30 aprile 2013

La radio in Italia. Un saggio a più mani racconta il presente e il futuro del primo mass medium elettronico


E' finalmente uscito per la casa editrice romana Carocci il saggio antologico curato da Tiziano Bonini "La radio in Ialia - Storia, mercati, formati, pubblici, tecnologie". Sono più di 350 pagine di dati, analisi, considerazioni sul fenomeno della radiofonia nel nostro contesto nazionale, in una fase di critico passaggio dal modello broadcast tradizionale alle nuove frontiere cross-mediali di una radio che sta già cambiando molto - e anzi per primo ha saputo conquistare la piena maturità di medium "ibrido" - senza per fortuna smarrire la sua profonda natura narrativa: quella di un contenuto che arriva a destinazione in virtù della sola forza della parola detta, della composizione musicale, del suono capace di connotare un ambiente complesso. 

Alla stesura dell'opera ho partecipato anch'io, per il capitolo che riguarda il possibile ma ancora incerto futuro della radio digitale ("Oltre l'FM. La radio digitale. Storia e tecnologie"). Sono una ventina o giù di lì gli autori, tutti assai più esperti e professionali del sottoscritto, coinvolti in quella che può essere definito il primo vero compendio della radio italiana contemporanea e delle sue prospettive di ascolto, valore sociale e commerciale, evoluzione tecnologica. La radio in Italia viene proposto da un editore universitario ed è un testo di taglio molto accademico (la prefazione è firmata dal decano della "radiologia" italiana moderna, il massmediologo Enrico Menduni), ma sono convinto che anche i non specialisti e gli ascoltatori più assidui troveranno tanti spunti interessanti. Il libro costa 30 euro e può essere acquistato online sul sito dell'editore. 

Con una trasmissione speciale i baschi danno l'addio alle onde medie


Euskadi Irratia/Radio Euskadi, l'emittente ufficiale dell'autonomia basca (trasmette in basco e in spagnolo) questa sera, alla mezzanotte del 30 aprile, chiuderà definitivamente i suoi ripetitori in onde medie, per proseguire l'attività solo in FM e online. Sono sette frequenze ormai storiche che non potremo più ascoltare, dopo il tramonto, nell'inconfondibile sound della modulazione di ampiezza: 1197, 1386, 1476 in basco,  756, 819, 963 in spagnolo e la stazione locale Radio Vitoria su 1602. Proprio su quest'ultima, dalle 22.30 e fino alla mezzanotte verrà diffuso un programma speciale rievocativo. Chi scriverà un rapporto di ricezione corretto riceverà anche una speciale conferma via mail. Si deve scrivere a radio_vitoria(at)eitb(dot)com
La decisione dell'emittente governativa basca è molto triste perché ci toglie l'opportunità di ascoltare in diretta alla radio una lingua unica al mondo. La storia di Radio Vitoria in particolare è molto interessante perché ricalca fedelmente le cronache della complessa autonomia della regione. Nata nel 1934, nei successivi anni Settanta la stazione diventerà il nucleo originario dell'ente radiotelevisivo fortemente voluto dal Partido Nacional Vasco di Carlos Garaikoetxea. Una pagina storica allestita sul vecchio "Geocities" è fortunatamente ancora reperibile su Archive.org dove troverete anche una piccola raccolta di file .mp3. Ecco quello relativo a un annuncio di chiusura trasmesso in passato. Diversamente da quanto dice la "locutora", Radio Vitoria domattina non riprenderà a trasmettere alle "siete y media"

26 aprile 2013

Riparte la competizione crittografica della Maritime Radio History Society

Il fascino combinatorio della crittografia delle macchine cifranti utilizzate nella Seconda guerra mondiale. Quello nostalgico per una telegrafia Morse ormai ufficialmente esclusa dalle sale apparati dei bastimenti oceanici. La sfida irresistibile di un segnale che solo una propagazione eccezionale potrebbe far arrivare alle nostre antenne. Ci sono proprio tutti, gli ingredienti dell'emozione radiofonica nella nuova gara radio-crittografica allestita dai ragazzi terribili della Maritime Radio Historical Society, il gruppo di radioamatori californiani che ha riportato in servizio, per pura passione, la stazione costiera di San Francisco KSM, "decommissionata" da tempo. La doppia caccia al tesoro nelle bande di frequenza ancora oggi destinate alle comunicazioni marittime parte sabato 4 maggio e ancora una volta il gioco consiste nel ricevere e decifrare le trasmissioni in Morse e telescrivente di KSM. Trasmissioni che verranno cifrate da una gloriosa M-209, la macchina cifrante puramente meccanica (a differenza di Enigma che andava a corrente elettrica) progettata dal mitico svedese Boris Hagelin per essere utilizzata dal "Signal Corp" americano nella Seconda guerra e in Corea. Organanizzata in collaborazione con il gruppo di collezionisti del Military Radio Collectors Group della West Coast, la competizione inizia alle 18 UTC del 4 maggio, sulle seguenti frequenze in modalità CW a 15 parole al minuto nei soliti blocchi di lettere tipici della stazioni spionistiche:


426 (dopo un annuncio su 500) kHz
4350.5
6474.0
8438.3
12993.0
16914.0
22445.8

Lo stesso messaggio, ripetuto due volte in CW, verrà poi ritrasmesso (sempre in cifratura M-209) ma in modalità RTTY/45bd, su queste frequenze:


6328.0
8433.0
12631.0


Non è da tutti disporre di una vera macchina cifrante ma oggi il software permette di emularne facilmente il funzionamento. La versione virtuale della M-209 per Windows si può scaricare dal sito di Dirk Rijmenants (che ha sviluppato anche una versione virtuale di Enigma), ma c'è anche una versione Unix/Mac che funziona in modalità command line e può essere prelevata dal sito di Mark Blair, NF6X. Sul sito di Mark verranno inoltre rese note le impostazioni insispensabili per mettere una M-209 in grado di decodificare con precisione. Sottolineo che è davvero difficile pensare che un segnale a bassa potenza dalla California possa arrivare da noi, ma forse si può fare un tentativo sulle frequenze più alte. Del resto, che razza di gioco sarebbe? Ulteriori dettagli sulla locandina ufficiale dell'evento.

