Era attesa per il 4 febbraio ma è la richiesta è stata depositata venerdì scorso: Pandora, la stazione radio musicale su Internet, 80 milioni di utenti registrati negli Stati Uniti, ha deciso di andare in borsa. Perché parlo di "stazione radio"? Perché questa è la definizione che si dà Pandora in un dossier di presentazione alla SEC, l'autorità di Borsa di New York, che da solo basterebbe per una tesi di laurea in Scienze delle comunicazioni e una in Economia dei media.
Pandora is the leader in internet radio in the United States, offering a personalized experience for each of our listeners. We have pioneered a new form of radio – one that uses intrinsic qualities of music to initially create stations and then adapts playlists in real-time based on the individual feedback of each listener. In January 2011, we had over 80 million registered users and we added a new registered user every second on average. We have more than a 50% share of all internet radio listening time among the top 20 stations and networks in the United States, according to a November 2010 report by Ando Media, or Ando, an audience measurement and ads management firm. Since we launched the Pandora service in 2005, our listeners have created over 1.4 billion stations.
A tutto questo si aggiunge il miliardo di ore di ascolto accumulate nel terzo trimestre fiscale. Un miliardo! La decisione relativa all'IPO (finora Pandora è stata una azienda a capitale privato e al momento risulta ancora, anche se per poco, non profittevole), sarebbe stata accelerata dall'arrivo in consiglio di amministrazione di due manager di News Corp. (il COO Peter Chermin) e di Netflix, la videoteca online (il CFO Barry McCarthy). Due figure chiave, operative e finanziarie, per una azienda che ha deciso di fare sul serio. La gestione dell'operazione è affidadata a Morgan Stanley e JPMorgan Securities.
Pandora, che ha ridotto di parecchio le perdite nell'ultimo anno (il peso delle licenze musicali su un database che oggi comprende 800 mila brani) l'aveva quasi affondata cinque o sei anni fa), ora vende un sacco di pubblicità (78 milioni di dollari tra febbraio e ottobre), molto più di quanto non faccia la satellitare Sirius XM. Difficile dire quanto raccoglierà l'IPO tra qualche mese. Ma molti scommettono un formidabile successo per il fondatore Tim Westergren, che possiede il 2,4% del pacchetto azionario. Ma soprattutto, per l'industria della radiofonia americana oggi allargata alla piattaforma Internet, questa sarà la prima quotazione in Borsa dopo parecchio tempo.
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