31 ottobre 2007

1242 kHz, due prede asiatiche sull'Adriatico


Perché il Nord Europa è così favorito nella ricezione di emittenti in onde medie molto lontane? Molto semplicemente perché l'inverno, nelle regioni subartiche è più buio di quanto non sia nell'Europa continentale. Quando il sole tramonta al Nord, le stazioni che operano in aree ancora illuminate risultano spesso attenuate. Anche perché la loro onda di terra non si propaga a lunghissime distanze.
Ieri Giampaolo Galassi, che afferma di aver finalmente riparato la sua antenna K9, si è rimesso ad ascoltare le onde medie pomeridiane, ha lasciato acceso il minidisc mentre era al lavoro, con la radio ferma su 1242 kHz. Le due incisioni che potete ascoltare illustrano molto bene l'effetto di cui ho appena scritto. Su 1242 trasmette, da Marsiglia, France Info e quella è la voce che domina buona parte dei clip. Se Giampaolo abitasse sulle rive settentrionali del golfo di Botnia, invece che a pochi passi dall'Adriatico, quella voce non la sentirebbe. Sentirebbe solo il Vietnam e il Giappone. Il che però non gli ha impedito di ascoltare Voice of Vietnam e il Giappone con JOLF insieme alla Francia! Ma che fatica, e solo grazie alla buona attenuazione del segnale da ovest dovuto alla K9. Non so se il Giappone sia mai stato ascoltato in Italia su 1242, ma in questa fase del ciclo solare molte cose sembrano possibili. Nel clip di Giampaolo si sentono distintamente i rintocchi dell'orologio delle 15 UTC e un annuncio in voce femminile. Voice of Vietnam è arrivata alle 15.30, in una delle lingue del foreign service in onde medie (a quell'ora in thai?) trasmesso da un impianto molto potente.

30 ottobre 2007

Sconti su copyright e costi per le private inglesi

Leggendo oggi sul Guardian le dichiarazioni di Andrew Harrison, Ad di Radio Centre, l'associazione ombrello delle radio commerciali britanniche, si imparano molti particolari interessanti sulle modalità di distribuzione dei programmi radiofonici privati nel Regno Unito. Il capo di Radio Centre afferma che la situazione finanziaria delle radio commerciali inglesi non è rosea. Harrison punta su due opportunità che potrebbero ribaltare la situazione attraverso una revisione dei costi attuali, su cui pesano per il 5-10% i costi di trasmissione e per un altro 10% i costi del copyright. Questi ultimi (60 milioni di sterline, pari a 90 milioni di euro), confida Harrison, potrebbero essere rinegoziati verso il basso. Per i costi di trasmissione ci sono speranze perché sul piatto in Gran Bretagna c'è la proposta di fusione tra Arqiva e National Grid Wireless, due service provider che gestiscono per conto dei broadcaster, gli impianti di trasmissione. Un modello di separazione tra offerta di contenuti e controllo dell'infrastruttura di trasporto che gli italiani dovrebbero cominciare a studiare fin dalle elementari. Fino a oggi indipendenti, Arqiva e National potrebbero diventare una società unica, perché la banca che possiede Arqiva ha offerto 2,5 miliardi di sterline (3,75 mld di euro) per National. Ovviamente il merger ha suscitato l'attenzione dell'antitrust e Harrison non nasconde la sua idea: fare pressioni sulla nuova società perché riduca le tariffe praticate sull'esercizio dei trasmettitori, considerando anche il fatto che questo tipo di attività ammonta ad appena il 5% del fatturato consolidato della nuova società che uscirebbe dal merger.

Commercial radio told to seek 'step change'
John Plunkett - Guardian Unlimited
Tuesday October 30 2007

The chief executive of the Radio Centre, the body that represents commercial radio, has identified cuts in copyright and transmission costs as an opportunity for a "step change" in the industry's profitability.
Andrew Harrison said in a presentation to City analysts that transmission costs were equal to between 5% and 10% of industry revenues, with copyright costs accounting for another 10%.
"Both copyright and transmissions costs are mid-term opportunities for the industry to step change its profitability," said Mr Harrison.
"Copyright fees total around £60m for the sector. The current arrangements are up for renegotiation as from 2008.
"This will be a tough negotiation but, from drawing comparisons with how copyright fees are levied in other countries around the world, it may well be an area where we are able to find a more favourable balance."
Mr Harrison, speaking to analysts at a presentation hosted by Numis, said there was an opportunity to cut transmission costs with the proposed merger of rival transmitter operators, Arqiva http://www.arqiva.com/products-and-services/terrestrial-solutions/broadcast-radio and National Grid Wireless.
The £2.5bn acquisition of NGW by Macquarie Bank, which owns Arqiva, has been referred to the Competition Commission due to monopoly concerns.
"Transmission costs are already in the spotlight with the proposed merger of Arqiva and MGW who are the providers of services in the UK," said Mr Harrison.
"Since radio is only about 5% of their total business in the UK and with this merger essentially resulting in a monopoly for transmission services for the UK radio industry, we may well be in a good position to drive a hard bargain and strong guarantees if the merger is allowed to go through."
Mr Harrison told analysts that commercial radio would also be helped by the BBC's lower than expected licence fee settlement.
"The BBC now finds itself under considerable cost pressure. Their ability to buy the biggest and best in terms of talent is significantly reduced," he added.
"Most of the on-air BBC talent started in commercial radio before being lured over by big salaries. Our biggest competitor has been tamed - slightly."
He added that commercial radio would also be boosted by further consolidation in ownership and reduction in regulation - to a greater or lesser extent - currently being considered by Ofcom.
Meanwhile, the Radio Advertising Bureau, part of the Radio Centre, today announced a restructure of its team as part of a drive to ensure "greater customer focus".
The internal changes will see a strategy consultant appointed to each of the major media buying agency groups the RAB deals with.
Three new strategy consultants have been appointed: Natalie Scott from CBS Outdoor; Mike Holt from independent production company Somethin' Else; and Nicci Roffey, formerly of News International.
They will join the current team of Judith Spilsbury, Jo Coltman and Mark Williams, who have all moved to new roles as strategy consultants.
"In an age of bewildering choice, advertisers and agencies want to know how each medium can specifically work for them," said the RAB managing director, Simon Redican.
"Radio is now multiplatform - there are more new and exciting opportunities than ever before and we want to make sure people are considering radio and getting the best out of the medium."
(http://www.guardian.co.uk/media/2007/oct/30/commercialradio.radio)


Radio digitale in Germania, una newsletter

Meinungsbarometer, il barometro delle opinioni è una newsletter in lingua tedesca che ogni mese potete scaricare gratuitamente dal sito Web di Digital Radio Mitteldeutschland, società di consulenza di Halle (Saale) in Sassonia. Vale la pena tenerla sott'occhio perché in Germania il dibattito sull'introduzione, o meglio sull'evoluzione (considerando che il DAB c'era già), della radio digitale è molto vivace.

Cognitive radio con cognizione di causa

Stefan Mangold, chi è costui? Stefan è un ricercatore di Swisscom Innovations che si occupa - tra le altre cose - di cognitive radio e dynamic spectrum assignment. Ho trovato il suo sito Web segnalato su un gruppo di discussione sulla software defined radio. Per cognitive radio si intende, a grandissime linee, una radio che prima di ricevere e trasmettere "annusa" lo spettro che la circonda e agisce di conseguenza, scegliendo la o le frequenze più opportune per evitare di interferire con altre radio o altri servizi. Roba tosta, perché tutto si basa su algoritmi real-time molto complessi. L'argomento viene affrontato da Stefan in un libro che John Wiley & Sons pubblicherà nel 2008. Ma come assaggino, uno può andarsi a leggere gli articoli Cognitive Radio, Spectrum Etiquette e gli altri che troverete sul sito di Stefan sezione Research Interests.
Non è un testo divulgativo, specie quando si entra nel contesto delle ontologie, ma finora non ho trovato niente di così esaustivo come prima introduzione sull'argomento. Questo è il "problem statement" che precede la successiva discussione:

It is well known that radio spectrum (~30MHz ... 30GHz) is inefficiently used, because of our complicated radio regulation. Cognitive radios attempt to overcome this problem. Often, "agile radio" is used as synonym for "cognitive radio." Cognitive radio is not only a new radio technology, it also includes a revolutionary change in how the radio spectrum is regulated.
Today, access to radio spectrum is frustratingly difficult. The access is restricted by an old radio regulatory regime that emerged over the last 100 years. Large parts of our radio spectrum are allocated to licensed radio services, in a way that is referred to as command-and-control. Open access to most of the radio spectrum is only permitted with very low transmission powers, in a so-called underlay sharing approach, as for example used by Ultra Wideband (UWB). The overlay sharing approach, i.e. the free access to open spectrum, is generally not permitted.
Only some small fractions of the radio spectrum, the unlicensed frequency bands, are more or less openly available. Unlicensed frequency bands build a tiny fraction of the entire radio spectrum, where overlay sharing is commonly used. Excitingly, over the past decades, this lead to a wide variety of new wireless technologies and services, among many others the popular Wireless Local Area Network (LAN) IEEE 802.11 and Bluetooth for Wireless Personal Area Network (PAN).
However, spectrum access remains to be a restricting bottleneck that may even slow down the development of new radio services that can substantially improve our health, safety, work environment, education of people, and quality of leisure time.
Changing the status of licensed radio spectrum can be perilous and painfully slow. It takes a concerted effort among government regulatory agencies, technology developers, and service providers to achieve efficient and timely deployment. This is one of the reasons why, paradoxically, 90-95% of the licensed radio spectrum is not in use at any location at any given time. The existing radio regulatory regime is simply too complex to handle the increasingly dynamic nature of emerging wireless applications. As a result, we waste precious spectrum.

BBC WS: la storia del '900 in 75 minuti

In questo 2007 ricorre un anniversario radiofonico "pesante", quello del 75esimo anniversario del World Service (né Imperial Service) della BBC. Una sezione speciale del sito Web dell'emittente, celebra l'occasione con 75 audio clip da un minuto estratti dai poderosi archivi della Beeb. Sono altrettante piccole delizie del nostro passato, antico e recente. Da assaporare come le ciliegine sotto spirito, una dopo l'altra.