23 aprile 2013

Alianza DxB, il guscio che trasforma lo smartphone in un walkie-talkie VHF/UHF

Forse l'obiettivo che si sono prefissati su Kickstarter (300 mila dollari è un po' troppo ambizioso, ma l'idea alla base di Alianza DxB è abbastanza originale. Concepito da BriCom Solutions, una piccola azienda a conduzione famigliare del New Jersey, Alianza è un dispositivo che riesce a integrare le tradizionali comunicazioni radio a due vie effettuate su un walkie-talkie nelle bande VHF/UHF assegnate, e le comunicazioni Voip effettuate attraverso la rete telefonica cellulare. Non si tratta però di un dispositivo multifunzione: la parte RF analogica è stata inserita all'interno di una docking station che a sua volta dispone di un connettore verso tutti i principali modelli di smartphone. Non una radio con smartphone integrato, dunque, ma un vero e proprio guscio esterno componibile dotato di antenna VHF/UHF removibile e manopole per il volume e la selezione dei canali anch'esse removibili (al limite il guscio può funzionare come batteria di backup). 
Il software che gira sullo smartphone si occupa della gestione dei canali radio ma svolge anche la preziosa funzione di gateway di comunicazione "RoIP": Radio over IP, ispirandosi ai dispositivi che  i radioamatori oggi utilizzano per stabilire delle connessioni IP tra i ripetitori attivi in banda VHF/UHF. In questo modo un dispositivo Alianza può agire da ponte tra due tipi di comunicazione diversa, consentendo per esempio a uno smartphone di collegarsi a un apparato radio che si trova fuori dalla portata di una rete cellulare o, viceversa, permettendo a un normale walkie-talkie di fare una telefonata IP. Se siete interessati a investire nel progetto, che mira a raccogliere i fondi necessari per la prototipizzazione e per la successiva fabbricazione in serie sappiate che 400 dollari bastano per ricevere un Alianza DxB se la raccolta fondi andrà in porto. L'innovativa docking station RF/IP si rivolge a radioamatori, tecnici sul campo, soccorritori, escursionisti, sorveglianti e così via. (tnx Andrea Borgnino e GizMag)

SiLab annuncia il suo chip unico: un solo componente per FM, DAB e HD Radio (e forse DRM)

L'attesa è stata lunga rispetto alla disponibilità di standard e iniziative sul fronte della trasmissione, ma oggi anche nell'industria dei componenti e dei moduli per la fabbricazione dei ricevitori cominciano ad aprirsi prospettive estremamente interessanti per la radio digitale. Prospettive che potrebbero riaprire un discorso di mercato per sistemi di trasmissione come HD Radio e persino per lo stesso Digital Radio Mondiale 30, pensato per la trasmissione numerica in onde medie e corte. SiliconLabs ha appena annunciato la prima famiglia di singoli chip in grado di offrire, per la radio analogica e per quella digitale, l'inattesa opportunità di risolvere tutto - acquisizione della radiofrequenza, trattamento della banda base e trattamento audio, più altre funzioni di trattamento come quello delle informazioni RDS nell'FM analogica - su un unico "die". Un solo componente per fare tutto o quasi. La nuova famiglia porta il numero si serie Si468x e i primi tre prodotti sono siglati Si4682, Si4684 e Si4688, rispettivamente in grado di gestire la ricezione di segnali FM/HD Radio, FM/DAB/DAB+ (profili 1 e 2 WorldDMB) e - sarebbe a mia conoscenza una prima mondiale - FM/HD Radio/DAB/DAB+. SiLabs sembra quindi avere centrato l'obiettivo del "chip unico" che l'Unione dei broadcaster europei aveva prefissato come fattore indispensabile per una possibile transizione su vasta scala verso la radio digitale. 
L'aspetto interessante è che la stessa SiLabs include per la sua nuova famiglia di chip la compatibilità con il DRM30 ed è quindi possibile che prossimamente avremo dei chip ibridi per la realizzazione di radio portatili a onde corte analogiche e digitali. Oltre all'occupazione di spazio anche i consumi di queste soluzioni sono particolarmente bassi.


Silicon Labs' new Si468x FM digital radios receivers are the industry's first single-die antenna-input-to-audio-output receiver ICs developed for the global portable and consumer electronics markets.The new family of receivers leverages software-defined radio to support HD Radio™ and DAB/DAB+ for a wide range of portable and home audio products, from price-sensitive clock and tabletop radios to high-end multimedia devices with displays such as mobile phones, tablets and personal navigation devices. The new receivers directly address the consumer digital radio market by providing an advanced, single-die solution that reduces system complexity, bill of materials (BOM) count, size and power consumption without compromising RF performance.
Leveraging Silicon Labs’ proven low-IF digital receiver architecture, the Si468x family delivers superior RF performance compared to existing solutions.
• Supports auto-calibrated digital tuning and FM seek functionality based on multiple signal quality and band parameters
• Provides flexible audio processing features including noise blanking, configurable FM soft mute, FM de-emphasis and FM hi-cut filtering 
• Offers the smallest footprint and lowest power consumption of any other on the market (less than 60 mW in analog FM mode and less than 95 mW in HD Radio and DAB/DAB+ modes)

Ulteriori dettagli si trovano nel comunicato stampa esteso reperibile qui. Ma che dire del prezzo? Secondo il comunicato il prezzo per i chip della famiglia Si468x partono dai 5,62 dollari per quantitativi di 10.000 pezzi. E' stata predisposta anche una evaluation board al prezzo di 500$. A questi livelli è facile aspettarsi ricevitori consumer compatibili con tutti i sistemi adoattati in Europa, Stati Uniti e Australasia, a prezzi estremamente competitivi.

22 aprile 2013

Phonesat, gli smartphone in orbita della NASA fanno il record del satellite low cost

In genere la prima battuta che viene in mente pensando all'informatica necessaria per il controllo delle missioni spaziali è che il modulo LEM è sbarcato sulla luna nel 1969 con a bordo una potenza computazionale infinitesima rispetto agli smartphone che molti di noi portano in tasca oggi. Ieri la NASA ha messo in orbita una missione che mette alla prova il potenziale di questa affermazione: dalla Wallops Island Flight Facility in Virginia sono infatti partiti, a bordo di un vettore Antares di Orbital Science Corp, i primi tre "phonesat", nanosatelliti costruiti proprio con uno smartphone e un po' di elettronica RF in più. La comunità dei radioamatori è chiamata a partecipare direttamente al successo della missione attraverso il sito Phonesat.org. Per tutti la frequenza da sorvegliare è di 437.425 MHz con nominativo KJ6KRW. Le trasmissioni avvengono in packet radio con il classico protocollo AX-25 in modulazione AFSK a 1200 bps (un po' come l'ACARS VHF di cui si parla nel post precedente).
Lo scopo è proprio quello di dimostrare la fattibilità di una tecnologia satellitare basata su componenti commerciali a bassissimo costo. All'annuncio della missione il sito Geek.com aveva calcolato che il costo di un phonesat si aggira intorno ai 3.500 dollari, una bazzecola. La stessa NASA, descrivendo l'architettura dei suoi "telefonini spaziali", precisa che per il Phonesat 1.0 è stato scelto un Nexus One HTC, mentre il Phonesat 2.0 monta addirittura (!) un Nexus S della Samsung. Con una attrezzatura così a buon mercato si possono pensare progetti di sorveglianza a terra, misurazioni eliofisiche, esplorazione di satelliti naturali e pianeti riducendo in modo significativo sia i costi, sia le complessità di gestione delle missioni. 


