08 settembre 2012

Dopo la falsa partenza di Lala.com, Apple insegue nello streaming musicale.



E' bastato un articolo del Wall Street Journal sulle trattative che Apple avrebbe in corso con le case discografiche (obiettivo: un nuovo servizio musicale in streaming), per scatenare una corsa al ribasso delle azioni di Pandora, la piattaforma streaming che ha avuto un impatto stravolgente sulle abitudini dei consumatori americani in fatto di musica e ascolto della radio. Pandora è quotata in borsa da 15 mesi e non ha mai dato la sensazione di sfondare. Ma al diffondersi della notizia sul possibile ingresso di Golia Apple, venerdì 7 settembre il titolo di Davide Pandora ha perso in una sola seduta il 17% del valore, ritornando a quota 10 dollari. A Golia le cose sono andate meglio, ha guadagnato lo 0,6%. Se vi sembra poco, ricordate che l'azione Apple viaggia sopra i 680 dollari e al momento non si vede il tetto.

Qual è la ragione che sta spingendo la regina di iTunes a cambiare modello, o comunque ad affiancare anche una modalità di consumo in streaming (una modalità più ampia rispetto all'attuale Apple Music Match, che si limita a duplicare sul cloud la musica che il cliente di iTunes conserva sui suoi dischi fisici)? Il motivo è molto semplice: dopo tanti anni il rivoluzionario concetto di iTunes sta mostrando la corda. Apple ha contribuito più di tutti al declino del CD audio rendendo facile e immediato acquistare album e singoli brani direttamente online. Ma oggi il download sta passando rapidamente di moda e servizi come Pandora, Spotify, Rdio, non solo lo rimpiazzano ma lo superano anche. Con Pandora la musica che ti piace non devi neppure sceglierla, è la piattaforma a suggerirtela. Proprio come se fosse il DJ di una stazione radio dalla discoteca praticamente infinita. In un colpo solo Pandora ha mandato in crisi il disco, il download e le stazioni radio musicali. Apple non poteva certo restarsene con le mani in mano.
Quello che stupisce in tutto questo non è tanto la probabilissima decisione di Cupertino (in genere il Wall Street Journal non sbaglia), bensì il fatto che questa decisione era già stata presa tre anni fa quando Apple annunciò l'acquisto di Lala.com.

Lala era una startup di Palo Alto nata in un momento di grande fervore per il modello streaming. Il suo modello era basato su un grande archivio di brani e su un sistema di raccomandazione misto, con suggerimenti algoritmici o formulati da altri utenti. La prossimità a Cupertino deve aver stimolato la curiosità di Apple, che comperò la piccola società nel dicembre del 2009 solo per fermare completamente il servizio pochi mesi dopo. Forse la tecnologia non era abbastanza robusta, o forse Apple era troppo distratta dalla cattiva salute di Steve Jobs. Ora, anche grazie all'esperienza del sistema di raccomandazione di iTunes, Genius, l'azienda più capitalizzata dell'universo ha capito che per lo streaming è scattata l'ora X. Vengono in mente in questo momento le tante illazioni formulate sull'assenza, sull'iPhone, di una funzione per l'ascolto della radio on air e, viceversa, sulla rapida diffusione delle app per l'ascolto della radio in streaming. Secondo ogni evidenza, Apple non può permettersi di restare tagliata fuori da questo settore per non rischiare di essere penalizzata dal tramonto del download. Ma dovrà muoversi con particolare abilità perché per la prima volta in tantissimi anni Apple insegue una posizione di dominio in un ambito che non è stato inventato dal suo magic team.

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