21 settembre 2014

Creatività, tecnologie e integrazione con il Web: la ricetta della Next Radio


Senza voler togliere nulla alle due conferenze che questa settimana, al Prix Italia di Torino e alla Social Media Week di Roma, coinvolgeranno esperti e operatori sulle tematiche evolutive del mezzo radiofonico, mi sembra doveroso celebrare qui la quarta edizione di Next Radio, un evento londinese che James Cridland - riconosciuta autorità del matrimonio tra radiofonia e Internet - insieme con Matt Deegan organizzano dal 2011.  Chiamando ogni volta una grande quantità di donne e uomini della radio implicati nello studio e nella realizzazione di contenuti "di frontiera": quella dell'interazione tra produttori, ascoltatori, inserzionisti attraverso i nuovi strumenti, tecnologici e social, che un medium tradizionale come la radio può - anzi, deve - sfruttare. 

Tutto, in Next Radio è azzeccato, a partire dal format che consiste in una serie di presentazioni molto brevi, di dieci o venti minuti al massimo, con poche slides e molti "talking points" da portare a casa. Dopo una giornata intera di discussione si finisce tutti al pub per la pinta offerta dallo sponsor. Molto British, molto "factual", molto diverso dalle sbrodolate inutili che rendono i nostri convegni "accademici" così noiosi e improduttivi (più ci penso e più mi chiedo perché con Francesco Delucia non si riesca proprio a organizzare un Radiocamp sulla falsa riga di Next Radio). Il programma dell'evento che si è tenuto l'8 settembre alla Royal Institution ha visto la partecipazione di 25 speaker e tutti o almeno una significativa percentuale si possono seguire adesso attraverso i filmati YT sul sito Nextrad.io. Charles Ubaughs, di Classic FM, spiega come il network di musica classica è riuscita a spingere la sua pagina Facebook in cima alla classifica del rapporto tra like e singole page reach registrato dalle grandi reti inglesi. BBC Radio 1 ha più di un milione di fan ma solo una piccola percentuale di loro consulta la pagina regolarmente, nel caso di Classic FM la percentuale è elevatissima.
Altri relatori sono intervenuti sul tema delle app radiofoniche, su come realizzare grandi progetti intorno a un singolo programma (Phil Critchlow di TBI Media ha raccontato della produzione del progetto D-Day, la celebrazione che BBC Radio 2 ha fatto dell'anniversario dello sbarco del '44 in Normandia), sulle trasmissioni tematiche... Una vera miniera di idee per la radio che cambia. Uno delle presentazioni più strane è stata quella di Tony Churnside dell'R&D della BBC. Tony si occupa di "responsive radio" e di contenuti capaci di adattarsi alle esigenze di tempo e di contesto dell'ascoltatore, ispirandosi ai principi della programmazione object oriented (qui un suo articolo dell'anno scorso). Sotto la sua guida BBC ha realizzato un esperimento chiamato "perceptive radio" in cui un radiodramma riesce ad adattarsi in tempo reale al momento e al luogo in cui l'ascoltatore si trova durante la trasmissione (provateci, è molto divertente, la storia verte sul dialogo tra una donna intrappolata in un ascensore e l'ascensore stesso interpretato da una attrice e da una voce sintetica che appunto riesce a generare un contenuto variabile). Altro intervento degno di nota quello di Soundcloud, la piattaforma di scambio di contenuti sonori, che attraverso Ben Fawkes ha parlato di viralità e delle difficoltà di far circolare su Internet - dove circolano milioni di copie di spezzoni video che catturano la fantasia degli utenti - dei veri e propri "audio virali" (a questo proposito Stan Alcorn aveva scritto questo articolo su Digg).
Appuntamento al prossimo Next Radio! Nell'attesa spero che gli spunti che troverete sul sito possano favorire anche qui contenuti radiofonici più innovativi e una migliore integrazione con il Web e i suoi strumenti.

20 settembre 2014

Turchia, onde medie addio. Più difficile farsi ascoltare dai kurdi in una regione in fiamme

Un'altra importante nazione alla cerniera tra Europa e Asia, oggi alla immediata periferia di uno dei teatri di conflitto più minacciosi e intricati, ha adottato la stessa politica di drastico taglio delle infrastrutture trasmissive in modulazione d'ampiezza che ha falcidiato lo storico patrimonio europeo di grandi impianti in onde medie e lunghe. Dal primo luglio l'ente pubblico turco TRT ha disattivato diverse frequenze in onde medie di una rete di emittenti nazionali e regionali un tempo molto estesa.

Lo smantellamento ha avuto inizio nel 2008, con la dismissione del potentissimo trasmettitore di Mudanya su 1017 kHz. Tre anni dopo TRT ha disattivato quattro frequenze delle onde lunghe (162, 180, 225 e 243 kHz) e altre due sulle medie (594 e 765 kHz). Tre mesi fa la mannaia si abbatte su Mersin (Kazanlı) 630 kHz, Istanbul (Izzettin / Çatalca) 702 kHz, Trabzon 954 kHz e Diyarbakır (Cinar) 1062 kHz. Quest'ultima frequenza, riferisce il programma "Medienmagazin" di Radio Eins, uno dei canali dell'emittente regionale berlinese RBB, è particolarmente degna di nota perché ripeteva dal 2009 i programmi del servizio di TRT in lingua kurda, che oggi proseguono solo in FM e non potranno più coprire un bacino di ascolto altrettanto esteso. Anche i 630 e 954 avevano programmi in arabo che forse potevano beneficiare delle caratteristiche propagative delle onde medie.

Tutto quel che resterebbe di tanti impianti in attività prima del 2008, sono le due frequenze di Antalya (Aksu ) 891 and İzmir (Cumaovası) 927 kHz e solo per una fascia di programmazione mattutina che inizia all'alba e chiude a mezzogiorno.

Russia, la fine delle onde lunghe crea un vuoto culturale e civile?


Un lungo articolo di un commentatore di Business Gazeta, una testata online del Tatarstan, - la repubblica dell'antico popolo dei Tatari - lamenta la perdita del trasmettitore a onde lunghe a Kazan, la capitale. Quello di Kazan è solo uno di una trentina di impianti sul territorio della Federazione Russa (altri impianti nelle ex repubbliche sovietiche potrebbero essere rimasti attivi, anche se molti sicuramente risultano spenti da tempo) chiusi da Radio Rossia all'inizio di quest'anno. Rimzil Valeev racconta di essersi accorto che qualcosa non andava quando a gennaio provava a sintonizzarsi - senza successo - con l'autoradio sulla frequenza di 252 kHz. Il giornalista aveva pensato che l'apparecchio si fosse guastato, anche perché (si legge più avanti nella traduzione, abbastanza attendibile, di Google Translate) giornali e televisioni non hanno parlato molto della decisione di smantellare l'intera infrastruttura in modulazone di ampiezza presa dall'ente radiofonico pubblico (in seguito alla recente riforma putiniana). Radio "Tatarstanwave" aveva anche un programma ridiffuso in onde corte, ma è stato soppresso pure quello.

Valeev lamenta la scomparsa di una alternativa radiofonica alle attuali stazioni in FM, con la loro insulsa programmazione musicale, affermando che per molti anziani lo spegnimento dei 252 kHz ha in pratica coinciso con la fine della radiofonia tour court. E si lascia andare in varie considerazioni sociologiche sugli effetti deleteri di una radio così superficiale, incapace di informare su cose fondamentali e sulla politica. Anche in epoca sovietica la gente almeno riconosceva i nomi dei notabili che occupavano le posizioni di comando. Il testo è corredato da molte fotografie, mi piacerebbe molto riuscire a farlo tradurre decentemente dal russo. Il link è stato riportato dal blog Window on Eurasia, a sua volta segnalato da Kim Andrew Elliott.
Dopo l'annuncio della chiusura delle frequenze russe in modulazione d'ampiezza Wolfgang Bueschel ha stilato un prezioso elenco delle infrastrutture LF utilizzate in Unione Sovietica, Russia e ex repubbliche sovietiche negli anni passati e ormai silenziate (o pianificate e mai realizzate, tra le quali c'erano anche degli impianti già compatibili con il DRM digitale). Lo pubblico qui a futura memoria, per ogni frequenza trovate le coordinate geografiche per individuare l'antenna, o quel che rimane, su Google Maps.