NASA Successfully Launches Three Smartphone Satellites
WASHINGTON -- Three smartphones destined to become low-cost satellites rode to space Sunday aboard the maiden flight of Orbital Science Corp.'s Antares rocket from NASA's Wallops Island Flight Facility in Virginia. The trio of "PhoneSats" is operating in orbit, and may prove to be the lowest-cost satellites ever flown in space. The goal of NASA's PhoneSat mission is to determine whether a consumer-grade smartphone can be used as the main flight avionics of a capable, yet very inexpensive, satellite. 
Transmissions from all three PhoneSats have been received at multiple ground stations on Earth, indicating they are operating normally. The PhoneSat team at the Ames Research Center in Moffett Field, Calif., will continue to monitor the satellites in the coming days. The satellites are expected to remain in orbit for as long as two weeks. "It's always great to see a space technology mission make it to orbit -- the high frontier is the ultimate testing ground for new and innovative space technologies of the future," said Michael Gazarik, NASA's associate administrator for space technology in Washington. 
"Smartphones offer a wealth of potential capabilities for flying small, low-cost, powerful satellites for atmospheric or Earth science, communications, or other space-born applications. They also may open space to a whole new generation of commercial, academic and citizen-space users." Satellites consisting mainly of the smartphones will send information about their health via radio back to Earth in an effort to demonstrate they can work as satellites in space. The spacecraft also will attempt to take pictures of Earth using their cameras. Amateur radio operators around the world can participate in the mission by monitoring transmissions and retrieving image data from the three satellites. Large images will be transmitted in small chunks and will be reconstructed through a distributed ground station network. More information can found at: 
http://www.phonesat.org
NASA's off-the-shelf PhoneSats already have many of the systems needed for a satellite, including fast processors, versatile operating systems, multiple miniature sensors, high-resolution cameras, GPS receivers and several radios. NASA engineers kept the total cost of the components for the three prototype satellites in the PhoneSat project between $3,500 and $7,000 by using primarily commercial hardware and keeping the design and mission objectives to a minimum. The hardware for this mission is the Google-HTC Nexus One smartphone running the Android operating system. 
NASA added items a satellite needs that the smartphones do not have -- a larger, external lithium-ion battery bank and a more powerful radio for messages it sends from space. The smartphone's ability to send and receive calls and text messages has been disabled. 
Each smartphone is housed in a standard cubesat structure, measuring about 4 inches square. The smartphone acts as the satellite's onboard computer. Its sensors are used for attitude determination and its camera for Earth observation. 
For more about information about NASA's Small Spacecraft Technology Program and the PhoneSat mission, visit: 
http://www.nasa.gov/smallsats
The PhoneSat mission is a technology demonstration project developed through the agency's Small Spacecraft Technology Program, part of NASA's Space Technology Mission Directorate. The directorate is innovating, developing, testing and flying hardware for use in future science and exploration missions. NASA's technology investments provide cutting-edge solutions for our nation's future. 

Se l'hacker sale a bordo: polemiche sulle vulnerabilità dei sistemi di controllo e radiocomunicazione in volo.

