa fase storica ci appare non meno sconfinato e misterioso di quanto non dovesse apparire a Marco Polo. Il blocco di Mosca si è sgretolato in una geopolitica di stati enormi e piccolissimi, molti ulteriormente frazionati al loro interno da ancestrali e irrisolte rivendicazioni etniche, religiose, politiche, una miriade di fazioni che quasi mai riescono a convivere serenamente (ai "nostalgici" della Berlino murata consiglierei una visita a Cipro, a Nicosia, un est vicinissimo ma già perfettamente nella parte).
Lo sgretolamento del blocco ha anche avuto un riflesso mediatico, con la liberazione nell'etere di enti radiotelevisivi prima rigidamente "satellitari" (in senso politico, si intende) e oggi più o meno autonomi. Abbiamo parlato di Armenia, Azerbaijan del Caucaso. Ma che dire delle repubbliche ex russe dell'Asia centrale? O di quelle che vengono prima degli Urali e ci sono sembrate sempre così europee o comunque così immuni da influenze asiatiche? Molte di queste realtà hanno trasmissioni sulle onde corte che arrivano fino a noi e in diversi casi la comprensibilità è assicurata dalla presenza di un notiziario o di un programma in lingua inglese. Perfino il Turkmenistan emette dieci minuti di notizie in questa lingua, il Tadjikistan ha un notiziario molto articolato (che però si deve sentire alle quattro del mattino).
Quello che ci interessa maggiormente in queste ore è però il programma in inglese di Radio Belarus, soprattutto quello delle 20.30 UTC, una mezz'ora che nell'arco della settimana si alterna col programma in tedesco (trasmesso a quest'ora mercoledì, sabato e domenica). La ricezione è praticamente perfetta, come potete sentire su questo brevissimo clip registrato alla fine del programma in russo, su 7125 kHz, ricevibili in parallelo con 7340 e 7440 kHz (la prima di queste due frequenze alternative è molto debole). In teoria anche i 1170 kHz delle medie dovrebbero assicurare una buona copertura. L'emittente ha un ottimo sito Web per gli approfondimenti e l'ascolto live o in differita. E' un punto di vista ufficiale, non occorre dirlo, ma sentirlo così, via radio, senza intermediari, aiuta a sentirsi più partecipi di vicende che sbaglieremmo a definire "estranee". Non c'è mai stato niente di "estraneo" negli eventi del mondo e quelli che oggi pretenderebbero di mandarli "a casa loro", gli eventi e gli esseri umani, magari catturandoli in qualche ardita imboscata davanti agli uffici postali, non sono nostalgici, ma patetici.


Tags:

Asia e Pacifico in onde corte

Lodevole iniziativa della Radio Heritage Foundation, sede della guida Pacific Asia Log di Bruce Portzer. Finora focalizzata sulle onde medie, su modello della EMWG, da oggi la PAL comprende anche le stazioni in onde corte di Asia e Pacifico. Per il momento il database si può consultare, gratuitamente, online, ma presto dovrebbe essere disponibile anche la versione PDF liberamente scaricabile. Per le consultazioni: http://www.radioheritage.net/PAL_search.asp.

Tags:

19 marzo 2006

Radio Republik Indonesia in italiano?

Secondo l'agenzia di stampa cinese Xinhua, Radio Republik Indonesia, che trasmette già in undici lingue per l'estero, arriverà a quota 13 con l'aggiunta dell'italiano e del russo. Chissà che i nuovi slot nella nostra lingua non vengano addirittura inseriti con l'avvento della stagione A06, che entrerà in vigore il 26 marzo. Più probabile un processo decisionale meno rapido. La notizia arriva tuttavia da una fonte autorevole, il direttore di RRI Parni Hadi in persona, a colloquio con all'agenzia indonesiana Antara (che aveva diretto in passato). E' curioso vedere come da quello che un tempo fu il movimento dei paesi non allineati e da molte altre aree, soprattutto asiatiche, oggi molto strategiche - e guarda caso islamiche - sia tutto un fermentare di iniziative di propaganda o comunque di presenza più immediata sui tavoli di governi, esperti, giornalisti. Uscite dalle porte della crisi del modello a due blocchi e di tante economie in sfacelo, le onde corte rientrano dalla finestra di un nuovo assetto mondiale, favorite dalla ripresa economica di molte realtà dell'ex-terzo mondo.

State radio station RRI has been trying to send its broadcast in 11 international languages in an effort to facilitate foreigners in Indonesia to obtain factual and accurate information, Director Parni Hadi said. "We have been making a try-out to broadcast our news in 11 international languanges and planning to send our broadcast in two more international languages in the future," he said here Saturday night The 11 international languanges RRI has been using are Arabian, English, French, German, Indonesian, Japanese, Korean, Malaysian, Mandarin, Spain and Thai. Two more foreign languanges the Indonesian radio station will use in the future are Russian and Italian.Sending RRI news broadcasts in 11 world languanges, Parni said, the foreign listeners will hopefully receive correct information on Indonesian affairs as well. Parni also said the RRI radio station is no longer a government`s tool to air its policy but a radio station which is owned by all Indonesian people. RRI should thus present impartial news and even can convey critical assessment of the government`s policy, said Parni Hadi who once led ANTARA news agency.