Lo statement di James Oberg su Torre Bert

Mi ero ripromesso di non tornare per un po' sulla questione ma solo ora ho scoperto che James Oberg ha pubblicato qualche mese fa sul suo nuovo sito dedicato alla storia della esplorazione spaziale una dichiarazione ufficiale sul perché, a suo parere, le affermazioni dei fratelli Judica Cordiglia non sono credibili:
WHY I DON’T BELIEVE THE CLAIMS OF THE JUDICA-CORDIGLIA BROTHERS
A new book and a separate video documentary on the space signals monitoring activities of two Italian brothers (Achille and Giambattista Judica-Cordiglia) in the 1960s both raise old questions, and quote me in places. To make clear that I still believe NONE of their stories, here is a detailed summary statement.

March 1, 2007: Prepared statement by James Oberg on the activities claims of the Judica-Cordiglia brothers on Russian space flights

1. In November 2006 I took part in an interview for a production of a documentary called ‘Space Hackers’, that detailed the claims of two Italian radio amateurs – the Judica-Cordiglia brothers --in the 1960s concerning secrets of Soviet space missions. The brothers, in Turin in northern Italy, operated an amateur radio receiving facility called 'Torre Bert’. This statement for the record is an effort to insure an accurate public disclosure of my true assessments of these claims.
Per leggere oltre questo dettagliato documento - citato qui solo per integrare le informazioni già fornite in passato e gli scritti dello stesso Oberg già riportati - potete cliccare sul link che segue, preso dalla sezione sulla ufologia: http://www.jamesoberg.com/judica-cordiglia.pdf.

28 ottobre 2007

Archivi praghesi

Quando, a metà degli anni '70, ho cominciato a interessarmi di radioascolto, si era in piena Guerra Fredda, la primavera di Praga si era conclusa da tempo, in vita c'erano tutti i vari dittatori (da Franco a Mao, da Honecker a Breznev). E ascoltare le emittenti dell'ormai dimenticato "blocco sovietivo", dava quasi la sensazione di sbattere contro una plumbea cappa di impenetrabile solidità. Quando la stupidità della propaganda è al suo massimo la prima cosa che pensi, come essere quasi raziocinante, è che le cose, messe così, non potranno cambiare mai. Radio Praga non era peggiore delle altre, anzi. Ma riversava pur sempre la sua brava dose di assurdità nel piccolo altoparlante della radiolina a onde medie che utilizzavo, prima di addormentarmi, per seguire i notiziari - in italiano - di Cecoslovacchia, Polonia, Bulgaria... Se allora mi avessero detto che nel giro di quindici anni sarebbe finito tutto, forse non ci avrei creduto, anche se col senno di poi quell'apparato di armi, polizia e cartapesta tanto solido non era mai sembrato.
La "nuova" Radio Praga ha smesso di trasmettere in italiano ma continua a produrre ottimi programmi per l'estero, affiancandoli con un eccellente sito Web. E ora apre le porte dei suoi archivi sonori con una trasmissione che andrà in onda a partire da questo giovedì fino al prossimo marzo. Il curatore di questa serie, David Vaughan, parla degli archivi di Radio Praga, circa settant'anni di registrazioni che ci permettono di risalire il corso del tempo fino all'Europa che si stava affacciando sull'abisso. Non mancheranno le vicende del dopoguerra e della cosiddetta "rivoluzione di velluto". Un programma davvero da non perdere sulle frequenze in onde corte di Radio Praga in inglese.

New Radio Prague feature unearths Czech Radio gems

[26-10-2007] by Ruth Frankova

Starting next Thursday, our colleague David Vaughan will be introducing new series entitled From the Archives. As the name suggest he'll be dusting off some of the many unique recordings to be found in the archives of the Czech Radio. I asked David what drew him to explore the archives in the first place.
"Well what is so fascinating is that Czech Radio has a fantastic sound archive and it goes right back to the 1920s. Regular archives were kept from the time when it was still known as Radiozurnal in the mid 1920s and we have a huge wealth of archive material. And quite interestingly a lot of that material, surprisingly enough, is in English. So maybe we can listen now just to what a Radio Prague station announcement would have sounded back in 1927"
"Hello, hello. Prague Czechoslovakia calling. Good evening ladies and gentlemen."
"So, really not so much has changed. It's the familiar Radio Prague talking to the world."
When you were skimming through the archives, did you have any idea what you were looking for? "Well I have spent a lot of time over the years I have been at Radio Prague looking through archives and there are, in English as well as in Czech, some fascinating recordings, for example early life sport reports, not to mention the huge wealth of musical recordings which I am not really going to be looking at in this series."
"And there are just some fascinating gems which are extremely early. For example we have a recording from 1932 of the president and founder of Czechoslovakia Tomas Garrigue Masaryk speaking in English. I would like us to hear a little extract maybe of Masaryk talking about the wonders of broadcasting."

[audio clip]"Broadcasting is becoming one of the most popular bonds of union among the nations as well as one of the most suitable instruments for the spread of culture and art and of political education."

"So that was president Masaryk way back in 1932 and it's amazing to think that it is somebody speaking who was born in 1850. So that really is a bridge to the past."
Did you set yourself some time limit?
"Well, it starts in 1928. And really the archives go through some fascinating periods. Just to name a few, we have the Sudeten German crisis in 1938 which ended with the Munich agreement, the drama of the Prague Uprising of May 1945. And we have got the Communist takeover in 1948, we have got the occupation by Soviet-led Warsaw pact troops in August 1968 and than of course it goes right up to the present day, to the Velvet revolution of 1989 and then we have other events more recently - the division of Czechoslovakia, we have the Czechs winning a gold medal in ice-hockey in Nagano in 1998 so there really is a huge wealth of material there."
For those of you who would like to hear these and other recordings, don't forget to tune in every Thursday. The series will be running until the end of March 2008.

Radiophonic, festival di radiofonia creativa

Ancora una volta grazie a Jorge e al suo A Rádio em Portugal, per una notizia riguardante un curioso festival di una libera associazione di stazioni radio libere e webradio, Radia Network.
Radiophonic 2007 si sta svolgendo in questi giorni, in queste ore, fino alle 20 italiane di stasera, quando la maniferstazione si chiuderà con una kermesse di programmi concatenati e diffusi via etere dalle stazioni del circuito Radia e via Internet. Ecco il programma (come si vede, nessuna rappresentanza dall'Italia):

Radioactive Radiophony by RADIA network

sunday 28/10 - 20:00

From New York to Lisbon, the radio stations of the creative network RADIA will make a live broadcast of the performances taking place at the festival’s venue. The contributions from abroad will be «contaminated» by artists on stage, in Brussels. This collective performance in real-time will be introduced by Knut Aufermann and Sarah Washington (Resonance104.4fm, Mobile Radio), Pierre De Jaeger (acsr, Radio swap, Radio Campus), Etienne Noiseau (acsr, Radio Grenouille), Ricardo Reis (Radio Zero) and DinahBird.

With stream from:
20:20 - Rádio Zero (Lisbon, PT): Paulo Raposo
20:40 - Radio Corax (Halle, DE): Ralf Wendt + Udo Israel
21:00 - Radio Grenouille (Marseille, FR): Tante Hortense + Eddy Godeberge
21:40 - Lemurie TAZ (Praha, CZ): Jan Dufek, Ladin Zelezny, Stana Abraham + Milos Vojtechovsky
22:20 - Backyard Radio (Berlin, DE): Diana McCarty + Pit Schultz
23:00 - Resonance104.4fm (London, UK): Piers Gibbon
23:20 - free103point9 (New York, US): Sophea Lerner with Ravi Agarwal
Questo è invece un breve testo di presentazione dell'intero festival, iniziato venerdì 25. Sul sito Web ufficiale si trovano molte informazioni.

Radiophonic 2007
‘Les rencontres de l’atelier de création sonore radiophonique’

A radio in the making: ephemeral, live and on the air 24 hours a day from 25th until 28th of October 2007

Taking the radio station as its starting point, the festival opens on the « post - radiophonic »: an attempt at apprehending new kinds of expressions in sound and radio-art, which are propagating beyond a desire for control, propaganda or discourse. This is a radio inventing itself; in which the three genres of radiophonic art – fiction, documentary, sound art – are approached in their pure or porous forms, through the theme of contamination.

The Radiophonic Festival 2007 offers a laboratory space for radio-artists, those who capture sound, broadcast it on the airwaves as much as for artists of all disciplines, poets, animators, activists, scientists and the amateurs.

If the specificity of sound is to propagate freely, it sometimes does this, despite ourselves. At Radiophonic, both hertzian and Web radio will be the transmitting medium of sonorous viruses, which all kinds of creation, from literature to music, theatre, dance or the visual arts appropriate in order to parasite them and transform them.

Radio is in full mutation; it is an extravagant and plethoric wave unfolding before our eyes and particularly in our ears. « Without much noise, with its elegance and natural discretion, radio is experiencing its revolution».

