03 agosto 2011

Antenne che nascono (male) e antenne che muoiono

Come faccio ogni estate da qualche anno a questa parte, prima di partire da Milano ho attivato con il mio operatore cellulare, Vodafone, una di quelle offerte flat per navigare su Internet con le chiavette USB (nel mio caso una praticissima "mattonella" magica capace di trasformare in hot spot WI-FI una connessione 3G). Superata la metà della mia vacanza mediterranea posso affermare che quest'anno l'esperienza con la rete Vodafone è stata disastrosa, sia a Pantelleria, sia qui a Favignana. Nella parte d'isola dove ho la casa il segnale 3G Vodafone non è mai stato poderoso, ma quest'anno la situazione mi pare molto peggiorata. Il più delle volte telefonini e chiavette non riescono ad agganciare il servizio e quando la connettività c'è, è estremamente labile. Un fatto curioso, che all'inizio mi aveva fatto sperare, è che per la prima volta l'operatore ha attivato la connessione EDGE sulla sua rete 2G, in teoria una buona notizia perché questo tipo di protocollo consente in teoria un collegamento dati a 384 kilobit al secondo di picco, non proprio come l'HSDPA, ma una soglia accettabile. Ho segnalato la cosa su Facebook e l'amico Christian Puddu, grande esperto di ascolto FM in Sardegna, mi ha subito commentato riportando un messaggio apparso sul suo eccellente sito SardegnaHertz.it. Un messaggio di un anonimo tecnico di infrastruttura che spiega molte cose:

"Lo scorso anno in Sicilia e Sardegna è stato fatto il passaggio completo dalle BTS della Nokia a quelle Huawei. Il motivo del passaggio a questo nuovo fornitore è semplicissimo. In virtù dell'arrivo del Single RAN (per i non addetti ai lavori trattasi di un'unica macchina che riesce a fare GSM/DCS/3G/HSPA ed anche il prossimo LTE) i costi delle BTS Nokia erano nell'ordine di 30.000 euro in configurazione media, ovvero GSM/3G/HSPA. E' infatti considerato inutile dai noi che ci occupavamo di fare i progetti di rete, inserire tecnologie ridondanti, ovvero sia il GSM che il DCS, e quindi non avremmo mai acquistato una BTS in Full Service, ovvero a massime capacità operative.
I costi invece delle macchine Huawei sono di circa 3.000 euro INSTALLAZIONE COMPRESA, ovvero smontaggio delle vecchie macchine e montaggio delle nuove, più configurazione più commissioning e messa On Air. Va da se che è stato scelto di utilizzare questo nuovo fornitore, senza sapere che problemi avesse, ne se funzionava davvero, ne come si sarebbe inserito in una rete tutta nokia dai tempi della sua costruzione. Il passaggio a Huawei era stato programmato per il 2011 a tutta l'Italia centro meridionale, (dalla Toscana in giù per intendersi) bloccato però all'inizio di Marzo per un motivo semplicissimo. Huawei non funziona! Abbiamo avuto un incremento mostruoso di perdita di capacità di traffico, innalzamento ai limiti delle cadute di chiamata e mille altri problemi.
L'inserimento dell'Edge non E' PER FARE UN FAVORE AI CLIENTI, ma bensi perchè è stata provata una nuova realese software atta a risolvere i problemi di cui sopra, che usa PER FORZA L'EDGE."
In parte la cosa è scocciante perché in teoria avrei dovuto lavorare un poco anche in trasferta e mi sarebbe piaciuto tenere aggiornato un blog che ultimamente ho un po' trascurato. Per fortuna, le delusioni che arrivano dalla propagazione Line of sight, vengono compensa dalla propagazione ionosferica e in parte da quella troposferica (quest'ultima finora assai compromessa dal tempo instabile e dal vento). Son cose che personalmente mi fanno riflettere: è ironico pensare che essere diventati così dipendenti da infrastrutture radio che operano dai 200 MHz in su non è automaticamente un segno di assoluto progresso. La comunicazione digitale comincia a essere un po' troppo legata al software per i miei gusti e non sempre si tratta di software di prima categoria come quello sviluppato per le SDR come Perseus (che tra l'altro ricevono HF e VHF).
I dolori dell'infrastruttura 3G di Vodafone suonano ancora più paradossali leggendo la prima puntata del nuovo viaggio estivo del giornalista Paolo Rumiz, su Repubblica. Quest'anno Paolo è partito alla ricerca delle moderne rovine di cui è costellata l'Italia e guarda caso la prima tappa è l'impianto ex-NATO di Montevergine, Avellino, una selva di tralicci di una infrastruttura militare ormai abbandonata (qui per un eloquente video).
E di un altro impianto ricetrasmissivo molto particolare ormai in fase di smantellamento mi ha parlato Marco Barsotti, segnalandomi uno degli articoli che in questi giorni hanno coperto la cerimonia con cui in Florida è stata messa la parola fine alla postazione Merritt Island Launch Annex o (MILA) con cui il Kennedy Space Center ha seguito per anni tutte le missioni Shuttle. Con la chiusura definitiva di questa missione verranno distrutte, tra le altre, le antenne paraboliche da 9 metri che hanno operato con grande successo su frequenze della S-band non troppo lontane da quelle del nostro 3G. Fortunamente, mi viene da dire, le antenne della NASA non hanno mai utilizzato apparati e software Huawei.

7 commenti:

marco barsotti ha detto...

Silvio Scaglia non avrebbe mai acquistato quella robaccia. La rete che ti funzionava era senz'altro quella fatta dai suoi "uomini".

Gia'..ma lui, imprenditore onesto, modesto e attento alla qualita', e' stato giustamente punito dall'Italia degli incapaci, invidiosi, magistrati.

Bah!

Andrea Lawendel ha detto...

Non sono d'accordo. Non tanto sulle capacità di Scaglia, manager fondamentale per il lancio di Omnitel Pronto Italia (ma solo fino al 1999, quando Olivetti cede il suo gioiello ai tedeschi di Mannesmann). Le vicende legate all'acquisizione dell'infrastruttura in fibra realizzata dalla municipalizzata Aem, all'origine di Fastweb, non sono affatto un esempio di managerialità trasparente. Anzi. Quanto al mettere insieme incapaci, invidiosi e magistrati, sono ancor meno concorde, indipendentemente da quello che posso pensare dell'arresto di Scaglia (e non penso certo che sia stata una procedura guistificata nel suo rigore). Ci possono essere manager e magistrati coscienziosi e incapaci, ma vorrei lasciare certi toni lontano da questo spazio. Grazie.

Andrea ha detto...

io credo che quello che ha scritto Lawendel nel suo articolo, rispetto alle antenne NOKIA/Huawei, sia veramente allucinante... ci voleva tanto a chiedere al popolo italiano cosa avrebbe preferito, piuttosto che fare tutto di "nascosto" con la conseguenza di aver speso soldi inutilmente e di avere un servizio che, in definitiva, non funziona?

marco barsotti ha detto...

A Fastweb ci ho lavorato all'inizio, Scaglia un po' lo conoscevo.

Cosa ci fosse di non trasparente spiegamelo dettagliatamente, vediamo se riesco a capire e-o rispondere.

Andrea Lawendel ha detto...

Non sono in grado di farlo ora, logisticamente. Ho scoperto che la scheda video del portatile è saltata e dovrei poter fare ricerche di archivio e non ho la connettività. Fastweb ha potuto partire, spesso con livelli di QoS che lasciavano a desiderare, grazie a una infrastruttura finanziata dai milanesi e svenduta da Aem con operazioni di finanza non controllabili dai milanesi stessi, con valori arbitrari molto favorevoli ai soci Scaglia e Micheli. Non voglio discuterne perché le responsabilità sono di Aem, ma i casi di questo tipo in Italia abbondano. E la situazione di Fastweb acquisita da Swisscom è materia di inchiesta anche in Svizzera. Anch'io ho parlato a lungo con Scaglia per il lancio di Babelgum (e oltre a essere cliente di Fastweb ho partecipato alla press conference del lancio, parecchi annetti fa), ne conosco la passione e la competenza. Ma queste non bastano, la nostra non è una classe imprenditoriale adamantina e la tua associazione "incompetenti, invidiosi, magistrati" come se magistrato fosse un aggettivo con forte accezione negativa non mi è piaciuta per niente. Rispetto il dramma umano vissuto da Scaglia in quei mesi, ma la nostra situazione economica e industriale non versa in queste condizioni per colpa della magistratura.

marco barsotti ha detto...

No, i soldi sono arrivati nei primi mesi da Micheli in persona (che poi si e' rifatto alla grande) ed in seguito dalla geniale quotazione al Nuovo mercato di Borsa Italiana, dove il titolo ha esordito a 160 euro.

Erano state collocate 9.500.000 azioni, dunque a 160 euro erano entrati nelle casse 1 520 000 000 Euro (circa 3.000 miliardi di lire).

L'AEM aveva li la fibra ("dark") a far niente, per incapacità' commerciale (peraltro ovvia visto che la loro organizzazione non era strutturata per quello).


La QoS era la migliore che si potesse ottenere, non si lesinava negli investimenti, ed i tecnici erano tra i migliori che conoscessi.

SFIDO chiunque a mettersi li in quel momento con quel progetto a riuscire a far meglio.

Veramente, ma veramente, vorrei proprio vedere uno che avesse il coraggio di dire che sarebbe stato più' bravo (anzi vorrei vederlo all'opera, visto che a parole son bravi tutti).

Sui magistrati hai ragione, non e' certo colpa "loro" della situazione in cui e' l'Italia. Certo che non fanno parte di coloro che la carriera la fanno con i risultati (basta vedere dove sono quelli che avevano accusato Enzo Tortora).

Andrea Lawendel ha detto...

Sulle alchimie finanziarie di Micheli niente da dire, bravissimo. Lato Aem (e i suoi proprietari, noi cittadini) ti assicuro che non fu una operazione simpatica quanto a messa a valore). E Swisscom non si è ritrovata in casa un gioiello, sul versante dei debiti.
Sulle ambizioni del progetto di rete metropolitana all IP concordo anch'io che si è trattato di un esempio unico al mondo. Che si potesse far meglio con la QoS non sono in grado di dirlo, mentre come cliente professionale qualcosa sulla capacità di provisioning qualcosa da dire l'avrei. Non so, vogliamo fare Scaglia santo subito? Facciamolo se questo lascia tranquilli la coscienza del partito degli imprenditori. Nel settore delle telecomunicazionu ho assistito a troppe operazioni discutibili, troppi fallimenti disastrosi per i dipendenti, troppe cessioni e merger a dir poco audaci. Nel bilancio, le responsabilità non sono certo dei pochi magistrati che hanno indagato e tirar fuori il casi Tortora, tra i mille casi di errore giudiziario, non attenua certo le colpe dei Dulcamara tendenti al Ponzi scheme che hanno contribuito assai di più al fosco quadro della nostra economia.