Tags:

QRSS da record. E ancora DSC

Una prima reazione al software per la decodifica delle chiamate selettive digitali marittine, DSCecoder, segnalato qui l'altro giorno, è molto positiva. Andrea B. mi conferma infatti che «DSCdecoder funziona da Dio, stamattina sui 12.577 ho ricevuto queste stazioni costiere: Lyngby Radio (Danimarca), Moscow Radio, Olympia Radio, Capetown Radio, COMMSTA Miami, Madrid Radio, Roma Radio, MRCC Valencia, più cinque navi che vengono pure visualizzate sulla mappa. Devo dire che questo software dà di nuovo vita all'ascolto di utility marittime, che ormai stava lentamente morendo.» In effetti, un buon numero di stazioni costiere sotto i 4 MHz continua a dare qualche buona soddisfazione in fonia, ma due modi digitali come il Navtex e il DSC mettono parecchio pepe in più. Questa è una lista di stazioni identificate da Andrea sulla frequenza DSC degli 8 MHz, gli 8414,5:

# [Turku Radio]-FIN (safety) from 2753119000-LVA telecommands 0/0 not decoded REQ [06-03-16 14:27:30]
!# [Turku Radio]-FIN (safety) from 2753119000-LVA telecommands 0/0 not decoded REQ [06-03-16 14:27:30]
239999000-GRC (safety) from [Lyngby Radio]-DNK test ACK [06-03-16 14:22:44]
[Turku Radio]-FIN (safety) from 275308000-LVA test REQ [06-03-16 14:22:33]
210562000-CYP (safety) from [Lyngby Radio]-DNK test ACK [06-03-16 14:21:01]
[Lyngby Radio]-DNK (safety) from 210562000-CYP test REQ [06-03-16 14:20:38]
[Rogaland Radio]-NOR (safety) from 563972000-SNG test REQ [06-03-16 14:18:58]
[Rogaland Radio]-NOR (safety) from 563972000-SNG test REQ [06-03-16 14:17:18]
[Lyngby Radio]-DNK (safety) from 275308000-LVA test REQ [06-03-16 14:17:03]
!# [Lyngby Radio]-DNK (safety) from 275308000-LVA telecommands 0/126 not decoded REQ [06-03-16 14:17:03]
!# [Roma Radio]-I (safety) from 356775000-PNR telecommands 0/126 not decoded [06-03-16 14:16:17]
!# [Roma Radio]-I (safety) from 356775000-PNR telecommands 0/0 not decoded [06-03-16 14:16:17]
[Lyngby Radio]-DNK (safety) from 356775000-PNR test REQ [06-03-16 14:13:46]
!# [Lyngby Radio]-DNK (safety) from 356775000-PNR test [06-03-16 14:13:46]
[Lyngby Radio]-DNK (safety) from 306741000-ATN test REQ [06-03-16 13:55:37]
000000000 (safety) from [Lyngby Radio]-DNK test ACK [06-03-16 13:50:55]
[Capetown Radio]-AFS (routine) from 477156000-HKG test REQ [06-03-16 13:45:24]
[Hellenic CG]-GRC (safety) from 353632000-PNR test REQ [06-03-16 13:41:41]
232004399-G (safety) from [Lyngby Radio]-DNK test ACK [06-03-16 13:41:04]
!# [Lyngby Radio]-DNK (safety) from 355628000-PNR test [06-03-16 13:40:23]
!# [Lyngby Radio]-DNK (safety) from 355628000-PNR test [06-03-16 13:40:23]
!# [Lyngby Radio]-DNK (safety) from 355628000-PNR test [06-03-16 13:40:23]
[Olympia Radio]-GRC (safety) from 353632000-PNR test REQ [06-03-16 13:39:08]
[Olympia Radio]-GRC (safety) from 248312000-MLT test REQ [06-03-16 13:38:51]
273453300-RUS (safety) from [Lyngby Radio]-DNK test ACK [06-03-16 13:36:55]
# unknown format 106 105 104 120 120 27 34 53 30 00 108 00 21 9
[Lyngby Radio]-DNK (safety) from 356775000-PNR test REQ [06-03-16 14:13:46]
!# [Lyngby Radio]-DNK (safety) from 356775000-PNR test [06-03-16 14:13:46]
[Lyngby Radio]-DNK (safety) from 306741000-ATN test REQ [06-03-16 13:55:37]
000000000 (safety) from [Lyngby Radio]-DNK test ACK [06-03-16 13:50:55]
[Capetown Radio]-AFS (routine) from 477156000-HKG test REQ [06-03-16 13:45:24]
[Hellenic CG]-GRC (safety) from 353632000-PNR test REQ [06-03-16 13:41:41]
232004399-G (safety) from [Lyngby Radio]-DNK test ACK [06-03-16 13:41:04]


Andrea mi comunica anche di aver realizzato un beacon (radiofaro) a bassissima potenza attivo nella banda dei 10 MHz per sperimentazioni di telegrafia a banda strettissima (QRSS). Il faro su 10140 kHz non trasmette un call ma una semplice linea spezzata che è già stata ricevuta in mezza Europa e l'altro giorno, addirittura in Australia (la potenza è di 60 mW). Per ricevere questi segnali occorrono software/analizzatori di spettro come Argo.