L'eventualità di un hacker o di un terrorista che riuscisse a penetrare all'interno dei sistemi di avionica a bordo degli aerei e dei canali di comunicazione che oggi legano il traffico nei cieli al controllo di terra (ATC) è effettivamente inquietante e il sito di Repubblica di oggi fa bene a rilanciare la notizia, apparsa la scorsa settimana, della presentazione - ad Amsterdam, in occasione della conferenza Hack in the box - del lavoro di un esperto di sicurezza tedesco, Hugo Teso, dedicato alle vulnerabilità del sistema di bordo FMS (flight management system) e dei due protocolli, ADS-B e ACARS (Automatic dependent surveillance-broadcast e Aircraft Communications Addressing and Reporting System), da cui dovrebbe partire una radicale riforma del modo di gestire i voli e le comunicazioni terra-aria.
Per una volta il quotidiano non si lancia nella solita tirata catastrofista, lasciando credere che i nostri arei sono tutti preda dei pirati informatici, anche se la cronaca è giocoforza sommaria e può portare a qualche conclusione affrettata. Ma è bene che si discuta della questione per arrivare ai futuri assetti - il SESAR (Single European Sky ATM Research) in Europa e il Next Generation Air Transportation System negli USA, per il controllo, e l'Aeronautical Telecommunication Network come sistema integrato di comunicazioni dati - con tutte le barriere di autenticazione e sicurezza al loro posto.
Nel suo intervento, Teso mette in evidenza i punti deboli del sistema di pianificazione e controllo - FMS - in tempo reale delle rotte di cui sono equipaggiati praticamente tutti gli aerei a partire da una certa dimensione e altitudine. Sul fronte della sorveglianza/posizionamento e delle comunicazioni l'esperto ha invece analizzato il sistema ADS-B (che invia continuamente verso terra e verso altri velivoli i dati relativi alla posizione geografica e alla quota) e il protocollo di comunicazione ACARS,  che affianca le tradizionali comunicazione voce per inviare a terra, sia alla torre di controllo, sia alle compagnie aeree, informazioni ancora più dettagliate su posizione, rotta, carico, richieste varie... Il primo permetterebbe violazioni di tipo passivo (il banale intercettamento dei dati trasmessi a 1090 MHz) e attivo (disturbi, sovrapposizioni, "iniezione" di dati fasulli). Il secondo, a causa dell'assenza di autenticazioni, sussisterebbe secondo Teso la possibilità di ingannare direttamente l'FMS di bordo confezionando opportuni messaggi inseriti attraverso il sistema informatico di raccolta dei cosiddetti Data-link service provider. In teoria sarebbe possibile operare anche in HF, oltre che in VHF in banda areonautica o sulle frequenze SATCOM. Teso spiega di aver utilizzato sistemi SDR (la sua presentazione fa esplicito riferimento alla scheda Ettus Research e al lavoro svolto in ambito da RTL-SDR dall'australiano Balint Seeber) e di aver effettuato test su apparati FMS acquistati su eBay. Nel corso della conferenza è stata eseguita anche una vera e propria dimostrazione attraverso una app Android, abilmente manovrata per dirottare un aereo virtuale su un network di simulatori di volo. In conclusione è stato lo stesso esperto a invocare l'implementazione di robusti sistemi di autenticazione e sicurezza per i futuri sistemi di controllo del volo, sistemi che dovrebbero cominciare a entrare in funzione su ampia scala già a partire dal 2014.
Dopo che Forbes e molti siti di sicurezza informatica (qui l'articolo di Naked Security) hanno rilanciato l'allarme, Tanto la FAA americana che l'EASA, l'agenzia europea per la sicurezza del volo si sono affrettate a rilasciare dichiarazioni in senso opposto, sottolineando che nelle sue demo Teso ha preso di mira sistemi software e hardware diversi da quelli certificati a bordo degli aerei. Un altro esperto, il canadese Brad Haines, è però intervenuto per ricordare di aver raggiunto le stesse identiche conclusioni di Teso già un anno fa. La sua presentazione si può in effetti trovare su Scribd.com e i contenuti sono molto simili, inclusa la parte che riguarda le risorse software defined radio utilizzate per intercettare (e forse manipolare) l'ADS-B. Dopo aver letto della presentazione a Hack in the box, Haines è tornato sulla questione sfidando le autorità a consentire una serie di test dal vivo per dimostrare la reale fattibilità o non fattibilità di un attacco. L'esperto di sicurezza canadese osserva giustamente che non è solo una questione di protocolli violabili, il problema sta anche nei piloti e nei controllori di volo che non vengono semplicemente addestrati a gestire un possibile tentativo di hackeraggio. Haines dice tra l'altro di aver cominciato a studiare seriamente la questione dei droni radiocomandati, ormai all'ordine del giorno. I droni sono già entrati nelle cronache dei possibili "exploit" delle vulnerabilità dopo la misteriosa "cattura" di un drone americano da parte degli iraniani. Lo stesso Teso, che in Germania lavora con la società di sicurezza informatica nRuns, ha pubblicato sul suo blog (dove si trova anche un utile glossario con molti dei termini citati nella presentazione e qui sul mio post), un ulteriore chiarimento scritto, per precisare che le vulnerabilità non riguardano i software dei simulatori di volo, ma i sistemi commerciali montati a bordo dei velivoli di linea e che l'impiego che è stato fatto delle comunicazioni ACARS non era di per sé un "attacco", ma il semplice uso di una risorsa di comunicazione.
Ovviamente non sono un pilota, un controllore di volo o un esperto di sicurezza delle comunicazioni e delle reti, ma posso fare qualche considerazione sulla base della mia conoscenza "sul campo" delle comunicazioni areonautiche, lasciando a esperti più autorevoli (come David Cenciotti di The Aviationist) un ulteriore diritto di approfondimento. L'attuale situazione del sistema ACARS sembra effettivamente essere abbastanza vulnerabile nelle sue definizioni di base, ma esistono produttori come Honeywell che promuovono soluzioni come Secure ACARS, probabilmente dotate di layer di sicurezza aggiuntivi. 


With Secure ACARS - scrive per esempio Honeywell - commercial airlines and aircraft owners realize significant operational benefits, including:
Confidence in the Sender - Authentication provides message recipients with assurance that the message source is as claimed.
Confidence in the Received Data - Message digests offer greater data integrity than CRCs.
Protected Data - Encryption protects airline proprietary and passenger sensitive message content from disclosure to unauthorized entities.

Il discorso di ADS-B è più complesso. Il sistema nasce dalla volontà di modificare l'approccio al monitoraggio del volo basato su una tecnologia radar che integra una componente primaria e una secondaria a sua volta strutturata in più "gradazioni". Il radar primario rileva un oggetto in volo sul cui guscio esterno rimbalza il segnale radio a microonde inviato dall'antenna del radar stesso. In uno spazio commerciale e militare così affollato, è stato introdotto anche un sistema di identificazione secondaria che prevede l'attivazione di un trasmettitore installato anche a bordo dell'aereo. Questo transponder, o ATCRBS (air traffic control radar beacon system), riceve un segnale di "interrogazione" da un Secondary Surveillance Radar installato a terra (in genere l'antenna SSR è direttamente integrata sull'antenna primaria, più altre antenne che inviano segnali di riferimento) che opera oggi sulla frequenza di 1030 MHz. Considerando che un segnale di interrogazione può determinare la risposta da parte di uno o più velivoli nello stesso settore di cielo, l'SSR è stato man mano reso più preciso grazie all'adozione del sistema Mode-S che abilita una sorta di chiamata selettiva rendendo più sicura l'identificazione degli aerei. Mode-S utilizza per questo una serie di segnali di riferimento che aiutano il radar di terra a discriminare meglio gli echi di ritorno ma anche un codice di identificazione, concettualmente molto simile all'indirizzo fisico MAC di un dispositivo connesso a una rete IP, o a un IMEI della rete cellulare. Abbinata al Mode-S c'è per esempio la rilevazione GPS della posizione dell'aereo. 
ADS-B compie un passo in più rispetto al Mode-S rovesciando il punto di vista della sorveglianza del volo: teoricamente nel Next Generation Air Transportation System non è più l'abbinamento radar primario/radar secondario a rilevare una posizione, ma lo stesso aereo ad "annunciare" - alla torre di controllo come a tutti gli altri velivoli vicini - la sua presenza in un dato punto, con evidenti finalità anti-collisione e di gestione del traffico. Per certi versi questo cambiamento - pensato per rendere molto più flessibile la scelta degli itinerari di volo, che non dovranno più coincidere con "routes" (corridoi) e "flight levels" predefiniti - rende indispensabile la necessità di un robusto meccanismo di autenticazione. Per la verità, come si è visto il problema non è per niente nuovo. Ben prima di Teso e Haines ci sono stati casi in cui la sicurezza di ADS-B veniva messa in questione. E ci sono anche diverse proposte sul piatto, incluso un brevetto abbastanza recente  (2010) della NASA (nr. US 7730307 B2). In attesa che gli enti regolatori prendano le loro decisioni, sarebbe il caso di fare molta chiarezza nei confronti dell'opinione pubblica. Le stesse compagnie aeree dovrebbero promuovere una maggiore conoscenza dei meccanismi che si nascondo dietro un sistema tanto complicato. L'avionica e gli apparati di comunicazione non sono meno meritevoli dei motori e delle parti meccaniche di ogni possibile misura cautelativa. Non è facile informare su queste cose in modo equilibrato e privo di allarmismi assolutamente deleteri sull'economia del trasporto aereo, ma la piena e realistica consapevolezza dei rischi è un primo, importantissimo passo.



