30 aprile 2017

IheartMedia rischia di fallire per debiti: incerto il destino di 850 stazioni radio USA


Pessime notizie per IHeartMedia, la conglomerata un tempo conosciuta con il suo marchio storico ClearChannel, tuttora proprietaria di oltre 850 stazioni radio Usa (cifra che la colloca in cima alla classifica dei maggiori operatori) e di un significativo business di pubblicità esterna (cartellonistica). Tutto risale alla situazione debitoria del gruppo, che nel 2008 era stato acquisito da una cordata composta da Bain Capital e Thomas H. Lee Partners. Come succede in questi casi, gli acquirenti generano debito per perfezionare l'acquisto. Ma trattandosi di una preda da 25 miliardi di dollari circa, il debito accumulato fu di 20 miliardi. I giornali americani specializzati, come Variety, dicono che iHeartMedia non ce la potrà fare, con qualcosa come 8 miliardi dovuti entro nel 2019. La società, guidata dal genietto del marketing (e enfant prodige del microfono) Bob Pittman, l'autore del miracolo MTV, sta cercando di ristrutturare il debito ma il vero problema è radicale: la radiofonia non è più un mercato pubblicitario fiorente, sta faticosamente cercando di risalire a quota 18 miliardi annui di revenues e i modelli pay legati a forme di abbonamento a servizi streaming non sono necessariamente efficaci.

Lo scorso anno IHeartMedia aveva affiancato al suo servizio di radio online "personalizzata", un concorrente in piccolo di Pandora, un vero e proprio servizio di streaming musicale, basato su Napster.  Sostenuto dalle campagne diffuse dalle sue stazioni, il servizio ha incontrato un discreto successo di pubblico, ma i fatturati non bastano a coprire i debiti e le spese, aumentate per l'inspegabile decisione da parte di Pittman, di commissionare una completa ristrutturazione del quartier generale newyorkese, coinvolgendo architetti e arredatori di grido. Al momento dell'acquisizione, la ex ClearChannel aveva dovuto liberarsi di circa 400 stazioni locali, mentre un paio di anni fa IHeartMedia ha cominciato a cedere la proprietà dei tralicci radio. Se dovesse fallire, che ne serà di quegli 8 centinaia di stazioni?

16 aprile 2017

Dopo il serial TV sugli USA occupati da tedeschi e giapponesi, Amazon lancia Resistance Radio

Alternate history. No, non è un'espressione emersa in questa triste e decadente fase di fake news. La narrativa storica "alternativa" è un genere letterario consolidato, che secondo Wikipedia affonderebbe le sue radici addirittura in Tito Livio, il primo a chiedersi "che cosa sarebbe potuto succedere" se Alessandro Magno avesse deciso di espandersi verso occidente invece che verso est. Nell'800, Napoleone fu involontario protagonista di romanzi che ne immaginavano un successo mondiale, non più contrastato dalle disfatte di Russia o di Waterloo. Nel secondo dopo-guerra, i racconti di storia alternativa - che nella tradizione non anglosassone si chiamano "ucronìe" - tendono a essere classificati come sub-genere della fantascienza, anche perché spesso gli autori affrontano scenari tecnologici legati a invenzioni mancate o diversamente attribuite.
Dalle diverse ipotesi che potremmo formulare sugli esiti della Seconda Guerra mondiale sono nate le opere più celebri, a partire da The Man in the High Castle di Philip K. Dick, dove si immagina, a meno di vent'anni da una guerra finita in modo radicalmente diverso, un Nord America equamente spartito tra nazisti e giapponesi. Nel 2015 romanzo ucronico del celebre autore sci-fi fa ha ispirato un serial televisivo prodotto da Amazon Prime Video e ormai giunto alla seconda stagione. Dallo scorso marzo Amazon ha affiancato a The Man uno spin-off audio cross-platform basata su Resistance Radio, una stazione pirata che è stata introdotta nella nuova stagione del serial TV. In occasione del festival SXSW il progetto è stato presentato con l'allestimento di un vero e proprio studio radiofonico virtuale.
Questa lunga intervista apparsa su Divergence spiega che l'obiettivo di Resistance Radio - disponibile attraverso tutte le principali piattaforme streaming, da Spotify a TuneIn, e persino con dispositivi Web radio come Amazon Echo, l'altoparlante "connesso" che utilizza la tecnologia AI Amazon Alexa - è quello di mantenere vivo l'interesse nella seria anche durante l'attesa dei nuovi episodi, fornendo anche una utile sinossi a chi non si è ancora avvicinato ai contenuti televisivi. La programmazione richiede un complesso lavoro di story telling affidata a due agenzie di digital marketing: Campfire e SapientRazorfish. Persino le musiche, famosi successi dei primi rivisitati da artisti indie contemporanei, diventa un elemento importante di questa operazione, che è anche una rivisitazione del significato di contenuto radiofonico e radiodramma.
[Grazie a Francesco Delucia per la segnalazione]