Radiophonic Collectif

Maieutica radiofonica

Costretta dalla sua popolarità a un inevitabile livellamento verso il basso, in genere la televisione non riesce ad annoverare tutte le icone culturali che al contrario rendono la radio un mezzo di comunicazione e una sede di dibattito per e tra intellettuali. Per un Bernard Pivot, per un Piero o Alberto Angela televisivi - figure di ideatori di programmi che con il loro enorme successo ci dicono che forse la televisione fa male ad accontentarsi del livellamento verso il basso - esistono centinaia di controesempi radiofonici in cui la vocazione dello strumento di massa si sposa con la passione e il rigore culturale. Carlo Emilio Gadda, tanto per dire, lavorava alla radio e i canali radiofonici culturali sono spesso i veri gioielli della corona di proposte di radiofonia pubblica, dentro e fuori l'Europa.
Può così capitare che la casa editrice di una delle università più prestigiose d'America, Stanford, pubblichi l'autobiografia professionale e letteraria di un conduttore radiofonico molto apprezzato per la sua carriera di intervistatore di letterati e altri esponenti del mondo culturale e artistico, Michael Krasny. Il libro si intitola "Off Mike" e contiene i ricordi di Krasny e dei suoi incontri con scrittori famosi e altri personaggi. La recensione che segue è stata pubblicata sul San Jose Mercury News, il quotidiano ufficiale della Silicon Valley. Krasney è uno degli animatori di KQED, la stazione che rappresenta il circuito National Public Radio a San Francisco e che si ascolta in FM in tutta la Bay Area, fino a Monterey a sud e Sacramento a nord. E' dai microfoni di KQED che Krasny ha conversato con Roth e Naipaul, con DeLillo e Oz e anche col nostro Umberto Eco.
Nella presentazione del volume sul catalogo online della Stanford University Press, si legge che:

Michael Krasny is one of the country’s leading interviewers of literary luminaries, a maestro for educated listener who prefer their discourse high and civil. He is a writer’s interviewer.
But it didn’t start out that way.
In Off Mike, Krasny, host of one of public radio's most popular and intellectually compelling programs, talks of his strong desire to become a novelist in the footsteps of Bellow and Philip Roth, and then discovering his real talent as a communicator—a deft ability to draw others out as an interlocutor. Krasny remarks that, “Trying to meld life into art as I read and interpreted and taught and wrote about writers, I went on to talk and talk and talk with writers until I had interviewed more writers perhaps than anyone ever has or will or should. I was on the road. My own road to literary Damascus. More than ever, I wanted to live a life that could answer Bellow’s primary question: How should a good man live.”

Un curriculum che parte dunque dal desiderio di diventare collega di Saul Bellow e Philip Roth ma culmina nel ruolo di narratore dei narratori, attraverso la potenza introspettiva dell'arte della maieutica. Radiofonica, si intende.

The literate radio host
KQED'S MICHAEL KRASNY WEAVES TOGETHER INTERVIEWS, STORIES FROM HIS LIFE IN RADIO
By Brad Kava Special to the Mercury News Article Launched: 10/28/2007 01:43:57 AM PDT

In his years on commercial radio, talk show host Michael Krasny was told to limit his vocabulary and to keep his show dumbed down so listeners would not feel stupid.
He makes up for it in his autobiography, "Off Mike: A Memoir of Talk Radio and Literary Life" published this month by Stanford University Press.
His subjects range from the hard-boiled radio manager whose loves were ego and power, to authors such as Salman Rushdie and Larry David.
Krasny ultimately left commercial radio - one station fired him because he had "too many old broads on" following interviews with Jessica Mitford and Doris Lessing - and has spent 14 years on KQED-FM, where he hosts the station's erudite two-hour interview and talk show "Forum."
Perhaps the biggest plaudit to give Krasny - who aspired his whole life to be a novelist, but settled for hosting talk radio and television shows, doing live interviews and teaching college - is that this book is well written, and will equally please literati and listeners of commercial radio.
One critic complained the book should have been called "On Mike." But part of the book's charm is that Krasny, 62, doles out some of his toughest shots at himself, as he grew from a Cleveland hoodlum to the holder of a doctorate in English teaching at San Francisco State University.
So many memoirs leave out unfailingly human moments of pain and doubt. But Krasny recalls those moments, like throwing up on his first job interview at a professor's home.
These stories are balanced with his slow march to success in the Bay Area, including his stints on Marin's KTIM-FM (where he did a show called "Beyond the Hot Tub") and 10 years with San Francisco's most listened-to station, KGO-AM (where his nighttime show mixed collegial intellect with entertainment), and his current high-profile position hosting "Forum" at 9 a.m. daily.
At the end of each chapter of his life story, Krasny weaves in summaries of his interviews with successful authors, such as Khaled Hosseini, Philip Roth, Norman Mailer, Gore Vidal, Isabel Allende, Amy Tan and Kazuo Ishiguro. Radio fans will instantly recognize the pattern: They are like the hourly commercials and news that punctuate a talk show.
It's a good twist in this age of channel surfing. Fans of literature may only want to read about the authors, and radio fans may want to skip the interviews and stick with stories of the airwaves.
My biggest problem with the book was his failure to name names. For example, he doesn't identify a boss by name, and he recounts a story of a famous rocker indulging in preconcert sex without identifying him.
In an interview, Krasny said he preferred not naming everyone, some for reasons of libel, others just because he didn't want to. But he goes so far in telling all most of the time, it's frustrating not to carry it through to the end.
He even leaves out Michael Savage's name, although the high school graduation speech at which the conservative radio talk host heckled Krasny has been extensively reported.
His description of the now-popular host who practices "pathology dressed up as conservatism," is a great example of Krasny's storytelling, and his candor.
"I would later on feel involuntary twinges of envy for this despicable man, a toxic, incendiary gasbag with a growing, undeniable appeal - who would go on to build a major national career out of a frappe of jumbled extremist views and the sort of kook and shock-jock excess that I had come to speak publicly about as giving talk radio a bad name."
There's always an underlying self-doubt with Krasny, even as he is hired to high-paying jobs interviewing corporate CEOs and the world's top authors.
Krasny never feels that he has achieved his own dream of writing great literature, although, like James Lipton, he's become identified with the oeuvre of doing serious, unfailingly well-prepared interviews, a respected art of its own.
Even at the height of success, when one of his students calls him "professor Superman," Krasny, unafraid to show his warts, responds: "Read my book."


OFF MIKE:
A Memoir of Talk Radio
and Literary Life
By Michael Krasny
Stanford University Press, 344 pp., $24.95

I suoni della Memoria

Quello che segue è un bel pezzo del giornale portoghese O Público sul progetto di RTP - la radio pubblica in Portogallo - per la creazione di un archivio sonoro accessibile a tutti con le registrazioni delle trasmissioni storiche. Sul sito del quotidiano è reperibile un clip con la cronaca della partenza delle truppe per la guerra coloniale del 1961 (altrimenti nota come Guerra do Ultramar, conclusasi nel 1974 con la Rivoluzione dei "cravos," dei garofani e l'inizio della dissoluzione dell'impero coloniale lusitano). E' un documento molto toccante, come scrive O Público, perché tra i toni trionfalistici del radiocronista, i tamburi, le marce, gli inni nazionali, il microfono non riesce a nascondere le grida di dolore delle donne e delle madri che vedono partire i loro mariti e figli.
L'articolo è uscito ieri, 27 ottobre, in occasione della Giornata mondiale del patrimonio audiovisivo decretata dall'Unesco. Non ne sapevo niente, forse perché i nostri organi di stampa (mi ci metto, colpevolmente, anch'io) ne hanno parlato poco e male. Il problema della conservazione delle testimonianze sonore e visive su supporti magnetici o elettronici è di portata colossale. Il materiale antico rischia il distruzione, quello più recente comporta grossi ostacoli di accessibilità e in prospettiva va incontro alla concreta possibilità dell'estinzione dei formati e delle piattaforme software e hardware. Una realtà, insomma, in cui i documenti ci saranno ma non si potranno più leggere perché incompatibili con i sistemi di lettura del futuro. Sul Web ho trovato una eccellente risorsa, Il mondo degli archivi online realizzata per conto della Associazione Nazionale Archivistica Italiana ANAI. Ricordo naturalmente anche il lavoro fatto dalle Teche Rai e dall'Istituto Luce. A Milano, dal 15 al 17 novembre, al Palazzo delle Stelline, si terrà il convegno SOS Archivi di Impresa, un contesto ideale - credo - per approfondire la tematica degli archivi delle emittenti pubbliche.
[Solo ora, dopo aver scritto questo contributo, mi accorgo che l'amico Jorge Guimarães Silva ha trattato l'argomento proprio ieri, sul suo ottimo blog A Rádio em Portugal. Insieme alla testimonianza di Público troverete diverse altre notizie. Um trabalho excelente, Jorge.]

Unesco celebra hoje Dia Mundial do Património Audiovisual
RTP vai lançar arquivo criativo com sons históricos da rádio
27.10.2007 - 09h10 Ana Machado

A RTP prepara-se para lançar um arquivo criativo com sons da rádio, de acesso livre. O projecto, inspirado em experiências semelhantes da BBC, em Inglaterra, ou da Rádio Pública Nacional norte-americana, colocará on-line e de forma gratuita, sons hoje inacessíveis aos cidadãos e que representam momentos únicos da história portuguesa desde os anos 1930.
Estamos em Junho de 1961. No cais da rocha do Conde de Óbidos, em Lisboa, a multidão reuniu-se para ver partir um dos primeiros contingentes de soldados a partir para a Guerra Colonial. Há fanfarra, hino e ambiente de festa. O repórter lança-se no seu discurso, previamente revisto, onde fala da grandiosidade do império e do céu azul na partida, despedindo-se com um “boa viagem rapazes e até breve”. Mas o microfone da rádio, que não obedece a ordens, não conseguiu fazer calar os gritos de dor de mulheres e mães que se ouvem de fundo, ao longo de toda a reportagem. (O PUBLICO.PT disponibiliza o som num link a este texto)
Inês Forjaz, jornalista da RDP, uma das responsáveis pelo projecto do arquivo criativo, revela que são fragmentos de história como este que o arquivo da rádio guarda e que deviam ser acessíveis ao público em geral, lembrando que, hoje, a UNESCO celebra o Dia Mundial do Património Audiovisual, que é preciso preservar.
Há dois meses que Inês “vive” nos arquivos da rádio: “Tenho pena de não ter quantificado quantas horas já passei a ouvir sons”. E tem um “caderninho de mercearia” onde apontou todos os tesouros que foi apanhando. São muitas histórias e muitos sons que a jornalista, juntamente com Eduardo Leite, responsável pelos arquivos da rádio, e António Almeida, autor da plataforma informática do projecto, querem agora tornar disponíveis ao público em geral. “Encontrei autênticas revelações históricas”.
A BBC realizou um projecto experimental idêntico, entre 2005 e 2006. Ao todo foram disponibilizados 500 ficheiros de sons e imagens que geraram 500 mil “downloads”. O projecto parou entretanto no âmbito da avaliação periódica de serviço público a que a estação está periodicamente sujeita. E a National Public Radio norte-americana tem um programa, o Open Source, onde o auditório escolhe o tema a tratar no site do próprio programa.
Para os autores do projecto não se trata apenas de disponibilizar ficheiros de som, muito menos de uma forma exaustiva: a plataforma, que ficará alojada no portal da RTP, alojará de início talvez não mais de dez exemplos de sons considerados simbólicos dos acontecimentos mais importantes da nossa história do século XX, que também é o século da rádio: “Vamos dar prioridade aos primeiros anos da rádio, desde 1936, que correm o risco de ficarem esquecidos”.
Os sons serão ainda devidamente acompanhados, sempre que possível, do contexto em que foram captados e do contexto histórico em que estão inseridos. E a intenção é que a lógica deste arquivo criativo seja bidireccional: “Imagine-se que um cidadão ouve um som do arquivo e que até tem lá uma bobines em casa que quer partilhar. O objectivo é que haja um fluxo bidireccional”, explica Inês Forjaz que espera que sejam os utilizadores, nos primeiros tempos, a sugerir os temas que gostariam de ver ali disponíveis. “Para um professor de português se calhar interessará apresentar Camões aos seis alunos dito por Vasco Santana”.
A questão dos direitos de autor, que o grupo classifica como “pantanosa”, está a ser resolvida com recurso a licenças Creative Commons, que permitem a utilização livre dos sons para fins não comerciais.
Eduardo Leite afirma que a palavra-chave do projecto é partilha. E que a intenção subjacente a este arquivo criativo toca na intenção do Governo, já expressa pelo secretário de Estado da Cultura, Mário Vieira de Carvalho, de criar um arquivo nacional de som, inexistente em Portugal, apesar do grande investimento que a rádio pública fez nos últimos anos de passar o seu espólio para um formato digital mais moderno e fácil de conservar.
O projecto deste arquivo criativo, que ainda não tem data de arranque, terá um período experimental de seis meses. E será construído, como avançam os seus mentores, de acordo com as sugestões que forem sendo lançadas pelos utilizadores.

27 ottobre 2007

La voce americana del Reich

La newsletter di Glenn Hauser, DXLD, contiene sull'ultimo numero un riferimento a un lavoro teatrale scritto da Colin Sargent e dedicato a un personaggio della Seconda Guerra mondiale rimasto scolpito nella memoria di tanti soldati americani. La protagonista di "100 percent American girl" è "Axis Sally" (oltre alla voce di Wikipedia, potete leggere questa breve biografia su Historynet), la Rosa di Tokyo tedesca. Née Mildred Sisk a Portland, "Sally" adottò successivamente il cognome della madre e divenne Mildred Gillars. Dopo aver tentato la carriera di attrice decise di andare a Dresda per studiare musica e poi a Berlino per insegnare inglese, ma in Germania incontrò un suo docente di tedesco, conosciuto a New York e forse intrecciò con lui una relazione. Andò a finire che Mildred accettò un posto come annunciatrice inglese di Radio Berlino e mantenne la sua scomoda posizione di propagandista e traditrice fino a due giorni prima della caduta del Reich. Catturata in Germania fu riportata in patria, processata e condannata ad almeno dieci anni di galera. Ne fece qualcuno in più prima di decidersi a chiedere la libertà vigilata agli inizi degli anni sessanta, continuò per un po' a lavorare come insegnante in una scuola cattolica, prese un diploma nel 1973 e, tranquillamente, si eclissò. Morì nel 1988 a 87 anni.
Il dramma di Sargent, presentato recentemente con grande successo a un festival teatrale del Maine, sposa la teoria del tradimento "per amore". L'intero testo di questo suggestivo lavoro teatrale è accessibile dal sito Web del drammaturgo, che contiene qualche altro dettaglio sull'avventura di Sally. La voce un po' rauca della propagandista del Reich si può ancora sentire su qualche vecchia registrazione storica. A differenza del celebre "Lord Haw-Haw", collega di Sally per le trasmissioni alle forze britanniche e successivamente condannato a morte, Mildred non fu giudicata una grande traditrice. I testi delle trasmissioni non li scrisse personalmente. Ma non si risparmiò qualche bassezza, come quando intervistava i prigionieri americani spacciandosi per funzionario della Croce Rossa e rimandava in onda le loro dichiarazioni. Una delle sue trasmissioni più note fu quella dell'11 maggio del '44, poche settimane prima del D-Day. L'operazione, da tempo prevista dalle forze tedesche e già battezzata D-Day, fu il pretesto per un "radiodramma" mirato ad avvilire il morale delle truppe dell'imminente sbarco. "The D of D-Day stands for doom... disaster... death... defeat...Dunkerque or Dieppe," ammoniva la voce di Sally. Un anno dopo sarebbe arrivata la sua, di Dunkerque: D come dimenticata e derelitta.

Un radiofaro pazzesco

Un uno-due micidiale, roba da appendere per sempre la radio al chiodo e non pensarci più. Dopo la spettacolare ricezione della Nuova Zelanda nel nord della Scozia, dalla regione di Poitiers, in Francia, arriva uno straordinario DX del radiofarista Vincent Lecler. La mattina del 26 ottobre, ieri, Vincent stava controllando la situazione prima di uscire. Dalla sua location non costiera ma neppure troppo lontana dall'oceano, Vincent riesce a sentire molto bene i radiofari canadesi. Ma quello su 280 kHz (la frequenza della modulazione è di 281.030) non era un radiofaro canadese. Intrecciato con il marocchino NSR, alle 05.50 UTC, c'era l'NDB più pazzesco che un europeo non nordico possa immaginare: quello dell'aeroporto di Rapa Nui (nell'immagine dal satellite), Isola di Pasqua, siglato IPA. Sono circa 13.600 chilometri, dall'ovest della Francia fino a un puntino nel Pacifico al largo, molto al largo delle coste cilene.
Nei gruppi di discussione specializzati in cui la notizia si è diffusa in serata l'eccitazione è, come si dice, palpabile. Nessuno ha mai pensato che un segnale a 280 kHz potesse compiere tale distanza con tale "leggerezza". Il sound originale registrato da Vincent è francamente poco facile da decifrare. Ma utilizzando un filtro molto stretto, sotto i 20 Hertz, la sigla IPA emerge con una intensità davvero inquietante. Paul Crankshaw e Aldo Moroni hanno editato il file Wav diffuso da Lecler e hanno svelato perfettamente questa incredibile rarità. IPA, qualche mese fa era stato ascoltato in Canada. Vincent ci ha aggiunto un oceano in più. Ora la comunità dei radiofarisi italiani (BTW, complimenti ad Aldo che ha finalmente ascoltato, dalla sua postazione vicino a Saronno, CLB dagli USA) si interroga, gli occhi sgranati, sulle reali chance di imitare l'exploit. Già erano sembrati impossibili i fari canadesi, o le Bahamas. Sarà dura riuscirci, ma tutto sommato il tracciato propagativo non pare proibitivo. Una nota in margine sui valori solari. Se Martin ha ascoltato la Nuova Zelanda passando sopra il Polo Nord con valori K molto bassi, Rapa Nui è arrivata poche ore dopo un colpo di frusta (il 25 ottobre) con un paio di valori sopra K=4. Il campo geomagnetico si era riassestato intorno ai K=2 verso le 06. Non può essere un caso. Il segnale ricevuto da Vincent è passato poco a sud di Panama, su una linea quasi completamente marina, un po' come era accaduto con la Nuova Zelanda. Abbastanza simili anche le condizioni di greyline, forse la linea del tramonto era più vicina a Rapa Nui rispetto a quanto fosse per Auckland.
A proposito di Auckland, dopo lo storico ascolto di Martin Hall si è naturalmente accesa la discussione su *quanto* la Nuova Zelanda nel Regno Unito fosse davvero storica. Ed è saltato fuori che nel 1959 Medium Wave News aveva documentato una serie di ascolti effettuati negli anni dal 1932 al 1939 da Kenneth Judd (che nel frattempo aveva perso interesse nei confronti della radio). Sembra che Judd avesse sintonizzato otto stazioni australiane e ben quattro neozelandesi. Ma erano tempi molto diversi, quelli. Il DXer di anteguerra aveva sentito anche la California (con 100 watt) e le Hawaii, l'Ecuador con 30 watt. Le imprese di Martin e Hall sono sicuramente più difficili, ma ci dicono anche che le possibilità di DX veramente estremi ci sono, a patto di individuare le location giuste e di utilizzare antenne davvero ottimali (ancora più che ricevitori stratosferici). Il vero problema è che i Martin e i Vincent, ormai, rappresentano un gruppo troppo sparuto.

26 ottobre 2007

EBC: cambia - in Brasile - l'etere pubblico

Luiz Inácio Lula, il presidente del Brasile, ha firmato il decreto costitutivo di EBC, Empresa Brasil de Comunicação, assegnando al nuovo ente alla direzione-presidenza della giornalista Tereza Cruvinel. La nuova agenzia incorpora i beni e le finalità di Radiobras per dar vita a una nuova struttura radiotelevisiva pubblica in Brasile.
EBC sarà finanziata nel 2008 con 350 milioni di Reais (135 milioni di euro), con un modello di finanziamento misto e pubblicità. Il lontano modello di riferimento è la BBC, ma Franklin Martins, il Gentiloni brasiliano, ha detto che non vorr`å essere una banale imitazione. "Temos um modelo diferente. A BBC é uma referência, mas não será o nosso modelo."
Ecco come Folha, di San Paolo, e la Agenzia governativa di notizie hanno parlato ieri di questa importante riforma che riguarderà l'etere pubblico brasiliano. Il nostro, come sempre, deve attendere.