21 aprile 2013

Chiavette RTL-SDR, dall'Olanda software DAB potenziato

Ottime notizie dall'Olanda per i possessori di chiavette USB predisposte per la ricezione del DVB- T o del DAB-T (molte chiavette sono dotate di software per ricevere la radio digitale). Jan van Katwijk ha messo a punto due nuovi prodotti sulla base della sua piattaforma per la ricezione dell'FM analogica. Uno è un ricevitore DAB/DAB+ con molte funzionalità da esplorare. L'altro è una versione "wideband" del software FM-receiver (che tra l'altro presto verrà rilasciato in versione 4.2). Questa versione è in grado di sfruttare l'intera larghezza di banda degli stadi RF delle chiavette per visualizzare una porzione di spettro di 3,2 MHz. 
Il nuovo DAB receiver può essere gratuitamente prelevato a questo indirizzo. Come al solito, il codice è disponibile in due edizioni, un eseguibile per Windows e il source per Linux. E come sempre Jan ha realizzato un conciso ma dettagliatissimo manuale utente in inglese

RAI, RaiWay e WorldDMB Forum: il trentino capitale italiana della nuova radio digitale


Alla linea di partenza di sono tutti o quasi. L'impegno della RAI, proclamato dal direttore generale Gubitosi e ribadito con forza dal responsabile di RaiWay Stefano Ciccotti, sembra particolarmente positivo. È veramente fatta, per la radio digitale in Italia? Lunedì scorso a Trento la nutrita presenza del management dell'ente radiotelevisivo pubblico e del suo braccio infrastrutturale sembra essere di buon auspicio per quello che il piano di rilancio della tecnologia Dab, che dovrebbe portare il nostro paese alla pari con nazioni come la Svizzera e la Germania, mentre in Europa la Norvegia (che il Dab l'ha lanciato una volta sola) è ormai prossima (mancano tre anni) allo spegnimento della radio analogica trasmessa in modulazione di frequenza.
In Italia le "prove" sono andate avanti per quasi vent'anni, ma solo nel 2009 Agcom è riuscita a delineare un piano d'azione che parte dalla definizione dei multiplex in termini di "unità di capacità" (un multiplex accoglie in pratica fino a 12 emittenti) e dall'assegnamento delle frequenze. Queste ultime sono state notoriamente un grosso ostacolo per la transizione al digitale del nostro settore radiofonico. Dopo aver fatto chiarezza, Agcom ha individuato un'area in cui implementare un progetto "pilota" ma definitivo per la radio DAB+ e insieme agli operatori ha autorizzato la creazione di cinque multiplex nella provincia di Trento. Uno dei multiplex, con la prima postazione dalla Paganella (alla quale dovrebbero fare seguito a breve altri impianti), è stato  presentato dalla Rai lunedì e prima ancora abbiamo avuto l'attivazione delle postazioni del consorzio nazionale commerciale Club Dab, mentre Digiloc e DBTAA, i due spazi che saranno occupati dalle emittenti locali si apprestano a loro volta a debuttare "on air". Digiloc ha firmato con RaiWay lo scorso febbraio un contratto che conferma la società controllata da Rai nel suo ruolo di "operatore unico" a livello nazionale per le emittenti interessate a trasmettere in DAB senza disporre di infrastruttura propria. Un ruolo che Ciccotti a Trento ha giustamente definito come indispensabile per l'affermazione della tecnologia. Ancora non si conoscono le tempistiche esatte per l'inizio delle trasmissioni di Eurodab, il consorzio di RTL102.5, particolarmente attivo tra i privati nella lunga sperimentazione della "nuova" radio.
Forse la parte più interessante della conferenza stampa, insieme alla credibilità che la presenza del Direttore generale RAI ha dato all'intera iniziativa, è quella che riguarda i piani futuri. Nelle prossime settimane, come hanno confermato sia Vincenzo Lobianco sia i rappresentanti di RAS, l'ente che nella Provincia autonoma di Bolzano vanta nella radio digitale italana il ruolino di marcia più lungo, anche l'Alto Adige passerà al DAB. In buona sostanza, ha precisato Ciccotti, man mano faranno seguito altre province del Nord Italia, con l'obiettivo di avere, entro tre anni, una copertura capillare «da Aosta a Trieste e dalla Riviera ligure al Brennero, scendendo lungo l'asse nord-sud almeno fino a Rimini.» Oltre alla copertura, assicurano poi i costruttori di apparecchi riceventi, gli ascoltatori del DAB troveranno nei negozi una adeguata fornitura di ricevitori, di ogni foggia e per ogni tasca. Anche dal mondo automotive arriveranno - grazie soprattutto all'effetto volano del DAB in Germania - diversi modelli con autoradio digitali integrate. 
Per la radio numerica il successo è dunque assicurato? Le nuove premesse sono ottime, ma a Trento nel corso della conferenza RaiWay e successivamente a Riva del Garda, dove il WorldDMB Forum ha tenuto il suo primo importante convegno nel pomeriggio di lunedì e per tutto martedì 16 aprile, si è discusso a lungo del fattore C, come "contenuti". Tra i più accaniti sostenitori della necessità, per il DAB+, di predisporre una ampia offerta di contenuti possibilmente nuovi ed esclusivi per spingere il pubblico a dotarsi di ricevitori digitali in grado di riceverli, è stato Marco Rossignoli di Aeranti-Corallo. Anche Stefano Ciccotti ha parlato della questione quando ha chiarito - a beneficio soprattutto della stampa locale - che il DAB utilizza frequenze diverse dalle stazioni in FM e che queste ultime continueranno a trasmettere normalmente per moltissimo tempo. Ma parlando in seguito con gli stessi giornalisti, tra cui il sottoscritto, il capo di Radio RAI Bruno Soccillo ha ammesso che trasmettere in DAB un'offerta completamente nuova non è facile a causa del regolamento Agcom che impone a chi non sia un nuovo entrante di mettere in onda in digitale almeno il 50% dei programmi diffusi in FM. Una regola che voleva essere un compromesso tra liberalizzazione totale e salvaguardia degli spazi competitivi ma che di fatto si rivela una zavorra. Però, a concluso Soccillo con qualche ragione, un motivo forte per acquistare una radio DAB in Italia c'è: vista la situazione di affollamento dell'FM e le difficoltà di ascolto dei network che non possono contare sull'isofrequenza, il digitale è comunque un buon modo per ascoltare meglio i programmi preferiti. Basterà come argomento di marketing? Staremo a vedere.

