Ho intervistato Eugenio Tacchini, informatico e economista emiliano, specializzato in algoritmi di recommendation e autore di una interessante sperimentazione sullo streaming musicale: una piattaforma, Mentor.fm, che genera un flusso sulla base di un profilo musicale individuale costruito, artificialmente, attraverso i "like" sui social network e altre informazioni. Mentor.fm utilizza proprio il database musicale di Deezer, il quale rende accessibile la propria libreria musicale ad applicazioni esterne non commerciali. Per accedere al servizio è necessario essere iscritti a Deezer (a sua volta accessibile con Facebook).
Come nasce Mentor.fm?
Da un'sperienza molto lunga. Nel mio dottorato di ricerca terminato l'anno scorso mi sono occupato di recommendation system per prodotti e contenuti ed essendo appassionato di musica mi sono focalizzato sulla recommendation musicali. Ho voluto validare il modello realizzando una emittente online, in cui si ascoltasse veramente, non solo generando playlist. Il progetto, concepito a livello accademico è stato ripreso quest'anno e trasformato in un servizio vero e proprio. Da qui nasce la seconda versione di Mentor, oggi beta pubblica in dieci paesi, e in altri circa 180 in beta privata. Siamo a ridosso del lancio ufficiale, ci sono delle cose da affinare ma sostanzialmente stiamo aspettando solo la confezione del video promozionale, che secondo me è venuto molto bene. Avere un video per un servizio Web vuol dire molto.
E come mai proprio la musica?
Ad aver dato il la al mio impegno accademico in realtà è una esigenza personale, quella di disporre di un sistema super semplice che permetta, senza interagire alla tastiera, di accendere un flusso e ascoltare la musica che ti piace, senza il filtro della ricerca. Come appassionati di musica vogliamo a volte ascoltare specifici brani, ma ci sono altri momenti in cui non si vuole neanche pensare di cercare ma avere una fonte da ascoltare: la vecchia radio farcita di tecnologia insomma. Il Normal mode di Mentor è quello che ho raccontato, ti creo un Dna musicale basato sul tuo profilo social e ti faccio ascoltare qualcosa che ti piace. Il Surprise me mode è più rischioso, punta a traghettare l'utente verso mondi musicali che non sono quelii a lui più congeniali. Non è il discovery tradizionale, che funziona per genere… Se per esempio tu non ascolti mai jazz ma secondo il mio algoritmo il jazz potrebbe piacerti, allora te lo faccio ascoltare.
C'è soltanto software in azione?
Sì è un puro algoritmo software. Nella presentazione delle novità di Deezer parlavano di editor musicali che selezionano per genere e sottogenere. Questa cosa la faccio anch'io ma in modo automatico. Parlare di generi è riduttivo, ci sono altri modi per far somigliare due artisti anche di genere lontani. L'approccio è l'esatto opposto di Pandora, analizzare un brano musicale (manualmente) mettere in corrispondenza due tracce sulla base di questi parametri. Alla base di Mentor c'è invece un modello di collaborative filtering. I systemi di raccomandazione si dividono in base a due categorie, nel collaborative filtering due artisti sono simili se hanno la stessa audience, nell'approccio content based si analizza invece il contenuto. La maggior parte di piattaforme attuali è di tipo collaborativo, Deezer e Spotify combinano i due approcci. Mentor si pone per adesso come collaborativo puro, non ho intenzione di usare al momento l'analisi di contenuto. Oggi il metodo dà risultati validi.
Da dove parte il meccanismo di profilatura musicale?
Nel momento in cui ti colleghi e ti registri come nuovo utente quasi tutto è basato sul profilo Facebook, i like che hai fatto sugli artisti, già con una decina di like posso ottenere un risultato attendibile. Per adesso tutto è legato al tuo profilo di FB e al comportamento come utente di Mentor, cioè su due input. Ma in cantiere ci sono altri input, quello di Deezer e altri. Per adesso Mentor però non chiede di accedere al tuo wall, sto ragionando se aggiungere questa possibilità ma capisco che da parte dell'utente ci possa essere qualche remora. Tanti utenti che pensano di avere un profilo poco ricco, in realtà accumulano dei like negli anni di fruizione di FB! Nella prima versione avevo 15 like per utente in media. D'altra parte ci sono quelli con zero like musicali e allora ci si deve affidare solo al comportamento su Mentor.
Da quali altre fonti potrebbero arrivare i dati per il profiling?
