Si apre domenica 12 febbraio a Parigi il salone Le Radio! l'appuntamento annuale dei "decisori" radiofonici indipendenti. La fiera si svolge a Paris Expo, uno grande spazio ai confini della Parigi centrale, in corrispondenza di Porte de Versailles e dell'omonima stazione della metropolitana. Il sito di Le Radio! permette di scaricare molto materiale per la stampa, andatelo a vedere.
In realtà non ero a conoscenza dell'evento e proprio non riuscirò ad andarci perché anche se il salone si chiude il 15 io sarò a Barcellona per un'altra fiera, il 3Gsm World Congress, dedicata alla telefonia mobile. La notizia di Le Radio! mi arriva dal consorzio Digital Radio Mondiale, lo standard di emissione dgitale che utilizza (per la disperazione dei DXer) le frequenze delle onde medie e delle onde corte (e presto dell'FM). Il quale presenterà al suo stand di Parigi, in collaborazionee con www.drmfrance.com, una demo delle possibilità di ricezione del DRM attraverso i nuovi ricevitori commerciali - basati su componentistica Radioscape e Texas Instruments - presentati da Sangean, Roberts e Morphy Richards (che avevano portato analoghi prototipi alla IFA di Berlino). A questi, secondo il consorzio DRM si aggiungono Coding Technologies e Himalaya (Power) Electronics, con nuove radio basate sui chip Blackfin di Analog Devices. Robert Bosch mostrerà un modello di autoradio modificato per lo standard digitale e lo stesso dovrebbero fare Visteon e Panasonic. Sempre secondo i comunicati stampa relativi a Le Radio!, i consumatori potranno ordinare online questi ricevitori nel corso dei prossimi mesi e questa è forse la novità più significativa dopo Berlino (anche se si continua a non sapere una fava delle vere date di disponibilità). La mia esperienza personale di frequentatore di questi eventi e di lettore abituale di certi trionfalistici comunicati mi fa pensare che siamo più o meno a due o tre anni dalla reale possibilità di acquistare in volumi questi apparecchi, che ci vengono presentati da un paio d'anni come "imminenti". E' la "imminenza" dell'industria dell'elettronica integrata: occorrono dai due ai tre ai cinque anni, non sei mesi, per arrivare alla soglia - alla soglia, si legga bene - della vera massa critica di costo e volume per i chipset. Poi le cose possono accadere molto in fretta. Il DAB, grazie a un sostanziale disinteresse da parte dell'industria, ci ha messo quindici anni a raggiungere questo punto di svolta e malgrado il numero di multiplex attivi in Europa e la discreta quantità di modelli e apparecchi reperibili nei negozi, ancora nessuno può davvero scommettere che la svolta ci sarà, in mancanza di una strategia di phase out come quella che sta progressivamente spegnendo la tv analogica. Col DAB le sole leggi di mercato non sono bastate.
In Europa il DRM potrebbe anche spazzar via la vecchia radio, non dico di no. Il suo successo decreterà la fine dei segnali analogici. E' uno standard fatto così, è difficile ipotizzare una vera e propria convivenza tra analogico e digitale nelle stesse bande di frequenza, quando il secondo sommerge il primo di rumori. Ora come ora è un sorpasso inimmaginabile, là fuori ci sono miliardi di radio analogiche che sarebbe costosissimo rimpiazzare. Ma dal punto di vista industriale, i presupposti per il sorpasso prima o poi ci saranno, anche se la tempistica (e l'ottimismo) non sono mai quelli degli uffici stampa. E a quel punto resterà da vedere se davvero il digitale radiofonico concepito dal DRM ci darà davvero più scelta, più varietà di programmi, maggiore pluralismo e quindi più svago, cultura, democrazia e perché no, denaro e bieca propaganda, come negli ultimi ottanta anni di radio. Sicuramente, questo sembra ormai assodato dall'esperienza dei DXer americani con IBOC, non ci sarà più l'hobby del radioascolto a lunga distanza, perché le interferenze provocate dal DRM, in barba alle stupidaggini che vogliono propinarci in fatto di larghezza di banda, sono assai più devastanti sulle frequenze adiacenti. Una sola stazione DRM può cancellare tre canali, quando va bene, basta un terzo dei trasmettitori per bloccare - nelle condizioni di ascolto notturno a grande distanza beninteso - l'intera banda delle onde medie. Ma questa perdita interessa sì e no a quattro gatti senili e poco rappresentativi, non è oggettivamente un buon motivo per bloccare il cambiamento, se questo porterà davvero a un beneficio complessivo per l'intera comunità. Apriamo le scommesse?
In realtà non ero a conoscenza dell'evento e proprio non riuscirò ad andarci perché anche se il salone si chiude il 15 io sarò a Barcellona per un'altra fiera, il 3Gsm World Congress, dedicata alla telefonia mobile. La notizia di Le Radio! mi arriva dal consorzio Digital Radio Mondiale, lo standard di emissione dgitale che utilizza (per la disperazione dei DXer) le frequenze delle onde medie e delle onde corte (e presto dell'FM). Il quale presenterà al suo stand di Parigi, in collaborazionee con www.drmfrance.com, una demo delle possibilità di ricezione del DRM attraverso i nuovi ricevitori commerciali - basati su componentistica Radioscape e Texas Instruments - presentati da Sangean, Roberts e Morphy Richards (che avevano portato analoghi prototipi alla IFA di Berlino). A questi, secondo il consorzio DRM si aggiungono Coding Technologies e Himalaya (Power) Electronics, con nuove radio basate sui chip Blackfin di Analog Devices. Robert Bosch mostrerà un modello di autoradio modificato per lo standard digitale e lo stesso dovrebbero fare Visteon e Panasonic. Sempre secondo i comunicati stampa relativi a Le Radio!, i consumatori potranno ordinare online questi ricevitori nel corso dei prossimi mesi e questa è forse la novità più significativa dopo Berlino (anche se si continua a non sapere una fava delle vere date di disponibilità). La mia esperienza personale di frequentatore di questi eventi e di lettore abituale di certi trionfalistici comunicati mi fa pensare che siamo più o meno a due o tre anni dalla reale possibilità di acquistare in volumi questi apparecchi, che ci vengono presentati da un paio d'anni come "imminenti". E' la "imminenza" dell'industria dell'elettronica integrata: occorrono dai due ai tre ai cinque anni, non sei mesi, per arrivare alla soglia - alla soglia, si legga bene - della vera massa critica di costo e volume per i chipset. Poi le cose possono accadere molto in fretta. Il DAB, grazie a un sostanziale disinteresse da parte dell'industria, ci ha messo quindici anni a raggiungere questo punto di svolta e malgrado il numero di multiplex attivi in Europa e la discreta quantità di modelli e apparecchi reperibili nei negozi, ancora nessuno può davvero scommettere che la svolta ci sarà, in mancanza di una strategia di phase out come quella che sta progressivamente spegnendo la tv analogica. Col DAB le sole leggi di mercato non sono bastate.
In Europa il DRM potrebbe anche spazzar via la vecchia radio, non dico di no. Il suo successo decreterà la fine dei segnali analogici. E' uno standard fatto così, è difficile ipotizzare una vera e propria convivenza tra analogico e digitale nelle stesse bande di frequenza, quando il secondo sommerge il primo di rumori. Ora come ora è un sorpasso inimmaginabile, là fuori ci sono miliardi di radio analogiche che sarebbe costosissimo rimpiazzare. Ma dal punto di vista industriale, i presupposti per il sorpasso prima o poi ci saranno, anche se la tempistica (e l'ottimismo) non sono mai quelli degli uffici stampa. E a quel punto resterà da vedere se davvero il digitale radiofonico concepito dal DRM ci darà davvero più scelta, più varietà di programmi, maggiore pluralismo e quindi più svago, cultura, democrazia e perché no, denaro e bieca propaganda, come negli ultimi ottanta anni di radio. Sicuramente, questo sembra ormai assodato dall'esperienza dei DXer americani con IBOC, non ci sarà più l'hobby del radioascolto a lunga distanza, perché le interferenze provocate dal DRM, in barba alle stupidaggini che vogliono propinarci in fatto di larghezza di banda, sono assai più devastanti sulle frequenze adiacenti. Una sola stazione DRM può cancellare tre canali, quando va bene, basta un terzo dei trasmettitori per bloccare - nelle condizioni di ascolto notturno a grande distanza beninteso - l'intera banda delle onde medie. Ma questa perdita interessa sì e no a quattro gatti senili e poco rappresentativi, non è oggettivamente un buon motivo per bloccare il cambiamento, se questo porterà davvero a un beneficio complessivo per l'intera comunità. Apriamo le scommesse?
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