Al termine dell'evento allestito a Trento ho approfittato di un cortese passaggio per Riva, dove ho potuto seguire le prime sessioni del convegno WorldDMB. La partecipazione da parte degli operatori locali è stata davvero corposa e la curiosità evidente nella piccola area espositiva a contorno della conferenza. Ma altrettanto evidente, per chi aveva preso parte poche ore prima all'incontro con la dirigenza Rai, era il cambiamento di umore davanti agli interventi degli oratori dalla Germania, la Norvegia, il Regno Unito. L'idea era che le rispettive success story dovessero agire da pungolo al settore della radiofonia digitale in Italia, ma ho avuto la sensazione che per qualcuno il confronto fosse soprattutto un motivo di imbarazzo. Considerando che le prospettive del DAB+ in Italia continuano a essere condizionate da un clima generale che non sembra incoraggiare alcun tipo di cambiamento anch'io tenderei al pessimismo, ma continuo a credere che il DAB possa aprirci molte opportunità, vuoi come ascoltatori della radio, vuoi come fornitori di contenuti, servizi, impianti, strumentazione. Mi ha fatto piacere vedere tra gli stand espositori come FIAMM (con il suo prodotto automotive "SM10" disponibile da settembre e pensato per consentire - attraverso una antenna con convertitore incorporato - la ricezione del DAB anche alle car radio analogiche) e soprattutto Parrot, con il nuovissimo Asteroid, un digital tuned multistandard DAB/IP touchscreen e basato su Android. Asteroid utilizza un componente sviluppato dalla stessa azienda francese attraverso la sua divisione DiBcom, uno sviluppatore fabless di silicio che ha messo a punto Octopus, una famiglia di chip basati su un motore di "Vector Signal Processing" software-defined, disponibile anche in versione modulare completa, che permette di realizzare dispositivi riceventi multi-standard (incluso il DRM) e multi-banda. Rappresentati a Riva del Garda anche i ricercatori torinesi del CSP, con un interessantissimo progetto che implementa su una schedina ARM a bassissimo costo, la Odroid, un trasmettitore DAB+ embedded supercompatto. Per realizzarlo i tecnici del DSP sono partiti dai tool open source DAB messi a punto dalla canadese CRC, ricompilando il software per la compatibilità con Odroid e il suo coprocessore. 

Infine, tra le novità più interessanti sul fronte dei ricevitori commerciali c'è sicuramente la nuova versione della radio ibrida Pure Sensia, modello 200D Connect, la famosa radio digitale "ovoidale" con schermo touch integrato e sistema operativo Android, compatibile con radio FM, DAB e Internet.

16 aprile 2013

RaiWay e wi-fi: il progetto c'è, mancava la chiarezza

Torno sulla questione del presunto progetto per la distribuzione di accessi Wi-Fi attraverso l'infrastruttura di trasmettitori e ponti radio gestita per conto della RAI per RaiWay per fugare le molte perplessità che avevo espresso dopo la lettura di alcuni post di area M5S che "illustravano" l'iniziativa mirata a dare accesso wireless a larga banda a tutti i cittadini italiani. Ieri ero a Trento e a Riva del Garda per le iniziative a contorno dell'inagurazione dei nuovi servizi radiofonici digitali DAB+ nella Provincia Autonoma e ho potuto discutere con i tecnici RaiWay che finalmente hanno fatto chiarezza. Sono stato aiutato anche dai lettori che mi hanno rimandato a un articolo pubblicato in questi giorni da Corriere.it. In effetti un progetto c'era, anche se non su scala così estesa. Tutto parte dalla considerazione fatta dai dirigenti della azienda infrastrutturale per cui RaiWay con i suoi tralici è in grado di "vedere tutti i tetti d'Italia". Alcuni tetti, specie con il digitale terrestre, in realtà sono esclusi e devono ricorrere al satellite di Tivùsat ma diciamo che con buona approssimazione le circa 2.400 installazioni RaiWay hanno una vista ottica con quasi tutte le nostre abitazioni. 
L'eventuale progetto di copertura in termini di accesso wireless a Internet, al contrario di quanto era dato di capire attraverso la stampa, non prevede un intervento diretto di RaiWay, ma la possibilità per Wisp locali (Wireless internet service provider) che potrebbero accordarsi con RaiWay stessa per utilizzare sia i tralicci sia l'accesso alla rete di backhaul: termine più appropriato di backbone nel caso del wireless in the local loop e riferito alla tratta - cablata o a sua volta wireless - che connette l'hotspot in radiofrequenza alla dorsale vera e propria. Il tutto a costi a costi contenuti. Uno studio di fattibilità c'è, fatto da Uni Torvergata e sarebbe stato presentato anni fa a un convegno IEEE. In effetti, mi hanno spiegato, l'iniziativa non è stata pensata per WiMax di per sé, ma è tecnologicamente neutrale. La stessa RaiWay utilizza HyperLan per realizzare e distribuire la rete di controllo  e gestione dei suoi impianti.
In tutta questa faccenda spicca ancora una volta il livello di approssimazione e vaghezza che in genere circonda le notizie riferibili a progetti ad alto contenuto tecnologico. In questo caso a peggiorare la cosa c'è la scia di considerazioni che inevitabilmente segue le esternazioni di un movimento politico che si è spesso dimostrato aperto a una visione al tempo stesso miracolistica e complottistica della realtà. Una visione in base alla quale le soluzioni ai problemi più complessi sono sempre a portata di mano e non vengono attuate solo per esplicità volontà dei "poteri forti". L'offerta di soluzioni di accesso a Internet attraverso l'infrastruttura RaiWay è un'idea praticabile in molte situazioni, attraverso la collaborazione tra più attori. Si parla tra l'altro di una qualità di accesso di un certo tipo, non paragonabile a quella possibile con le tecnologie che si sono evolute nel frattempo, anche perché la proposta RaiWay nasce in anni in cui sigle come WiMax sembravano esprimere potenziali che non si sono mai concretizzati. Da qui a dire che "tutti gli italiani" potranno disporre di connessioni ad alta qualità versando una piccola somma addizionale oltre al canone televisivo ci fa entrare in un ambito speculativo in forte contraddizione con la natura ingegneristica dei problemi e della loro soluzione. Nel nostro nobile intento divulgativo, noi giornalisti dobbiamo sforzarci di ricordare sempre l'intima complessità delle cose.