Lula assina decreto que cria Empresa Brasil de Comunicação

O presidente Luiz Inácio Lula da Silva assinou ontem o decreto que cria a EBC (Empresa Brasil de Comunicação) e aprova seu estatuto. O mesmo decreto também nomeou a jornalista Tereza Cruvinel para o cargo de diretora-presidente da EBC. A diretoria-geral ficará sob o comando de Orlando Senna, atual secretário do Audiovisual do Ministério da Cultura. O decreto foi publicado no "Diário Oficial" da União desta quinta.
A EBC estará vinculada à Secretaria de Comunicação Social, chefiada pelo ministro Franklin Martins.
Constituída como empresa pública, a nova empresa terá a finalidade de prestar serviços de radiodifusão.
Em nota, a Presidência informa que a "EBC terá autonomia em relação ao governo federal para definir produção, programação e distribuição de conteúdo". "A empresa deverá observar a complementaridade entre os sistemas privado, público e estatal, a pluralidade de fontes de produção e distribuição, e produzir com finalidades educativas, culturais, científicas e informativas. Além disso, terá como papel promover a cultura nacional e estimular a produção regional e a independente."
O capital social inicial da EBC será de R$ 200 milhões, formado por recursos orçamentários e patrimônio da Radiobras (Empresa Brasileira de Comunicação S.A.) e será constituído por ações. Isso permitirá a participação de entidades da administração indireta, Estados, municípios e Distrito Federal em sua composição.
Segundo a Presidência, a "sustentabilidade econômica da empresa será garantida com recursos provenientes de dotações orçamentárias, exploração de serviços de radiodifusão, prestação de serviços, além de doações, legados e subvenções".
A EBC vai contar com um conselho curador formado por representantes do governo, dos funcionários e da sociedade civil. Esse conselho vai elaborar e aprovar as diretrizes da política de comunicação da empresa.

Empresa Brasil de Comunicação terá diferentes formas de financiamento

Alessandra Bastos
Repórter da Agência Brasil

Brasília - Orlando Senna, confirmado como diretor-geral da Empresa Brasil de Comunicação (EBC), o ministro Franklin Martins, da Secretaria de Comunicação Social, e Tereza Cruvinel, confirmada para assumir a presidência, falam sobre a criação da empresa
Brasília - A Empresa Brasil de Comunicação (EBC) terá diferentes formas de financiamento. Além do Orçamento Geral da União, os recursos virão de doações, publicidade institucional, exploração dos serviços de radiodifusão pública, prestação de serviços a entes públicos e privados e distribuição da publicidade legal (publicação de avisos, balanços, relatórios) de órgãos e entidades públicas federais.
De acordo com a Medida Provisória (MP) 398, publicada hoje (11) no Diário Oficial da União, a EBC será organizada sob a forma de sociedade anônima de capital fechado, representado por ações.
Em 2008, o orçamento previsto para a EBC será de R$ 350 milhões para suporte e operação dos serviços de radiodifusão pública. O patrimônio inicial será formado pela capitalização e incorporação de bens móveis e imóveis da Empresa Brasileira de Comunicação (Radiobrás) e da Associação de Comunicação Educativa Roquette Pinto (Acerp).
As doações poderão ser feitas por pessoas e por empresas. "Os Estados Unidos têm TVs que se mantêm com doações. Não é muito a nossa cultura, mas eu gostaria de ser agradavelmente surpreendido", disse o ministro da Secretaria de Comunicação Social, Franklin Martins, em entrevista coletiva. De acordo com ele, o Brasil não irá importar um modelo específico de televisão pública: "Temos um modelo diferente. A BBC é uma referência, mas não será o nosso modelo".
Será permitida a publicidade institucional de entidades de direito público ou privado, voltada a programas, eventos e projetos de utilidade pública, de promoção da cidadania, de responsabilidade social ou ambiental. É vedada a veiculação de anúncios de produtos e serviços.
Empresas públicas e privadas poderão patrocinar ou apoiar programas, eventos e projetos. A MP prevê ainda parcerias e convênios com entidades nacionais e internacionais públicas ou privadas e co-produção de programas.
Também poderá ocorrer "a realização de patrocínios feitos por meio de leis de incentivo fiscal, como a Lei Rouanet", explicou o ministro Franklin Martins.

Buone trasmissioni, Poli.Radio

Quando si parla di radio si finisce spesso col litigare sulle attribuzioni. Ieri le pagine milanesi di Repubblica hanno dedicato un ampio spazio al progetto della webradio del Politecnico, con l'occhiello che orgogliosamente annunciava la "prima emittente Web universitaria di Milano". E' davvero la prima? B-Radio dell'Università Bicocca io la sto sentendo in questo momento, non mi pare un future plan. Mah. E' inutile discutere perché ormai il fenomeno delle webradio "accademiche" (ma quello della radio è un esercizio tutt'altro che accademico), è ben consolidato e ricco di contributi e esperienze. Basta cercare sul blog RadUni, della Associazione Operatori Radiofonici Universitari per trovare un elenco piuttosto nutrito. Con la speranza di una legge dell'etere che offra a queste e a tante altre radio no profit l'opportunità di trasmettere "per davvero".

Trenta studenti di ingegneria, architettura e design danno vita alla prima emittente web universitaria di Milano

Va in onda radio Politecnico
Teresa Monestiroli

Musica, attualità e un programma cult in stile "Deejay chiama Italia" Gli studi in una palazzina all´angolo tra via Celoria e via Ponzio messa a disposizione dal rettore

Sono pronti per andare in onda. Hanno organizzato il palinsesto, trovato gli speaker, ideato il logo, preparato le selezioni musicali, ottenuto i finanziamenti dall´ateneo e comprato il materiale. Manca solo l´allestimento dello studio, ma nei prossimi giorni anche questo problema verrà risolto visto che gli spazi sono già stati identificati. E poi si parte con la prima web radio universitaria di Milano.
Si chiama Poli. Radio ed è l´emittente degli studenti del Politecnico. Un gruppo di trenta ragazzi che studiano ingegneria, architettura e design, e che da metà novembre intratterranno i compagni di corso e i giovani delle altre facoltà con programmi di varietà e musica ventiquattr´ore su ventiquattro. Un progetto ambizioso, appoggiato dall´ateneo che a luglio l´ha approvato e finanziato, dando agli studenti 2.380 euro per iniziare. «Ma se funziona - spiega il prorettore Adriana Baglioni - continueremo a sostenerli». Oltre ai soldi il Politecnico metterà a disposizione anche gli spazi. «Non siamo riusciti a soddisfare le richieste dei ragazzi - continua Baglioni - perché le aule che ci avevano indicato o non erano libere o non erano adatte. Ma credo di aver trovato una soluzione migliore: daremo alla radio uno spazio nella palazzina all´angolo tra via Celoria e via Ponzio. Un edificio indipendente di 90 metri quadrati che ospiterà anche le associazioni culturali degli studenti».
L´idea è di Emanuele Campagnolo, direttore artistico della radio e giovanissimo studente di design. «Faccio lo speaker da sette anni in piccole emittenti locali - racconta il diciannovenne di Ragusa - e amo la radio. L´ho proposta all´università come attività culturale e l´hanno approvata». Così da luglio ci sta lavorando alacremente. Ha messo annunci online sul sito studentipolitecnico. it, fatto colloqui e individuato una trentina di ragazzi con tanta voglia di mettersi in gioco. Una volta trovata la squadra, insieme hanno organizzato il palinsesto. «Il programma di punta - spiega Emanuele - sarà al pomeriggio, sullo stampo di "Deejay chiama Italia", la trasmissione di Linus e Nicola Savino. Un contenitore vario che parlerà di musica e di attualità, di gossip e di cose serie, con ospiti in studio. Al mattino invece ci sarà una trasmissione di cinema o intrattenimento, a seconda dei giorni». E la sera? Spazio alla comicità, alla musica e agli studenti stranieri. «Mi hanno proposto un programma dedicato all´Erasmus. Si chiamerà Erasmusic e a ogni puntata ci sarà ospite un ragazzo straniero che porterà la musica del suo paese. Canzoni nuove, in Italia poco conosciute, e storie che vengono da lontano, magari anche qualche ricetta di cucina».
Ma la radio si occuperà anche della vita universitaria. «Daremo le comunicazioni istituzionali del Politecnico - conclude Emanuele - visto che non è il punto forte dell´ateneo. Pubblicizzeremo gli eventi, i convegni, le lezioni di ospiti italiani e stranieri. Ma ci sarà anche spazio per i problemi di tutti i giorni, sempre all´interno dei programmi». Per il resto tanta musica, ventiquattro ore su ventiquattro. La linea è quella rockettara ma nella fascia notturna si ascolterà anche «qualcosa di più difficile, per un pubblico di nicchia».

O radio digitale, o morte

O digitale, o morte. Secondo Jean-Michel Kandin, del gruppo Lagardère (circuito radio Europe 1), che ha partecipato al Forum sul sonoro multicanale a Parigi (ne avevo dato notizia nei giorni scorsi), la radio deve trovare un posto sui futuri "ricevitori della convergenza". Altrimenti rischia di sparire.
Siamo alle solite, ma con le visioni estremistiche, che piacciono tanto ai titolisti delle agenzie di stampa, non si va da nessuna parte. Che qualcuno dica a Kandin che niente impedisce ai "ricevitori della convergenza" di ricevere anche una modulazione analogica. Il mio lettore MP3 da quattro lire riceve benissimo l'FM e la trasforma all'istante in un file digitale. Che cosa c'è di sbagliato, o di non convergente? Che le modulazioni digitali possano offrire molti vantaggi è chiaro, l'integrazione nel contesto dei nuovi pacchetti di offerta, l'interazione con gli altri media, sarabbero ancora più strette. Ma per favore, non facciamo proclami catastrofistici su un mezzo che nel bene e nel male continua a svolgere un suo preciso servizio. Non se l'obiettivo è quello di far passare questo o quel sistema di trasmissione. Dopo di me il diluvio non è mai stato uno slogan efficace sul piano del marketing: i consumatori sanno perfettamente che niente è indispensabile e che tutto è sostituibile. Ma senza spargimenti di sangue.