Sono convinto che anche da altri domini si possano estrarre informazioni sul profilo musicale. Ci sono mille correlazioni esterne, se uno ama molto la musica indie difficilmente andrà a vedersi un cinepanettone. Cinema e musica vanno di pari passo, quanto meno sull'essere inclini al mainstream o viceversa alla nicchia. Da un film puoi capire se sei appassionato per esempio di rock.
Qual è il business model di Mentor?
Oggi non ho un vero business model, anche se la mia non è ricerca pura perché ho voluto creare un servizio che avesse un potenziale commerciale. I costi per farlo funzionare sono molto basi, voglio metterlo sul mercato, vedere che cosa succede e agire di conseguenza. Un discorso da fare è la mancata presenza negli USA. Deezer non copre quel territorio ma da quanto ho visto gli utenti americani sono molto più disposti a pagare. Voglio affrontare in modo più approfondito l'aspetto business quando potrò sbarcare negli Stati Uniti. Se in Europa non generassi ricavi, questo non mi tratterrebbe dal provarci da quelle parti. Il fattore business è quello con i punti di domanda principali, sono aperto a veder quel che succede.
La piattaforma di Deezer prevede la possibilità di creare dei plug-in agganciati alla sua interfaccia, perché hai deciso di non seguire questa strada?
Ho seguito una strada diversa perchè non volevo che Mentor si perdesse dentro a Deezer. Un modello simile lo offre anche Spotify che forse è ancora più popolare. Sistemi in streaming ce n'erano da anni, ma quando è uscito Spotify ha saputo conquistarsi una notevole fama, sono stati molto bravi. Ora Deezer guadagna terreno e spero che Mentor possa approfittare della popolarità di Deezer e viceversa, sono due cose tra loro correlate. Chiunque può entrare in partnership con Deezer, allo stato delle cose utilizzi Deezer come provider di musica in streaming e puoi farlo gratuitamente alla condizione che tu non eroghi un servizio commerciale. In questo momento non potrei far pagare Mentor, non perché Deezer mi chiederebbe una parte di soldi ma perché proprio non si può fare, credo per vincoli contrattuali con le case discografiche. L'accordo funziona così, puoi usare librerie musicale gratuitamente ma l'utente deve essere iscritto a Deezer (con la speranza di farlo diventare pay). Con una app esterna puoi aderire al programma di affiliation per cui se un utente diventa premium per merito tuo hai diritto a una delle mensilità versate.
Qual è il tuo parere sui servizi pay e sull'economia della musica liquida?
Da questo punto di vista vorrei un ecosistema più semplice, in cui pagare sempre ma molto poco e in cui non ci fosse pubblicità o altro. Il fatto che Internet ci abbia abituati ad avere tutto gratis ora rende complicato tornare indietro, non si ha la percezione del fatto che un album musicale costa molta fatica. Non pagare è bello ma ci ha disabituati all'idea del lavoro che c'è dietro a quello che consumi. In America è diverso, Netflix ha un sacco di abbonati.
Ma qui in Europa facciamo fatica ad adottarne il modello.
Anche per la scarsa conoscenza del mondo da parte di chi è seduto su certe poltrone. Per le serie tv ci sarebbero tantissime persone disposte a pagare.
Chi è Eugenio Tacchini e quanta fatica è costata il lavoro per Mentor?
Ho due lauree, in Economia e Informatica, e un dottorato in Informatica. Per così dire ho i piedi in due scarpe, ma la vera passione è informatica. Per Mentor ho lavorato da solo, tranne che per l'interfaccia grafica. Sul video promozionale di cui parlavo hanno lavorato quattro persone e io ho sviluppato il concept e lo script.
Prima di Mentor, c'è stato un progetto chiamato Dadabik, un innovativo sistema per lo sviluppo di database per il Web partendo da db come MySQL.
Dadabik risale a tantissimi anni fa, il primo concetto risale al 2000. La prima versione fu pubblicata nel 2001 è stato per anni un progetto open source, è cresciuto tantissimo, per anni è stato il più importante e l'anno scorso l'ho trasformato in un progetto commerciale. Adesso funziona molto bene perché tanti anni di volontariato hanno dato dei frutti, la community è grandissima, è stato usato nei modi più disparati. I paganti sono un sottoinsieme ridotto degli utenti di quando Dadabik era GPL ma è sufficiente per generare un certo business. È scritto in Php ma è più evoluto di tool come PHPMyAdmin e non è "as a service", lo si scarica per sviluppare applicazioni da mettere su Web server o su un server Intranet. Infatti è presente sia sulle intranet, sia su siti pubblici.
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