48 LW installation in total, in reality or already planned.
All gone now on January 9, 2014, or monitored already inactice.

kHz
153 Chita Kruchina DRM mode, see 216 kHz AM mode (only registered)
51°50'21.58"N 113°44'09.00"E

153 Gagarino Tyumen, planned DRM mode (only registered)
56°01'13.91"N 69°21'28.32"E

153 Komsomolsk nAmur/Khabarovsk RV-200
50°39'18.71"N 136°55'04.84"E

153 Moscow Taldom RV-359
56°45'30.00"N 37°37'12.04"E

162 Ufa ex-153, scrapped a decade ago
54°45'30.84"N 56°02'01.47"E

162 Vologochan Norilsk
69°24'14.09"N 87°05'24.04"E

171 Armavir Tbilisskaya / Oktyabrskoye, in Krasnodar
45°29'07.37"N 40°05'21.66"E

171 Bolshakovo RV-369
54°54'42.71"N 21°43'04.17"E

171 Moscow Elektrostal, 1933-2006
55°46'46.49"N 38°25'14.76"E

171 Murmansk RV-788
69°00'59.21"N 32°55'57.24"E

171 Oyash Raduga RV-594
55°29'15.76"N 83°41'28.34"E

171 Syktyvkar
61°49'09.54"N 50°41'26.28"E

171 Yakutsk
62°14'14.98"N 129°48'10.27"E

180 Barnaul Altai
53°20'52.82"N 83°47'55.89"E

180 Chita Atamanovka RV-107
51°55'29.54"N 113°38'43.64"E

180 Petropavlosk-Kamchatskyi Yelizovo RV-102
53°11'04.84"N 158°24'02.14"E

189 Belogorsk Konstantinogradovka RV-767
50°30'23.44"N 128°18'29.97"E

198 Alexandrovsk Sakhalinskiy
50°52'57.52"N 142°09'12.05"E

198 Irkutsk Angarsk RV-166, DRM mode planned
52°24'57.49"N 103°41'58.92"E

198 Moscow Avsiunino Kurovskaya RV-71
55°35'13.73"N 39°09'57.96"E

198 St. Petersburg Olgino RV-53
59°59'29.78"N 30°07'39.21"E

198 Ufa, scrapped a decade ago
54°45'30.84"N 56°02'01.47"E

207 Blagovechensk
50°19'34.35"N 127°27'59.76"E

207 Skovorodino RV-201
53°56'54.70"N 124°00'03.75"E

209 Tynda Amur RV-1422
55°05'19.54"N 124°43'10.71"E

216 Birobidjan RV-22, Jewish Autonomous area
48°44'17.06"N 132°48'35.67"E

216 Chita Kruchina RV-106, AM mode, see 153 kHz DRM mode (only registered)
51°50'21.58"N 113°44'09.00"E

216 Krasnoyarsk RV-66
56°02'02.91"N 92°45'31.08"E

225 Surgut Tyumen RV-702
61°23'35.34"N 72°52'19.78"E

234 Irkutsk Angarsk
52°26'10.35"N 103°41'09.32"E

234 Arkhangelsk Koskovo RV-46
64°21'50.71"N 41°24'40.17"E

234 Magadan Arman Radujnyi RV-995
59°42'51.00"N 150°11'31.00"E

234 Samara Novosemeykino closed 2005
53°22'57.00"N 50°20'17.00"E

234 St. Petersburg Krasnyi Bor RV-854
59°39'12.35"N 30°41'50.25"E

243 Vladivostok Razdolnoye
43°32'23.79"N 131°56'54.50"E

252 Kazan Tatarstan
55°49'06.33"N 49°10'24.88"E

261 Chita Kruchina RV-106
51°50'21.58"N 113°44'09.00"E

261 Moscow Taldom RV-99
56°43'58.92"N 37°39'50.51"E

261 Tyumen (only registered)
57°10'13.60"N 65°29'49.35"E

261 Vorkuta, Komi Rep, (planned only registered)
67°15'60.00"N 63°12'00.00"E

270 Birobidjan RV-22, Jewish Autonomous area (only registered. see 216 kHz also)
48°44'17.06"N 132°48'35.67"E

270 Khabarovsk RV-54
48°30'43.62"N 135°07'02.26"E

270 Orenburg
51°50'42.47"N 55°08'54.92"E

270 Oyash Raduga PB-76, Slovo
55°29'31.64"N 83°43'27.02"E

279 Gorno Altaysk RV-83
51°58'01.22"N 85°54'54.92"E

279 Ulan Ude, Selenginsk Buryat Rep
52°02'17.57"N 106°56'25.85"E

279 Yekaterinburg Shartash RV-5
56°53'22.18"N 60°41'30.03"E

279 Yuzhno-Sakhalinsk Vestochka RV-678
46°49'44.75"N 142°52'23.69"E

And 18 x on CIS former USSR satellite republics
ARM AZE BLR GEO KAZ MDA TJK TKM UKR UZB

162 Tashkent Solnechniy UZB
41°17'29.49"N 69°18'24.70"E downtown

171 Lviv Krasne UKR
49°54'12.84"N 24°41'15.30"E

180 Aktyubinsk KAZ
50°19'50.82"N 57°23'17.39"E

180 Alma Ata Shymkent KAZ
42°14'50.26"N 69°32'04.47"E

189 Dusheti GEO
42°03'01.76"N 44°40'37.72"E

198 Bishkek/Frunse KGZ
42°52'42.36"N 74°59'19.84"E

209 Kiev Brovary former 2mast, see G.E. 4 Apr 2002
50°30'41.19"N 30°46'20.62"E

218 Gaencae AZR
40°36'53.01"N 46°20'01.27"E

234 Grigoriopol Maiac MDA, mast scrapped now
47°17'21.32"N 29°26'00.42"E

234 Yerevan Gavar ARM (rebuilt to 1395 kHz now)
40°25'00.50"N 45°11'52.12"E

243 Alma Ata Tolkyn KAZ (ex 245 kHz)
43°38'04.70"N 77°55'39.24"E

243 Karaganda KAZ
49°47'32.08"N 73°01'48.36"E

252 Dushanbe Yangi Yul TJK
38°28'43.90"N 68°48'20.54"E

252 Yerevan Arinji ARM
40°14'25.48"N 44°36'09.40"E from 1966

254 Yerevan Arinji ARM
40°14'05.59"N 44°32'54.72"E til 1965

270 Tashkent Solnechniy UZB
41°12'28.74"N 69°08'13.21"E

279 Ashgabat TKM
37°51'14.65"N 58°21'58.48"E

279 Sosnovy Lapichy BLR
53°23'47.28"N 28°32'01.61"E

19 settembre 2014

A Roma per scoprire quanto sono social i network radiofonici commerciali


Mentre da domani a Torino il mondo del broadcasting pubblico affronta il tema del rinnovamento, negli stessi giorni, a Roma, in occasione della Social Media Week il Social Radio Lab di Stefano Chiarazzo invita a una doppia tavola rotonda gli esponenti dei network commerciali per analizzare lo stesso tipo di trasformazione e discutere delle nuove forme di relazione con l'audience che le voci più popolari dei nostri microfoni articolano attraverso la sinergia FM/Web. 


Fondato nel novembre del 2013 da Stefano Chiarazzo dell’Osservatorio Social Vip, il Social Radio Lab è uno spazio di informazione, ricerca e condivisione sull’evoluzione della comunicazione radiofonica. Un vero e proprio laboratorio-community dove i professionisti e gli appassionati della radio e della comunicazione possono incontrarsi, confrontarsi e innovare.
L’utilizzo strategico di web e mobile a favore di una maggiore fidelizzazione e coinvolgimento dei radioascoltatori è infatti una sfida ancora parzialmente colta dalle emittenti italiane. Più avanti ovviamente le nazionali, ma anche le radio locali e le web radio si stanno distinguendo per il coraggio di sperimentare.
In collaborazione con alcune cattedre del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università Sapienza di Roma e molte delle radio più ascoltate in Italia, il Social Radio Lab si pone l’obiettivo di fotografare lo stato dell’arte dell’uso delle nuove tecnologie da parte delle radio italiane e evidenziare trend, dati e best practice per aiutare il settore radiofonico nel percorso di crescita e innovazione. 
Nel corso della settimana che Roma, come altre città italiane, dedica tra il 22 e il 26 settembre, Stefano coordina due dibattiti che vedono la presenza di speaker, responsabili marketing e docenti universitari per scoprire quanto e come le radio italiane utilizzano web e mobile per fidelizzare, coinvolgere e costruire ulteriormente le community dei loro ascoltatori.

MERCOLEDÌ 24 SETTEMBRE 2014:

12:00 PM – 13:30 PM
Concretamente – via dei Cerchi 75, Roma


Stefano Chiarazzo, Fondatore e Direttore Social Radio Lab

Paola Panarese, Docente Dipartimento Coris – La Sapienza, Università di Roma

Marco Pontini, Direttore Generale Marketing e Commerciale – Gruppo Radio Italia

Massimiliano Montefusco, Direttore Marketing e Comunicazione – Gruppo RDS

Isabella Eleodori, Speaker Radiofonico – R101


GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE 2014

12:30 PM – 14:00 PM
MoMeC – Montecitorio Meeting Centre – via della Colonna Antonina 52, Roma


Stefano Chiarazzo, Fondatore e Direttore Social Radio Lab

Marco Stancati, Consulente Direzionale e Docente – La Sapienza, Università di Roma

Luca Dondoni, Giornalista Musicale e Speaker Radiofonico – RTL 102.5

Stefania Giordani, Responsabile Commerciale – Radio Capital

Stefano Bragatto, Speaker Radiofonico e Social Media Manager – Radio Monte Carlo

Crossmedialità, news social e radio non convenzionale: a Torino il meglio del broadcasting

L'equinozio autunnale è alle porte e settembre si tinge di radio. Domani e fino al 26 apre i battenti a Torino la 66esima edizione del Prix Italia, sotto la sapiente guida del neosegretario generale Paolo Morawski, l'italiano più mitteleuropeo dopo Claudio Magris l'evento sarà focalizzato sull'innovazione dei linguaggi radiotelevisivi. Il convegno di apertura alle 9 del mattino di sabato sarà appunto dedicato all'Europa dei broadcaster pubblici e alla sfida della cross-medialità:

"Il futuro del Servizio Pubblico crossmediale. Quale Governance?" Con Lucio Battistotti, Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea; Gianni Bellisario, Vice Presidente Infocivica; Manlio Cammarata, Direttore MC Reporter, Interlex e Tabulas; Claudio Cappon, Vice Presidente EBU; Nicola D’Angelo, giurista e magistrato; Massimo De Angelis, Presidente Infocivica; Giampiero Gramaglia, Direttore EurActiv.it; Andrea Fabiano, Vice Direttore Marketing RAI; Matthew Hibberd, Università di Stirling (Scozia); Giacomo Mazzone, Direttore Affari Istituzionali EBU; Alessandro Picardi, Direttore Affari Istituzionali e Internazionali RAI; Giuseppe Richeri, Università della Svizzera Italiana di Lugano; Carlo Rognoni, giornalista e politico; Bruno Somalvico, Segretario Generale Infocivica; Michele Sorice, LUISS di Roma. – (streaming sul sito del Prix Italia)

Le due sessioni da non perdere per me saranno quella condotta da Mike Mullane Responsabile Eurovision Media Online EBU domenica 21 alle 15:00:

"I social media nelle newsroom: casi di successo, questioni aperte". Con Madiana Asseraf, Social Media Manager Eurovision; Cilla Benkö, Direttore Generale SR Svezia; Mario Calabresi, Direttore La Stampa; Aline De Volder, News; Laurent Dehasse, CEO & Co-Founder Vigiglobe (Social Media Intelligence Company); Cordelia Hebblethwaite, giornalista BBC/Stanford University California; Mark Little, CEO & Founder Storyful; Monica Maggioni, Direttore RAI News -- Tra i temi in agenda: l’integrazione dei social media nelle newsroom e nel giornalismo investigativo, i processi di validazione del user generated content e il problema della responsabilità. Come monitorare l’impatto delle proprie strategie nei social media? Come attrarre e coinvolgere il pubblico più giovane con le news? Come passare dalle notizie alle storie? – (streaming sul sito del Prix Italia)

e soprattutto quella di martedì 23 sempre alle 15, quando Andrea Borgnino, strategist per le Web Radio RAI, e altri ospiti condurranno una discussione su 

"La radio non convenzionale. E se domani fosse oggi?" Modera Wojciech Markiewicz,
Polskie Radio Polonia. Con Andrea interverranno Dick Dunkerley, Direttore creativo di Hindenburg Systems Danimarca; Silvain Gire, Responsabile editoriale ARTE Radio/Arte France; Sophie Halliot, COO @Bobler; Sara Lacomba,
URTI; Natacha Mercure, Responsabile offerta digitale Radio Canada; Christian Vogg, Responsabile Radio EBU; Samuel Vuillermoz, CEO & Founder mx3.ch-mxlab Svizzera. Gli esperti introdurranno diversi esempi e casi di successo di progetti audio/radio nel nuovo contesto competitivo digitale. Ascoltare la televisione e vedere la radio, il Web, le produzioni transmediali e la narrazione non-lineare mescolano limiti e confini, creano nuovi modelli e nuovi pubblici. La voce diventa uno strumento iperlocale per creare comunità globali. Le radio nazionali possono diventare vettori di promozione di contenuti locali ma anche internazionali. Professionisti e ascoltatori, musicisti, conduttori e Web master si scambiano ruoli e idee mentre, sullo sfondo, i grandi media tradizionali riflettono sul proprio domani digitale. Che poi è già oggi. – (streaming sul sito del Prix Italia)

Come vedete quest'anno c'è la novità dello streaming dei convegni accessibile sul sito, ma io cercherò di esserci, almeno martedì. Qui trovate il programma completo della manifestazione e qui la guida preparata dall'ufficio stampa in occasione della conferenza di presentazione.

14 settembre 2014

IBC 2014, spunta una nuova radio DRM: viene dall'India per il potenziale mercato interno

All'IBC di Amsterdam l'altro ieri è stato presentato un nuovo prototipo di ricevitore DRM, è siglato AV-DR-1401 e lo produce il brand indiano Avion Electronics, del gruppo Communications Systems Inc. Bisogna ammettere che il sistema di trasmissione digitale DRM (Digital Radio Mondiale) ha una resilienza invidiabile. Oggi standard ETSI, il DRM è stato concepito una quindicina di anni fa per rimpiazzare la tradizionale modulazione d'ampiezza analogica per frequenze fino a 30 MHz. L'intenzione era lodevole: dare nuova linfa al settore delle emittenti internazionali che trasmettevano sulle onde corte - ormai all'inizio del loro travolgente e irreversibile declino - e al tempo stesso offrire una nuova possibilità alle infrastrutture e alle singole stazioni attive sulle onde medie. Il sistema funzionava, molti avevano dichiarato il proprio interesse e avviato dei testi, ma in tutto questo tempo il DRM non è riuscito a creare un mercato dei ricevitori degno di tale nome e i broadcaster internazionali, quasi tutti enti pubblici sottoposti a mille pressoni di budget, non hanno avuto la pazienza di aspettare una fantomatica iniezione di qualità e versatilità digitale in un medium chiaramente al tramonto. A parte qualche la notevole eccezione della Cina, le onde corte sono morte prima di poter diventare digitali e i pochissimi ricevitori che sono stati messi in commercio sono diventati praticamente obsoleti (le trasmissioni test in DRM proseguono, ma si tratta di poche ore giornaliere e hanno pochissima rilevanza).

C'è qualcuno però che sul fronte degli apparati in questi anni ha avuto un parziale successo: i pochi produttori che ancora soddisfano alla scarsa domanda di impianti di trasmissione AM. Un'industria in grado di rifornire sia modulatori in grado di adattare al digitale i trasmettitori analogici, sia nuovi impianti ibridi analogico-digitali. Considerando che il DRM necessita di trasmettitori molto più lineari di quelli normalmente utilizzati per la modulazione di ampiezza, è quasi inevitabile che i broadcaster interessati al discorso dell'AM digitale investano in trasmettitori di nuova generazione, per i quali il DRM diventa un'opzione molto accessibile. A un certo punto, qualche anno fa, è accaduto che due delle più importanti nazioni del mondo, Russia e India, dichiarassero il loro "commitment" in favore della modulazione d'ampiezza. L'India in particolare ha cominciato a investire in nuove infrastrutture, soprattutto per le onde medie, impegnandosi a far partire le trasmissioni digitali una volta che il pubblico fosse stato in grado di dotarsi di apparecchi riceventi compatibili. Come è finita? È finita che la Russia ha addirittura smantellato onde corte e onde medie, giudicate inutili, mentre l'India ha recentemente lanciato segnali contrastanti, lasciando intendere che la conversione al digitale non fosse più un obiettivo primario. In Brasile, in compenso, sono stati avviati recentemente dei test sulle onde medie.
Adesso ecco arrivare un'altra azienda - questa volta non taiwanese o coreana - che si dice pronta a rilasciare "nei prossimi mesi" un ricevitore AM digitale che sembra avere caratteristiche interessanti, inclusa la capacità di sfruttare le funzioni di trasmissione di informazioni testuali e visive (Journaline, Slideshows, ecc.) che rappresentano uno dei plus del DRM. Nei mesi scorsi per la verità c'erano stati dei rumors sul produttore cinese Tecsun, molto noto tra gli appassionati per le sue eccellenti radioline a onde corte, che sarebbe stato intenzionato a entrare nel mercato del DRM, ma non se ne è saputo più niente.  
Dell'AV-DR-1401 - le cui prime notizie risalgono allo scorso aprile - abbiamo soltanto una fotografia e qualche dichiarazione come sempre entusiastica dei dirigenti del consorzio che in barba alla lunga sequenza di flop commerciali cui è andata incontro questa tecnologia nel corso degli anni, continua a promuovere l'adozione dello standard. Si tratta come sempre di un annuncio e di un prototipo. Ancora non si conosce il prezzo e l'effettiva data di disponibilità. Sono andato a vedere sul sito di Avion Electronics e francamente le pagine che riguardano il piccolo catalogo di radioricevitori sembrano aver viaggiato indietro nel tempo di qualche lustro: tutti i modelli (analogici) sono anche a lettura di frequenza analogica e sono chiaramente orientati a un mercato con pochissimo potere di spesa. È possibile che un'azienda del genere, che può vantare solo una produzione di televisori di nuova generazione (incluse le smart tv e le 3D tv), riesca ad assicurare una produzione su larga scala? Chi ha progettato il nuovo ricevitore? Che componentistica è stata utilizzata per riuscire ad assicurare un prezzo che non può essere quello di un bene di lusso? Mi chiedo se il fornitore di chipset possa essere Analog Devices India, che anni fa aveva lavorato per il DRM e che dispone di processori per un tipo di modulazione abbastanza diversa dal DAB. Al momento le due aziende che sembrano in grado di fornire componenti e chipset sono NXP, con il co-processore SAF3607EL e l'israeliana Siano, una delle prime a specificare che i suoi processori sono aperti anche al DRM+, espansione dello standard predisposta per la trasmissione nelle VHF in sostituzione dell'FM analogica. 
Ma ancora una volte tutti i dubbi dovranno restare in sospeso. Io cercherò di contattare l'ufficio stampa del DRM Consortium, per adesso accontentiamoci della fotografia e del comunicato:

At IBC on Friday 12th September the DRM Consortium launched the first DRM AM model receiver produced in India for India and for global use. 

The AV-DR -1401 designed and produced by Communications Systems Inc under the brand name Avion Electronics of India (www.avionelectronics.in) is a digital DRM SW, MW, as well as analogue AM and FM receiver with stereo reception, offering some of the extra features that make digital superior to analogue: more choice in perfect sound (MPEG audio), multimedia applications and local interactive text and media (Journaline), automatic tuning by station, not frequency, emergency alert capability etc.
The receiver was unveiled at the first DRM ‘Pit-stop’ on Friday 12th September at the Ampegon stand (Hall 8:D35). It was subsequently showcased on Saturday 13th September at Thomson Broadcast, the second ‘Pit stop’ event and at the “tell and show” event organised by DRM Consortium member Nautel Ltd. At their session ‘Building to a Billion and Beyond’, Nautel representatives and other Consortium companies from India and around the world gave an update on the digital project in India and participants could sample the excellent sound of the new DRM receiver model.
Ankit Agrawal, Director of Communications Systems Inc which produced the new model was thrilled with the interest created by the DRM radio: ”Our receiver performed very well and its audio quality, extra features and ease of use received a lot of positive feedback. IBC participants particularly liked the extended battery life of the receiver and its emergency warning capability. With small adjustments we plan to make the receiver available for order in the next few months.”
Ruxandra Obreja, the Consortium Chairman, says that: “We are very pleased with the exciting announcement on this new Indian receiver. With sufficient orders and support it could do very well and start the receiver ball rolling demonstrating that global, green and extremely cost-effective DRM is not just the future of digital radio but a reality for listeners now.”
Other DRM members present at IBC are: Digidia, Fraunhofer IIs, GatesAir, RFmondial and Transradio

13 settembre 2014

Radio Vera, la fede ortodossa nell'etere di Mosca

Tra 24 ore sui 100,9 MHz dell'etere FM di Mosca avrà per la prima volta una voce in rappresentanza della religione Ortodossa. Non era ancora successo dal crollo del comunismo, nonostante la apparente simpatia che Putin nutre nei confronti della Chiesa ufficiale della Santa madre russa. Simpatia ricambiata se è vero, come riferisce RFE (che ha dato anche la notizia della nuova stazione), che gruppi ortodossi oltranzisti vedono in Vladimir Vladimirovic il più classico uomo della provvidenza (dove l'ho già sentita?). 
La nuova emittente religiosa si chiama Radio Vera, che in russo significa "fede". Quella moscovita sarà la sua seconda frequenza, ma Vera, la "stazione della luce" ha già iniziato il suo percorso da Ryazan, una località a un centinaio di chilometri dalla capitale, dove ha preso il posto, sui 102.5, di una stazione pop, Radio Pioggia d'Argento. Dopo Mosca Vera pianifica già l'espansione a Ekaterinburg, Samara, Novosibirsk, Kemerovo: presto l'ortodossia dovrebbe avere il suo network. Non si tratta di una iniziativa controllata direttamente dalla Chiesa ortodossa, precisa Vladimir Romanovich Legoyda, presidente del Centro informativo sinodale del Patriarcato moscovita. Tutto nasce dalla volontà di un gruppo di volontari laici. È chiaro però che qualche sostegno l'impresa deve pur averla, anche se la stazione non disdegna le donazioni dei suoi ascoltatori.
Dopo un centinaio di anni di scarsa frequentazione con la religione, anche gli scafatissimi abitanti della metropoli di Mosca tornano a fare i conti con una trascendenza che era stata negata, ma che da Cirillo e Metodio a Dostojievski ha avuto una grande forza nella società di questo immenso territorio, intrecciandosi con la strana mistica che sembra pervaderlo anche nel paesaggio, nella resilienza dei suoi abitanti.

12 settembre 2014

Spagna: onde corte addio, mentre Cadena Cope spegne due stazioni sulle medie

La notizia temuta dai sindacati interni a Radio Nacional de España è stata confermata in una intervista che il nuovo direttore di REE, la sezione dei programmi per l'estero, Antonio Szigriszt ha concesso a Antonio Buitrago, il redattore del programma DX Amigos de la onda corta. Il primo di ottobre (o forse il 15, come è stato poi ipotizzato) la stazione di Noblejas, Toledo verrà spenta e i programmi di Radio Exterior, nome attribuito nel 1977 per una attività avviata nel 1942, continueranno solo su Internet e via satellite. Anche la programmazione cambierà, secondo il programma inglese che ha dato la notizia questa notte, nella trasmissione per il Nord America, non ci saranno notiziari e trasmissioni in diretta, ma solo interviste e servizi sulla Spagna. In lingua inglese ancora non si sa se verranno prodotti programmi di mezz'ora o un'ora, per sei giorni alla settimana. Con questa chiusura in Europa rimangono solo Romania e Albania, forse Serbia a utilizzare le onde corte per raggiungere ascoltatori situati oltreoceano, in Nord America. Un pugno di
grandi broadcaster continuano a servirsi dei loro ripetitori per raggiungere continenti come l'Africa o l'Asia. 
In Spagna come ovunque in Europa sono minacciate anche le onde medie. La catena cattolica COPE oggi disattiverà le frequenze di Girona-Figueres (1269 kHz) e Tarragona-Reus (1143 kHz) e considerando che tutte le località sono coperte dall'FM è del tutto plausibile ritenere che presto altri impianti in onde medie verranno sacrificati. Inutile commentare, la pressione dei costi è ovunque un fattore incontenibile, per quante obiezioni noi appassionati possiamo avanzare sull'esattezza dei conti fatti dai responsabili di queste emittenti. La nostalgia e le tante cose imparate grazie alla radio in anni in cui nessuno poteva immaginare la futura esistenza del Web non devono farci dimenticare che, al di là della solidità del modello trasmissivo a cui siamo così affezionati, la radiofonia sta subendo grandi mutamenti, non solo sul piano delle sue piattaforme distributive. Cambiamenti che investono anche il modo in cui ci alimentiamo di notizie. Per la tristezza dell'hobbysta che vede consumarsi anche gli ultimi avanzi del suo giocattolo, purtroppo, le analisi razionali sono del tutto inefficaci.

11 settembre 2014

Radio digitale in Europa (e Australia): il mercato italiano (39mila radio) si confronta con pochi "big"

L'associazione WorldDMB pubblica un prospetto riassuntivo sulla situazione del mercato della radio digitale in Europa e Australia. Per la prima volta anche la base di ricevitori in Italia viene messa a confronto con quella di altre nazioni. Secondo i dati Gfk, alla fine dell'anno scorso abbiamo sfiorato una base di quasi 40 mila ricevitori compatibili (sarebbero 39 mila) con il DAB. Una cifra che si raggiunge mettendo insieme i numeri degli apparecchi venduti annualmente dal 2008 al 2013. Spinte evidentemente dall'interesse generato dalla partenza delle trasmissioni in Trentino, abbiamo avuto tra il 2012 e il 2013 un raddoppio di ricevitori venduti, 12 mila contro 6 mila.
Secondo l'infografica del WorldDMB Forum, la copertura della radio digitale (in percentuale di popolazione) rimane invece immutata nello stesso periodo. Siamo partiti dal 65% della popolazione del 2008 e nel 2013 eravamo ancora al 65%. Mi permetto di essere un po' scettico su questi valori, che mi sembrano a dir poco ottimistici, anche considerando la presenza di impianti di radio digitale in diverse grandi città. Forse è vero che nel 2008 doveva essere ancora attiva la sperimentazione DAB+ a Bologna e Venezia, la cui cessazione potrebbe essere stata parzialmente compensata dal lancio dei multiplex in Trentino e da qualche altra nuova apertura, ma al momento non mi sembra di poter dire che quasi 30 milioni di persone hanno accesso in Italia alla programmazione in DAB, e comunque si tratterà in molti casi di una offerta molto limitata. 
Si tratta in ogni caso di una infografica molto interessante, anche se concede molto spazio anche alle perplessità in ordine a una migrazione che sembra lasciarsi dietro nazioni europee importanti. Appena avrò qualche dato Gfk aggiornato al 2014 li pubblicherò qui.


L'infografica è estratta dal WorldDMB Global Update 2014 che il Forum ha appena pubblicato e presentato all'IFA di Berlino. Il link diretto al file PDF è questo.

09 settembre 2014

Valle d'Aosta e Piemonte Occidentale: Agcom decide due nuove regioni "digital radio"

Secondo il blog del sito Digital Radio, a fine luglio il Consiglio del regolatore Agcom si è riunito per decidere, tra l'altro, anche l'estensione del piano di copertura regionale in radiofonia digitale T-DAB+, disponendo per l'attivazione dell'iter in Valle d'Aosta e nel Piemonte Occidentale. La decisione era iscritta all'ordine del giorno della seduta dello scorso 29 luglio ("Estensione alla regione Valle d’Aosta e all’area tecnica del Piemonte Occidentale della pianificazione per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale con standard DAB+, già attuata con un progetto pilota nel Trentino Alto Adige"). 
Ora secondo la prassi gli uffici tecnici del Ministero per le Infrastrutture e lo Sviluppo Economico dovrebbero assegnare i relativi blocchi di frequenza. Trattandosi di due regioni di confine - vedi il post di ieri - potrebbero verificarsi dei problemi qualora lo stesso MISE dovesse procedere alla risoluzione di eventuali conflitti frequenziali televisivi con Francia e Svizzera utilizzando i canali della banda III VHF non assegnati nel corso dell'asta di metà giugno 2014. Considerando che in Italia si tende sempre a salvaguardare l'in statu quo, sarebbe davvero opportuno che il regolatore e i tavoli tecnici accelerassero la pianificazione della radio digitale, procedendo in parallelo su più regioni (non è solo una questione di blocchi da assegnare, c'è anche la questione non banale della formazione dei multiplex locali e delle società consortili che devono gestirli). L'impegno dei costruttori ha già portato alla creazione di una consistente base di apparecchi compatibili con la radio digitale DAB+, bene o male la presenza di numerose stazioni anche a Roma e Milano - anche con qualche primo esempio di contenuti esclusivi, come nel caso dei canali Web Radio della RAI o degli stream musicali nel multiplex di RTL102.5 - contribuisce a estendere la conoscenza, e il gradimento nei confronti della nuova radiofonia. Sarebbe davvero un peccato perdere questa occasione di rilancio in un settore che soffre per i cali degli investimenti pubblicitari e per lo scontro "generazionale" con i nuovi media.

08 settembre 2014

Dai conflitti frequenziali per le nostre TV di confine arriva una pessima notizia per la radio digitale

Si addensano nubi molto oscure sul destino della radio digitale in Italia, che annaspa per trovare uno stabile percorso di crescita dopo l'isolata sperimentazione in Trentino Alto Adige. Un osservatore autorevole come il periodico Newslinet rivela che il Ministero per lo sviluppo economico sarebbe intenzionato a riassegnare alla tv digitale terrestre le frequenze televisive in banda III VHF che avevano fatto parte dei lotti messi all'asta "per l'attribuzione delle risorse DTT dell'ex beauty contest", asta alla quale aveva partecipato un solo editore televisivo, Urbano Cairo, il quale aveva ottenuto per La7 il lotto numero 3 comprensivo dei canali UHF 25 e 59. I lotti 1 e 2 includevano, oltre al canale 23 UHF i canali 6, 7 e 11 in banda III, quella utilizzata anche per la radio digitale DAB+
Perché MSE vorrebbe riutilizzare queste frequenze? Perché l'Italia si trova attualmente in procedura di infrazione a livello europeo in seguito ai problemi interferenziali che affliggono le nostre zone di confine con altre nazioni. I problemi, secondo Newslinet, risalgono ai primi tempi del DVB-T e a una pianificazione che non ha tenuto conto delle possibilità incompatibilità con gli altri piani dei nostri vicini geografici. Ora però per evitare multe e altre conseguenze negative l'Italia si è impegnata a risolvere i contenziosi entro la fine dell'anno. Da qui l'urgenza nell'individuare tutte le soluzioni possibili, tra riassegnamenti, indennizzi per gli editori che avevano già investito nel digitale televisivo e cordate tra editori stessi per l'uso condiviso dei multiplex: strumento che forse offrirebbe una buona via d'uscita ma è sempre stato visto con poco entusiasmo dagli editori stessi. Anche tenendo conto delle varie "pezze" da cucire sulla coperta troppo stretta, conclude Newslinet, resterebbero ancora il 40-50% di editori (tra coloro che sono interessati alle "incompatibilità radioelettriche internazionali") a cui dare in qualche modo soddisfazione.
La possibile scomparsa di tre blocchi - il 6, 7 e 11 - dallo spettro di risorse di cui la radio digitale potrà disporre in futuro, equivale in pratica alla fine del progetto del DAB così come era stato concepito qualche anno fa da Agcom. Senza quelle frequenze il DAB non potrà rappresentare la possibile evoluzione al digitale per l'insieme della nostra industria radiofonica, pubblica e privata. Non ci sarebbe abbastanza spazio per tutti. Questo potrebbe esacerbare le posizioni degli editori più scettici nei confronti di questa tecnologia e qualora a livello europeo si dovesse concordare un passaggio obbligato dalla radio analogica a quella digitale (attraverso lo spegnimento totale o parziale dell'FM), si scatenerebbe un autentico caos e lieviterebbero i costi degli inevitabili indennizzi da riconoscere a chi ha investito per anni in una radiofonia ormai "antiquata". 
Insomma un gran bel pasticcio, reso ancora più sgradevole quando pensiamo che nel momento stesso in cui era stata fissata l'asta per l'attribuzione degli "scarti" del DTT, queste risorse erano comunque destinate al mondo televisivo (anche se un solo editore aveva poi effettivamente partecipato). La verità è che tanto per cambiare non c'è mai stata la volontà di pianificare un corretto e moderno assetto radiofonico e tutto, come sempre, è stato lasciato all'italica improvvisazione.

07 settembre 2014

"Gabbia per elefanti" addio, smantellata a San Diego l'antenna puntata sulla Guerra fredda

Un altro simbolo, ben visibile, della Guerra fredda verrà rimosso per sempre dal panorama di San Diego nelle prossime settimane, quando esplosivi e ruspe raderanno al suolo l'enorme complesso dell'antenna "Wullenwever" (da un design sviluppato dalla marina del Terzo Reich da un ingegnere radiofonico, Hans Rindfleisch), altrimenti nota con il suo designatore ufficiale AN/FLR-9, che da decenni si erge sulla spiaggia di Silver Strand a Coronado. Le antenne di questo tipo consistevano in un anello di circa 500 metri di diametro di tralicci alti parecchie decine di metri e servivano per determinare con grande precisione la direzione da cui provenivano i segnali in HF. 
Anche l'Italia aveva avuto il privilegio di ospitare una di queste antenne, che i Californiani  del sud, con la loro tipica non-chalance hanno ribattezzato "gabbia per elefanti". La nostra gabbia si trovava nella base aerea di San Vito dei Normanni, vicino a Brindisi, e ancora oggi Google Maps rivela il grande cerchio costituito dalle basi dei tralicci, abbattuti 12 anni fa.


Come scrive l'Union Tribune di San Diego, questo e altri impianti costituivano un network, che a un certo punto si estendeva anche in Alaska, Giappone, Hawaii, Regno Unito, Germania e in alcune località costiere americane, destinato a sorvegliare le comunicazioni del "nemico" (e forse anche degli alleati se è vero che il gruppo di sorveglianza elettronica basato anche a San Vito eseguiva anche missioni per conto della NSA). Sembra che a scopi conservativi, la gabbia per elefanti californiana non sarà distrutta completamente. Verranno tenuti in piedi alcuni tralicci e una piccola parte di cavi, a futura memoria di una guerra che, drammaticamente, non sembra affatto appartenere al passato.

L'antenna di San Vito, ormai smantellata
E quella di San Diego, prossima all'abbattimento


Stazioni AM: i DXer europei chiedono il ritorno dei 1350 kHz, paradiso perduto dell'ascolto.

[For non-Italian speakers. This post refers to "Radio AM 1" an unofficial Italian station operating in the MW band and its recent decision to move from 1386 to 1350 kHz. Unfortunately, the latter frequency overlaps with an American continent channel producing exceptional DX catches here in Europe as of lately, mainly due to a powerful French transmitter switching off completely. Now this frequency appears once again to be substantially blocked and the admittedly small MW-DX community is not happy. Protests have begun circulating in specialized mailing lists, and people wonder why Radio AM 1 cannot simply switch back to 1386 kHz or other, not overlapping frequencies.
AM 1 belongs to a relatively small group of Italian stations which have lately started testing in a band only the Italian public broadcaster RAI was licensed to use. One cannot really define these stations as "pirate" station, however. While commercial broadcasts on mediumwaves are not expressly prohibited, this band is simply not regulated beyond RAI and its signal distribution plans within a formal agreement with the Italian government. A number of "private" operators are on the other hand maintaining that they are indeed entitled to stay in this band, either due to a temporary authorization, or as past owners of an AM or FM license. The first wave of these operators, two years ago or so, prompted a first reaction from the regulating authority. Reportedly, they were all located and identified, and many of them received an official letter asking them to stop or incur in fines and further sanctions.]