Le média radio disparaîtra s'il ne devient pas numérique
25.10.07 | 15h46 (AFP)

Le média radio est menacé de disparaître s'il ne devient pas numérique, ont souligné jeudi les représentants du Groupement pour la Radio numérique (GRN), qui rassemble la quasi-totalité des opérateurs français et 98% de l'audience de ce media.
A l'occasion du dixième "forum international du son multicanal" réuni à Paris, Jean-Michel Kandin, directeur technique du groupe Lagardère Active (qui compte notamment Europe 1) a souligné que "la radio doit être dans les récepteurs de la convergence, ou elle ne sera pas".
Par récepteurs de la convergence, Jean-Michel Kandin entend les téléphones portables ou récepteurs de poche qui permettent d'avoir accès aux différents services diffusés en mode numérique (télécommunication, internet, télévision et, à court terme, radio).
Pour sa part, Sylvain Anichini, directeur général adjoint aux techniques et technologies nouvelles de Radio France, a estimé que "la radio doit être réaliste, pragmatique". "Il faut s'inscrire dans un phénomène qui, de toute façon, n'attendra pas la radio numérique", a-t-il souligné.
De son côté, Jean-Paul Cluzel, PDG de Radio France, a regretté que les besoins des futures radios numériques ne soient pas suffisamment pris en compte dans le débat sur l'attribution des fréquences qui seront libérées lors du basculement complet de l'analogique au numérique fin 2011.

Radiofanatismo religioso ai confini del Pakistan

Una corrispondenza dal Times of India di ieri sui ribelli attivi nella Provincia Nord Occidentale di Frontiera (NWFP) del Pakistan, spiega molto bene perché i militari occidentali non riusciranno mai a districarsi da quel serbatoio di problemi insolubili rappresentato dalla regione che va dall'Irak all'Afghanistan. L'esercito pakistano ha dispiegato migliaia di uomini nella valle dello Swat della NWFP senza riuscire ad aver ragione delle attività di guerriglia promosse dal Maulana Fazlullah, altrimenti noto come "Mullah Radio", il religioso 32enne che incita le folle dalle frequenze di una radio FM pirata. E non è il solo. Nella contigua provincia FATA (le aree tribali ad amministrazione federale) le tribù hanno sparato in aria per mezz'ora per salutare la ripresa delle trasmissioni di un altro DJ del fondamentalismo islamico, il Mufti Munir Shakir, che 20 mesi prima era stato costretto a staccare il microfono.
Su Shakir ho trovato notizie interessanti su un blog, Western Resistance , che mi pare molto ben informato ma che non saprei collocare con precisione. I toni e la chiarezza sono quelli del think tank teo-con e fortemente antiislamico. Entità ormai abbastanza diffuse su Internet, dove però uno non sa mai dire quando dietro a un sito Web si celano i nazisti dell'Illinois. Nell'agosto del 2006 Western Resistance riportava la notizia dell'ultimatum che il governo di Musharraf aveva imposto a una milizia del nordovest, la "Lashkar Islami" (Esercito dell'Islam). Il Mufti Shakir esorta gli ascoltatori delle sue trasmissioni alla resistenza attraverso questo gruppo armato. Sospendiamo momentaneamente il giudizio su questa fonte e proviamo a seguire il filo di Western Resistance perché anche qui l'aspetto delle frequenze FM pirata ha la sua importanza:

So who are the Lashkar Islami?
We first reported on this group on March 29, when fighting between two rival clerics led to bloodshed and virtual war in Bara in the Khyber Agency, fourteen miles west of Peshawar, which saw 24 people killed and women and children taken hostage. The two clerics had been ordered on February 16 by a jirga to cease making radio broadcasts, but had ignored the decree of the council.
Both Mufti Munir Shakir and Pir Saifur Rehman were putting out radio broadcasts on FM transmitters, each denigrating the other's religious beliefs. The war of words on the airwaves became explosive.
Pir Saifur Rehman follows the sect of Barelvi Islam, which encourages music, sees Mohammed as a figure of semi-divine status, a personage of light, whereas Mufti Munir Shakir follows the puritanical Deobandi form of hardline Sunni Islam. Most of the Taliban regime leaders in Afghanistan were educated at the Deobandi madrassa of Haqqania, including Mullah Omar. Haqqania is in Khyber Agency.
The two broadcasting sheikhs had been warring on the airwaves since December 2005. While Pir Saiur Rehman wittered on about the ever-present spiritual manifestations of Mohammed, Mufti Munir Shakir used his broadcasts to encourage people to join the Lashkar-i-Islami. And with the two opposing views becoming more polarised, the violence of March erupted quite naturally. On March 25, 19 followers of Pir Saifur Rehman were killed, with 16 of these being Afghan nationals.
Secondo alcuni osservatori sarebbero un centinaio le stazioni illegali nella stretta regione tra la NWFP e il confine con l'Afghanistan. L'esercito del Pakistan dice che il Mullah Radio può contare su una forza personale (una "banda di criminali" è la definizione ufficiale) di 400 uomini, lo Shaheen Commando, ma attraverso la radio avrebbe conquistato un forte seguito in una sessantina di villaggi dell'area, dettando legge in aperto antagonismo con le locali autorità.
Leggete l'articolo e chiedetevi ritengo possibile che Musharraf e Bush abbiano qualche chance di successo contro il Mullah Radio, simpatico manipolatore che secondo "Tazeen", collaboratore del sito di discussione indo-pakistano Chowk, avrebbe emesso una fatwa - via radio ovviamente - minacciando lo scioglimento del matrimonio nei casi in cui la moglie non riesca a convincere il marito a farsi crescere la barba.

Pak tribals use FM radio to spread unrest

ISLAMABAD: Radical clerics in northwestern Pakistan, including the restive tribal belt, are increasingly turning to the airwaves to drum up support, broadcasting speeches against authorities and issuing edicts on illegal FM radio stations.
The Pakistan army has deployed thousands of troops in the Swat valley of the North West Frontier Province (NWFP) to counter the activities of Maulana Fazlullah, a maverick 32-year-old cleric nicknamed "Mullah Radio" and "FM Maulana" for his fiery broadcasts.
In the Khyber Agency in the Federally Administered Tribal Areas bordering Afghanistan, local tribesmen fired their guns in the air for half an hour when Mufti Munir Shakir, another controversial cleric, resumed his illegal broadcasts earlier this week after a gap of nearly 20 months.
Groups of villagers often gather around small portable radios to hear the broadcasts by the clerics, which usually comprise readings from the Koran and fiery sermons opposing the government and the US-led war in Afghanistan and Iraq.
Shakir and his rival, Pir Saifur Rehman — who fell out over the observance of certain religious rivals — established illegal FM stations in the Khyber Agency and engaged in a propaganda campaign against each other.
They were both expelled from the Bara area by a jirga or council of tribal elders in February last year following clashes between their armed followers. Shakir was arrested by security agencies at Karachi airport in May 2006 while trying to leave Pakistan and was released in August this year. When he decided to resume his broadcasts from an undisclosed location last week, Shakir's followers made announcements about the timing and frequency for his radio programmes, which were heard even in Peshawar district.
Experts say there could be over 100 illegal FM stations in the tribal areas, strategically located between the NWFP and the Pakistan-Afghanistan border. Though the army terms Fazlullah and his 400-strong Shaheen Commando Force as a "band of criminals", the cleric has a strong following in at least 59 villages where he has openly challenged the writ of the local administration.


"Semanario Italiano", record di longevità

In questa curiosa breve tratta da Italianosdargentina.com.ar, portale bilingue della comunità italo-argentina, si parla di Semanario Italiano, programma radiofonico curato dal 1974 a oggi da José "Pippo" Paratore, cui vanno gli auguri di Radiopassioni. Secondo il sito si tratterebbe della rubrica più longeva dell'intero Sudamerica, essendo andata in onda senza interruzioni negli ultimi 33 anni, prima da Radio Splendid/Radio Dos e poi da Radio Nacional Rosario in Argentina (ora non ricordo ma su 1300 kHz non potrei escludere una segnalazione in Italia, più probabilmente in passato).
A proposito di programmazione in italiano o riferibile alle comunità italiane in Argentina, il sito della confederazione generale delle associazioni italiane in Argentina ho trovato un elenco dei programmi attualmente in onda da stazioni radio e tv:

http://www.feditalia.org.ar/ita/info/info_radio-tv.html

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Radio
Semanario Italiano 33 Años difundiendo cultura

"Italia fue mi cuna, Argentina me adoptò, no distingo a ninguna, siempre querrè a las dos", es la frase que distingue al prestigioso locutor italiano Josè "Pippo" Paratore.

ROSARIO.-Semanario Italiano nace en la ciudad de Rosario, en Agosto de 1974, de la mano de su creador y conductor Italiano José "Pippo" Paratore. El primer programa se emitió por la vieja Radio Splendid - actual Radio Dos - con una duración de media hora, los domingos por la noche. Al año siguiente la tira crecía y el tiempo al aire ya era de una hora. En 1975 Semanario Italiano ya duraba dos horas causando sensación dentro de la colectividad italiana de rosario y toda su zona. En el 2004 el ciclo se traslada a la prestigiosa emisora Radio Nacional Rosario AM 1300, logrando incrementar los índices de audiencia de manera sorprendente. El principal objetivo de Semanario Italiano es difundir a pleno la cultura italiana (arte, música, comidas, deportes, politica, etc.), ya que en Argentina contamos con casi el 70 % de apellidos de origen italiano. Semanario Italiano con màs de 30 años al aire de manera ininterrumpida, tiene el honor de ser el programa más antiguo de la radiofonía de Sudamérica.

