21 maggio 2008

Gli allievi dell'IFG di Milano fanno e ascoltano la radio

Forse dovevano intitolarla La Radio che è stata, ma per uno che come me ha da tempo travalicato sul versante della nostalgia, è andata bene così. I ragazzi dei corsi di giornalismo dell'IFG di Milano hanno organizzato ieri un breve incontro a Palazzo Reale chiamando a discutere di radio il loro direttore Enrico Regazzoni, che ha fatto da moderatore tra Giancarlo Santalmassi di Radio 24; Luisella Berrino, pioniera di RMC; il direttore artistico di Virgin Radio Ringo; e il grande Bruno Pizzul. Tutti convocati a discutere sulla radio all'insegna del tema "La Radio che verrà". