26 aprile 2006

Orari e programmi delle onde corte

Con un rush finale nel secondo weekend dopo Pasqua il grande Eike Bierwirth ha ultimato la lista completa per la stagione estiva 2006, la "A06", delle trasmissioni internazionali (e anche molte locali) sulle onde corte, da 2 a 30 MHz. Sul suo sito (riportato anche nella colonna sinistra, quella dei link e dei grafici, di Radiopassioni) sono disponibili due liste, una ordinata per orario UTC, l'altra, forse più comoda per le identificazioni, ordinata per frequenze. I file sono inoltre disponibili in formato testuale o in PDF. Nel giro di un paio d'anni, lo sforzo, del tutto volontario, di Eike si è trasformato in un punto di riferimento, non l'unico, ma uno dei più pratici e semplici, per tutti gli ascoltatori dei programmi internazionali. La lista dei programmi e delle frequenze broadcast internazionali non può mai dirsi un'opera conclusa. Le stazioni apportano continue modifiche alle loro trasmissioni, variando o eliminando una frequenza a favore di un'altra, più indicata alle diverse condizioni propagative o alle interferenze. E infatti sul sito di Eike troverete tempestivi aggiornamenti, chiaramente indicati con la data, così da favorire quelli che avevano già scaricato una versione precedente.
Ma come si utilizza una risorsa di questo tipo? Sulle onde corte le cose non vanno come per i programmi televisivi. Frequenze e orari non sono assegnati per sempre e le variazioni avvengono come minimo su base semestrale. Chi sta muovendo i primi passi su queste bande di frequenza non deve quindi aspettarsi troppi automatismi. Non è affatto detto che una trasmissione elencata in una lista, pur autorevole come questa, sia per forza ascoltabile in un orario indicato. Non a caso, Eike riporta anche l'area geografica verso cui i programmi sono indirizzati. Le leggi un po' traballanti della propagazione sono le sole a dirci quello che può o non può arrivare, non bisogna mai dare per scontato un ascolto. Viceversa, è possibile che la lista non contenga la segnalazione di alcune frequenze o programmi. In generale quella di Eike è un riferimento molto attendibile e moltissimi sono i programmi che si possono ascoltare dalle nostre parti senza troppe difficoltà. Nelle liste vengono riportate anche le lingue utilizzate per le trasmissioni e soprattutto la preziosa indicazione sull'effettivo luogo d'origine di una emissione. In questi tempi di trasmettitori affittati e di ripetitori sparsi per tutto il mondo, è forse questo l'elemento più prezioso per chi vuole davvero sapere che cosa sta ascoltando. A proposito, le sigle e le abbreviazioni dei siti trasmissivi e dei ripetitori si trovano normalmente in fondo alla lista ordinata per orario.

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BBC 2.0

Avete un pomeriggio da perdere? Se non avete un pomeriggio da perdere segnatevi tutti i link di questo contributo, magari provate a scaricarli subito per ovviare ai soliti problemi di obsolescenza, e godetevi prima o poi l'eccezionale copertura bloggatica del Creative Future presentato ieri dalla BBC. Ne vale dannatamente la pena. L'itinerario parte da Harry Helms, autore di The Future of Radio (che tra parentesi annuncia ai colleghi radioamatori e DXer di avere iniziato la difficile lotta contro un bruttissimo male - tieni duro, Harry, ce la puoi fare!). Citando un contributo del blog Paidcontent.org, Harry riporta il succo del discorso di presentazione del Creative Future della BBC da parte del suo director general Mark Thompson (foto). Discorso che può essere letto interamente qui. E' una vera e propria visione di un futuro di supporti mediatici che si contaminano gli uni con gli altri, di un pubblico che partecipa direttamente alla creazione e allo scambio di contenuti, i quali smettono di calare sacralmente dall'alto, come nelle vomitevoli messe televisive dei vari Don Vespa e pasdaran associati della nostra piccola provincia tardoimperiale. Quella dei supporti mendaci.
Paidcontent rimanda a diversi articoli del Media Guardian (registrazione indispensabile, ma gratuita) e direttamente all'ufficio stampa della BBC. Non mancano le reazioni dei concorrenti, compreso il tabloid di Murdoch, The Sun, che inveisce contro una azienda finanziata dal canone che "invade"le riserve di caccia dei colossi commerciali (è la solita storia degli oligopolisti travestiti da liberisti, anche se almeno Murdoch ha costruito un impero mediatico transcontinentale di destra quanto si vuole ma sicuramente assai più rispettoso dei regolamenti di certe avventurette ultraitaliane imbastite a colpi di reati prescritti, mancette e furbate assortite dai tycoon politicizzati che conosciamo).
La rivoluzione in casa BBC prevede, già a partire da domani i primi segni di un rinnovamento che riguarda il sito Web, anch'esso marcatamente riorientato verso la partecipazione dei navigatori. Una delle prime novità sarà per esempio la possibilità di consultare il catalogo di tutte le produzioni BBC dal 1937 a oggi, in attesa di poter accedere direttamente attraverso la rete e tutti questi contenuti storici. What am I doing here? come scriveva Bruce Chatwin...

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25 aprile 2006

Spettri che si aggirano per i 30 metri

Sto sperimentando da qualche giorno la ricezione, puramente strumentale, cioè effettuata con radio e computer, di segnali a bassissima potenza secondo le tecniche di telegrafia a banda strettissima o QRSS. Per capire di che si tratta bisogna fare un piccolo passo indietro.
Uno degli aspetti più interessanti dell'ascolto dei radiofari è dato dalla possibilità di servirsi di appositi programmi amatoriali che consentono di allestire su un normale personal computer (neanche potentissimo) un efficiente strumento di analisi spettrale. Che cosa vuol dire? Beh, la nota di un radiofaro ascoltata in altoparlante è evidentemente una forma d'onda audio che può essere rappresentata sulle due dimensioni come una curva variabile nel tempo. E' una curva che rappresenta l'intensità del segnale audio analogico in ciascun momento e nel caso di una nota di un radiofaro è equivalente a una onda sinusoidale, un sinuoso serpente caratterizzato da picchi e valli di intensità. Ma se il computer parla un linguaggio puramente numerico come è possibile fargli "capire" un segnale audio? I matematici hanno definito da tempo diverse funzioni apposite. La più famosa si chiama "trasformata di Fourier" e si basa su un preciso assunto dimostrato: una curva variabile nel tempo può essere ricostruita artificialmente sommando una serie di n (più elevato è "n" e maggiore sarà la risoluzione, o precisione, del segnale ricostruito dalla trasformata di Fourier "discreta") di onde sinusoidali caratterizzate da una determinata frequenza e una fase.
Il computer che accetta in ingresso un segnale audio, applica questo principio per spezzare tale segnale in tante onde sinusoidali, assegnando a ciascuna frequenza un coefficiente numerico. In questo modo, la curva che varia su un asse nel tempo, viene trasformata (col metodo di Fourier) in un diagramma a barre in cui ciascuna barra rappresenta una frequenza (un'onda sinusoidale pura) mentre l'altezza delle varie barre determinano il relativo "peso" di ciascuna onda nella ricostruzione del segnale. Se un segnale è molto complesso, il diagramma delle frequenze, detto anche "spettrogramma" sarà molto complicato. Ma quando il segnale è una semplice sinusoide, evidentemente la sua impronta spettrale sarà costituita da una barra sola, in corrispondenza della frequenza fondamentale della sinusoide trasformata.
Tornando ai radiofari, il software utilizzato per visualizzarli non fa altro che accettare in ingreso l'audio corrispondente a una piccola porzione di spettro RF demodulato dal ricevitore. Presupponendo che in questa porzione ci siano tre o quattro radiofari su toni diversi, modulati con una semplice sinusoide, una analisi di Fourier del segnale corrispondente rivelerà quattro barre in corrispondenza delle rispettive frequenze. Esistono software particolari in grado di visualizzare questi spettri di Fourier su una specie di nastro continuo, il grafico a cascata (waterfall). Ciascuna barra diventa una riga continua visualizzata lungo l'asse verticale su una ordinata diversa (l'asse orizzontale delle ascisse corrisponde al tempo che scorre). Dato che il radiofaro viene codificato in codice Morse, al poste di una riga continua avremo una linea spezzata che "letta" sullo schermo rivela la sequenza di lettere Morse corrispondenti all'identificativo del faro.
E' uno strumento molto potente, ma io personalmente preferisco ascoltare i fari, magari con l'aiuto di filtri molto stretti. E' più divertente. Esiste però un tipo di telegrafia che nessuno è in grado di decodificare a orecchio: è appunto la telegrafia a banda strettissima, in cui un singolo punto dura non meno di tre secondi (una eternità se confrontata con la raffica di punti della durata di una frazione di secondo che compone una sequenza Morse alla velocità standard radioamatoriale di circa 12 parole di cinque lettere al minuto, pari a una lettera al secondo ma che può arrivare a punti di 10, o addirittura più di 100 secondi di durata!
Per questa telegrafia lentissima - chiamata QRSS o segnalazione QRS, perché il codice "QRS" è quello inviato dai telegrafisti per chiedere al corrispondente di rallentare la trasmissione - è indispensabile servirsi di strumenti software di analisi spettrale. Una splendida introduzione a questa affascinante tecnica radioamatoriale si trova sul sito del radioamatore belga Rik Strobbe. Di questo articolo esiste anche una versione italiana che tuttavia non include alcune recenti aggiunte (in particolare quella sul sistema WOLF, una particolare tecnica di trasmissione a modulazione di fase). Il principio fondamentale da capire è che la telegrafia a bassa velocità corrisponde appunto a una trasmissione che richiede pochissima larghezza di banda. E' un principio abbastanza facile da capire: se la telegrafia viaggia su ritmi di una lettera al secondo e queste lettere vengono generate "suonando" a intervalli brevi o lunghi una nota musicale, sarà necessaria una banda complessiva inferiore al caso in cui in un secondo si debba invece trasmettere la frazione di un punto, a sua volta frazione di una lettera. Il Morse molto lento occupa dunque meno banda. Riducendo la banda occupata aumenta di conserva la possibilità di farsi sentire sopra la normale soglia di rumore anche utilizzando una potenza più bassa. Insomma, grazie alla telegrafia a banda strettissima i radioamatori stanno dimostrando di poter comunicare col Morse utilizzando potenze ridicole, anche meno di una manciata di milliWatt, riuscendo tuttavia a percorrere distanze straordinarie. Le sperimentazioni di questo particolare tipo di emissione avvengono in larga misura sulle onde lunghe, la banda dove bisognerebbe impegnare potenze notevoli per comunicare in modo efficiente: con la banda ultrastretta, bastano appunto potenze microscopiche (QRP nel linguaggio dei radioamatori telegrafisti) per ottenere grandi risultati. Fuori dalle onde lunghe - su una frequenza, i 136 kHz, che non tutte le nazioni hanno riservato all'uso radioamatoriale - cominciano a esserci tentativi analoghi anche nelle altre bande, per esempio dei 3, 7 e 10 MHz.
Perché mai un radiofarista dovrebbe interessarsi a una attività prettamente radioamatoriale? Perché anche i radioamatori, per le loro prove, si servono a volte di radiofari. Con il QRSS si tratta di circuiti molto semplici, relativamente facili da costruire, che vengono collegati ad antenne altrettanto semplificate (anche una semplice verticale di filo). Le potenze in gioco vanno da 500 microwatt (mezzo milliwatt) fino a due o trecento milliwatt e quasi tutti gli esperimenti si concentrano nella banda dei 30 metri, intorno ai 10.140 kHz. Non sempre si tratta di esperimenti del tutto ufficiali, perché il più delle volte vengono trasmesse forme d'onda particolari al posto di sequenze Morse di identificazione (come per tutti gli altri fari radioamatoriali). Bisogna considerare che nonostante l'impiego di software di analisi come Argo - un programma gratuito made in Italy molto usato per visualizzare il QRSS - le tracce di questi segnali sono debolissime e non sarebbe facile leggere il codice Morse.
L'altro giorno sono partito per ascoltare il radiofaro QRSS attivato tempo fa da Andrea Borgnino, che con una ventina di milliwatt è stato "visto" in Nuova Zelanda. Ma sono riuscito a captare, qui nel mio inferno di rumori milanese (sono particolarmente sfortunato, in altre zone della città le condizioni sono leggermente, ma solo leggermente, migliori), il faro di Hans G0UPL, radioamatore che vive nei pressi di Londra. E nel momento in cui scrivo, le 23 UTC, arriva anche un faro americano, quello di WB3ANQ. La mia stazione è costituita da un vecchio JRC 525 con un vergognoso pezzo di filo esterno e Argo, di Alberto Di Bene, installato su un notebook Acer.

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24 aprile 2006

Compleanni radiofonici

Energie Multimediali, società savonese organizzatrice di eventi musicali, ha allestito tra il 27 e il 29 aprile una tre giorni celebrativa dei trent'anni di Savona Sound, una delle prime emittenti private liguri. Per l'occasione sono previsti due concerti e un convegno sulle radio libere che ha tra gli invitati Renzo Arbore. Verranno presentati anche i casi del network Lifegate e di Radio Zainet, una radio satellitare curata dai ragazzi di alcune scuole coordinata da una cooperativa giornalistica.

“Radio mon amour” 1976 – 2006 30 anni di radio libera 30 anni di Radio Savona Sound Un convegno con ospiti di prestigio e un concerto al Teatro Chiabrera di Eugenio Finardi e Country Joe McDonald, eroe di Woodstock 1975: sulla scia delle prime radio "libere" che da alcuni anni trasmettevano dall'estero, Radio Montecarlo, Radio Lussemburgo, Radio Capodistria e oltre oceano da S.Francisco e altre città statunitensi, anche in Italia, grazie anche a una riforma della RAI di quell’anno che aprì la via al rinnovamento e che portò una libertà d'antenna tutta nuova, nascono centinaia di radio libere. Le prime furono Radio Milano Centrale e Radio Alice a Bologna a cui seguirono emittenti ormai diventate storiche come Radio Popolare (a Milano), Radio Città Futura e Radio Blu (a Roma), e altre. A partire dal 1976 anche in Liguria si accesero le radio private e a Savona vide la luce Radio Savona Sound, la prima nella provincia e la seconda in regione. Dal 27 al 29 aprile 2006 si svolgerà a Savona la manifestazione “RADIO MON AMOUR” che, oltre a celebrare la nascita della storica emittente locale, vuole essere un occasione per fare il punto particolarmente sulle radio locali che rappresentano il 40% delle emittenti radiofoniche private in Italia.

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Oliver 1, Guglielmo 0


La mostra su Marconi e i primi anni della sua radio non è ancora aperta e cominciano le ovvie polemiche sull'attribuzione dell'invenzione. Ecco una lettera pubblicata dal Times di oggi:

Letters to the Editor
The Times
24 April 2006

Sir, It is indeed fitting that the collection of equipment and artefacts of Guglielmo Marconi is soon to be on permanent display in Oxford.

However, to call Marconi the inventor of radio (report, April 18) is at odds with the facts. Popular myth, coupled with Marconi's huge entrepreneurial flair, have perpetuated this idea, but there are many others more worthy of that title. Of course, there is no doubting that Marconi certainly turned what was just a laboratory curiosity into one of the great industrial success stories of the last century when he showed that it was possible to send wireless signals across the Atlantic in 1901. That feat alone must earn him the highest accolades - but not as the inventor of radio.

Radio, like its equally illustrious successor radar, was not invented by one man. For its theoretical justification in 1864, two decades before its existence was proved experimentally, we have to credit the Scottish physicist James Clerk Maxwell. The evidence that radio waves existed and behaved precisely as Maxwell's mathematics had indicated that they should came from the German, Heinrich Hertz, in 1887, while it was Oliver Lodge, a Liverpool University professor, who transmitted the first message by radio in 1894 - a feat he performed, incidentally, during a lecture he gave in Oxford. The first transmission of the human voice by radio must be credited to the Canadian, Reginald Fessenden, in 1906.

Incidentally, it was Lodge who developed what we now call tuning (he called it syntony), a significant development that allowed numerous radio signals to co-exist and not to interfere with one another. Lodge patented that discovery in 1897 and Marconi only acquired the patent rights from the Lodge-Muirhead syndicate in 1911. This fact formed the basis of a ruling in the United States Supreme Court as late as 1943 that the only valid patent held by the Marconi Company in the field of tuning was that acquired from Oliver Lodge in 1911.

Marconi undoubtedly had the foresight and the connections to lay the foundations of what became a telecommunications revolution. Those others whose contributions were equally as important must never be forgotten.

Dr Brian Austin
West Kirby, Wirral, England


Ringrazio Mike Terry del British DX Club per aver riportato tempestivamente questa lettera che ricorda il ruolo di un semisconosciuto (in Italia) Oliver Lodge. L'immagine che vedete in alto a destra è quella pubblicata nell'articolo di Wikipedia dedicato allo scienziato britannico. Dalla stessa fonte, intendo dire il BDXC, vi invito a collegarvi al link della trasmissione di stamattina di BBC Radio 4, con una breve intervista alla mostra marconiana di Oxford. Al momento l'audio della breve intervista è conservato nella pagina sulla programmazione di oggi da Radio 4, da domani bisognerà cercarla negli archivi.

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23 aprile 2006

NAB 2006

Si apre domani l'area espositiva del NAB Show di Las Vegas, la fiera annuale della National Association of Broadcasters. Nell'era della convergenza questo evento rappresenta il culmine di una industria del divertimento elettronico che va ben oltre la "semplice" trasmissione di contenuti radiotelevisivi via etere. Al NABshow si parla anche di IP-TV, videogiochi, satelliti, DRM (Digital Rights Management) e DRM (Digital Radio Mondiale), insomma un po' di tutto. La manifestazione, il cui braccio convegnistico è già partito ieri, si tiene nel nuovo Las Vegas Convention Center, costruito in posizione un po' defilata rispetto alla parte centrale dello Strip, quella compresa tra il Bellagio e il Venetian's, in direzione di Downtown Las Vegas (il nucleo originale della città del deserto) verso nord-est.
Sul sito Web della fiera si trovano molte informazioni utili e a Las Vegas sono presenti i nostri amici di MonitoR, Enrico Callerio e Mauro Baldacci, per cui non mancheranno le notizie, in tempo più o meno reale. Con l'occasione, operatori e costruttori interessati alla questione DRM (Digital Radio Mondiale) hanno organizzato una serie di trasmissioni speciali, elencate qui. Sempre sul sito del NAB basta andare nella sezione Stampa/Press per trovare tutti i comunicati degli espositori. C'è da aspettarsi che tutti i rappresentanti della nascente industria della radio digitale, Ibiquity in testa, parteciperanno in forze.

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22 aprile 2006

Oxford celebra l'invenzione di Marconi

I fortunati che hanno avuto la buona idea di regalarsi una gita a Londra per questo lungo ponte della Liberazione, possono - se sono interessati alla radiofonia - concedersi una piccola deviazione verso il Museum of the History of Science di Oxford, dove il 25 aprile si inaugura una importante mostra dedicata all'invenzione di Guglielmo Marconi. L'esposizione, racconta l'eccellente documentazione che il sito Web del museo ha già messo online, è dedicata al "making of the radio" ossia a quella trentina d'anni che va dagli anni novanta del XIX secolo agli anni venti del XX, con l'avvio delle prime trasmissioni commerciali "circolari". A giudicare dalla presentazione, corredata da molte immagini, deve trattarsi di una mostra di eccezionale e generale interesse tecnologico. Non solo per i devoti "impallinati" del radioascolto. Oxford è raggiungibile in una cinquantina di minuti con treni diretti dalla stazione londinese di Paddington, la stessa da cui parte la navetta per Heathrow. Il costo del biglietto andata ritorno parte dalle 16 sterline e gli orari sono disponibili qui.
L'inaugurazione ufficiale avverrà la sera del 24 aprile alla presenza dell'immancabile principessa Elettra. Per nostra tranquillità sarà possibile visitare il museo (l'ingresso alla mostra è libero) fino al 1 ottobre 2006. Per l'occasione la collezione marconiana è stata messa a disposizione da Marconi Corporation. Che dire? Mi sembra assolutamente imperdibile.



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21 aprile 2006

Dimmi che rumore...

Suggerito da uno dei migliori DXer canadesi, questo sito dedicato alle interferenze elettromagnetiche raccoglie un accurato catalogo multimediale di fonti di rumore ricevibili con un normale apparecchio radio AM o FM. Cliccando sulle varie "voci" potete ascoltare una breve registrazione audio dell'interferenza in questione e forse potrete risalire all'origine del disturbo e trovare un rimedio (a volte basta identificare con certezza un determinato apparecchio per chiedere, poniamo, al vicino di casa di sostituirlo o spegnerlo).
Trattandosi di un sito di una pubblica autorità del Canada, nazione che non ha scelto tecnologie di trasmissione digitale nella banda delle onde medie e dell'FM, non vengono classificati i rumori prodotti da emittenti che trasmettono in digitale in altre nazioni. Peccato. Proprio di ieri è la notizia della sperimentazione DRM avviata in Germania sulla frequenza di 1593 kHz (bye bye DX sulla frequenza di 1590 kHz, è stato bello). Potrebbe essere un test solo temporaneo da WDR 2 Langenberg, forse in occasione del mondiale di calcio. Me li immagino già gli spettatori con il loro bravo notebook sulle ginocchia, un ricevitore da cinque o sei chili sulla spalla e un bella batteria per auto sotto le gambe (perché è questa l'attrezzatura tipo utilizzata al momento da qualche decina di ascoltatori del DRM nel mondo). Complimenti, davvero.


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Ancora su Gustav Siegfried Eins

Una nostra conoscenza, la stazione locale della BBC "delle 3 contee", ha trasmesso un radiodocumentario sulle attività di propaganda "nera" degli inglesi, quelle coordinate da Sefton Delmer. La pagina consente di riascoltare il programma, diffuso nel 2004, e contiene alcune registrazioni d'epoca (purtroppo col voice over in inglese, peccato) delle trasmissioni effettuate dagli studi di Milton Bryan. Un ulteriore link ad altri particolari di questa affascinante storia è questo sito della Open University, con numerosi dettagli e fotografie.



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20 aprile 2006

Eurasia - 2 (separatismi)

Jouko Huuskonen dalla Finlandia segnala su Hard Core Dx un stazione non identificata che con tutta probabilità dovrebbe essere Radio Respubliki Abkhazia, dalla regione separatista della Georgia. La stazione trasmette su 9494,7 e secondo Jouko, che l'ha ascoltata oggi, ha chiuso le trasmissioni alle 11.22 UTC. In passato era stata segnalata molto prima, tra le 03 e le 06 UTC ed era anche stata, un po' fortunosamente, confermata (spedire una lettera a una radio "Indipendente" di Sokhumi, capitale di una repubblica che Tbilisi non vuole ovviamente riconoscere, non rende particolarmente collaborativi i postini). Se si trattasse davvero dell'Abkhazia la ricezione sarebbe troppo difficile per me, qui a Milano, ma per chi ne ha la possibilità vale sicuramente la pena di controllare. Il requisito è una sostanziale libertà dai rumori di fondo e l'assenza di interferenze da 9495 kHz. In Georgia l'Abkhazia non è l'unica regione ribelle: anche l'Ossezia del Sud non scherza affatto. E come per l'Abkhazia, nessuno a Tbilisi si sogna di riconoscerla. A nord del confine georgiano, l'Ossezia del sud diventa Ossezia del Nord-Alania, una repubblica autonoma ma radicata nella Federazione Russa. La sua capitale, Beslan, è tristemente nota per la sua scuola trasformata in mattatoio nel settembre del 2004, quando una squadra di una trentina di terroristi (l'azione fu rivendicata dai separatisti ceceni-inguscezi di Basayev) prese in ostaggio centinaia di bambini, ragazzi e genitori e lasciando sul campo 344 vittime. Anche in questo caso vale la pena di accedere a Internet per le notizie sulla Georgia. Oltre al già citato Neweurasia, c'à una interessante rivista online, Civil Georgia, creata da una fondazione tedesca, la Friedrich Ebert Stiftung, che si occupa di diverse iniziative a favore della socialdemocrazia nel mondo e parla di Georgia ma anche (seppure solo in lingua russa o georgiana) di Abkhazia e Ossezia.

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Eurasia - 1

Con l'arrivo dell'ora legale diventa leggermente più praticabile l'orario di trasmissione di una emittente dell'Asia centrale, regione che - l'avrete ormai capito - considero tra le più interessanti da monitorare. Radio Tajikistan, da Dushambe, ha un suo world service in lingua inglese, con un notiziario che si ascolta con relativa facilità sulla frequenza di 7245 kHz. L'ora di inizio, le 03.45 UTC, risulta un poco più potabile ora che corrisponde alle nostre 6 meno un quarto. Oltretutto il canale risulta del tutto libero dalle interferenze DRM che lo penalizzavano durante la stagione invernale B05 (ricordiamo sempre che da fine marzo sono entrate in vigore le schedule della A06). Ho registrato un ampio brano del programma da questa nazione montuosa, strategica per la sua prossimità all'Afghanistan. VI segnalo anche alcune fonti molto interessanti di notizie in lingua inglese, come il blog della catena Neweurasia e il portale eurasiatico della Fondazione Soros. Neweurasia segnala anche un bel sito di fotografie del Tajikistan, curato dal viaggiatore fotografo Peter Flindel, da cui ho tratto la colorata immagine di una bancarella di sottaceti di un mercato locale (un popolo con simili conserve merita grande rispetto). Ulteriori informazioni sulla regione si possono trovare su Global Voices Online, la rassegna dei blog di tutto il mondo curata dalla Harvard Law School.

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19 aprile 2006

Suona l'armonica

Non sempre un impianto di trasmissione emette i suoi segnali alle frequenze su cui sarebbe nominalmente tenuto a operare. Per sua natura - spesso per qualche difetto nella costruzione delle antenne o dei filtri di attenuazione delle frequenze non fondamentali degli oscillatori - una antenna tende a rilasciare le cosiddette armoniche: le frequenze multiple della fondamentale. Succede anche alle corde del pianoforte e della chitarra (anzi, il timbro caratteristico degli strumenti musicali è proprio costituito dalle frequenze armoniche), ma quando il circuito di oscillazione è elettrico, queste armoniche si comportano come dei veri e propri segnali separati, rilasciati da antenne diverse. E a volte riescono a raggiungere bersagli a grande distanza in modo addirittura più efficace rispetto alla frequenza nominale o fondamentale che dir si voglia, che magari non può essere ascoltata perché interferita o bloccata dalla propagazione avversa.
Così, per quanto si tratti di fenomeni sporadici e in genere in grado di dar luogo a segnali abbastanza deboli e inconsistenti, l'hobby dell'ascolto delle frequenze armoniche rappresenta una categoria a parte del radioascolto nel suo complesso. Su Yahoo c'e' persino un piccolo gruppo specializzato, Harmonics. Molti trasmettitori emettono armoniche di secondo (la frequenza nominale moltiplicata per due) e terzo ordine (la frequenza diventa tripla) e a volte l'ordine può essere addirittura superiore. Se abitate in prossimità di un impianto in onde medie, potete provare a sintonizzarvi sulla frequenza doppia o tripla di questo impianto per vedere se l'armonica c'è. Con Milano 900 succedeva spesso, in passato (oggi la potenza è ridotta), di ascoltare i programmi su 1800 o 2700 kHz. Con le emittenti internazionali è piuttosto facile ascoltare armoniche doppie (per esempio nei 19 MHz dalla banda dei 31 metri, o sui 30 MHz dai 19 metri). Naturalmente le cose si fanno interessanti quando le stazioni sono locali, anche se in genere la frequenza armonica è meno intensa della fondamentale e il segnale molto più debole. Ricordo per esempio tanti anni fa, quando le emittenti sudamericane occupavano molte frequenze dei 49 metri, la possibilità di sentire nazioni come la Colombia nei 18 MHz (6 MHz x 3) in orari anomali, in cui non sarebbe mai stato possibile sentire la fondamentale. Le armoniche, infatti, seguono le regole della propagazione proprie della loro frequenza "irregolare". In questi mesi c'è per esempio un'armonica molto popolare, quella dello Zimbabwe, ZBC su 6612 kHz, doppia armonica di 3306. Agli americani piace da matti perché per loro la frequenza dei 90 metri è molto difficile, mentre l'armonica, a metà strada tra 49 e 41 metri si ascolta regolarmente, così come da noi.
L'altro giorno Tim Bucknall su Harmonics ha segnalato, sui 18332,4 kHz la terza armonica del servizio per l'estero dell'Azerbaijan, che sulla fondamentale di 6111 kHz è sempre bloccata, al mattino, dai deliri apocalittici del predicatore Brother Stairs (il quale chissà come riesce a trovare i soldi per affittare un trasmettitore in Inghilterra e diffondere per il mondo, su 6110 kHz, le sue fosche profezie di dannazione). Tim ha sentito l'inizio dei programmi dell'Azerbaijan, con segnale di intervallo, alle 10.58 UTC. Questo stesso segnale di intervallo l'ho sentito anch'io in queste sere in Liguria, su 1295 kHz, alle 16.58 (inizio del programma inglese). Il segnale sulle onde medie si dimostra ancora una volta estremamente ostico, tanto più in questa stagione, col cielo ancora molto chiaro a quell'ora. Non sono andato molto al di là di questa musichetta di identificazione, che potete confrontare con quella registrata sullo splendido Intervasignals.net. Per ascoltare armoniche come quelle dei 18 MHz (doppie rispetto ai 9 e triple rispetto ai 6 MHz) occorrono condizioni di assoluta tranquillità, ricevitori molto sensibili e antenne adeguate. Non sono prede banali. In compenso, a volte le sorprese sono davvero gradevoli.

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WUN est morte, vive UDXF

Per oltre dieci anni è stato un punto di riferimento irrinunciabile di centinaia di ascoltatori delle onde corte alternative, quel traffico carpito in HF dalle operazioni di controllo, gestione e intervento in mare, terra e cielo da parte di organismi militari e civili. Quelli che con la radio ci lavorano e spesso riescono a salvare (o viceversa ad annientare, purtroppo) una vita. La World Utility Newsletter, citata più volte in queste pagine, raccoglieva segnalazioni e analisi dei maggiori esperti del settore e il suo sito Web, il WUN Club, era zeppo di informazioni preziose, liste di frequenze aggiornate, perfino esempi di segnali digitali codificati. Nata da un gruppo di persone che facevano riferimento all'ormai defunto SpeeDX Club americano e insieme a quelle poche guide specializzate che ancora vengono pubblicate, prime tra tutte le mitiche Klingenfuss, WUN ha portato avanti la bandiera dello utility DX in una fase molto difficile: il passaggio dai servizi basati sulla comunicazione vocale a quelli largamente appoggiati su link di tipo telegrafico, in cui la parola non viene pronunciata ma trascritta da un sistema di codifica digitale.
Poi, di colpo, due settimane fa, i responsabili del sito Web WUN Club e della sua newsletter mensile hanno annunciato la chiusura definitiva. Alcuni columnist della newsletter e Ary Boender - che fortunatamente ha rassicurato tutti sulla continuità del suo sito e della sua newsletter Numbers and Oddities, dedicati alle stazioni numeriche spionistiche - hanno fatto sapere, in modo per la verità molto brusco, di non essere in grado di sostenere i ritmi di produzione di WUN, che avrebbe chiuso i battenti il 15 aprile. E così è stato, senza appelli o ripensamenti.
E adesso? Quella che era la mailing list di WUN è stata trasformata in un gruppo su Yahoo, lo Utility DXers Forum, che nel giro di una o due settimane è passato da zero a circa ottocento iscritti. I famosi WUN files, la massa di informazioni raccolte sottoforma di articoli e guide dovrebbero confluire nell'area files di questo gruppo, mentre non è ancora chiaro il destino dell'archivio decennale delle newsletter mensili. Diversi ex-componenti di WUN hanno allestito dei siti mirror (questo qui è ancora attivo). Siti che però sono stati subito attaccati dagli antichi responsabili di WUN per violazione di copyright (WUN sarebbe stato un club legalmente costituito, anche se per la verità su questo aspetto nessuno aveva mai insistito troppo). Immediatamente, su UDXF si è aperto un dibattito sulla possibilità di raccogliere almeno i log delle ricezioni che vengono diffusi attraverso la nuova lista. Si intuisce che molte persone non sono state affatto contente di trovarsi davanti a una porta chiusa da un gruppetto di tre o quattro "fondatori".
A stupire, in tutta questa storia, è il grado di interesse che l'argomento continua a destare in una comunità internazionale così vasta. Per certi versi è comprensibile che il traffico utilitario sia più affascinante di quello broadcast (che infatti di interesse ne desta sempre meno). Ma è anche infinitamente più complesso, richiede equipaggiamenti costosi, software di livello professionale e una preparazione individuale davvero notevole. In Italia di stazioni utilitarie si occupano in pochi e pochissimi, anche se molto preparati, sono gli esperti in materia. Basti citare tra tutti i nomi di Fabrizio Magrone e Massimo Petrantoni, autori di diversi libri divulgativi, anche presso editori importanti. Pochi e quasi sempre poco riusciti sono stati i tentativi di creare gruppi organizzati. Del resto lo utility o "ute" (pronunciato "iuti") DX è sempre stato molto transnazionale e in questi ultimi anni WUN forniva tutta l'aggregazione che serviva. In teoria anche UDXF potrebbe farlo, prendendone completamente il posto. Ma a questo punto si capisce ancora meno perché abbiano deciso di chiuderla così malamente.

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Il MARLO in lotta contro i pirati del Golfo

Non è propriamente una trasmissione broadcast, ma in un certo senso lo è e non è affatto facile da ascoltare per il suo carattere irregolare. Quel che conta per noi appassionati è che il Maritime Liaison Office della marina militare americana in Bahrain ha, tra i suoi scopi, quello di informare armatori ed equipaggi delle navi civili che incrociano le difficili acque tra Golfo Persico, Penisola arabica e Oceano Indiano, sulle attività di pirati, terroristi e trafficanti d'armi che infestano in particolar modo le coste della Somalia. L'ufficio di collegamento marittimo, MARLO per gli amici, per questa sua missione impiega, oltre al classico canale marittimo 16 VHF, alcune frequenze HF, utilizzate per diffondere bollettini e messaggi di vario tipo. Nota in passato anche come Information Radio, la stazione del MARLO opera da diversi anni (l'ufficio in effetti risale al 1987, quando durante la guerra Iran-Iraq molti convogli commerciali venivano assaliti e gli americani decisero di istituire una sorta di ronda di pattugliamento militare di quelle acque) su un gruppo di frequenze "out of band".
Le ultime frequenze segnalate sono per esempio i 6844, 6884, 9133, 9134.5 e 9223 kHz, rigorosamente in banda laterale superiore: non dimentichiamo che qui abbiamo a che fare con trasmettitori di servizio, magari ospitati a bordo di navi militari. Le modalità sono quelle delle trasmissioni utilitarie, anche perché chi ascolta utilizza, almeno si presume, di ricevitori marini. Con un pizzico di fortuna (le trasmissioni sono un po' erratiche e non sembrano rispettare orari precisi), sono capitato su uno slot di comunicati in inglese (molto accentato) e probabile somalo sulla frequenza di 6844U proprio questa mattina, cioè dalle 03.30 e le 03.40 UTC del 18 aprile. Potete rendervi conto di come può arrivare un segnale del genere andando su questo indirizzo, dove ho conservato buona parte della registrazione MP3 dell'emissione. La ricezione è stata facilitata dalle buone condizioni propagative e dalla silenziosità della banda qui in Liguria; non conosco la potenza utilizzata ma certo non abbiamo a che fare con un impianto di classe broadcast. Il messaggio si conclude, almeno nella parte in inglese, con l'indicazione dei numeri di telefono e della mail da usare per segnalare le attività illegali e possibilmente denunciarne, anche in forma anonima, gli autori. Mi sembra un risvolto molto realistico delle complesse relazioni tra attività civili e militari in una delle zone più tempestose, e non certo per motivi solo meteorologici, di tutto il mondo.

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13 aprile 2006

Qui GS1, operazione depistaggio


La notizia di una conferenza storica organizzata da un club radioamatoriale inglese mi ha portato alla scoperta di un sito Web dedicato a una misconosciuta operazione di propaganda "nera" condotta dal controspionaggio britannico nel corso della Seconda Guerra mondiale. Il sito riporta il contenuto di un volume, Black Boomerang, pubblicato nel 1962 da Sefton Delmer, giornalista di origini australiane ma nato a Berlino che nel 1941 fu incaricato dell'organizzazione dei programmi di radio Gustav Siegfrid Eins, GS1, e successivamente di Soldatensender Calais. La prima stazione fingeva di essere un'emittente filo-nazista, basata da qualche parte in Germania, ma in realtà cercava di seminare scompiglio e creare una divisione tra opinione pubblica e gerarchi di Hitler. Soldatensender, invece, andava a occupare le stesse frequenze dell'emittente delle forze di occupazione tedesche con programmi che sembravano originati dalla stessa fonte ma erano, ancora una volta, un'operazione propagandistica da triplo gioco o, come si dice in gergo, da propaganda nera o grigia. Il sito, curato dal figlio di Delmer, permette di consultare una parte del volume, ormai introvabile e contiene molte altre informazioni, come il reportage fotografico dalla località dei trasmettitori segreti usati per le trasmissioni, che in realtà avvenivano dall'interno della Gran Bretagna da un sito conosciuto in codice con il nome in codice di Aspidistra, nascosto (si fa per dire, visto che era uno dei più potenti utilizzati nel corso della guerra) nella Ashdown Forest nel Sussex e smantellato diversi anni fa.
Delmer, cui è dedicato anche un ottimo articolo di Wikipedia, fu un personaggio controverso, rientrato in Inghilterra nel 1917, giornalista a Berlino nel '32, quando riuscì addirittura a far parte del seguito della campagna elettorale di Hitler (il quale, bandito ufficialmente dalle radio del Reich, organizzò i suoi comizi con un aereo personale) e durante la guerra in forza all'ufficio delle Special Operations. In un modo o nell'altro fu sempre accusato di essere una spia, prima dei tedeschi contro gli inglesi, poi degli inglesi contro i tedeschi, poi a favore dei comunisti. Leggendo i suoi diari emerge il suo acume giornalistico e politico negli anni più difficili vissuti dall'Europa. Altre cronache sulla missione Aspidistra, e molte altre immagini, si trovano su questo sito, ma anche su una pagina dedicata al trasmettitore di GS1 in occasione di un altro evento radioamatoriale, celebrato nel 2002. Sempre su WIkipedia trovate un approfondimento sul concetto di black propaganda, ulteriormente analizzato da siti che Radiopassioni ha già avuto modo di citare, Psywar.org, Psywarrior e Gray and Black Propaganda.

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Pasqua da pirati (dell'etere)


Weekend di Pasqua superimpegnato per gli appassionati europei di radio pirata. E' un fine settimana santa tutto dedicato alle celebrazioni di due nomi storici e ancora molto amati come Radio Caroline e Radio Veronica. La prima festeggia i 42 anni di anniversario della rottura del monopolio della BBC, anche con una serie di cimeli che si potranno ordinare sul sito Web ufficiale. Oggi Radiocaroline trasmette via satellite, Internet e attraverso alcuni ripetitori occasionali, in onde medie e FM.
Radio Veronica, altra stazione pirata di alto bordo (come Caroline, anche Veronica cercava di sfuggire alle regole del monopolio trasmettendo da una nave in acque internazionali) celebrerà invece una lunga festa pasquale in un albergo di Hilversum in Olanda, il Lapershoek per l'intero weekend. Sabato 15 aprile la stazione trasmetterà con 500 watt su 1584 kHz da un sobborgo di Utrecht chiamato Lunetten un programma speciale di tre ore tra le 12 e le 14, alle 16 e alle 17 (la ricezione sarà appannaggio degli ascoltatori nordici, sempre che il segnale vada davvero on air). Il sito-memoria di Radio Veronica, contiene molti ricordi e il sito Veronica 192 mette online uno stream audio di musica in tema. Veronica è un marchio ancora oggi utilizzato da una stazione FM olandese specializzata in musica anni 80-90, il suo segnale viene diffuso anche dal satellite digitale Astra.

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Radio e televisione a convegno

L'Aict organizza per l'11 maggio prossimo, a Roma presso l'aula magna del Ministero delle Comunicazioni (viale Europa 190, Roma) una giornata dedicata a "Radio e Televisione, lo stato dell'arte". Un'ottima occasione per discutere della problematica degli standard digitali radiotelevisivi, con interventi che secondo il programma preliminare qui di seguito riportato si prospettano molto autorevoli. In particolare segnalo la presenza di Stefano Ciccotti di Rai Way, Costantino Pacifici di Radio Vaticana, Giacomo Mazzone dell'EBU e Cristina Bueti dell'ITU.

8.45 Registrazione

9.15 Benvenuto ed introduzione alla giornata

- Guido Vannucchi, Presidente AICT

- Francesca Quadri, Ministero Comunicazioni

9.30 Premessa

·Gli interrogativi aperti nel processo di evoluzione della Radio e Televisione digitale
Guido Vannucchi, Politecnico di Milano

9.50 Sessione interventi (prima parte)

“Il digitale alle porte”

Chairman: Mario Frullone, FUB

· La Radiofonia digitale in Italia: servizi offerti e prospettive

Stefano Ciccotti, RAI Way

· Il DVB-T: esperienze e servizi pay-tv. Verso il DVB-H.

Federico di Chio, Mediaset

· L’HDTV come proposta di mercato per un operatore satellitare

Marcello Berengo Gardin, Sky

· Il rapido cammino dell’IP-TV su cavo: standard e nuove offerte radiotelevisive in modalità multiservizio

Francesco Masetti, Alcatel Italia


11.30 Tavola rotonda

Esperienze a confronto
Moderatore:Stefano Quintarelli,DMIT

Daniele Bianchini, Fastweb

Massimo Pettiti, H3G

TBD........ Vodafone

Costantino Pacifici, Radio Vaticana

Aldo Scotti, Rai Way


14.15 Sessione interventi (seconda parte)

“Il digitale domani”
Chairman: Marco Pellegrinato, Mediaset

· Nuovi standard radio e televisivi nella diffusione via satellite

Alessandro Vanelli- Coralli, Università di Bologna

· Lo scenario internazionale

Giacomo Mazzone, EBU; Cristina Bueti, ITU

· Evoluzioni del ricevitore domestico ed altri apparati di utente: problematiche relative
TBD, Sony

· Dalla HDTV al Cinema Digitale

Franco Visintin, SMPTE


15.55 Tavola rotonda

Nuovi standard e nuove frontiere: esperienze ed idee di regolamentazione
Moderatore:Augusto Preta, ITMedia Consulting

Alberto Morello, RAI-Crit

Marco Nuzzo(TBC), RAI Net

GianLuigi Pettazzi(TBC), ADB

Loredana Vajano, AGCOM

TBD, Telecom Media

17.15 Dibattito

17.30 Considerazioni conclusive della giornata

Piero De Chiara, Presidente DGTV

17.45 Chiusura della manifestazione





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12 aprile 2006

Aiuto, la radio sta dando i numeri

Continua a essere il lato più oscuro delle onde corte. Parlo ovviamente delle number station, quelle che sciorinano lunghe schiere di numeri misteriosi su frequenze quasi sempre esterne alle bande broadcast ufficiali. Per gli esperti si tratta di emissioni crittate riferibili alle attività "under cover" e in altre nazioni delle varie reti di intelligence. Nel senso di spionaggio e controspionaggio. C'è chi si si diverte a monitorarle e anche, ove possibile, a cercare di decodificarne il contenuto (ignoro se la cosa sia mai avvenuta, malgrado le attuali risorse di calcolo). Quel che è certo è che la letteratura in materia è ormai sterminata, come illustrato da questo piccolo contributo apparso oggi sul sito di Pc World americana:

Volete sentire di che parlano le spie? Forse non lo sapremo mai, perché parlano in codice. Provate ad ascoltare questi messaggi catturati sulle onde corte, le cosiddette number station. Incuriositi? Allora il Conet Project fa per voi. Leggetevi anche"Counting spies" su Salon.
Sul Washington Post's The Shortwave and the Calling raccontava della personale ossessione di un ascoltatore di queste misteriose stazioni. Volete saperne di più? Su Internet ci sono mucchi di informazioni, forse troppe. La storia di Chris Brand in tre parti è la star dello spettacolo sulle Number Stations.E' molto completo e fornisce tutte le risposte, compresa la posizione ufficiale di un governo che tempo fa fece esplicite dichiarazioni al riguardo. Poi c'è il diario di Thomas Wagner transfuga dalla ex Germania Orientale, che si legge come una spy story, lunga ben 11 capitoli.
E per un sito con decine di riferimenti e materiali di supporto su Number Stations e argomenti correlati dobbiamo dire grazie a Simon Mason per il suo Shortwave Espionage page.



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11 aprile 2006

Un'alternativa al DVB-H per la mobile TV


Una eccellente analisi della sperimentazione della Mobile Tv di BT, effettuata a Londra con tecnologi DAB-IP, è stata appena pubblicata, con tanto di schemi tecnici e cifre su costi, gradimenti e potenziali rendimenti per gli operatori mobili, sulla rivista tecnica dell'EBU. Una lettura molto interessante. Il DAB-IP prevede il cosiddetto incapsulamento del segnale televisivo digitale nelle stesse trame trasmesse dal DAB radiofonico ed è stato proposto come alternativa all'uso dello standard DVB-H. Secondo lo studio, il sistema sarà la base del servizio BT Movio, il primo per la diffusione commerciale di contenuti televisivi sul telefonino (utilizzando un sistema di distribuzione in radiofrequenza separato dal servizio mobile in quanto tale, che però può garantire un pratico canale di ritorno per assicurare l'interattività dei programmi).

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Alpha, Bravo, Charlie, l'alfabeto alla radio

Imperdibile la mezz'ora dedicata da BBC Radio 4 all'alfabeto fonetico della NATO. In uso soprattutto tra i piloti e i militari, ma anche dai radioamatori, l'alfabeto fonetico serve a comunicare le sigle alfabetiche in modo inequivocabile e per "fare lo spelling", o compitare, lettera dopo lettera, le parole. In Italia, si sa, si usano i nomi delle città, Roma, Ascoli, Domodossola, Imola e così via, non sempre rispettando una scelta fissa di luoghi. L'alfabeto della NATO, emerso una cinquantina d'anni fa, utilizza dei nomi comuni (Tango) di città (Lima) di cose (Whisky) o di persona (Charlie, Juliet). Lo scopo ovviamente è lo stesso: far capire in modo certo e senza confusioni, le lettere dell'operativo di un volo, la sigla o "call" del radioamatore, il cognome di una persona o di un luogo. Radiopassioni diventa quindi Romeo, Alpha, Delta, India, Oscar, Papa, Alpha, Sierra, Sierra, India, Oscar, November, India. Questo nella variante approvata dall'ICAO, l'ente mondiale del volo civile, con qualche scostamento rispetto al codice NATO originale (Charlie al posto di Coca per esempio), creato, sembra, una cinquantina d'anni fa. Molti dettagli sull'evoluzione di questi codici, che oggi si sentono sulle onde corte attraverso le misteriose number stations spionistiche, si trova su questo bell'articolo di Wikipedia.

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09 aprile 2006

Voci intransigenti

Bella la corrispondenza da Berlino di Andrea Tarquini, che su Repubblica di sabato racconta del braccio di ferro tra il nuovo Vaticano "tedesco" di Papa Ratzinger e l'integralismo cattolico polacco rappresentato dalle trasmissioni di Radio Maryja (in polacco si pronuncia con l'accento sulla prima "a", perché tutte le parole polacche sono piane, hanno l'accento sulla penultima sillaba). L'articolo si può leggere sul sito del quotidiano ma l'edizione cartacea ha anche una lunga intervista con l'ottantacinquenne Marek Edelman, unico sopravvissuto tra i capi "militari" della rivolta del ghetto di Varsavia (di cui il 19 aprile ricorre l'anniversario). Edelman e la diplomazia vaticana se la prendono in modo esplicito con le teorie antisemite che l'emittente - diretta da Tadeusz Rydzyk, che il settimanale Wprost definisce il Richelieu polacco - non si perita di diffondere attraverso le sue frequenze. Il primate Rydzyk, "preconciliare", come lo chiama Tarquini, è molto bravo a interpretare i sentimenti profondi, di totale chiusura, che caratterizza un certo cattolicesimo polacco, spesso di origine contadina, ancestrale. Ed è molto bravo a mettere tutta la sua influenza mediatica, inclusa quella della stazione televisiva Tv Trwam sulle scelte politiche, antieuropee e in questo momento molto antitedesche, della Polonia di oggi. Edelman, che è stato parlamentare a Varsavia e ha contribuito di persona ai movimenti sindacali che sono stati la prima scintilla del crollo dell'impero sovietico, alla domanda sul "rischio" antisemita, afferma che quello polacco è un antisemitismo in una nazione dove gli ebrei non vivono praticamente più. «Il pericolo,» dice, «è dire "un paese, un popolo, una guida".» Una posizione oltranzista che i polacchi entrati in Europa dovrebbero evitare. E che assomiglia in modo preoccupante a certe invettive contro la laicità e il "relativismo" che allignano negli infervorati discorsi di tanti teo-con di nostra conoscenza.

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08 aprile 2006

Momenti tristi e parecchio confusi


Come si sapeva ormai da mesi, la Rai ha iniziato a sperimentare il DRM sulle onde medie. Doveva cominciare in aprile e in aprile ha cominciato, dal trasmettitore di Siziano, sulla frequenza di 693 kHz della ex Milano 2. Ancora non si conoscono gli effetti di questa trasmissione, di potenza sconosciuta (si era parlato di 20 o di 100 kW ma solo i tecnici possono dirlo, io non ho la strumentazione giusta per confrontare il segnale con quello dei 900 kHz) in Europa nelle ore notturne. Secondo me i DXer in Gran Bretagna avranno problemi su 700 kHz, un canale nordamericano per loro piuttosto agevole. Finora. Qui l'effetto sui canali adiacenti si fa sentire, ma ora siamo in pieno giorno. Il programma ripetuto, Radio 2, arriva ovviamente con un buon audio, in cui si avverte il classico "metallo" del digitale. Un po' peggio, nel complesso, del suono prodotto da un ricevitore FM. Ma immagino che su un ricevitore DRM, se esistesse, suonerebbe molto meglio di un tipico segnale sulle onde medie. Per il momento la RAI non sta inviando contenuti testuali. Continuo a chiedermi a che cosa serva tutto questo in un mercato che nessuno ha mai nemmeno pensato di sensibilizzare sull'argomento. OK, il sistema funziona, per me che sto a 30 chilometri dal trasmettitore si sente benissimo, ma sto usando un computer da 1.500 euro per ascoltare con una resa qualitativa leggermente inferiore alla mia radio da 30 euro. Qui sulle onde medie non ci saranno multiplex di diversi programmi su un unico canale, in compenso qualcuno vicino a me che utilizzasse, diciamo, i 702 kHz analogici, da oggi ha sicuramente qualche problema nel farsi sentire senza fruscii, almeno di sera. Mah.

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Che la forza la ascolti

C'è un network radiofonico molto particolare che può essere ascoltato sulle onde corte (con un ricevitore adeguato), ma anche sulle onde medie e in FM, perfino da diverse località italiane. E' un network complesso, ricco di slot di programmazione locale, moderno e allo stesso tempo frutto, a suo modo, della guerra fredda e prima ancora della seconda guerra mondiale. Parlo dell'American Forces Network, gestito dall'American Forces Radio and Television Service. Solo le forze armate britanniche dispongono, attraverso il British Forces Broadcasting Services, di una infrastruttura paragonabile, ma certamente meno capillare dell'AFN.
Il network mediatico (anche televisivo, ovviamente) militare americano utilizza impianti terrestri e satellitari per raggiungere le basi permanenti e i teatri di intervento temporaneo. Nell'insieme ci sono più di dieci "affiliate" presenti nei paesi che ospitano basi americane e quindi anche in Italia. Qui da noi AFN si può ricevere in FM, su due frequenze più o meno fisse, 106 e 107 MHz, ad Aviano, La Maddalena, Livorno, Napoli, Sigonella e Vicenza. Nel Levante ligure mi capita di ascoltare frequentemente Livorno, Camp Darby, dove AFN "Z-106" trasmette dalle 6 alle 9 del mattino un programma locale. Per chi non abita in queste località, c'è sempre la possibilità di ascoltare una delle tre frequenze in onde medie delle forze dislocate in Germania, su 873, 1107 e 1143 kHz, anche qui con molte fasce di programmazione locale (accedendo ai vari siti Web si possono avere dettagli più precisi).
Nel resto del mondo, dove non arrivano trasmettitori locali e link satellitari, il canale voce primario di AFN, con un mix di trasmissioni dai maggiori network radiofonici civili americani e dalla National Public Radio, viene trasmesso senza interruzioni (a parte le cronache sportive più importanti) in onde corte, attraverso un net di cinque stazioni: Diego Garcia nell'Oceano Indiano, Guam e Pearl Harbour nel Pacifico, Key West nei Caraibi e Keflavik, Islanda nel Nord Atlantico. Quest'ultimo è un servizio in forse perché a quanto sembra la base di Keflavik verrà smantellata a settembre. Per ricevere questi segnali non basta un semplice ricevitore per le onde corte, occorre anche che questo ricevitore possa demodulare segnali in banda laterale superiore (USB). Questo perché il servizio AFRTS in onde corte utilizza impianti sulle frequenze civili e militari marittime, su cui non si può usare la modulazione d'ampiezza, e vengono ricevuti con impianti di tipo militare, magari a bordo delle navi da guerra. Per praticità qui in fondo riporto la tabella completa ricavata dal sito AFN, dove non tutte le frequenze sono facili da ascoltare, anzi. In buone condizioni di ascolto, senza rumori di fondo e con una attrezzatura di buon livello tempo fa, prima dell'entrata in vigore della schedule che ho trovato adesso, ho verificato che intorno alle 23 UTC era possibile ascoltare contemporaneamente (con i ritardi dovuti alle ritrasmissioni satellitari) la frequenza di Diego Garcia, 4319 kHz, insieme alle due della Florida, 7811 e 5446,5 kHz e le due dall'Islanda, 7590 (una delle più facili) e 9340 (non 13855) kHz. Dodici ore dopo, al mattino verso le 11.30 UTC, arrivavano, qui nel Nord Italia, 12133,5 dalla Florida e 12579 da Diego Garcia. Nessuna traccia, ma non c'è da stupirsi in quelle ore, di Guam e delle Hawaii, che potrebbero anche non essere attive.

Location Band Daytime Nightime
Diego Garcia Upper Sideband 12,579 KHz 4,319 KHz
Guam Upper Sideband 13,362 KHz 5,765 KHz
Keflavik, Iceland Upper Sideband 13,855 KHz and 7,590 KHz same as daytime
Key West, FL Upper Sideband 12,1335 KHz, 7812.5 KHz and 5,4465 KHz same as daytime
Pearl Harbor, Hawaii Upper Sideband 10,320 KHz 6,350 KHz



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07 aprile 2006

Poeti anonimi

Pennant(*)

Vorrei diventare un muy hermoso stendardo
Con i drappi dorati e i nomi sbiaditi
Coperto dalla polvere della gloria
Impiccato alla parete della mia eterna illusione.


Poesia radiodadaista, neoeloquio marconianmarinettiano? Chiamatelo come volete, il recensore ufficiale è l’inarrivabile autore di DiTutto, io non ci provo nemmeno. Mesi fa erano apparse, attraverso una breve salva di messaggi pseudonimi alle varie mail del Faiallo, le prima avvisaglie. Vaghi annunci di manifesti futuristici ispirati al DX, piccoli saggi di un intrigante incrocio tra letteratura poetica e concisa storia del radioascolto italiano organizzato. Non se n’era parlato perché se l’autore aveva deciso di nascondersi dietro un nome fasullo, poniamo “R. B.”, forse non voleva che se ne parlasse troppo. E poi si sa come vanno certe cose nel mondo del radioascolto: un ambiente a dir poco eccentrico, tristemente ristretto, autoreferenziale, asfissiato da polemiche infantili e personaggi che quanto a infantilismo… Dalle poche cose pervenuteci, da R.B. traspariva una inquietante conoscenza dell’ambiente, tale da far sorgere qualche sospetto, ma niente più. Tutto gradevolmente buffo, letterariamente non inedito ma autoironico, tale da far venir voglia di vedere come va a finire, senza per questo perdere sonno o appetito.
Adesso che il poeta dell’attimo sfuggente ionosferico si è preso la briga di scrivere, stampare, fotocopiare, rilegare e far recapitare i suoi comunque originali lavori a un indirizzo fisico (anche questo preciso indizio di una certa familiarità col settore)... Beh, un piccolo riconoscimento ufficiale lo merita. Chi si nasconde dietro R.B? Vale la regola dei romanzi gialli, quella che se il colpevole si fabbrica un nome fasullo mantiene inevitabilmente le iniziali (immagino a beneficio del furbo investigatore)? Si vedrà. Oppure no, è lo stesso.
(*)Il “pennant”, in italiano “gagliardetto”, è una bandierina, di stoffa, carta o altro materiale - immagino ispirato ai doni che si scambiavano le squadre di calcio prima degli incontri - che fino a pochi anni fa rappresentava il tipo di gadget più amato dalle stazioni radio, soprattutto sudamericane, ma non solo. Si ricevevano per posta, insieme alle conferme ai rapporti di ricezione e si collezionavano con fanciullesca cupidigia. Oggi che molti di quei collezionisti sono andati in pensione o peggio, che le stazioni hanno quasi tutte smesso di aver soldi da buttar via in pacottiglia inutile, i superstiti si contendono i vecchi, sbiaditi banderìn sulle aste di eBay (provate a cercare “radio, pennant” su ebay.com). Cosa che a mio modesto parere deprime ancor più di una banda tropicale vuota.

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05 aprile 2006

Io voto per Raghav

«To forcibly close down a community-type radio is a sign of intransigence by the authorities over the emergence of pluralism on the airwaves.»
Reporter Senza Frontiere ha preso una forte posizione contro le autorità indiane che hanno sequestrato il microscopico impianto della stazione Radio Raghav FM Mansoorpur 1, la piccola, povera iniziativa di Raghav Mahto, nello stato indiano di Bihar. Ormai conoscete la storia di questa stazioncina, apprezzata dagli abitanti di un villaggio ma chiusa di forza a causa di un particolare francamente ridicolo per un trasmettitore che avrà si e no 1 watt di potenza: la "mancanza di licenza". Manco fosse una licenza di uccidere... L'importante organizzazione di giornalisti liberi stigmatizza la scelta delle autorità indiane come "segno di intransigenza nei confronti di un embrione di pluralismo mediatico".
La storia di Raghav sta diventando emblematica. E per chi, come me, segue il mondo della radiofonia da tanti anni, è una conferma in più (ma non guasta mai) della straordinaria, suggestiva potenza del medium che in barba a una storia così lunga, diventa spesso il primo terreno di scontro tra la modernità (perché pluralismo è modernità) e un conservatorismo autenticamente coglione (ormai si può dire così di chi non la pensa come te, no? non è mica una offesa). Raghav Mahto non faceva del giornalismo importante, non spostava grandi masse di voti, non contava e forse non conterà nulla. E allora perché metterlo a tacere? Reporter Senza Frontiere chiede al governo indiano di concedergli una licenza temporanea e di rivedere, contestualmente, la legge sulle stazioni comunitarie, per non trasformare una giusta regolamentazione in prevaricazione.
Ancora una volta la radio senza confini ci dà l'occasione di riflettere su che cosa vuole dire, per davvero, "libertà d'espressione". Dentro ai nostri confini, nella patria del giornalismo che non ha bisogno di veline perché il più delle volte se le autoscrive, sarebbe una riflessione zoppa. Gli organi di stampa delle democrazie occidentali in queste ore fanno fatica a riportare ai loro lettori la storia di un primo ministro manager e proprietario di organi di stampa, che per due volte apostrofa oppositori e una buona parte dell'elettorato con un linguaggio a dir poco infantile. Vorrei che la stessa incredulità, anzi l'incapacità a credere, fosse condivisa dai nostri, di lettori, ma il sospetto è che si siano (ci siamo) abituati a credere a tutto. Soprattutto al peggio.

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04 aprile 2006

Kenwood UK: autoradio digitale? No, grazie

Un dirigente della Kenwood in Gran Bretagna si è detto molto deluso della qualità della radio digitale (a standard Eureka 147) e ha ribadito che la sua azienda avrebbe l’intenzione di ridurre drasticamente l’offerta di autoradio DAB a favore… Di nuovi modelli analogici! I quali funzionerebbero meglio e sarebbero molto meno costosi. La rivista britannica online Auto Express commenta a sua volta risolvendo in altro modo l’acronimo DAB (“dead and buried”, scherza il giornale, morto e sepolto) e dicendo che questa dichiarazione equivale a un funerale per la digital radio.
It won't be long before in-car DAB is Dead And Buried. That's the view of a leading stereo manufacturer, which has axed its range of vehicle digital radios in favour of analogue. Experts believe the move by Kenwood sounds the death knell for digital stereo technology, unless reliability improves quickly. Users have reported interference and lost signals, problems which deter potential buyers. Kenwood's Mike Edwards said the brand has no plans to reintroduce digital products. Fellow in-car entertainment specialists Clarion and Blaupunkt admit in-car DAB has been 'slow to catch on'.
Interessanti anche i commenti dei lettori, alcuni dei quali molto negativi anche sulla qualità di un segnale che a bit rate troppo bassi suona male, è distorto, sparisce spesso e volentieri; e sul solito tema della varietà dell’offerta. “Come avere 400 canali televisivi e niente da guardare”, scrive un lettore, aggiungendo che il DAB non può migliorare una programmazione tutta uguale e noiosa e uno stato che fa da papà con le sue regolamentazioni e “chiude ogni possibilità di trasmissione a chi non è tra i pochi eletti.”
Of course DAB will collapse. Nobody wants it or needs it. The so-called quality improvements are non-existent. Decent radio progamming is possible but very difficult to locate despite the packed airways. It'll only get worse - like having 400 channels but nothing to watch. Already, much of the same drivel gets broadcast all over the place and is still called "local radio"! DAB will not improve this. Let's not forget that the whole fiasco is another cynical effort sponsored in part by the Nanny State to increase control over the airways and close off the ability to broadcast to all but the chosen few. But either people see through that or just fail to perceive what the benefit is for them (there isn't any). When the advertising gets as desperate as it has been, i.e. resorting to knocking copy, nonsense and lies to try to flog the things, you know it's only headed one way - down to the dustbin where it belongs! (You can fool some of the people some of the time... etc)

A non-compressed FM signal is far better than 128kbps digital. For both, a lot of the quality comes from a decent aerial. And not listening to mainstream stations which compress the music anyway so it sounds better on a decorator's tranny.
C’è però chi osserva anche che mentre il DAB in Europa langue, americani e coreani registrano grossi successi con la radio digitale satellitare (io aggiungerei che il successo in termini di abbonamenti c’è stato, ma che i costi “upfront” per i due operatori americani sono stati enormi e gli esperti non sono poi così entusiasti dei financials - bilanci e borsa - delle due iniziative).
La questione è sempre la stessa. La radio, soprattutto in FM, con tutti i suoi limiti tecnologici e i problemi di gestione delle frequenze, ha tutto sommato dato prova di buon funzionamento. Mentre il digitale deve ancora dimostrare di poter garantire la stessa qualità media (per esempio: è meglio un segnale analogico disturbato ma comprensibile, o un segnale pulito ma che sparisce del tutto se la decodifica non “ingrana”) e di assicurare, nel complesso, una maggiore diversificazione e una pluralità di voci. In questo senso, neppure il digitale televisivo terrestre può convincere del tutto, anche se sulla carta il numero di canali sembra aumentare. Con la radio digitale i multiplex del DAB sono una bellissima cosa, ma in presenza dei soliti network l’intero universo delle radio davvero locali e comunitarie ne sarebbe tagliato fuori.
I'm disappointed by this. Having ummed and ahhed about getting DAB fitted in my car for a couple of years but been put off by the loss of integration with the rest of the car's controls with having an aftermarket head unit, I finally bought a DAB clock radio the other day. I've got sick of Chris Moyles, can't be bothered with my local stations and am not going to listen to Wogan. My intention was to listen to Phil Jupitus on 6music in the morning but instead I found that I could get XFM (despite the postcode checker saying this would not be the case). Now I'm mainly listening to XFM, Virgin Extreme and Chill and will probably get at least one more DAB set in the house. I definitely want to get one in my next car too, but I think the manufacturers really need to offer them as a factory option at the least. I hear what people are saying about sound quality. If I plug headphones into the clock radio then it is noticeably bad, like the best Windows Media streams. This really isn't the fault of the technology though. The compression is MP2 (that was the best when DAB was invented and it is impossible to upgrade). In the early days the streams were 196k/s and did sound much better, but it is the broadcasters who are at fault here. What is needed is for the L-band frequencies to open up like was promised in the 1990s (most sets can pick these up) and then for each station to use more bandwidth, but what are the chances of that?? The irony is that if DAB is on the wane, in South Korea and the USA satellite-based DAB has been one of the fastest selling products in history. I spoke to the CEO of one of the american companies and they do have aspirations to launch a service in Europe too.
Ma forse ha ragione il lettore di Auto Express che se la prende con i soliti ludditi, quelli che difendono il carretto a cavalli davanti all’avanzare dell’automobile, ma poi son ben contenti di vedersi i programmi della tv digitale terrestre. E non è un lettore fanatico, visto che ammette che a volte la sua radiosveglia DAB non suona perché il segnale del multiplex preferito è troppo debole e l’audio non c’è.
Il mio modesto parere è che regolatori e industria dovrebbero finalmente mettersi allo stesso tavolo insieme ai consumatori e discutere, a lungo, su come sono andate le varie sperimentazioni e i primi esperimenti commerciali, quali siano i reali desideri del pubblico e per fare finalmente una spassionata analisi dei costi e benefici del confronto tra analogico e digitale. Finora la sommaria regola del “digitale è meglio” (lasciamo da parte gli esoterici degli impianti hi-fi valvolari e dei dischi in vinile, che non fanno mass market) ha sempre tenuto, con l’audio e con la televisione satellitare e (forse) terrestre. Perché la radio non potrebbe essere un’eccezione per la quale il digitale non fosse, chessò, complementare?
Hmm. I have a DAB clock radio. I quite like it as it happens. I can get it to scan, and I can pick up XFM/Radio 2/6 etc and I know that it's that station because it says so. I can flick between stations at the touch of a button. I get info from it to the degree that it tells me what shows are on or who is doing a live set right now, etc. Problems: Reception is a bit weak for some stations round here - resulting in me being late for work yesterday as it didn't actually play anything, due to there being no signal to hook up to. As far as I can tell a 128kb stream is a shitload better than standard FM quality, even with dropped packets etc. I have hooked it up to my 2.1 amp and it sounds fine, certainly better than my flatmates sony midi system reception wise, although he obviously has slightly larger speakers. All this naysaying about DAB is bollocks from luddites IMHO, exactly the same luddites who moaned when DVB started off, and who now all have Freeview so they can catch What The Votorians did For us on UKTV history.



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03 aprile 2006

Visione cristiana planetaria

Da Medianetwork e Andrea Borgnino arriva la notizia della cessione degli impianti in onde corte di Jülich, finora gestiti da Deutsche Telekom attraverso il suo braccio infrastrutturale T-Systems, alla charity britannica Christian Vision, che possiede anche impianti di trasmissione (religiosa) in America Latina, Asia e Oceania (famosa, per esempio, la rete di Vision Cristiana in Cile o di Christian Vision a Darwin, in Australia). Cedendo il sito di Jülich T-Systems dovrebbe mantenere il controllo, in Germania, degli impianti di Wertachtal e Nauen, ma questo non viene esplicitamente menzionato dalle due parti. Secondo il comunicato stampa diffuso da Christian Vision, Jülich manterrà i contratti di ritrasmissione sottoscritti con le emittenti, religiose e no, che utilizzano questa facility fino al 2007, per poi cedere il pieno controllo a Christian Vision per le sue trasmissioni. Dopo la lunga contrapposizione politico-propagandistica della Guerra Fredda, le onde corte diventano sempre più un veicolo di proselitismo di una religiosità autoassertiva, che si serve della radio internazionale anche per raccogliere finanziamenti. E' un fenomeno che abbiamo già iniziato ad analizzare e che continueremo a discutere qui su Radiopassioni.



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