15 settembre 2009

L'agonia di uno spazio radiofonico culturale

Pochi giorni fa, con una decisione che nessuno si è degnato di annunciare o spiegare a un pubblico radiofonico che come quello televisivo in Italia assiste impotente a un continuo stillicidio di programmi e palinsesti rimandati, aboliti, spostati, ritagliati, la nuova dirigenza di Radiodue ha deciso di ridurre drasticamente il tempo di programmazione di Alle 8 della sera, un valido programma culturale divulgativo che affronta tematiche molto diversificate. Attualmente in onda c'è per esempio un approfondimento su D'Annunzio a Fiume che svela molti particolari di una storia che in Italia conoscono - forse fatti salvi i diretti interessati istriani - in quattro o cinque persone.
Alle 8 della sera andava in onda alle 20 dal lunedì al venerdì. Ora il suo spazio si riduce a una mezz'oretta la sola domenica e l'abituale slot viene occupato dal puro intrattenimento enogastronomico di Il Cammello di Radiodue Decanter, "il luogo dove trova spazio la cultura e l'amore per il mondo del vino". Il programma decurtato si era conquistato un pubblico molto fedele, abituato tra l'altro a collezionare i podcast dei vari cicli di puntate. L'editore Sellerio pubblica anche una collana di libretti stile Que sai Je, ispirati ai temi andati in onda, lo fa dal 2006 per la curatela di Sergio Valzania, che di Radiodue è stato fino a poco fa direttore e che insegna all'Università di Genova. La piccola (ma forse neanche tanto) comunità di ascoltatori di Alle 8 ha deciso di protestare. Sui forum di discussione di Radiodue, su quello dei collezionisti di podcast di Radiotre (I nostri podcast), sul gruppo di discussione Raipodcast, l'amica mariu ha pubblicato una lettera aperta trasmessa al nuovo direttore di Radiodue, Flavio Mucciante che ha preso il posto di un Sergio Valzania (fino a poco fa responsabile sia di Radiodue, sia di Radiotre, quest'ultima passata alla direzione del "fahrenheitico" Marino Sinibaldi) nominato a "responsabile dei palinsesti e del marketing della radiofonica". Chi partecipa attivamente o meno a questi gruppi di discussione sta garantendo in varia misura la propria adesione.
Io lo faccio attraverso il mio spazio - non solo attraverso il blog Radiopassioni ma soprattutto, se lo ritenete opportuno, sul suo nuovo spazio di discussione strutturato, Radiopassioni, il forum - che cerca da sempre di sottolineare la fondamentale importanza della programmazione radiofonica di qualità. Una importanza che altre nazioni non faticano a rilevare. Il pubblico di Francia e Gran Bretagna può accedere a un canale culturale (France Culture e BBC Radio 4) e a un distinto canale di musica colta (France Musique e BBC Radio 3). In Germania non ne parliamo, l'offerta radiofonica culturale e coltomusicale è addirittura imbarazzante, sia a livello nazionale che di singolo land.
Una analisi sommaria dei dati Audiradio relativi ai periodi del primo semestre 2008 e primo semestre 2009, rivela il pessimo andamento della radio pubblica italiana a fronte di un piccolo aumento di ascoltatori della radio in generale. Il crollo di Radiodue è vistoso, -26% C'è naturalmente di mezzo la brutta storia della non riconferma di Fiorello e del suo fortunatissimo programma.

Primo semestre 2009 totale ascoltatori radio 38.874 (giorno medio):

Radiouno 6.214
Radiodue 3.879
Radiotre 1.858
Isoradio 1.013
Notturno 106

Primo semestre 2008 totale ascoltatori radio 38.670 (giorno medio):

Radiouno 6.990
Radiodue 5.235
Radiotre 1.974
Isoradio 1.216
Notturno 129

Andando a guardare il disaggregato per fascia oraria, si nota che l'unica fascia a mostrare una relativa tenuta - appena il 5% di perdita - è proprio quella tra le 18 e le 21, dove naturalmente domina un programma di grande impatto come Caterpillar ma che evidentemente risulta complessivamente equilibrata e seguita. Si passa da una media giornaliera di 1.010.000 ascoltatori a 962.000, altre fasce perdono assai di più. Nel dubbio, tuttavia, si decide di intervenire sulla cultura, su questo brutto vizio di voler ricordare le cose e pensarci su. Perché nell'Italia del governo Berlusconi, il migliore degli ultimi 150 anni per sua stessa ammissione, dove la metà del sistema agisce come se si trovasse dentro a un postribolo e l'altra metà è impegnata a giustificare comportamenti ributtanti e illegali facendoli passare per neoilluminismo, la cultura è il vero vizio assurdo. Non era il caso di chiedersi se per caso il merito della sostanziale tenuta della fascia 18-21 di Radiodue fosse anche, nel suo piccolo, di Alle 8 della sera?
Sono contento che la Rai dedichi sei ore alla settimana a parlare di una sostanza tanto nobile nel paese dove la maggior parte delle persone ascolta la radio in auto, l'ultimo posto al mondo dove
vorremmo sentire parlare di vino. Quel che conta è che al posto degli approfondimenti di Alle 8 ci verranno propinate le solite sciocchezze in libertà, tranquillizzanti e capaci di scivolar via senza lasciare traccia (speriamo, almeno nel sangue). Il rischio più temuto, dai responsabili (?) dell'emittente, è che l'ascoltatore possa soffermarsi a riflettere su qualcosa. Su qualsiasi cosa. Per evitare questo rischio è meglio parlare di alcool agli automobilisti, anzi chissà che Radiodue non decida di inaugurare in fascia pomeridiana dalle 12 alle 15, quella che ha perso un bel 47% di pubblico, un'ora di programmazione tutta dedicata ai superalcolici, mentre la fascia tardo serale potrebbe proporre una mezz'ora quotidiana sull'extasy, sicuramente apprezzata dai giovani in attesa di rave.
A proposito, già che ci siamo perché non sostituire direttamente il compianto Viva Radiodue con un più consono ai tempi Viva la Figa?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Come non sottoscrivere (io non quoto per pudore) quel che dici.
Stupisce che Valzania, assurto alla programmazione come tu dici, non difenda uno dei pochi capisaldi culturali della nostra (già, la nostra...) radio.
Questa "osteria Zanin" di monicelliana memoria che è (era) Alle 8 della sera mi sa tanto di Caporetto.
I nostri, qui, non sono arrivati. Anche perché potrebbero essere solo, per vicinanza e affinità linguistica, i ticinesi, che ancora sanno fare una radio con i toni che la cultura richiede.
Con loro Valzania si frequenta: alla Rsi va a presentare i suoi libri che, guardacaso, parlano di camminate sulle montagne elvetiche (La via maestra). A lui chiederei: lei che può, perché non si adopera per farci ricevere liberamente la radio Rsi? Poi non disturberemo più con assurde richieste come "aridatece alle 8 della sera".
ciao, Dario

mauro ha detto...

Capisco il tuo sfogo,e comprendo in pieno il bisogno di programmi in cui la cultura,venga a essere trattata nel modo adeguato.
VOrrei fare l'avvocato del diavolo pero' per questo programma alle 8 della sera.Le tematiche che affronta e affrontava,sono indubbiamente interessanti,ma al mio modo di comprendere, lo ascoltavo con la sesazione di una frase,senza virgole e spazi.L'impressione che ne avevo e' un faticoso ascolto sopratutto se l'ascolto viene a essere fruito,in macchina,e non dedicato in ambiti piu' rilassanti e esclusivi.Questo per me e' l'unico grande neo di questa trasmissione.
Per il resto condivido PIENAMENTE tutto quello che dici,compreso la trista usanza di pubblicizzare gli alcoolici,salvo poi stupirsi che esistano cosi' tanti decerebrati che ne fanno uso smodato.
L'unica fortuna che abbiamo,e' che la svizzera abbia un cantone italiano..e una programmazione radio molto interessante.
IO faccio parte di un club come simpatizzante ( pur non essendo svizzero) di residenti Svizzeri in Italia,e capisco la differenza socioculturale che li distingue ( ahime!)
Qui la cultura non e' di moda,e per questo viene snobbata.E anche se lo fosse,sarebbe niente piu' che una griffe,destinata a essere contenitore piu' che contenuto.
Se una suoneria per telefonino costa forse piu' di una edizione economica di un classico della letteratura,e viene a essere venduta,e' un crollo verticale,della qualita' della vita.Senza cultura,non esiste rispetto,e la vita e' molto piu' grigia e alienante....

Andrea Lawendel ha detto...

Grazie a entrambi. Per quello che posso dire io dai podcast, la declamazione non è il forte di Alle 8 della sera, è vero, ma i testi sono molto ben fatti. E guarda caso è proprio Sergio Valzania a curarne la trasposizione per i libretti della collana dell'editore Sellerio. In teoria dovrebbe averne a cuore il futuro, ma dubito proprio che un suo intervento possa rivelarsi fruttuoso. Questa drastica riduzione di quattro quinti del tempo occupato dalla trasmissione mi pare irreversibile e tuttalpiù foriera di una decurtazione ancora più definitiva. Mi sbaglierò. Ipotizzare un passaggio a RadioTre, che ha un palinsesto consolidato, non è molto meno azzardato. Forse possiamo sperare che Alle 8 della sera venga esiliato a Rai International?
La verità è che la Rai è terribilmente indietro sul piano dello sfruttamento del mezzo Internet. I suoi archivi radiofonici basterebbero per mettere in piedi almeno mezza dozzina di canali Web tematici. Le sue forze produttive potrebbero costruirne altri sei di contenuti del tutto inediti. E quella dei canali Web non mi pare, visto nel contesto nazionale e internazionale, uno scenario così fantascientifico. Perché non vi iscrivete a Radiopassioni, il forum e ne discutiamo là?

Anonimo ha detto...

Prima di raccogliere l'invito di Andrea a spostare la discussione sul forum, mi limito a un appunto sulla declamazione.
Le lezioni di storia di Franco Cardini che ci ha offerto Alle 8 della sera sono stati invece dei piccoli capolavori di affabulazione, con un impatto fonico di altri tempi, grazie anche alla calata fiorentina dello studioso.
ciao, Dario