Tags:

Radio commerciali UK, guida pratica


Commercial Radio Companies Association, l'associazione delle emittenti commerciali britanniche cura una pubblicazione, il Commercial Radio Pocket Book 2005 che contiene moltissime informazioni sulle emittenti private britanniche, analogiche e digitali, radiofoniche e televisive. Il manuale, di 140 pagine, può essere scaricato in formato PDF da questo indirizzo http://www.crca.co.uk/documents/final2005forweb.pdf. Dallo stesso sito e nello stesso formato può essere prelevata una mappa con tutte le stazioni analogiche FM e AM. Online, la CRCA mette a disposizione tutte le informazioni del Pocket Book in un database consultabile all'indirizzo:
http://www.crca.co.uk/publicASPX/fullSearch.aspx.







Tags:

Stream e buoi dei paesi tuoi

Chi ascolta una stazione lontana può essere equiparato a un pirata informatico? La notizia circolata oggi in diverse mailing list potrebbe anche essere uno scherzo, visto che la normativa di cui parla entra in vigore il... 1 di aprile. Ma a giudicare dalle fonti dovrebbe essere verissima. Nel Regno Unito era in scadenza il contratto tra editori radiofonici inglesi e Phonographic Performance Limited, l'organizzazione dei discografici che raccoglie e ridistribuisce le royalties relative alle esecuzioni musicali pubbliche e radiotelevisive, rilasciando ai broadcaster una licenza che li autorizza (a pagamento, si intende) a trasmettere brani protetti da diritti d'autore. Il contratto è appena stato rinnovato e andrà appunto in vigore a partire dal mese prossimo. Sulla base della nuova licenza, la PPL ha fatto sapere agli editori di essere nella posizione di poter garantire i diritti di trasmissione degli stream Internet dei loro programmi. Ma solo se gli ascoltatori di questi stream si trovano dentro al Regno Unito! Per non violare le normative sul copyright, insomma, un broadcaster inglese dovrebbe assicurarsi una licenza per ciascuna delle organizzazioni che detengono i diritti musicali in tutte le nazioni in cui possono essere ricevuti gli stream. Cioè ovunque.
Tecnicamente la cosa è complessa, ma si può fare. Basta bloccare le porte dei server che diffondono gli streaming a tutti gli indirizzi IP che non facciano parte dei blocchi assegnati ad access provider inglesi. Ma quanti sceglieranno piuttosto di spegnere gli streaming e buona notte? Tempo fa, una decisione analoga, legata ai bacini pubblicitari, spinse molte emittenti americane a staccare la spina dei loro canali audio telematici, che sono comunque interessanti, anche per i radioascoltatori. Teoricamente, scrive la newsletter specializzata Radio and Internet Newsletter (RAIN), la prima a dare la notizia, i broadcaster potrebbero rivolgersi a società come la International Federation of the Phonographic Industry, organismo internazionale che rappresenta, per un certo numero di nazioni, le organizzazioni detentrici delle royalties (le varie SIAE, tanto per intendersi), ma il calcolo delle somme dovute sarebbe estremamente complicato. RAIN osserva che gli editori radiotelevisivi del Regno Unito devono versare in royalties circa il 10% dei loro introiti, il doppio di quanto pagano le emittenti americane. Per accordi particolari la BBC dovrebbe essere esclusa da questo divieto. Le licenze rinnovate sono quelle tra PPL e CRCA, l'associazione dei broadcaster privati.
La posizione dei discografici è chiara: bisogna tutelare a ogni costo un diritto che uno streaming digitale mette in oggettivo pericolo (solo un pazzo registrerebbe da uno stream digitale, ma facciamo finta che il rischio ci sia). Ma da sempre le radio britanniche possono essere ascoltate fuori dai confini nazionali. E' normale che sia così e vale anche per tutte le radio delle altre nazioni. Le zone di confine, in Europa, sono tradizionalmente molto popolose. Uno svizzero di Basilea, per esempio, può tranquillamente registrare la musica di stazioni FM francesi e tedesche. Se il principio territoriale dovesse valere così strettamente, ci sarebbero migliaia di potenziali pirati, no? Siamo all'ennesima guerra di posizione combattuta contro tecnologie che all'improvviso cambiano radicalmente le vecchie prospettive. Di solito, le tecnologie hanno la meglio (che tradotto in linguaggio corrente significa che qualcuno escogita un nuovo modo di farci pagare le cose). Ma quanta fatica.


Tags:

