Con il processo di dismissione degli impianti trasmissivi in onde corte dei grandi broadcaster internazionali, solo le nazioni che rivestono un ruolo di potenza regionale hanno mantenuto nel corso del tempo il loro interesse verso questo mezzo, a volte addirittura potenziando le infrastrutture che in passato vivevano all'ombra dei potenti segnali delle varie BBC, VOA, Radio Mosca, operando sulle onde corte verso target linguistici e geografici più limitati. Oggi però anche i broadcaster regionali cominciano a dare segni di sfiducia nei confronti delle vecchie onde corte, dando vita a situazioni anche contraddittorie, come il caso di Bangladesh e Pakistan, due entità geopolitiche che a partire dal 1947 sono state addirittura congiunte in uno stesso "dominio".
Proprio ieri mi è arrivata per posta tradizionale la conferma a un "rapporto di ricezione" che avevo inviato, mentre ero in vacanza al mare, al servizio per l'estero di Radio Bangladesh, o per meglio dire "Bangladesh Betar" (in bengali betar significa radio, senzafili). In pieno periodo estivo il Bangladesh ha messo in funzione una serie di nuovi impianti che servono evidentemente a migliorare l'ascolto delle sue trasmissioni rivolte a un pubblico asiatico e non solo asiatico. In questa fase di sperimentazione ha esplicitamente chiesto l'aiuto della comunità internazionale degli ascoltatori per poter valutare meglio l'entità dei segnali e gli eventuali problemi di interferenza. Da cui lo scambio di rapporti di ricezione che arrivano dagli ascoltatori e di "conferme di ricezione" (in gergo radioamatoriale si usa la combinazione "QSL", con cui i primi marconisti confermavano la corretta ricezione di un messaggio). Avevo ascoltato il segnale del nuovo trasmettitore di Bangladesh Betar letteralmente sulla spiaggia, con un piccolo ricevitore portatile e avevo inviato il rapporto in diretta per posta elettronica, con il telefonino. Dopo qualche settimana, quando ormai non ci pensavo più (e senza che la stazione confermasse semplicemente via mail, come ero convinto che avrebbe fatto), ecco arrivarmi, dentro a una busta con esotici francobolli, una lettera cortese e dettagliata insieme a una di quelle cartoline-QSL, così comune nell'epoca dorata dei broadcaster grandi e piccoli, che mi hanno riportato indietro nel tempo.
Quasi contemporaneamente, mi è arrivata anche una notizia che mi ha subito riportato al triste clima di declino dell'epopea della radio internazionale. Sembra infatti che il governo pakistano voglia sopprimere il servizio in onde corte di Radio Pakistan. Lo afferma la stampa locale, che rivela anche un brutto retroscena di speculazione ediliza. Secondo il sito di The News International, il sito delle antenne di Radio Pakistan a Rawat, pochi chilometri a sud est di Rawalpindi. La decisione, secondo il giornale, sarebbe stata presa con effetto immediato, un po' perché le onde corte non hanno più molto seguito rispetto a Internet e al satellite, ma soprattutto a causa della ingente valutazione dei terreni oggi occupati dai tralicci delle antenne, che potrebbero essere ceduti per 50 miliardi di rupie pakistane. Nei giorni successivi alla pubblicazione di questa notizia il monitoraggio delle frequenze pakistane avrebbe confermato che alcune trasmissioni non risultavano ricevibili, ma altre sono state confermate, lasciando spazio all'ipotesi di una chiusura parziale ma non totale delle attività sulle corte. Mentre scrivo questo post, sto ascoltando i dieci minuti di notiziario in inglese (il resto del programma è in urdu) che l'emittente indirizza verso l'Europa alle 19 ora italiana. Le due frequenze di 11575 e 15265 kHz generano un audio alquanto distorto, ma il segnale è piuttosto robusto e la comprensibilità molto buona. Le liste riportano alla stessa ora anche una trasmissione in lingua farsi, ma le rispettive frequenze non sembrano attive.
Vedremo l'evoluzione nei prossimi giorni, ma è strano che mentre il Bangladesh - nazione un tempo conosciuta come provincia "nazionale" dell'East Pakistan e indipendente dal 1971 - investe in un rilancio del mezzo commissionando nuovi impianti per una migliore copertura internazionale, il Pakistan sembra invece disposto a rinunciare all'opportunità di fare ascoltare la propria voce in una regione in profondo e perenne conflitto e dove sicuramente i ricevitori a onde corte non mancano (non so quanto si possa dire lo stesso delle connessioni Internet).
L'argomento dei broadcaster regionali asiatici potrebbe essere esteso al caso di Sri Lanka Broadcasting Corporation (che arriva mentre scrivo su 11750 kHz in sinhala) o delle Filippine (Radio Pilipinas si ascolta in tagalog in questo momento, le 19:45 italiane, su 15190 kHz e penso che per molti filippini di Milano potrebbe essere simpatico ascoltare i vivaci notiziari senza essere costretti a sedersi davanti a un televisore ben equipaggiato con impianto satellitare).
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