Vorrei fare un vero e proprio appello agli operatori dell'emittente in onde medie che si identifica da  "AM 1" e trasmette presumibilmente dall'alto milanese. La recente decisione della stazione di spostarsi su 1350 kHZ - dai 1386 sinora occupati - ha creato forte scontento tra gli hobbysti italiani e europei che danno la caccia ai segnali radio lontani proprio sulle frequenze delle onde medie. Ecco qualche esempio dei messaggi apparsi su una mailing list specializzata nelle notizie che riguardano l'ascolto di stazioni difficili su questa affascinante - propagativamente parlando - banda:

1350 had a strong Euro station (Italy ???) playing disco music at this time (S. Regno Unito) 
1350 Am 1 from Italy (ex 1386Khz) (Franck, Francia)
Alas! they are occupiyng one of the best dx channels, blame on them, who cares of their disco music? (V. Italia) 
Thanks V! (C. Austria) 
Yes occupiyng a best channel DX!: I hope 1350 italy station translate trasmit on 1323 khz, now this frequency is "free" because Radio Base 101 from Padova ITALY closed TX about some months. (L. Italia) 
Yes, I agree this is a terrible situation: possibly the best DX channel ever on MW occupied by an Italian pirate. Even moving to 1323 I think is a bad idea. These are non-licensed stations and should not use MW. SW is almost empty.Can't we all send them mails and ask to move to SW? It won't help, I am afraid, but a DX protest could maybe change their mind. At least one DXer is involved in this pirate radio stations, so he should know better (M. Olanda) 
Can someone send me their email address so I can protest? (B. Regno Unito) 
If a person operates a pirate station against the law, I very much doubt he would be influenced by protest letters from an audience whom he is not targeting! I would suggest that protest letters are better addressed to the appropriate licensing authority (AGCOM I think). Perhaps L. can help with an address? (A. Scozia)
Yes, it is a pity […] an author of the “Studio DX” programme, perhaps a DXer himself, is blocking this very good DX channel. Because he wrote “we are testing on 1350kHz”, I think that he is one of those who stay behind this Italian pirate station. (Karel, Cechia).


AM 1 trasmette contenuti essenzialmente musicali "disco" (che non rientra tra i miei gusti ma questo è un discorso a parte). A parte il relay del programma StudioDX e qualche altra ritrasmissione rievocativa degli anni ruggenti delle nostre radio private, o di una Web radio jazzistica. È tutto molto bello e simpatico, ma c'è un problema: in Europa i 1350 kHz coincidono con un canale assegnato anche al continente americano. Quando questa frequenza è stata abbandonata, un paio d'anni fa, da una stazione del sud della Francia rivolta alla comunità araba d'oltralpe, i 1350 sono diventati una miniera di deboli segnali provenienti dal Nord come dal Sud America, molti dei quali ascoltabili per la prima volta da sempre. L'equivalente di una riserva faunistica protetta. Per noi italiani è diventato possibile ascoltare anche qualche emittente "LPAM - low power AM" dal Regno Unito. In questi giorni, purtroppo, la festa sembra finita.
La situazione è davvero infelice perché se da un lato si inserisce nel positivo fenomeno revival italiano nei confronti di una porzione di frequenze ormai considerata "acqua morta" persino dalla Rai (finora unica titolare del diritto a trasmettere in onde medie), dall'altro AM 1 vanta tra i suoi supporter e contatti stretti molte persone che sanno perfettamente che cosa voglia dire "hobby del radioascolto". Anche se in Italia gli appassionati che si sforzano di ascoltare qualcosa in onde medie (tecnicamente più complesse, perché richiedono antenne riceventi più complicate e  una conoscenza più approfondita dei meccanismi della propagazione ionosferica, oltre a risultare spesso poco "intelligibili" a causa delle interferenze e della estrema debolezza dei segnali) sono poco numerosi, andare a occupare proprio i 1350 kHz, magari con una trasmissione di notizie sull'hobby del DX, è oggettivamente poco simpatico. Si capisce perfettamente che il vuoto che regna su questa frequenza possa invogliare gli operatori di AM 1 a occupare lo spazio, ma non si capisce bene, visto che comunque il target è italiano e semilocale, non si possa continuare a servirsi di un canale europeo, i 1386 kHz, che oltre a essere comunque relativamente libero, non si sovrappone direttamente con una frequenza canalizzata non ogni 9 kHz come in Europa, bensì ogni 10.
I miei colleghi DXer esprimono anche molte perplessità sulla natura di  emittenti che in questi anni sono rimaste in un limbo di "ufficiosità" per non dire (e questo è un male, dal mio punto di vista, perché ritengo che queste stazioni abbiano tutto il diritto di chiedere una autorizzazione ufficiale) di illegalità. Il ritorno sulle onde medie di questi impianti è guarda caso legato al progressivo spegnimento dei trasmettitori Rai che operavano fino a relativamente pochi anni fa. È noto che sul mercato surplus sono comparse molte apparecchiature in ottimo stato. Sebbene trasmettere su queste frequenze non sia mai un fatto banale perché necessitano di "impianti aerei", di antenne, accuratamente progettate e di dimensioni abbastanza cospicue, le difficltà non hanno impedito ad alcuni intrepidi "broadcaster fai da te", di lanciare diverse iniziative, molte delle quali concentrate nel nostro nord-est, tra Lombardia, Veneto e Emilia (ma c'è stata anche Roma).
Qualche tempo dopo questa prima ondata di emittenti, sembra che sia arrivata una stretta da parte delle autorità, che hanno provveduto a inviare lettere di avvertimento, invitando tutti a non servirsi di frequenze che in Italia sono sempre stati monopolistiche e che tuttora, pur non essendo espressamente "proibite", sono considerate off limits per le imprese editoriali radiofoniche commerciali o comunitarie. A quanto so, in  due o tre casi i nuovi broadcaster delle onde medie potevano vantare l'equivalente di una licenza a trasmettere, si presumeva in base alla titolarietà di una licenza in FM. Io non sono un legale ma sulla vicenda mi sembra che ancora non sia stata fatta completa chiarezza. 
Ripeto: sono il primo a ritenere che in Italia debba essere dato spazio a licenze a carattere no profit o anche commerciale per impianti locali a bassa potenza anche sulle onde medie, ma qui stiamo parlando di iniziative che a bene che vada possono essere definite ufficiose, se non pirata. Tant'è vero che intorno a AM 1 un velo neanche troppo leggero di discrezione c'é: esplicitamente non si sa chi siano i titolari, non è possibile accedere, almeno su Internet, a una documentazione precisa, non si conosce il luogo in cui sono ubicati gli impianti. I DXer che osservano sconsolati i forti segnali che AM 1 riesce a produrre di notte anche in Olanda o nel Regno Unito sono un piccolo club di arzilli vecchietti (praticamente nessuno di loro ha meno di 55 anni), del tutto privi di potere sanzionatorio. Trattandosi di una situazione italiana, non esiste neppure uno sportello reclami né oltretutto in gioco c'è alcun interesse di tipo economico: nessuno darebbe mai retta alle eventuali proteste. 
AM 1 trasmette in nome della stessa, identica passione che anima gli arzilli vecchietti quando con la cuffia in testa (e il ricevitore software defined radio sul monito del computer) ascoltano beati l'identificazione di una emittente dell'Ecuador, o della Florida. È davvero triste farsi guerra su per risorse che sono di gran lunga più limitate per chi riceve, non per chi trasmette, e tutto in nome "dell'amore per la radio". Se la amate davvero, lasciate che su questo canale, in Italia e in Europa, possano restare solo gli elusivi segnali che arrivano da molto lontano per i capricci della propagazione ionosferica. 

La principessa spia che trasmetteva in Morse dalla Parigi occupata

Martedì PBS manderà in onda una docufiction dedicata alla figura di Noor Inayat Khan, la figlia di un notabile indiano musulmano che partecipò alle operazioni SOE dello spionaggio britannico durante la Seconda Guerra mondiale. Tra il 1943 e il 1944, gli anni cruciali in Europa, Noor era dislocata a Parigi e aveva il compito di raccogliere e ritrasmettere via radio le informazioni prodotte dalla rete spionistica britannica e le richieste della resistenza. Sfuggì una prima volta alla cattura quando l'intera rete venne tradita dai doppiogiochisti e annientata, ma alla fine venne arrestata anche lei, torturata e deportata a Dachau, dove fu uccisa. Di "Enemy of the Reich", questo il titolo del film, si parla in questa intervista della NPR al produttore esecutivo, Alex Kronemer. Questa invece è la pagina ufficiale di questa interessante produzione della Unity.



Alla coraggiosa radio-operatrice e ad altre agenti del SOE si ispira il racconto di Elizabet Wein, "Nome in codice Verity", recentemente tradotto da Giulia Bertoldo per Rizzoli (a proposito, so che è già impegnata con un nuovo lavoro, quello di una stella nascente della letteratura young adult mondiale). Qualche anno fa, la scrittrice e storica indiana Shrabani Basu ha scritto su Noor, una biografia, "Spy Princess". Ma di lei si è occupato anche Jason Porath, un illustratore della DreamWorks che su Tumblr cura uno stranissimo blog-fumetto dedicato alle Principesse reiette. NPR ha intervistato anche lui a proposito degli strani personaggi femminili che ogni settimana vengono presentati attraverso una tavola. Come vedete nel disegno di Parath, Noor è raffigurata mentre trasmette i suoi messaggi, forse con un apparato portatile "Paraset" in dotazione allo spionaggio inglese.


04 settembre 2014

Radioplayer, tutte le radio UK in streaming: un ponte tra due modalità di fruizione



Bellissima l'intervista che trovate su JacobsMedia a Michael Hill, managing director di UK Radioplayer ltd, una società no profit formata da un consorzio di tutti i broadcaster britannici, pubblico e privato. L'obiettivo di Radioplayer è quello di favorire l'ascolto dei contenuti della radio "tradizionale" offrendo la possibilità di accedere  in streaming, da un unico sito Web, a tutte le stazioni britanniche. Lanciata nel 2011 oggi la piattaforma permette di ascoltare oltre 400 radio. Quali differenze ci sono rispetto ad aggregatori come TuneIn e similari? A parte la specializzazione che porta a una grande abbondanza di canali il punto di forza di Radioplayer sta soprattutto nelle sue app, che sfruttano molto bene le capacità degli smartphone e dei tablet attraverso una interfaccia incredibilmente efficace.
Sto provando la app per il sistema iOS e devo dire che la facilità di raggiungere i contenuti e scoprire nuove stazioni e persino nuovi programmi è straordinaria. Alcuni aggregatori (penso per esempio a Pure Connect) offrono la possibilità di esplorare anche i podcast dei programmi di tutto il mondo. Radioplayer presenta solo i programmi del Regno Unito ma la semplicità è unica. Basta consultare una delle categorie proposte, scegliere la trasmissione e salvarla tra i podcast preferiti. Automagicamente, ogni titolo salvato permette di accedere ai podcast in archivio. Una sezione raccomandazioni suggerisce i contenuti in base alle preferenze espresse attraverso i like agli artisti dati su Facebook. Insomma, una app da studiare e imitare. 
L'unico "difetto" se così si può dire, è che UK Radioplayer è disponibile (per iOS) solo sullo store della Gran Bretagna. Ma essendo gratuita l'applicazione può essere scaricata con relativa facilità. Basta entrare nell'Apple Store senza identificativi e chiedere di andare alla versione britannica. Una volta individuata UK Player si sceglie di installare la applicazione. Alla richiesta della Apple ID si clicca sul pulsante per la creazione di un nuovo identificativo e si procede a scegliere la password (dovete utilizzare una mail diversa da quella usata per eventuali altre Apple ID e anche una diversa mail "di soccorso"). Quando è il momento di pagare si deve selezionare l'opzione "NONE" al posto delle solite icone delle carte di credito e inserire un indirizzo contabile inglese (basta googlare sul sito di una qualsiasi società britannica che fornisca l'indirizzo postale). 
In Italia ci si lamenta per la scarsa attenzione che i giovani rivolgono alle stazioni radio via etere e al crescente disinteresse nei confronti di questo medium. Questo è un ottimo esempio di come è possibile far leva su una nuova modalità di fruizione per veicolare contenuti più tradizionali. Tanto per aggiungere un dettaglio, Radioplayer dispone di una "modalità auto" che visualizza sullo schermo di iPhone solo le prime quattro icone della lista delle stazioni preferite, per non interferire troppo con la guida. Un modo a mio parere molto efficace per cercare di avvicinare due mondi che in certe fasce di pubblico stanno sempre più divergendo.

02 settembre 2014

A 10 anni dallo switchoff dell'FM, la Svizzera è il laboratorio della radio digitale


Ormai la Svizzera è diventata ufficialmente il laboratorio mondiale della radio digitale DAB+, superando non solo sul piano tecnologico il caso britannico (tuttora fermo al vetusto DAB/Musicam) bensì su quello della pianificazione. Tra soli dieci anni, nel 2024, la Svizzera prevede infatti di trasportare tutta la radiofonia sul digitale, chiudendo le attuali infrastrutture FM. Uno studio tedesco appena pubblicato da mediareports Prognos e dedicato alle prospettive della radio digitale nell'Europa di lingua e cultura tedesca, dice che che su tre nazioni solo la Svizzera è "in linea" con l'unica possibile strategia di successo del DAB: lo switchoff dell'analogico. Soprattutto in Germania, sostiene lo studio, la semplice verità è che il successo del DAB+ dipende dal "sacrificio" della vecchia FM, e che solo una precisa calenderizzazione dello switchoff può portare a una affermazione del DAB+.


A Zurigo in questi giorni, dopo Ginevra poco prima dell'estate, è entrato nella fase operativa il progetto di radio digitale della società Digris, che il regolatore Ufcom aveva autorizzato un anno fa, avviando il piano di sviluppo del cosiddetto quarto "layer" di emittenti DAB+ (in Svizzera ciascuna area linguistica dispone già di un certo numero di reti DAB+ per accogliere i canali pubblici, la nuova offerta digitale e i vari canali delle radio commerciali, solo in Ticino al momento esiste un solo layer, mentre nelle aree tedesca e francese ne sono entrati in funzione già, rispettivamente tre e due). Grazie alle piattaforme software aperte, Digris può realizzare il suo quarto layer con una barriera di accesso, per gli operatori di contenuto, molto bassa. A differenza dei primi tre layer, la rete è infatti concepita non su scala regionale o subregionale, ma locale: gli impianti gestiti da Digris insistono sulle aree urbane e i multiplex vengono gestiti in modo molto dinamico, offrendo anche alle Webradio la possibilità di andare finalmente on air. Non a caso Digris parla di "isole digitali" DAB+.  Da noi e altrove sarebbe una rivoluzione, in Svizzera è già una realtà. Nella città di Calvino il multiplex Digris è entrato in funzione a fine maggio sul blocco 10D, mentre a Zurigo la recente inaugurazione è avvenuta sul 9A.

Il calendario Digris prevede l'attivazione di isole digitali anche in Canton Ticino, partendo da marzo prossimo a Lugano, seguita da Bellinzona, Chiasso e Locarno nel 2016. Potrebbe quindi avvenire che già l'edizione 2015 del Gwenstival, il festival musical-letterario della Webradio ticinese Radio Gwen, possa essere ascoltato su una frequenza temporanea DAB. Tutto quello che so è che il festival edizione 2014, la quinta di questa manifestazione, previsto dal 6 al 12 ottobre, avrà anche questa volta le sue frequenze FM speciali, non più solo a Chiasso e Lugano ma anche a Locarno. Ancora queste frequenze non si conoscono ma dovrebbero permettere alla Webradio di essere ascoltata on air per un mese. Come anteprima del festival, che prevede la presenza di 21 gruppi musicali, la messa in onda di 43 programmi radiofonici e 105 contributi di ogni genere, Radio Gwen annuncia poi la ripresa del fortunato Open FM Lab, un workshop che si terrà domenica 28 settembre (solo 20 posti a 25 franchi) e che consentirà ai partecipanti di assemblarsi una radio (analogica) personalizzata grazie alla collaborazione dei designer della scuola superiore SUPSI e dei suoi laboratori di stampa 3D. L'obiettivo dell'Open FM Radio Lab II è ancora più ambizioso: costruire un radio-drone capace di volare.

"L’Open FM Radio Lab è un workshop su come personalizzare dei ricevitori radio elettronici analogici attraverso tecniche di fabbricazione digitale e strumenti elettronici fai da te.
I visitatori del festival costruiscono la parte elettronica del kit OPEN FM RADIO combinando e saldando i componenti e seguendo le istruzioni degli insegnanti.
I visitatori personalizzano la forma e gli elementi fisici di interfaccia della Radio manipolando i file CAD che sono rilasciati in open source in rete.
Producono le parti fisiche della radio attraverso stampanti 3D in open source o componenti pre-assemblati tagliati al laser (in collaborazione con Serena Cangiano - USI/SUPSI - Laboratory of Visual culture - Lugano)"  

01 settembre 2014

Podcast e streaming su grande schermo, con Chromecast la tv fa da Internet Radio

«Guarda che NPR One, la nuova app per l'accesso ai contenuti di National Public Radio attraverso gli smart devices, ha appena aggiunto il supporto di Chromecast. Anche Watch ABC  adesso può fare screencasting verso dispositivi Google, bisognerebbe scriverlo.» È più o meno questo il messaggio che Francesco Delucia mi ha mandato qualche giorno fa. Già, Chromecast...  Intanto partiamo subito col dire che NPR One è la nuova app che mette insieme le trasmissioni e i podcast del circuito National Public Radio in un collage molto personalizzato di notizie locali e internazionali, contenuti tematici e argomenti specializzati legati a particolari località o interessi. È una app disponibile per Android e iOS e può tranquillamente essere usata per ascoltare i programmi NPR in diretta o differita, direttamente sullo smartphone o dallo smart verso una molteplicità di dispositivi, in particolare, se avete la versione Android e un dongle Chromecast, il televisore HD. 
La notizia di NPR One e Chromecast interessa gli appassionati di radio e podcast proprio perché queste nuove tecnologie di "screencasting o mirroring" (la riproduzione sullo schermo e l'altoparlante del televisore di contenuti audio e video che appaiono sullo schermo o sull'uscita audio dello smartphone), oltre a offrire nuove modalità di fruizione, rendono ancora più flessibile la già ricca pletora di contenuti e servizi tipica della nuova generazione di set top box ibridi, connessi alla rete. Spesso - cosa più importante - senza le limitazioni geografiche o di copyright che impediscono ancora di accedere dall'Italia, senza trucchetti di mascheramento dei proxy, all'offerta Netflix su set top box Roku (che di Netflix è uno spin-off).
Il dialogo tra il nostro smartphone e il televisore è una ricetta che prevede alcuni ingredienti fondamentali da amalgamare: il dispositivo HDMI da connettere alla Tv; i protocolli con cui lo smartphone/tablet dialogherà o si integrerà con questo dispositivo; e infine le eventuali app che come NPR One controllano questo dialogo e gestiscono i contenuti da inviare verso il televisore. 
Tutte queste tecnologie che permettono di consumare in modo sempre più alternativo anche i contenuti sonori, siano essi il brano musicale in streaming, il programma radiofonico, o il podcast. Cerchiamo di vedere come (un piccolo disclaimer: io una chiavetta Chromecast ce l'ho ma non l'ho ancora potuta provare, senz'altro vi saprò dire). 
Stiamo parlando di Google Chromecast - e al suo uso in ambito Internet radio vi suggerisco anche questo post di Radiosurvivor -  ma in realtà il panorama è probabilmente destinato a popolarsi di alternative. NPR One è disponibile anche in versione iOS in versione Airplay per Apple TV ma è già possibile trovare online dongle made in China compatibili con il protocollo di screencasting Miracast (anche Belkin sta lavorando su questo protocollo e la stessa Microsoft avrebbe in cantiere una chiavetta) e Roku Streaming Stick può essere utilizzato per fare del "videocasting" dallo smartphone con servizi come YouTube. 
Quanto alle app che permettono di gestire i contenuti, a parte NPR One, due recenti aggiunte all'universo Chromecast sono Pocket Casts di ShiftJelly, DoggCatcher e Podcast Addict (quest'ultima ha il vantaggio di essere free, il pagamento serve solo per rimuovere la pubblicità della versione adware). Per il casting delle stazioni radio ricevute in streaming una app interessante sembra essere Audials Radio, che tra l'altro si vanta di essere l'unica app Android compatibile con AirPlay (la cosa andrebbe approfondita). TuneIn e VLC starebbero lavorando a versioni Android compatibili con Chromecast  ma neppure le piattaforme musicali streaming se ne sono rimaste ferme. Spotify non offre ancora ufficialmente il supporto a Chromecast. Fino a poco tempo fa esisteva la scorciatoia di Spoticast, ma sembra che sia stata rimossa da Google Play. Deezer ha appena annunciato il supporto del dongle televisivo di Google mentre Rdio invece, insieme a Pandora, è inserita nella vetrina delle app Chromecast ufficiali, insieme a Google Play Music, Songza, RealPlayer Cloud. Chromecast si sta lentamente integrando anche con l'universo dei contenuti che risiedono sui media server e su dischi NAS in rete locale. Un esempio interessante è la app AllCast che offre un ponte verso Chromecast dai media server DLNA. Col tempo mi aspetto che il sistema messo a punto da Google diventi una grande piattaforma per la condivisione dei contenuti di Internet sul televisore e considerando il connubio radio-Internet è facile immaginare l'arrivo di soluzioni di Internet radio su Chromecast sempre più evolute.

Per chi volesse continuare la lettura ho cercato di elaborare qualche altra informazione di contesto.
Il modo di ascoltare la musica e la radio (o meglio i contenuti radiofonici) sta cambiando rapidamente e mi rendo sempre più conto che dopo l'autoradio - il dispositivo con cui la maggior parte dei normali utenti della radiofonia (non parlo di appassionati di segnali lontani e onde corte) si relazione con questo mezzo - è lo smartphone ad acquistare sempre maggiore centralità. Un esempio? Su Facebook frequento le pagine del gruppo FM-World Talkmedia e sto notando che molti di coloro che amano seguire le evoluzioni della banda degli 88-108 ormai si serve di telefoni Android per ricevere i segnali via radio o direttamente in streaming. La centralità dello smartphone presuppone però dei cambiamenti radicali anche alla periferia, come che dire che quando cambia l'hub, il mozzo, cambiano anche i raggi e il cerchione della ruota. 
In passato la radio era il tipico apparecchio che bastava a se stesso, come del resto il televisore. Poi sono arrivati gli impianti hi-fi e gli intenditori di musica hanno cominciato ad apprezzare l'abbinamento tra "tuner" FM e "ampli" e casse ad alta fedeltà. Analoga evoluzione, dal DVD fino ai set-top box ibridi connessi a Internet, ha avuto il nostro rapporto con il televisore: quindici, venti anni fa ha cominciato a imporsi il concetto di home theatre, e anche lo schermo televisivo è diventato un terminale attraverso il quale consumare non solo i normali programmi trasmessi dalle tv terrestri o satellitari, ma anche video musicali, film a noleggio e molto altro. 
Con l'era dei set top box ibridi, nati per ampliare la normale offerta di un set top box televisivo (terrestre, satellitare o via cavo) con i contenuti prelevati direttamente dalla Rete, Internet ha cominciato ad avere una importanza crescente. Fino ad avere oggi una varietà di content provider - i più importanti dei quali sono americani e sono ancora focalizzati sul mercato USA ma in netta ascesa anche in Europa: Apple iTunes con Apple Tv, Netflix con il suo spin-off Roku, Amazon con il recente Amazon Fire. Sono fornitori che vanno oltre quelle che sono state finora le tipiche offerte degli operatori di Internet-TV, e abbinano offerte di video, musica, gaming che transitano su protocollo IP direttamente verso il televisore tramite un dispositivo HDMI capace di interfacciarsi con la rete fissa o wireless. Dispositivi che come abbiamo visto con Chromecast diventano sempre più piccoli e compatti.  Proprio perché smartphone e tablet si identificano sempre di più con il nostro modo vivere e consumare la multimedialità, tutto comincia a ruotare intorno a questi due oggetti, che non a caso servono anche da telecomandi evoluti per le piattaforme dei contenuti in streaming. Tale convergenza è facilitata anche dallo standard Wi-Fi e da altri protocolli, wireless e no, che servono a instradare i contenuti direttamente dallo smartphone al televisore o altri sistemi di riproduzione audio/video. Chromecast è in pratica uno di questi protocolli, insieme per esempio a AirPlay di Apple, ma come si vedrà non sono i soli.
Partiamo per esempio dai protocolli utilizzati per il vero e propro screencasting dello smartphone sul televisore, che includono oggi diversi flavour principali. Il protocollo storico è sicuramente Apple AirPlay, che però è molto limitato al mondo Apple (iPhone, iPad, Apple Tv) e ai pochi dispositivi hi-fi compatibili. Abbiamo poi la risposta di Microsoft e altri costruttori a AirPlay: si tratta del protocollo Miracast, un sistema di cui esistono diverse implementazioni (spesso note con altri nomi come Samsung AllShare Cast, o SmartShare di LG) poco interoperabili tra di loro. Anche Intel è presente in questo campo con WiDi, associato al suo Wi-Fi Direct. E infine è arrivato Chromecast, con il suo dongle a basso costo (sotto i 40 euro) su cui vale la pena concentrarsi. Qui purtroppo dobbiamo fare una precisazione necessaria ma che può portare confusione. A differenza di AirPlay, che utilizza Wi-Fi per instradare audio/video tra due dispositivi AirPlay, Chromecast non "trasporta" alcunché (solo recentemente ha aggiunto autentiche funzionalità di screencasting). Il sistema si basa piuttosto sulla possibilità di sincronizzare tra loro la riproduzione su smartphone/tablet Android  e su dongle Chromecast. La nuova app NPR One funziona in questo modo, sintonizzandosi con lo smartphone su un podcast per poi passare la palla a Chromecast che si collega in rete e riproduce lo stesso contenuto sul televisore. Per un approfondimento su questi sistemi trovate un articolo dettagliato su HowTo Geek. Solo recentissimamente, si è detto, Chromecast e i nuovi Google Play Services 5.0 introducono una autentica modalità di screen mirroring, riservata però ai dispositivi smartphone basati su Android KitKat o Android L, in pratica solo certi Nexus e i terminali Google Play Edition come il Samsung Galaxy S4. Un altro articolo di Android Central spiega come configurare il display mirroring appena inaugurato anche in ambito Android. 
In tutto questo discorso non faccio volutamente rientrare ciò che riguarda in modo specifico il mondo dell'audio ad alta fedeltà e in particolare i sistemi che servono per instradare il suono da un dispositivo come lo smartphone, o anche una Internet radio, verso un sistema di riproduzione sonora. Apple AirPlay è forse l'unico protocollo che si adatta anche ad applicazioni puramente hi-fi, con alcuni prodotti compatibili. Ma sul mercato sono presenti diverse alternative come lo stesso Bluetooth, o sistemi proprietari come Caskeid e Bluetooth Caskeid, tecnologia di sincronizzazione dell'audio per sistemi di casse distribuiti in "multiroom" sviluppata da Pure società di Imagination Technologies, nota per le sue radio Dab e ora sul mercato con le sue casse wireless Jongo. Oppure Sonos, o anche Bose. Più recentemente sono spuntati sistemi aperti come Play-Fi di Dts, che insegue il successo di Sonos, ma c'è anche Qualcomm che ha appena lanciato Allplay. E infine piattaforme streaming come Spotify, con Spotify Connect stanno cercando di coinvolgere i costruttori nel creare un ecosistema di altoparlanti wireless e altri dispositivi compatibili con il sistema Spotify Connect (qui alcuni esempi di questi brand). Mi fermo qui, rimandandovi ai post successivi, per non rendere del tutto impossibile la lettura di un articolo già fin troppo denso di concetti e nomi.