17 marzo 2006

Voci, nascoste, di emigrati

Maroni e Bertinotti. Pirani e Bechis. Due candidati alle elezioni. Due giornalisti costretti per una volta a fare domande brevi nella speranza di ottenere risposte pertinenti. Verso la fine del faccia a faccia dell'altra sera Pirani interroga i due avversari politici chiedendo loro se sarà mai possibile per i partiti rinunciare alla mano di ferro sulla RAI. Le due risposte sono vaghe e l'unica cosa che si intuisce è che entrambi pensano "manco morti". Fine dell'antefatto, il nostro discorso è tutt'altro.
Per rispondere al grido di dolore di Pirani, ho sempre pensato che basterebbe prendere la normativa che regola la BBC in Gran Bretagna, tradurla in Italiano e comminare severe pene pecuniarie e detentive a chi non la rispetta. E' una normativa che ha costruito una emittente pubblica, finanziata dal canone, che tra alti e bassi può comunque vantare a suo merito il fatto di aver costretto Blair (un capo di governo, l'amico Tony, insomma) a sbottare, replicando a chi in Parlamento gli chiedeva di perorare non so quale causa davanti alla BBC: «Caro collega, come lei saprà, la mia capacità di influire sulla BBC è leggendaria.» La RAI, si sa, è abituata ad autocensurarsi ancor prima di ricevere telefonate e veline.
Ma stiamo ancora andando fuori tema. Pochi giorni fa marzo la segreteria di stato britannico pubblicato un white paper sul futuro della BBC nell'era digitale che vi consiglio di prelevare e leggere. Lo si può fare andando sulla notizia data dalla stessa BBC o dal sito del BBC Charter Review incaricato appunto di studiare la riforma dell'ente alla luce delle tecnologie digitali e di altri cambiamenti. Sono venuto a conoscenza di questo documento atttraverso la lista di discussione di un club DX inglese: uno degli iscritti, Mike Barraclough citave per esempio la sezione del paper in cui viene descritta la programmazione locale multilinguistica della BBC. Mike segnalava per esempio che la sua stazione locale, BBC Three Counties, trasmetteva un programma in italiano per la locale comunità.
Effettivamente è vero, ogni domenica tra le 16 e le 17 locali (17-18 da noi), BBC 3CS trasmette Mondo Italiano, a cura di Roberto Perrone, che nell'emittente cura anche il breakfast show. Chapeau alla lista dei programmi in lingua italiana pubblicata su Bclnews.it per avere inserito nei suoi elenchi anche questa trasmissione, che secondo il sito della stazione viene diffusa in FM e in onde medie su 630 e 1161 kHz (non farei troppo affidamento sulla possibilità di riceverla). Non so se il suo programma sia tutto in italiano o alterni le due lingue, ma sulla home page della radio c'è proprio la foto di Perrone che riceve un premio per il suo lavoro. E di Perrone viene pure riportato un bell'audio documentario, Italian Job, realizzato tra i suoi doppi concittadini. Sì perché Roberto è nato a Bivona, non lontano da Corleone e si è trasferito con la famiglia in Inghilterra a due anni. Scavando un po' con Google, si viene infatti a sapere che intorno a Bedford, cittadina a nord dell'aeroporto di Luton, negli anni cinquanta ha avuto luogo un peculiare fenomeno migratorio dall'Italia. Migliaia di poveri abitanti del sud scelsero di andare a lavorare lassù per costruire i mattoni necessari per la ricostruzione di un'Inghilterra semidistrutta dalla guerra. La storia potete leggerla in uno straordinario reportage di BBC Legacies. La parte più istruttiva di questo racconto, tornando a pensare al buon Maroni, ma più ancora all'acuto Calderoli, all'elegiaco Borghezio, è questa. A Bedford si producevano i mattoni per le nuove case ma ben pochi inglesi, che pure stavano ricostruendo come tutti gli altri in Europa, erano disposti a spaccarsi la schiena su una attività tanto pesante. E allora, si legge sul sito di "Legacies", i padroni cominciarono a fare scouting di manodopera in zone ancora più disperate, aprendo un ufficio assunzioni a Napoli e allargando le ricerche ad altre aree del nostro meridione. I neoassunti, spiega la ricercatrice che ha curato la storia e ha pubblicato nel 1999 un libro fotografico intitolato "Hidden Voices" (Voci nascoste), Carmela Semeraro, venivano prima portati a Milano, per la visita medica e poi nel Bedfordshire. Alcuni dei nostri parlamentari dovrebbero essere costretti a scrivere mille volte sulla lavagna il punto in cui la Semeraro spiega come gli italiani, ignoranti dei loro diritti, venivano sfruttati da proprietari di casa senza scrupoli, che arrivavano a stipare cinquanta persone in case bifamiliari. Nel 1956 il Parlamento britannico emendò la Rents Act, la legge sugli affitti, per tutelare meglio gli immigrati italiani. Immagino che sia per celebrare quel lieto ricordo che oggi stiamo facendo lo stesso con gli immigrati africani e che il nostro Parlamento approva leggi come la Bossi Fini. Sono buonista? Un'anima bella su cui fare tanto bel sarcasmo neocons, à la Ferrara? No, solo che pur essendo nato qui sono anch'io mezzo straniero e nell'immaginario collettivo di parecchi italiani farei parte di un gruppo etnico buono solo per lavare parabrezza ai semafori.
Molti degli emigrati di Bedford tornarono a casa, altri, fortunati loro, decisero di restare e oggi si calcola che 14mila abitanti nella contea sono di origine italiana.

Tags:

Radiofonia missionaria, HCJB


Personalmente ho un bel ricordo di HCJB, emittente religiosa un tempo conosciuta come La Voz de los Andes. Credo che la stazione di Quito, Ecuador, sia uno dei primi segnali transatlantici che mi sia capitato di ascoltare quando qualche annetto fa sono inciampato, casualmente, in questo hobby. Avevamo appena cambiato casa e nella mia stanza era stata trasferito dal salotto una radio-giradischi Blaupunkt, un vecchio cassone "multimediale" valvolare anni Cinquanta (ma con l'FM fino a 102 o 104 MHz con cui avevo ascoltato i primi segnali di Milano International). La mia attività di ascolto, del tutto disorganizzata, prese una direzione più precisa quando in una libreria internazionale di Milano trovai una copia del WRTH del 1974. Fu una scoperta fulminante e irreversibile.
Ma questo non c'entra. HCJB è una emittente creata da un gruppo di radio-missionari americani della World Radio Society, oggi World Radio Network. La prima trasmissione andò in onda in Ecuador il giorno di natale del 1931. Molte notizie si trovano nella sezione del sito di HCJB dedicata al 75esimo anniversario. Insieme a FEBC/FEBA, Trans World Radio e Family Radio, HCJB costituisce il grosso dell'emittenza religiosa non denominazionale di matrice nordamericana. Il che significa, che nessuna di queste quattro associazioni missionarie si ispira a una chiesa, a una confessione in particolare, bensì a un generico credo evangelico, protestante (ma sarebbe meglio dire non cattolico, proprio per l'interpretazione personale che i predicatori di queste particolari missioni danno della tradizione antico e neotestamentaria, spesso stridente rispetto al protestantesimo riformato
mainstream). L'obiettivo primario è comunque quello della predicazione del messaggio evangelico nel mondo e la radio, evidentemente, è lo strumento ideale. L'organizzazione dietro HCJB gestisce però anche due ospedali in Ecuador.
Non ho elencato subito un quinto gruppo di pari importanza come Adventist World Radio, ma solo perché in questo caso la programmazione è denominazionale, organizzata dalla Chiesa Cristiana Avventista del Settimo giorno, un movimento evangelico sorto verso la metà del XIX secolo. Come molti movimenti di questo tipo, gli avventisti, che celebrano il loro culto secondo la tradizione ebraica, al sabato mattina, sono lettori più letterali del testo biblico (la loro origine risale al movimento millerita, dal nome del predicatore William Miller, il quale aveva "calcolato", sbagliando, che nel 1843 il Messia sarebbe tornato per sancire la fine del mondo) e hanno tendenze apocalittiche, in senso letterale: in genere ritengono prossimi il giudizio universale (notoriamente preceduto da grandi turbolenze mondiali) e una seconda rivelazione.
Con le cinque famiglie di predicatori radiofonici non si esaurisce certo il novero delle emittenti religiose sulle onde corte. Bisogna aggiungere Radio Vaticana e organizzazioni come Radio Veritas o altre emittenti più piccole di matrice cattolica. Più un'altra miriade di stazioni minori e di organizzazioni che parafrasando l'industria del silicio potremmo definire fabless, cioè privi di impianti di trasmissioni, che ripiegano quindi sull'affitto di infrastrutture altrui. Alle nostre cinque organizzazioni non denominazionali o avventista, invece, gli impianti di trasmissione non mancano. Anzi, una delle caratteristiche fondamentali di questi network, ormai molto ramificati, è proprio la molteplicità di siti emittenti, di proprietà o affittati da altri broadcaster, utilizzati per raggiungere una audience molto diversificata per lingue parlate e geografie. E' po' una contraddizione rispetto alla scelta di un medium, le onde corte, favorito proprio per la sua capacità di coprire grandi distanze. Le HCJB di turno preferiscono affidarsi a location diverse, in modo da agevolare ulteriormente questa copertura. Per l'appassionato italiano, il vantaggio è che molte di queste location sono esotiche e lontane. Le frequenze utilizzate e le potenze in gioco facilitano di solito la ricezione, ma la caccia a queste stazioni, che volendo possono anche soddisfare le necessità spirituali di chi le segue, è comunque interessante, perché offre l'occasione di approfondire molte tematiche propagative che torneranno utili con stazioni e frequenze più complicate.
Il viaggio in questa importante realtà del broadcasting internazionale prosegue appunto con HCJB, che in passato, vent'anni fa, aveva anche iniziato uno slot di programmazione in lingua italiana (poi soppresso). Nel 2003, la stazione ha inaugurato un secondo impianto a onde corte, dall'altra parte del Pacifico, a Kununurra, nel nord ovest dell'Australia.
Quella qui riprodotta è una recente conferma di HCJB Australia, ricevuta via mail per un rapporto inviato via mail. Si riferisce alla frequenza di 15425, ascoltata con comodità verso l'una del pomeriggio. Il programma ascoltato si chiama Habitation, uno spazio di conversazioni, meditazioni e, alla domenica, di come chiamarlo, Christian o inspirational pop? Ho caricato qui un clip in cui potete ascoltare la fine di Habitation, con tanto di identificazione della stazione. Ancora una volta, l'apparecchiatura utilizzata è un semplice Degen 1103. Uno dei meriti riconosciuti di HCJB è l'interesse nei confronti della comunità degli ascoltatori internazionali. Dal 1961 viene tra l'altro trasmesso il programma DX Partyline dedicato appositamente ai DXer (oggi ripreso anche dalle emittenti USA WRMI e WWCR). Una schedule completa di HCJB si trova qui. Dal 26 marzo prossimo entra in vigore per tutte le stazioni del mondo il semestre A06, quindi orari e frequenze possono cambiare.

Tags:

15 marzo 2006

Le voci di una Africa nuova

Prima di Mandela e del crollo del muro, forse più vergognoso di quello berlinese, dell'apartheid, Voice of South Africa, l'Africa degli afrikaaners si intende, era la voce più potente del continente profondo, escludendo quindi la costa mediterranea. Ma le cose cambiano e oggi il ricco, si fa per dire, Sud Africa, con i suoi diamanti, il suo oro, ha un'importanza strategicamente inferiore a quella della Nigeria, con il suo petrolio, con il suo temibile potenziale demografico e religioso (se mi passate l'uso del termine in questo contesto, avrete capito che il mio pensiero va all'attuale stato di contrapposizione tra blocchi non più ideologici o politici ma, ahimé culturali e, appunto, religiosi). Il Sud Africa, che ha scorporato dalla sua SABC la gestione dei trasmettitori, affidati all'operatore Sentech, può sempre essere ascoltato attraverso Channel Africa, che però è rivolto soprattutto all'Africa meridionale, occidentale e orientale e non verso l'Europa. Ma se la Nigeria è un posto da tenere d'occhio, perché non farlo attraverso una emittente come Voice of Nigeria?
La sua storica frequenza dei 19 metri, 15.120 kHz, ha alternato in passato periodi di attività a pause di silenzio. In questo momento Voice of Nigeria non solo si sente molto bene, verso le 17.00 UTC, ma offre programmi decisamente interessanti, anche se bisogna fare qualche sforzo in più in virtù di un accento che non è di immediata comprensione per chi è abituato a un inglese britannico, americano, euopeo. Ho caricato un esempio piuttosto lungo catturato domenica scorsa, verso le 18 UTC, con la chiusura di un programma culturale e l'inizio di uno musicale. Nella prima parte dello spezzone, c'è la notizia della morte di un famoso musicista del Mali, Ali Farka Toure, meglio conosciuto come inventore del Mali Blues. Un bluesman dell'Africa subsahariana che negli anni 60 ha vinto due Grammy Awards e nel '94 ha inciso dischi con Ry Cooder. Non so se mi spiego. Sono notizie che ho preso dalla lunga notizia dedicata a Farka Toure dal sito della BBC. Le agenzie hanno riportato il fatto anche in Italia, quotidiani e siti Web italiani l'hanno ripresa, ma quanti l'avranno registrata? Voice of Nigeria, da bravo medium non testuale, può permettersi di farci sentire un brano. Insomma, piccole cose, fatti che non cambiano la nostra vita e quella del mondo, ma quante opportunità attraverso il piccolo altoparlante di un apparecchio radio da 60 euro (la registrazione che potete ascoltare è stata fatta con un Degen 1103 cinese e un player/recorder MP3 coreano, l'iRiver IFP895 che è costato poco di più (e permette di registrare un programma in un'altra lingua per facilitarne la comprensione). Un investimento tutto sommato accettabile.
Purtroppo, la situazione è meno favorevole per il DXer interessato a quella stessa area. La Nigeria è un complesso stato federalista, che oltre dai programmi radiofonici nazionali è rappresentato da numerose stazioni su base regionale, come dimostra questo elenco ufficiale della Nigerian Broadcasting Commission. In passato molti stati erano presenti sulle onde corte, tipicamente nella banda dei 49 metri, dove si potevano ascoltare tre, quattro emittenti. Altre frequenze erano allocate nei 60 e 90 metri. Non sempre si potevano ascoltare programmazioni locali, ma un certo spazio alla varietà c'era. Ora perfino il canale di 4770 kHz da Kaduna, molto regolare in passato, rimane spesso in silenzio. Rarissimi sprazzi vengono offerti dalle onde medie, ma stiamo parlando di occasioni davvero rare e difficilissime da ascoltare, come il recente caso di 1026 kHz, dove opera l'emittente dello stato nigeriano di Jigawa da Dutse. Segnalata tentativamente in Italia una prima volta, da un DXer ligure, Luca Botto Fiora, è stata registrata successivamente e confermata da Salvo Micciché, da Ragusa, e da pochi altri.


Tags:

14 marzo 2006

Conferme fresche


Non mi ricordo l'ultima volta che ho ricevuto una conferma scritta di una stazione, ma dev'essere passato un sacco di tempo. Scrivere un rapporto d'ascolto è una attività che impegna, perché il resoconto di come arrivava il segnale dev'essere accurato e i responsabili degli emittenti meritano rispetto perché il nostro hobby è il loro lavoro. Una volta poi, oltre a scrivere il rapporto, magari a macchina, o coi primi computer, bisognava procurare buste e francobolli, pensare al problema delle spese postali delle stazioni e quindi includere un coupon risposta internazionale acquistato all'ufficio postale (o da un amico che te li procurava), imbustare, affrancare, attendere. Troppo lavoro, per qualcuno che è troppo pigro come me e già perde il sonno dietro a segnali incomprensibili.
Con la posta elettronica e Internet il contatto con molte stazioni è diventato più facile e immediato. Molti DXer ormai inviano i loro rapporti con questo mezzo, anche perché via mail è immediato allegare le registrazioni audio (ormai tutte digitali) che servono, insieme ai dettagli sui programmi ascoltati, a fornire una prova quasi sempre decisiva di una ricezione corretta. Certo, ricevere una conferma scritta sulla carta, una semplice cartolina, è ancora più divertente, ma sono pochi a mettere in discussione la validità delle conferme (QSL) che arrivano anch'esse a stretto giro di e-mail. Ultimamente ho provato anch'io a mandare qualche rapporto d'ascolto su alcune ricezioni che mi erano sembrate interessanti, con l'idea che avrei sempre potuto parlare dell'argomento qui su Radiopassioni. Oggi mi è arrivata una conferma, su carta!, della ricezione di KNR, dalla Groenlandia, su 3815/USB kHz. Veri signer, come si dice in questi casi, cioè firmataria della conferma è la gentile Miss Ivalu Søvndahl Pedersen, responsabile della comunicazione della stazione. Il suo indirizzo di mail è: isp (at) knr (dot) gl.

Tags:

Parigi val pure un'onda media


Paris Live Radio, la stazione radiofonica in lingua inglese per i turisti di Parigi, che finora aveva trasmesso solo via Internet e in DAB, è stata autorizzata dal CSA francese, il Consiglio Superiore dell'Audiovisuale a un periodo temporaneo di sfruttamento della frequenza di 963 kHz. La prima segnalazione era stata fatta da Christian Ghibaudo su Medianetwork, lo scorso ottobre (qui il comunicato ufficiale del CSA) ma allora non si conosceva ancora il periodo di inizio di questo test. Adesso il sito di Paris Live Radio apre con la data ufficiale, che dovrebbe essere il 24 di marzo prossimo. Sulla frequenza di 963 in passato trasmetteva Radio Sorbonne, sopressa nel 1997. Visto che far traslocare le antenne di tramissione di una stazione in onde medie non è uno scherzo, è presumibile che PLR utilizzi lo stesso impianto di Sorbonne, situato a Romainville nei dintorni di Parigi con una potenza (allora) di 10 kW. La magnifica galleria di fotografie di impianti in onde medie di Thierry Vignaud ci permette di inquadrare storicamente il sito, che risale a prima della guerra e che è stato restaurato, con nuovi tralicci, nel 2001. In quel periodo il CSA ha avviato una fase di ripensamento delle onde medie in Francia, rilasciando nuove licenze a operatori commerciali. Curiosamente, nel documento del 2002 che definiva quali frequenze rilasciate da Radio France dovevano far parte di questo pacchetto di rilancio delle onde medie, i 963 non figuravano. Per l'occupazione delle frequenze allo stato attuale si può consultare EMWG.
Tutti motivi in più per cercare di ascoltare la stazione tenendo tuttavia conto che non si tratta di un'impresa agevole, vista la presenza sul canale di diverse altre nazioni (questa notte, tanto per fare qualcosa, ho identificato Spagna, Portogallo, Bulgaria e Finlandia, in un'ora in cui la Tunisia era già spenta). E soprattutto dell'orario di programmazione di PLR, che va dalle 10 alle 17 almeno a quanto si legge sul sito. Non siamo in pieno inverno e alle cinque del pomeriggio non fa propriamente buio, Parigi potrebbe essere troppo lontana oltre che interferita.


Tags:

La buona radio giudica il digitale

E' molto indicativa la dichiarazione apparsa il mese scorso sul sito del produttore americano Tivoli Audio, noto anche in Europa per il suoi radio (analogiche e consumer) di qualità, a proposito di radio digitale HD (IBOC):

«
Probabilmente,» scrive il costruttore, «avete sentito o sentirete parlare di High Definition Radio. Noi produciamo apparecchi radiofonici e guardiamo con estrema attenzione a questa tecnologia emergente. Ci sono, tuttavia, molti ostacoli da superare prima che il mercato possa vedere un apparecchio HD da Tivoli Audio. Il primo di questi ostacoli è il costo. Fino a quando questa tecnologia non diventerà meno cara, sarà impossibile costruire una radio HD che sia davvero abbordabile per i nostri clienti. In secondo luogo, ma non meno importante, c'è la qualità del suono. La fedeltà delle trasmissioni HD varia notevolemente da stazione a stazione e spesso lascia parecchio a desiderare, a dispetto di quello che potete leggere sui giornali.
«
Quando i costi di produzione e la qualità del suono saranno all'altezza di ciò che vi siete abituati a sentire in un apparecchio Tivoli Audio, fabbricheremo una radio HD Tivoli. Fino ad allora, potete continuare a godervi il suono ad alta fedeltà da uno qualsiasi dei nostri raffinati dispositivi. Questi apparecchi non diventeranno obsoleti tanto presto.»

Le radio Tivoli Audio, distribuite in Italia da Definitive Audio, si possono ammirare su questo sito.


Tags:

Radio (e podcast) che parlano di radio

Brent Taylor, radioamatore e DXer canadese, del New Brunswick, sta cercando di realizzare su base continuativa il progetto di una trasmissione podcast esclusivamente dedicata all'ascolto di stazioni a lunga distanza. Stazioni soprattutto in onde medie, quindi non facili da ascoltare. Ma questo è il bello della parte più "tecnica" di un hobby che si articola anche su pendii meno ripidi, con gran divertimento per tutti. Il DXing secondo Brent è fatto di studio della propagazione, acquisto o realizzazione di antenne e apparati, spedizioni, anzi DXpedizioni fuori città, in fuga da rumori e condizioni non ottimali, prolungata analisi di registrazioni di ascolti effettuati, discussione con altri DXer. E questi saranno anche gli argomenti del suo The DX Podcast, il cui primo esempio, datato gennaio 2006, può essere ascoltato iscrivendosi, con iTunes o altri software podcast-compatibili, a questo indirizzo: http://feeds.feedburner.com/TheDxPodcast.
Sono solo 25 minuti di audio digitale, ma che grande pezzo di informazione radiofonica! Brent, che nel suo background ha, oltre all'attività politica, una lunga collaborazione con stazioni radio e giornali, è sicuramente un professionista dell'esposizione, ma il suo podcast è davvero esemplare e c'è solo da sperare che il suo progetto vada avanti, anche se può essere ancora più oneroso, dal punto di vista del tempo e dell'impegno, curare una rubrica radiofonica piuttosto che scrivere notiziari o testi divulgativi. Dopo una breve introduzione mirata a spiegare in poche parole la natura di un hobby che ai più appare di solito astruso e cervellotico, nel suo "numero zero" Brent letto un suo articolo sul DXing già apparso su un sito Web dedicato alla storia della radio in Canada (andatelo a vedere, è un capolavoro). In chiusura il conduttore fa ascoltare alcuni spezzoni sonori di stazioni europee in onde medie ascoltate in Canada negli anni settanta, inclusa la mitica Sud Radio da Andorra (allora sulla frequenza di 818 kHz,perché precedente alla attuale canalizzazione fissata sugli 819). Speriamo che l'esempio di Brent sia seguito da altri e che la moda del DX raccontato via podcast si diffonda. Per ora, l'esempio più significativo, in lingua inglese, è quello della trasmissione di Glenn Hauser, World of Radio, che oltre a essere ripresa da molte emittenti in onde medie e corte negli Stati Uniti e non solo, è disponibile come feed su questa pagina XML.
A mio parere World of Radio è in questo momento la massima espressione di un genere particolare di informazione radiantistica che in un passato recente ha goduto di maggiore notorietà. Parlo dei "programmi DX" diffusi a loro tempo dalle emttenti internazionali, in inglese e in altre lingue, italiano compreso. Ancora oggi ne sopravvivono alcuni. I programmi DX in inglese sono riassunti in questa pagina del British DX Club. Quelli in italiano, veramente sparuti, sono elencati da Marcello Casali nelle sue pagine dedicate alle trasmissioni estere in lingua italiana. Ma non finisce qui. Accanto agli sparuti spazi scavati tra i pochi slot di programmazione radiofonica italiana dall'estero scampati alla moria di emittenti e redazioni, ci sono addirittura tre programmi autoprodotti in lingua italiana, due dei quali disponibili via radio e in ogni caso tutti riascoltabili via Internet in formato MP3 (non credo che ancora siano sottoscrivibili in forma di feed podcast ma probabilmente lo saranno in futuro). Si tratta di "Studio DX", trasmesso alla domenica dalle onde corte di Adventist World Radio e sulle frequenze in onde medie (1584 kHz) e FM di Radio Studio X; "Rapportoradio", ritrasmessa da alcune private in FM e da Studio X su 1584 (Studio X, tra parentesi, ritrasmette pure World of Radio di Glenn Hauser); e Radiomagazine.net. Curati rispettivamente da Stefano Mannelli e Roberto Scaglione (Studio DX); Gianni Villani (Radiomagazine.net); e Antonio Di Maio, Gianni Urso e Salvatore Zaccone (Rapportoradio), questi programmi specializzati offrono - in tutti e tre i casi a scadenza settimanale - notizie, approfondimenti e interviste espressamente rivolti a radioascoltatori, radioamatori e patiti dei media radiotelevisivi.

Tags:

12 marzo 2006

Digital Selective Calling marittimo

In campo utilitario, ovvero il monitoraggio delle trasmissioni a carattere non circolare (ma il più delle volte punto-punto) a supporto delle numerose attività civili e militari di trasporto, pronto intervento, emergenza, esplorazione e via elencando, il sito WUN (World Utility Newsletter) è la fonte in assoluto più autorevole e definitiva. Un movimento più che un sito che con l'aiuto di centinaia di esperti volontari ha sostituito migliaia di pagine di costose guide professionali con liste, guide e manuali di riferimento reperibili gratuitamente online.
Un messaggio appena circolato sulla lista di distribuzione associata a WUN capita come il cacio sui maccheroni del nostro discorso sulle comunicazioni marittime in MF e HF, in particolare quello relativo alle chiamate selettive automatiche previste dal sistema GMDSS su alcune frequenze di emergenza. "Dick Ware" (potrebbe essere uno pseudonimo), pubblica una lista di ascolti DSC effettuati con un software che non avevo incluso nell'articolo sul Navtex, ma che è in grado di decodificare sia il DSC, sia il Navtex. Per il primo vengono visualizzati messaggi che includono il nome delle stazioni costiere e dei natanti, come in questo esempio:

12577.0
533590000 MMM PARANA/9MCJ5-MLA (safety)
from 002371000 Olympia Radio-GRC
test ACK [2006-03-12 08:47:33]

Il canale è quello dei 12.577 kHz, il codice MMSI il 533590000, corrispondente al natante Parana registrato in Malesia e in contatto con Olympia Radio, la costiera nazionale greca. Per decodificare tutto questo Dick ha utilizzato il software per Windows COAA DSCdecoder, un programma inglese compatibile sia con il Digital Selective Calling sia con il Navtex. Il costo del programma, che può essere utilizzato in prova per 21 giorni è di 25 sterline, più economico di Skysweeper e oltretutto offre funzionalità come la visualizzazione di mappe con la posizione delle navi. Un aspetto molto interessante di DSCdecoder è la possibilità di effettuare un lookup, una consultazione automatica del registro mondiale dei natanti disponibile sul sito Web della ITU. Come si vede dall'esempio di Dick Ware il codice MMSI è stato direttametne esplicitato con il nome della nave.
Dallo stesso sviluppatore è disponibile anche una applicazione, Shipplotter, per la visualizzazione del traffico AIS VHF e una, Planeplotter, per il plotting geografico degli aerei con il sistema ACARS VHF. Diversi altri programmi, inclusi alcuni software per astrofili, sono descritti in questa pagina. Non ho testato ancora DSCdecoder - è una colpa grave, di questi tempi, me ne rendo conto e chiedo umilmente perdono - ma mi pareva opportuno integrare con questa segnalazione un discorso tutto sommato interessante, che certo non si esaurisce qui.




Tags: