Come l'arte contemporanea, anche la musica del nostro tempo - in particolare nelle sue articolazioni elettroniche e digitali - vive imprigionata tra i falsi miti di due scontate estremizzazioni, la presunta inaccessibilità («è troppo difficile» si dice di Pollock, «vuoi mettere Giorgione?»; «è una accozzaglia cervellotica di suoni disordinati» si commenta su Nono, «io mi tengo il mio Mozart») o una arrogante sottovalutazione («ma così disegnerebbe un bambino!» davanti a un Klee, «la chiamano musica, per me è solo rumore» detto di Sciarrino). Peccato che entrambi i miti siano assurdi. Pur ospitando timbricità e ritmi spesso "sgradevoli", oltre a essere concepita come arte meno elitaria rispetto a una produzione nata in contesti assai più esclusivi, la musica contemporanea non è certo frutto di casuale, infantile improvvisazione, ma di studio lungamente coltivato e ragionato.
Dovrebbero saperlo più di tutti gli italiani, che dopo aver ceduto un secolo abbondante di primato musicale europeo per assecondare un genere operistico a volte troppo condiscendente nei confronti della più nazional-popolare delle melensaggini melodiche, hanno avuto modo di riscattarsi ampiamente nella seconda metà del secolo scorso ridefinendo, con compositori come Luciano Berio e Bruno Maderna, il concetto stesso di avanguardia musicale. A questa fertile produzione, l'editore milanese Die Schachtel in collaborazione con Rai Trade e con il Prix Italia che si sta aprendo a Torino ha presentato ieri al Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco il cofanetto "L'immaginazione in ascolto. Il Prix Italia e la sperimentazione radiofonica".
Curato da Maddalena Novati, instancabile cantrice e catalogatrice del mitico Studio di Fonologia della sede RAI di Corso Sempione, e dalla musicologa Angela Ida De Benedictis (la quale a partire dal 24 settembre racconterà le vicende e i contenuti di questa meritoria opera editoriale per la trasmissione "I maestri cantori", ogni giorno su Radio 3 alle 13), il volume di 400 pagine è accompagnato da sei CD audio estremamente rappresentativi. Si tratta infatti di una accurata selezione di lavori musicali che hanno partecipato o vinto al Prix Italia tra gli anni '50 e '80. Molti dei compositori prescelti ebbero direttamente a che fare con lo Studio di Fonologia e testimoniano della qualità e notorietà raggiunte allora proprio in virtù di un uso sperimentale e colto del mezzo radiofonico. Ecco una lista di materiali che "L'immaginazione in ascolto" consente di tornare ad apprezzare (tra parentesi l'anno del debutto al Prix Italia):
Bruno Maderna – Don Perlimplin (in concorso, 1961)
Bruno Maderna – Ritratto di Erasmo (su commissione, 1969)
Bruno Maderna – Ages (vincitore, 1972)
Luciano Berio - Diario immaginario (vincitore, 1975)
Nino Rota – La notte di un Nevrastenico (vincitore, 1959)
Niccolò Castiglioni - Attraverso lo specchio (vincitore, 1961)
Salvatore Sciarrino – La voce dell’Inferno (in concorso, 1981)
Al breve convegno organizzato per la presentazione milanese hanno partecipato insieme alle curatrici, Mimma Guastoni, che ha lavorato a lungo con l'editore Ricordi proprio sulla musica contemporanea; il compositore Michele Dall'Ongaro, l'ultimo vincitore del Prix Italia 2008 con "Musica nascosta" (musiche di Michele Tadini su testi di Tiziano Scarpa, in catalogo sul nostro Elencone mp3); la segretaria del Prix Giovanna Milella; Bruno Stucchi, che con Fabio Carboni dirige Die Schachtel; e il musicologo Enzo Restagno in veste di coordinatore dell'evento.
E' stata un'ora abbondante di intelligenti considerazioni sul ruolo che le tecnologie e la radiofonia hanno avuto e continuano ad avere nello sviluppo di nuovi linguaggi musicali ma soprattutto nel lento processo di costruzione di un diverso gusto nell'ascoltatore, una diversa consapevolezza nei confronti della creazione musicale. Le riflessioni in materia, ha ricordato Enzo Restagno, risalgono addiritturao a Theodor W. Adorno, con il fondamentale "Corrente di musica" frutto della partecipazione del filosofo tedesco, fuggito dalla Germania nazista, al Princeton Radio Project, (1937-39) il primo tentativo di analisi approfondita delle potenzialità del nuovo mezzo sul piano della creazione letteraria e musicale. Una potenzialità che non si estrinseca semplicemente attraverso il nuovo armamentario che l'elettronica offre al compositore per liberarsi dai limiti timbrici ed esecutivi degli strumenti musicali tradizionali, ma che apre la strada a dimensioni di produzione e fruizione inedite, come la forte spazialità resa possibile dal suono multicanale. Interrogandosi sul ruolo che la radio deve assumere nel contesto creativo attuale, i partecipanti al dibattito hanno infine discusso dell'eredità lasciata da istituzioni ormai scomparse come lo Studio di Fonologia. Una delle ipotesi formulate è che oggi, grazie alla disponibilità di tecnologie di trattamento del segnale a bassissimo costo e alta accessibilità, la composizione musicale dovrebbe essere più diffusa e ancora meno vincolata alla presenza di veri e propri laboratori. Ma tra gli esperti c'è stato chi ha lamentato la politica di sostanziale disarmo creativo portata avanti - complice la crescente esiguità di fondi - dagli enti radiofonici pubblici come la RAI, colpevole di aver abdicato alla propria funzione aggregatrice e catalizzatrice di talenti rinunciando anche alla sua capacità di committente.
La speranza è che iniziative come questa promossa da Bruno Stucchi e Fabio Carboni risveglino anche un'altra consapevolezza: quella per cui seppellire in un archivio impenetrabile quel passato di attualissima potenza creativa sarebbe un delitto per il futuro di un'intera collettività.
L'audio del convegno può essere prelevato qui.
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