La radio digitale ha probabilmente bisogno di leggi a favore di strategie di switchover per rafforzare il proprio futuro. Ma le strategie di switchover non vengono viste con favore da tutti gli operatori radiofonici. Ha fatto molta sensazione ieri in Gran Bretagna, la pubblicazione di un comunicato da parte di un consorzio di una ottantina di emittenti locali che invitano a rivedere il meccanismo che potrebbe portare allo spegnimento di buona parte della radiofonia analogica in FM da qui a qualche anno. Il 16 dicembre prossimo è atteso un intervento del ministro competente, Ed Vaizey, che dovrebbe far luce sulle decisioni del suo governo in merito allo switchover pianificato dal quadro normativo Digital Britain. In origine questo piano prevedeva un possibile spegnimento per il 2015, ma ora si parla piuttosto di 2017 o giù di lì. Un termine che molte emittenti guardano con crescente preoccupazione.
Ieri gli esponenti di tredici gruppi proprietari di stazioni locali - come UTV Media (proprietaria del network nazionale TalkSport), UKRD, Celador, Quidem, Media Sound Holdings, Q Radio Network, CN Radio e Anglian Radio - e di diverse stazioni indipendenti, hanno chiesto espressamente di interrompere il conto alla rovescia. Parliamo di quasi un centinaio di stazioni che, dice il comunicato, «rischiano di restare come naufraghi in una banda FM svuotata o di dover ridurre la loro programmazione per poter far fronte alle spese di aggiornamento al DAB.» Per come è stata definita la procedura di switchover, i canali radiofonici della BBC e dei grandi network nazionali dovrebbero effettuare obbligatoriamente il passaggio, lasciando in analogico solo le stazioni molto piccole. Ma questo significherebbe, temono quest'ultime, che gli ascoltatori finirebbero per dimenticarsi delle vecchie frequenze e con loro anche gli inserzionisti pubblicitari. Anche le reti regionali e i gruppi mediatici mostrano un certo scetticismo nei confronti della tecnologia DAB (oltretutto di prima generazione) che dovrebbe prendere piede in Gran Bretagna. La copertura del segnale non è ancora assicurata dappertutto, i costi di potenziamento dei multiplex digitali rappresentano una incognita e anche l'aspetto della ricezione in presenza di segnali troppo deboli è una questione non da poco, alle frequenze del DAB. Notoriamente la banda III delle VHF ha ospitato emittenti televisive che richiedevano antenne esterne: il DAB può risultare in questo più ostico dell'FM tradizionale.
Leggendo i pareri anti-DAB espressi dal consorzio guidato da UTV Media e riportati sui principali quotidiani e su organi di settore come Radio Today, emerge una richiesta che appare del tutto ragionevole: non prendete certe decisioni centralmente, coinvolgete in un eventuale processo di spegnimento della radio analogica, i diretti interessati. Cioè le stazioni radio e i loro ascoltatori.
Nessun commento:
Posta un commento