Domingos 22.00 a 24.00 Radio Nacional Rosario AM 1300-FM 104.5

Contacto: jparatore (at) yahoo (dot) com (dot) ar

Gruppo Italiani D`Argentina

25 ottobre 2007

In Scozia, la Nuova Zelanda in onde medie


Sembrava una mattinata "under par" quella di ieri nella postazione scozzese di Clashmore. Martin Hall, autore due anni e mezzo fa della prima ricezione delle Hawaii a una latitudine abbondantemente sotto il circolo polare artico ("solo" 58 gradi nord, in compenso protesi sul Nord Atlantico). Martin racconta così la sua alba del 24 ottobre:

Started listening this morning at 0515 to find rather poor conditions - North American east coast and Caribbean area stations were coming in, though not particularly well, and still with lots of Eurosplatter. However, by 0700 the band had opened slightly to the west coast, soon becoming weaker, and lasting until past 0800. There was a weak opening to the prairies from
about 0820 to 0945, and Ontario and Chicago stations also came up a little during this time. The Alaskans were there from 0900, peaking nicely around 0945, fading out rapidly from 0955, leaving KBRW in and out of the noise until at least 1103. Presumed 920 KSRM and 830 KSLD were fair around 0950, but had disappeared completely by 1000. 1130 WBBR was still fair at 1026, but was gone soon after.
Una banda che si apre verso le sette del mattino locali (le sei solari), fuori è ancora scuro, il Canada che arriva timidamente e se ne va, qualche stazione dell'Alaska (abbastanza ordinaria da quelle parti) e WBBR su 1130, che certo noi non sentiamo a mezzogiorno ma che arriva facilmente di notte e all'alba anche qui. Ma in fondo al log completo appare una segnalazione molto strana che non sembra degna di essere menzionata nel riassunto:

1080 UNID English accented anns, “News talk ??? weather watch”; UK station? Spurious? WTIC? Fpks 1004 24/10

1080 è una delle poche frequenze miste, un punto di intersezione tra canalizzazioni euroasiatica e americana. Ma l'accento non suona troppo yankee, tanto da far pensare addirittura a una spuria. In ogni caso non sembra WTIC Hartford, nel Connecticut.
Ma non era nemmeno una spuria.
Oggi Martin Hall comunica alla lista del Medium Wave Circle di aver fatto sentire la registrazione a un altro scozzese, Andrew Brade. Che dà una risposta da infarto:

"1080 is Newstalk ZB. The ID is at 46s. It's pretty obvious really. Nothing spurious about it at all. Perhaps the op you've had has got to your ears... The talk relates to a recent rugby match. The antagonists mentioned are Gary Kemble, Andrew Chalmers and Adrian Morley"

Brade riesce a distinguere anche i nomi dei giocatori di rugby. Pretty obviously è la Nuova Zelanda! Non proprio agli antipodi ma quasi. Per Clashmore il paese dei Kiwi ha un "short path" (si fa per dire) di 17.600 chilometri e rotti. Straordinaria la mappa azimutale pubblicata da Martin sul suo sito, la greyline in quel momento sta passando esattamente sull'ultimo punto di riflessione di un tracciato del segnale che punta esattamente al nord geografico (l'antenna utilizzata infatti è la beverage per l'Alaska), duemila chilometri a nord della postazione. Propagazione multi-hop? Sei o sette salti? Io ci credo sempre meno. Qui devono esserci in gioco modalità cordali, guide d'onda ionosferiche. Anche se in questo caso il tracciato è quasi tutto marino. La storica registrazione di un ascolto da sogno, l'impossibile che diventa possibile anche così lontano dalla costa artica di Kongsfjord, lo potete assaporare qui di seguito, come un vino prezioso. "NewstalkZB weather watch" al 46esimo secondo è chiaro come il sole, ma per aiutarvi nell'ascolto ecco la trascrizione fornita da Martin: “Gary Kemble has joined his boss Andrew Chalmers in condemning … decision not to cite Adrian Morley for a dangerous … Morley has been cleared … Morley is now free to play for Great Britain in Sunday’s … in Huddersfield. ... Newstalk ZB weather watch 24/7.”

24 ottobre 2007

Perseus, ecco come suona

Il distributore tedesco del ricevitore SDR Perseus ha pubblicato una fantastica sezione dedicata al front end di Nico Palermo (nella foto col maglione scuro insieme al tecnico dell'azienda di distribuzione, Stefan Brockmann). Perseus sta già facendo discutere l'intero ambiente radiantistico internazionale. La pagina è in tedesco, ma è piena di immagini che parlano anche a chi non legge questa lingua. La parte più interessante è quella allestita da Nils Schiffhauer, giornalista e DXer tedesco di grande esperienza. Nils ha caricato sul sito SSB.DE alcuni clip realizzati con il software di controllo di Perseus ancora in versione beta (non ancora disponibili il noise blanker e la demodulazione AM sincrona). Ci si può fare un'idea molto concreta dell'effetto della demodulazione numerica nelle bande tropicali, nei 49 metri e su frequenze delle onde corte ancora più alte. Alcuni clip sono disturbati dal rumore, ma è difficile dire se l'origine è ambientale o dovuta al computer. Il rapporto segnale/rumore è, a orecchio, molto favorevole. "In 40 anni di ascolto delle onde corte e prove tecniche di ricevitori," ha scritto oggi Nils su Hard-Core-DX, "non mi sono mai trovato di fronte a tali livelli di intelligibilità e performance."
Le condizioni di ascolto hanno visto Perseus connesso a una antenna attiva DX One e a una Windom di 42 metri. Nils ha pensato bene anche di inserire diversi esempi di ricezione in DRM (non posso nascondere di essere rimasto molto impressionato dal sonoro di Radio New Zealand, ricevuta in digitale su 7145 kHz, forse in un buon momento e con continuità di decodifica) e perfino di ricezione utility. E' un peccato che non ci sia la possibilità di confrontare i vari ascolti con altri effettuate con ricevitori analogici e che non ci siano esempi di ricezione in onde medie o in bande radioamatoriali. Purtroppo Nils sembra aver accuratamente evitato canali interferiti, probabilmente perché la versione del software non era definitiva. Ma sulla qualità di quanto si sente non si può proprio discutere.


Astronomi per Torre Bert


Che un organo di stampa generalista o una popolare trasmissione televisiva non badino troppo ai dettagli tecnici è del tutto comprensibile. Che questa stessa superficialità la si debba ritrovare in un sito che porta il "marchio" dell'Istituto Nazionale di Astrofisica mi pare francamente difficile da mandar giù. Sul sito dell'Osservatorio Astronomico di Bologna è stata pubblicata una bellissima presentazione multimediale della missione Sputnik, a mezzo secolo dagli eventi. Non poteva mancare una pagina dedicata ad Achille e Giambattista Judica Cordiglia, con una lunga (e dettagliata devo dire, anche se non sul piano tecnico) rievocazione delle loro ormai leggendarie imprese e una sorta di recensione del loro volume "Questo il mondo non lo saprà mai". Se continuiamo così, non lo si saprà per davvero, come del resto ammettono perfino gli autori di questa pagina.
Riporto qui un estratto di quella pagina perché secondo me ancora una volta è stata persa una buona occasione per una analisi critica sulle ipotesi di tragico fallimento dei voli spaziali sovietici effettuati a cavallo della missione Gagarin, tra 1961 e 1964.
Ripeto per l'ennesima volta che qui su RP nessuno vuole contestare la plausibilità di certe ipotesi. Sono il primo a riconoscere che è molto probabile che qualcosa, forse molte cose siano andate storte in una fase così pionieristica. Ma a fronte di affermazioni eccezionali, le prove devono essere eccezionali, non mi basta leggere per l'ennesima volta che i fratelli potevano vantare decine di testimoni tra i giornalisti, voglio dati, dati e ancora dati sulle frequenze, sugli orari, sulla strumentazione utilizzata. Un fiume di dati circostanziati, non tautologie tipo "abbiamo ascoltato un cosmonauta morente perché c'era l'Ansa che lo ha pubblicato". Insieme ai compiaciuti racconti dell'epopea degli eroici fratelli, dotati solo di "mezzi di fortuna, sorretti soltanto da un'incredibile volontà ed entusiasmo" (soltanto?), vorrei leggere - su un sito dell'Istituo nazionale di astrofisica - una cronaca equilibrata delle solide confutazioni di matrice occidentale che venivano pubblicata anche allora e che sono misteriosamente sparite, come i presunti cosmonauti, dai resoconti di oggi. Non voglio leggere frasi tipo "le prove che vi erano stati, prima e dopo quello di Gagarin, lanci sovietici di navicelle spaziali che erano finiti in disastro". Registrazioni effettuate in circostanze solo sommariamente precisate, mai accompagnate da perizie (un paradosso, visto che uno degli autori dichiarati di questi nastri è stato perito del tribunale) non sono "prove". Ma interpretazioni. Siamo sempre fermi lì, anche se la loro esposizione sul sito dell'Osservatorio di Bologna è tra le più chiare e concise che abbia visto. Magari i committenti di questo lavoro - pregevole e altrove molto ricco di materiali interessanti, da visitare assolutamente - potranno riflettere su un particolare. Il radioamatore che prese l'iniziativa della richiesta (accolta) di espulsione dall'ARI di Gianbattista Judica Cordiglia fu il consigliere professor Gianfranco Sinigaglia del politecnico di Bologna, "padre putativo del primo radiotelescopio europeo di Medicina e orgoglio italiano del radiascolto stellare" (le parole sono di I2VGO, il radioamatore che mi ha gentilmente fatto avere la riproduzione dell'avviso con cui l'ARI annunciava nel 1963 l'apertura della sua istruttoria). L'espulsione fu motivata dalla pubblicazione di presunte immagini "ricevute" dalla sonda Lunik IV. Che a quanto stabilì l'ARI non le aveva mai trasmesse via radio.
[...] Infatti arrivò il giorno in cui i due fratelli cominciarono a captare segnali e messaggi che nessuno in Occidente avrebbe dovuto udire: le prove che vi erano stati, prima e dopo quello di Gagarin, lanci sovietici di navicelle spaziali che erano finiti in disastro. La regola di annunciare al mondo solo le missioni finite bene aveva fatto sì che su quelle missioni - e sugli eroici cosmonauti che ne avevano costituito l'equipaggio - fosse scesa una immediata cortina di silenzio.
Ma i fratelli torinesi erano sempre all'erta, e fu così che poterono documentare - attraverso puntuali bollettini diramati attraverso l'Agenzia ANSA - lo svolgimento di alcune di queste tragiche missioni:
Il 28/11/1960 fu captata una trasmissione in codice Morse in lingua inglese che ripeteva incessantemente: "SOS a tutto il mondo", apparentemente proveniente da un cosmonauta in orbita. Radio Mosca l'1 dicembre affermò che era stata messa in orbita una nave da 5 tonnellate nel quadro dei programmi volti a preparare l'invio di un uomo nello spazio. Il veicolo fu rilevato dai fratelli su una traiettoria in allontanamento dalla Terra, come se le procedure di rientro fossero fallite.
Il 2/2/1961 vennero captati suoni identificati come un respiro affannoso e un battito cardiaco. Di tutto questo vi fu la conferma data dall'illustre clinico Prof. Dogliotti e dalla sua equipe, che ascoltarono quella che potrebbe essere definita la morte "in diretta" del presunto cosmonauta: un rantolo e la fine dei battiti. Il 4 febbraio i Sovietici annunciarono il lancio di una "nave Sputnik" di 6 tonnellate e mezza, che sarebbe rimasta in orbita pochi giorni prima di disintegrarsi negli strati densi dell'atmosfera terrestre.
Tra il 16 e il 23/5/1961 vennero captate da una navicella in orbita le voci di due uomini e una donna. Dopo qualche tempo le voci maschili avrebbero cessato di trasmettere e sarebbe rimasta solo la voce femminile, che negli ultimi momenti lamentava incessantemente di avere caldo e di vedere una fiamma, fino ad un ultimo grido lacerante prima del definitivo silenzio. Sembrava evidente che la navicella fosse bruciata in fase di rientro atmosferico.
Il 14/10/1961 venne registrata la voce di un cosmonauta, la cui navicella si sarebbe poi disintegrata al contatto con l'atmosfera.
Il 13/4/1964 i Sovietici annunciarono il lancio del satellite Polyot 2, senza equipaggio. Da Torre Bert sarebbero tuttavia stati captati dialoghi tra il satellite e la base a terra.
La pazienza delle Autorità sovietiche, messa a dura prova da anni, terminò improvvisamente il 7 aprile 1965, quando sulla "Stella Rossa" moscovita apparve un lungo e durissimo attacco ai due fratelli torinesi da parte del Ten. Generale Nikolai Kamanin, direttore dei corsi di addestramento dei cosmonauti sovietici. Kamanin sosteneva che i due, definiti "banditi" e "radiopirati" al soldo dello spionaggio americano, avevano divulgato false elucubrazioni su disastri spaziali sovietici mai avvenuti e che i cosmonauti da loro citati per nome e cognome non erano in realtà mai esistiti.
A questo duro attacco i due replicarono con un comunicato diramato dall'ANSA il giorno dopo, confermando quanto da loro sostenuto e riepilogando la correttezza delle loro procedure di ascolto.
I due sottolineavano come i loro ascolti si fossero sempre svolti in presenza di testimoni e risposero per le rime al loro accusatore dimostrando che foto e citazioni di quei cosmonauti che secondo Kamanin non erano mai esistiti erano invece state ricavate proprio da pubblicazioni sovietiche!
Quella dei presunti cosmonauti perduti è una vicenda che a tutt'oggi, in mancanza di conferme da parte dei diretti interessati (l'URSS prima, la Russia poi), non ha trovato un definitivo chiarimento. Un chiarimento che forse non ci sarà mai.

