Avrebbe dovuto essere una sorta di officina elettronica - l'elettronica di allora, fatta ancora di valvole termoioniche ché i transistor erano ancora giovani - in grado di produrre effetti e colonne sonori, rumori, sigle e accompagnamenti vari per i programmi radiofonici e televisivi. Senonché, fin dalla sua fondazione, lo Studio di fonologia della Rai di corso Sempione a Milano, diventò un crocevia di cervelli musicali forse insuperati, compositori come Bruno Maderna, Luciano Berio, Luigi Nono, innovatori che hanno contribuito in maniera davvero fondante allo sviluppo di una nuova cultura musical-tecnologica europea. E lo hanno fatto, guarda caso, nelle stanze di una emittente radiofonica pubblica, con strumenti nati più per effettuare misure che per generare segnali. Stamattina, ascoltando Radio Popolare, sono venuto a sapere che sullo Studio di fonologia, nel quadro delle manifestazioni di MITO SettembreMusica, sarebbe stato presentato un libro. La voce di Umberto Eco, intervistato a Radio Popolare da Claudio Ricordi, mi ha di colpo trasportato in flash-back dentro a una serata bolognese di tanti anni fa, al Dams, quando grazie a un incontro organizzato da un caro amico ero venuto a conoscenza per la prima volta, proprio da Eco, delle incredibili e pionieristiche attività delle Studio. Non potevo mancare al breve incontro di stamane per sentir parlare di nuovo di quella istituzione.
Una istituzione, ha ricordato al Castello Sforzesco Maddalena Novati, presentandone il diario/catalogo musicale pubblicato da Ricordi, dalle origini cronologicamente incerte. Formalmente lo Studio è stato costituito nel 1955 ma i primi lavori dei compositori che hanno in qualche modo usufruito dei suoi impianti sono datati già da alcuni anni prima, almeno dal 1954. Obbedendo a una logica anti illuministica tutta italiana meno di trent'anni dopo, nel 1983, lo Studio se ne va in pensione insieme al suo leggendario tecnico, Marino Zuccheri. I soliti paradossi della nostra gerontocrazia: che tiene professionalmente in piedi cariatidi senz'altro autorevoli ma quasi sempre più adatte ai paterni consigli bonariamente lanciati da un dorato buen ritiro che alle stanze di regia. E chiude distrattamente la saracinesca su personaggi e organizzazioni che solo politici e burocrati ignoranti possono considerare simboli del passato. Il paese del potere col lifting sembra sempre avere una fretta dannata nel bollare la creatività che sa trarre nuova linfa dalla tradizione come vecchiume per cui non val la pena spendere una lira. Chissà perché il budget per le sue cariche perenni, inamovibili, si trova sempre. A questo proposito è quasi ironico il fatto che tra le fotografie d'archivio proiettate durante la conferenza stampa di stamane, campeggiasse un ritratto di John Cage come ospite di Mike Buongiorno a Lascia o raddoppia (la notizia della scomparsa di Mike non era ancora stata diffusa). Il compositore americano aveva trascorso un periodo allo Studio di fonologia tra il 1958 e il '59, lasciando tra l'altro l'importante eredità di un dettagliato disegno su carta millimetrata degli apparati in funzione, con tutte le loro manopole e scale parlanti. Una fonte importante, dicono oggi gli autori del libro, per tracciare con maggior precisione la storia tecnologica del laboratorio.
Tant'è. Dopo che lo Studio chiude i battenti, proprio negli anni in cui le Università di tutto il mondo, italiane comprese, scoprono i linguaggi dell'informatica musicale, dovrà passare un quarto di secolo, spiegano ancora gli intervenuti al convegno di presentazione del volume curato dalla Novati, perché il finanziere Francesco Micheli, promotore della manifestazione musicale MITO SettembreMusica, riesca a perfezionare l'allestimento di uno spazio che dal settembre del 2008 accoglie molte delle strumentazioni di allora all'interno del Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco. La "liuteria del XX secolo" la chiama il volantino che illustra ai visitatori i "pezzi" esposti nelle bacheche. È, afferma Maddalena Novati, un primo sogno che si avvera. Il secondo è questo catalogo delle composizioni musicali che sono state create con gli strumenti messi a punto da Alfredo Lietti e sapientemente pilotati da Marino Zuccheri. «Un terzo sogno sarebbe quello di riascoltare la voce di queste macchine, ma ci stiamo attrezzando,» auspica la Novati. Il libro da lei curato contiene diversi saggi di taglio musicologico e tecnologico e il lavoro di catalogazione, ha spiegato, si avvale guarda caso della collaborazione del Laboratorio di Informatica Musicale della Statale di Milano (il suo fondatore, Goffredo Haus, è stato mio docente) che dello Studio di fonologia ha per molti versi raccolto il testimone.
Questo link preso dal sito delle Teche Rai consente di accedere ad alcuni estratti Real Audio dalle composizioni create nello Studio, una cui storia con allegato CD Rom ("C'erano una volta nove oscillatori. Lo Studio di fonologia della Rai di Milano nello sviluppo della Nuova Musica in Italia") è stata pubblicata nel 2002 da RAI-ERI. L'audio della presentazione di oggi, invece, lo potete scaricare o ascoltare qui di seguito, con tutti gli interventi di Maddalena Novati e dei saggisti da lei coordinati, di Enzo Restagno e del compositore Salvatore Sciarrino.
1 commento:
Il tuo post, Andrea, mi ha riportato a L'essere rumoroso project di Mechi Cena e Francesco Michi.
Il loro progetto, in due serie, è andato in onda sulla Radio della Svizzera Italiana nel 2006 e 2007.
Qui nel blog dei due autori, oltre a poter riascoltare e scaricare le trasmissioni, si trovano molti interessanti spunti di approfondimento.
mariu
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