12 aprile 2013

Rai, uai, fai: la malleabile "ingegneria" del grillismo

Leggo con grande perplessità la notizia di un progetto per il riutilizzo dell'infrastruttura dei "ponti radio" RaiWAY con l'obiettivo di offrire un servizio Wi-Fi gratuito a livello nazionale. Il progetto, rilanciato anche da un giornalista di grande professionalità e senso civico - ma in questo caso ingenuo  - come Oliverio Beha, prevederebbe "la realizzazione del primo network italiano di hotspot Wi-Fi ad accesso gratuito integrato con i comuni d’Italia. Il segnale Wi-Fi viene trasportato e originato dai ponti di cui la Rai con Rai Way è proprietaria, e che sono disseminati in oltre 2200 siti su tutto il territorio nazionale. Di questi almeno 150 sono strutturati in modo da redistribuire i segnali alle isole o a distanze di oltre 400 Km. La rete di collegamento Wi-Fi gratuita coinvolgerà anche gli esercenti che potranno montare i ripetitori hotspot Wi-Fi nei loro esercizi commerciali incrementando il volume d’affari attraverso la pubblicità."
Io comincio seriamente a preoccuparmi per questa diffusione epidemica di idee strampalate fatte passare per soluzioni miracolistiche a tutti i nostri problemi, veri o presunti che siano. Riprendendo la notizia una testata online un tempo leggibile come Linkiesta scrive (ovviamente) "L’idea è semplice e piace: sfruttare le antenne di Rai Way per diffondere wifi in tutto il Paese". Un certo signor Leonardo Metalli, autore originario della proposta, aggiunge, tirando in ballo l'eterno mantra dei misteriori "ingegneri" capaci di firmare qualsiasi dichiarazione: «parlando con gli ingegneri e studiando i progetti, abbiamo appurato che si può far girare il wifi in tutta Italia».  
In realtà non si capisce bene quale sia il vero obiettivo del fantasmagorico progetto del quale è stata "appurata" la fattibilità.  Che cosa vuol dire esattamente "far girare il wifi?". Se si parla di riutilizzare dei tralicci, è una prassi molto diffusa ma in questo caso quali tralicci e per che cosa, per dare copertura wi-fi diretta? È una monumentale sciocchezza, alle frequenze del wi-fi non puoi certo dare copertura diretta attraverso una rete broadcast, tra l'altro è una banda unlicensed che si basa proprio su un gestione ad hoc su scala molto locale delle interferenze tra servizi. 
Usare l'infrastruttura RaiWAY come ripetitori, come backbone? Una scemenza spaziale, in internet i backbone sono un'altra cosa e in genere si realizzano in fibra, o sul cavo telefonico. Esistono già molti provider che propongono pacchetti di servizio ai comuni e agli esercenti e nessuno si è mai sognato di poter usare i tralicci dei ponti radio a 10 GHz. Ci sono altre tecnologie per realizzare applicazioni di trasporto radio e wireless in the local loop per colmare eventuali buchi nei backbone cablati, ma stiamo parlando di livelli di granularità e capacità di servizio ben diversi.
Attivare la rete in modalità mesh, in modo che le antenne che erogano il servizio fungano anche da backbone? Torniamo alla prima casella, non puoi dare copertura diretta con la granularità dei tralicci RAI. Anche prendendo quelli che sono i ponti di distribuzione del segnale verso i trasmettitori, sono tutti in località strategiche per la portata ottica, cioè su torri e creste montane. Forse si può pensare di sfruttare quei punti per ridistribuire un segnale verso hotspot pubblici nei singoli comuni, ma ancora una volta non possiamo fare di ogni erba un fascio (di onde): se questa è una proposta anti-digital divide mi sembra una proposta assurda, i tralicci RAI sono stati progettati e collocati in punti funzionali alla distribuzione di contenuti televisivi verso la rete dei trasmettitori, non c'è nessuna garanzia che da quegli stessi punti si possa, attraverso WiMax o Hyperlan o quant'altro "illuminare" la piazza di Roccacannuccia di Sotto. 
Qual è allora la proposta, utilizzare frequenze non Wi-Fi? Lo si farà, le aste delle frequenze UHF televisive sono già partite, ma per servizi licensed di tipo telefonico (NON broadcast) che forse non consentiranno il riuso di tralicci pensati per una infrastruttura broadcast. I nuovi entranti nel settore dei servizi di nuova generazione nella banda degli 800 MHz proveranno sicuramente a riutilizzare le location disponibili, ma dovranno anche costruire antenne nuove. 
Ancora una volta mi trovo davanti alla disarmante semplificazione di un movimento politico che sembra credere alle più incredibili stupidaggini, dalle scie chimiche alla reale disponibilità di 100 miliardi di euro che i gestori del poker online sono pronti a versare nelle casse dello Stato. L'ingegneria non è una materia trattabile su un forum Web e non risolvi un problema di radiofrequenza su un territorio così vasto postando ripetutamente su Facebook. Questo livello di totale sfrontatezza e sottovalutazione nei confronti della realtà è deleterio.

03 aprile 2013

Un volume dedicato al Jean Cocteau radiofonico

Una interessante pubblicazione francese analizza la figura di Jean Cocteau attraverso le sue produzioni e le collaborazioni con la radio. Il lavoro, che credo si riferisca anche a un convegno organizzato diversi anni fa, è curato da Serge Linarès ed è edito da Minard Lettres modernes. Un breve documento che elenca le opere di genere radiofonico di Cocteau si può scaricare dal sito scientifico Jeancocteau.net.


Les éditions Minard Lettres modernes publient Jean Cocteau. Pratiques du média radiophonique, sous la direction de Pierre-Marie Héron et de Serge Linarès, enseignant-chercheur au Centre d'histoire culturelle des sociétés contemporaines.
Durant une trentaine d’années en France, entre 1930 et 1960, à côté d’une presse écrite très vivante et avant d’être détrônée par la télévision comme média de masse, la radio a été pour des écrivains de plus en plus nombreux à mesure qu’elle se perfectionnait techniquement, un terrain de jeu, d’expérimentation et de création stimulant. Avec Desnos et Cendrars, Cocteau figure parmi les pionniers des années trente. 
Sa curiosité pour le média, sans doute préparée depuis longtemps par son intérêt artistique pour les autres machines parlantes (phonographe, téléphone), s’éveille vraiment en 1934. Elle le conduit à partir de 1937 à collaborer à plusieurs postes privés et publics comme auteur, producteur, présentateur, interprète ou simple participant de nombreuses émissions. 
L’inventaire publié en 2010 sur le site scientifique Jean Cocteau de l’Université de Bruxelles, animé par David Gullentops, dénombre plus de 400 émissions en France dans lesquelles Cocteau est présent à un titre ou un autre, tandis que le huitième numéro des Cahiers Jean Cocteau (2010) réunit un choix significatif de textes, dessins et photos permettant d’illustrer les diverses facettes de la relation de Cocteau au média.Complémentaire de ces deux publications, le dossier du présent volume explore la présence artistique et médiatique de Cocteau et de son œuvre à la radio au long de sa vie.
Serge Linarès est Professeur de littérature française du XXe siècle à l’université de 
Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines et chercheur au CHCSC.
Jean Cocteau. Pratiques du média radiophonique • Pierre-Marie Héron et Serge Linarès (dir.) 
Editions Minard Lettres modernes • 244 pages • ISBN :978-2-256-91174-3 • 24 €.