La radio e il digitale, l'elefante e la quercia

"Come fai a far salire un elefante in cima a una quercia?" "Lo metti seduto su una ghianda e aspetti." Partendo da questa vecchia battuta dell'immaginario umoristico americano, Skip Pizzi su Radio World http://www.rwonline.com/pages/s.0054/t.9233.html affronta la questione del passaggio alla radiofonia digitale dicendo che i processi sono sempre più lenti di quanto ci aspettiamo. Almeno fino al raggiungimento delle famose "masse critiche" (non si capisce mai quali siano, ma in genere coincidano col punto di inflessione per cui un fenomeno prima lentissimo diventa precipitoso).
In questo senso che cosa è meglio, si chiede anche Pizzi. Che il processo sia guidato essenzialmente da standard interoperabili, o che ci sia ll ruolo guida di una singola impresa che inventa la tecnologia, vende le necessarie licenze ai costruttori e imbastisce la campagna di marketing? Nella radio digitlale il confronto è tra aree geografiche come l'Europa, dove il fatto di non riuscire a mettersi d'accordo su uno standard preciso rallenta l'adozione da parte del mercato. E gli Stati Uniti, dove però, avverte Pizzi, Ibiquity riesce a risolvere solo uno dei termini dell'equazione, l'accettazione da parte delle emittenti, ma non quelli, ancora più importanti, dell'industria dei terminali e del mercato dei consumatori. Con un rischio molto, molto significativo conclude l'esperto: concentrare tutto nelle mani di Ibiquity significa che se Ibiquity fallisce, la nave della radio digitale affonda con lei.

The Elephant and the Oak Tree

An Old Joke Reflects a Growing Realization About IBOC
by Skip Pizzi, 10.24.2007

Sometime in the fourth or fifth grade I first heard the elephant joke that asks, “How do you get an elephant into an oak tree?” Answer: “Have him sit on an acorn and wait.”
The joke stuck with me through the years, not because it was funny, but for its aptness as a metaphor to many of the processes around us — that is, those that occur more by attrition and passive shifts rather than by proactive choice. The joke’s image also illustrates the lengthy development time involved in such cases.
As an Oct. 10 RW editorial noted, we are now beginning to recognize that the transition to digital radio in the U.S. may follow this course, as well.
Broadcast transitions are slow
Actually, this behavior is fairly normal, given that it follows the path experienced by almost all broadcast format introductions.
Perhaps we have become accustomed of late to digital consumer electronics introductions advancing more rapidly, and so we tend to measure all new systems by such metrics. Yet examine the recent advances in broadcasting systems, and you will see consistently slow uptakes at best.
Because broadcast formats change so infrequently, however, low speed is not necessarily tantamount to failure. As long as there is some continued forward movement, attrition ultimately prevails and the new format eventually becomes well established.
Consider FM radio, FM stereo, stereo TV and RBDS. None of these experienced meteoric growth out of the box, but eventually became the norm. (Digital television in the U.S. is a current example that is just now turning the corner after a slow and rocky start, and its natural progression has even been accelerated by government mandates.)
Slow and steady typically wins the race in the broadcast world.
At least that’s the way it’s worked in the past. Some argue that today such wisdom no longer applies because the competitive context has been so radically altered. These pundits point out that current broadcast formats have never had to cope with so many other potentially competitive introductions, most of which are enjoying far faster growth.
Others counter that while this may be true, it simply sets the bar a bit higher for broadcast formats to break through.
Witness DAB in the U.K., which after years of malaise — there and elsewhere, including Canada — the addition of new, compelling content (along with plentiful, cheap receivers and strong, multifaceted promotional campaigns) from U.K. broadcasters finally established a beachhead, and the format is now enjoying strong success there.

Replacement cycles

Radio is also in a unique position, for a number of behavioral reasons.
First, it already has such high penetration among U.S. households that conversion of a critical mass of receivers to digital — even with rapid uptake — will take a very long time.
Second, consumer satisfaction with radio, especially FM service, is quite high, so there is little motivation to upgrade.
Third, and somewhat contravening the first two points, many new radios are purchased today as part of something else (e.g., cars, clocks, MP3 players, cell phones, etc.), and not acquired as radio purchases per se.
Thus the conversion process for transition to digital receivers among consumers is necessarily slow and complex, and therefore difficult to predict with any degree of accuracy.
The best approach to take for ensuring an ultimately successful transition is to quickly include IBOC capabilities in as many new radios as possible, without significant price impact, such that digital receivers become the default design in home, car and portable devices. Thereafter, it’s a matter of waiting for the replacement cycles to run their course.
Even under a best-case scenario, this two-step process will take substantial time to complete. Again, this is as it’s always been for broadcast transitions, but the many variables involved this time could slow or speed its pace beyond the norm.

There’s more uniqueness here

Of course, there is one other critical element in this transition that is unusual, and it could also affect the ultimate outcome.
No other broadcast format transition has ever been driven so overtly by a single corporate entity. Certainly other companies were involved in the development of past transitions, and had a stake in their success or failure, but the technology involved in a broadcast transition has never been so closely held and exclusively managed by one company as it is for IBOC.
This is not necessarily a bad thing. The existence of a well-established company that is exclusively focused on the success of a format can help drive it to early success.
Indeed, the lack of such singular focus has been blamed for the slow pace or even the failure of previous (i.e., purely standards-driven) broadcast formats. Particularly in the United States, a proprietary steward can establish a new format quickly and decisively. In the absence of such an entity, promotion of the format has to be taken up by trade associations or an industry consortium, and/or is left to the often uncoordinated marketing of various interested manufacturers.
The existence of a single entity also simplifies the licensing of required intellectual property to manufacturers, and can provide well-orchestrated implementation support to such licensees. (In the standards-based case, a patent pool can provide the one-stop IP licensing, but it typically does not offer any implementation help.)
Moreover, the ongoing development of the format is enhanced greatly by the continuing existence of a single commercial developer. The relatively quick deployment of incremental improvements to the HD Radio format subsequent to its initial design (e.g., multicasting, surround sound, conditional access) already provides ample testimony to this.
It could be further argued that the double-barreled power of such commercial drive coupled with the FCC’s regulatory assent creates the perfect storm for digital radio’s rapid establishment here.

You knew there was a ‘but’ coming

On the other hand, the concentration of an entire broadcast industry’s transition in the hands of a single corporation brings unprecedented risk. If Ibiquity Digital were to fail as a company, the entire U.S. radio industry’s future could be threatened.
Such a dire outcome is unlikely, given that several large radio broadcasting companies are major investors in the firm. And even if the current corporate structure were to suffer reorganization, administration of the IP and other processes critical to the ongoing transition likely could be carried on by one or more other firms.
Nevertheless, as we acknowledge that, like other broadcast transitions, this one is taking its good sweet time, it remains the first one to run its course with a corporate clock ticking over its head.
Ironically, the unusual licensing structure of IBOC may also be slowing the transition because it has kept some (particularly the larger) consumer electronics manufacturers from adopting the format due to their lack of comfort with the unorthodox approach.
The impact of this licensing process on pricing also is an issue. As noted above, for digital radio to achieve the default status it needs to begin achieving wide-scale penetration, its incremental cost over analog radio components must approach zero.
Any such obstacles to rapid growth are particularly problematic because the transition needs to be seen as having consistent new wins in deployment, both on the broadcast and the CE sides. Any perceived slowing in momentum makes those on the sidelines stay put rather than jump in. So forecasts of slow growth can become self-fulfilling prophecies and add to the servo effect that could drag the transition down, perhaps even to a halt.
Clearly the current U.S. transition to digital radio possesses a unique structure that serves as a two-edged sword. Whether its forehand or backhand action wins the day remains to be seen.