Ecco l'indice del volume:
Avant-propos, par Pierre-Marie Héron et Serge Linarès 
I. GENRES RADIOPHONIQUES 
1. Cocteau et la radio : une vue d’ensemble, par Pierre-Marie Héron
2. Des romans de Cocteau aux dramatiques – histoires d’ondes, par Serge Linarès
3. Les Enfants terribles à la radio, par Michel Collomb
4. La mise en ondes du théâtre de Cocteau – ce que voit l’oreille, par Marianne
Bouchardon
5. Le volapük de Cocteau à la radio, par Marie-Ève Thérenty
6. Jean Cocteau au fil de l’onde, par Guillaume Boulangé
7. Hommages de Cocteau à la radio, par Pierre-Marie Héron
8. Jean Cocteau, « oto-interprète de ses poèmes, par David Gullentops 
II. MÉLANGES 
La Voix humaine, une tragédie lyrique en un acte, par Hervé Lacombe Cocteau et le Journal d’un film, par Françoise Simonet-Tenant François Truffaut / Jean Cocteau, par Marcel Turbiaux
Cocteau produsse numerosi drammi e in queste settimane a Parigi, in occasione del 50esimo anniversario della morte, è in cartellone "L'aquila a due teste", dramma poco rappresentato da cui l'autore stesso ricavò una versione cinematografica. Anche "Il mistero di Oberwald" di Michelangelo Antonioni è basato su questo dramma. Una fosca vicenda di stampo macbethiano che piacerebbe ai miei amici di Autorevole e di Pacta dei Teatri, Teatro Oscar (dove qualche tempo fa ha avuto luogo una bella esecuzione operistica da camera della Voix Humaine, il testo musicato da Francis Poulenc).  Qui c'è il trailer dello spettacolo in scena fino all'11 maggio al Guichet Montparnasse.

Pour célébrer les 50 ans de la disparition de Jean Cocteau, la compagnie Etincelle dans laquelle je joue présente du 13 mars au 11 mai 2013 au théâtre du Guichet Montparnasse L'Aigle à deux têtes qui est une pièce peu connue de l’auteur et quasiment jamais jouée en France. Amour, pouvoir, complot, trahison. Une reine anarchiste, un anarchiste roi. Une intrigue policière et politique sur fond d’amour passionnel. 




02 aprile 2013

I conflitti del Caucaso in diretta sulle onde corte

Malgrado il predominio tecnologico del satellite e di Internet, la radio a onde corte continua a essere uno straordinario strumento di conoscenza del mondo. Questa mattina intorno alle 9 UTC (con l'ora legale le nostre 11) ascoltavo direttamente dal territorio caucasico - autonomo, ma non riconosciuto - del Nagorno-Karabakh, le trasmissioni di The Voice of Talyshistan,  un nuovo programma in lingua talysh che lo sgangherato trasmettitore di Stepanakert, ereditato dalla poderosa organizzazione radiotelevisiva sovietica, ha messo in onda proprio in questi giorni. La minoranza talysh abita un angolo della repubblica dell'Azerbaijan e usa una lingua che secondo il catalogo delle lingue a rischio dell'Unesco arriva a malapena a un milione di parlanti. Sembra che il ceppo linguistico, affine al farsi ma non del tutto mutualmente comprensibile, risalga addirittura all'antica popolazione dei Medi ed è ancora oggi diffuso, oltre che in Azerbaijan, anche nelle regioni confinanti dell'Iran.
Immagino che non sia escluso il collegamento tra l'inizio delle trasmissioni in talysh e le vicende del giornalista e attivista talysh Hilal Mamedov, direttore del giornale Tolyshi Sado, arrestato e detenuto a Baku dal giugno del 2012. Mamedov inizialmente è stato accusato di detenzione di sostanze stupefacenti, poi gli inquirenti hanno aggiunto anche il carico del tradimento e dell'incitamento all'odio etnico. Sembra che le autorità azere non abbiano affatto gradito il successo di un filmato YouTube in cui Mamedov viene ripreso nel pieno di una funerea cerimonia nuziale talysh mentre improvvisa, in russo e talysh, una "meikhana" (una specie di rap tipico dell'Azerbaijan) intitolata "E tu chi sei? Diciamoci arrivederci", immagino con chiaro intento ironico nei confronti delle autorità costituite. L'uso della lingua russa ha fatto pensare che il destinatario dell'insolito "rap" sia l'onnipotente amico Putin, che il regime di Baku si sforzerebbe di compiacere. Anche con l'arresto dell'autore dello scherzo cantato.



Sarebbe bastato questo, insieme evidentemente a tutto quello che Mamedov scrive su Tolyshi Sado, per far scattare una repressione che secondo fonti come Kavkaz-Uzel (Il nodo caucasico), sito Web in russo e inglese della ONG russa Memorial (ideata addirittura dal celebre dissidente sovietico Andrei Sakharov per propagare la verità sul potere staliniano), sarebbe sempre più spietata nei confronti di tutte le etnie, le lingue e le opinioni estranee alla cultura turca dominante da quelle parti. Hilal Mamedov, considerato una vera e propria spia che agisce per conto del regime iraniano, è stato anche insignito di un premio dall'Istituto per la pace e la democrazia, un'altra organizzazione umanitaria locale diventata bersaglio della repressione azera. Tolışstoni Sədo Radioyi pubblica l'audio delle sue trasmissioni, con tanto di logo con i "9677" dell'emittente fantasma di Stepanakert - ben lieta di diffondere qualsiasi cosa che possa far dispiacere a Baku - anche su un canale YouTube. Ma indubbiamente le onde corte consentono un ascolto diretto che rende a sua volta molto più immediate le intricate e drammatiche vicende di un territorio in secolare conflitto. Ecco come arriva in Italia la voce dell'inesistente  (per ora) "Talyshistan" ripresa dall'antenna del Nagorno-Karabakh: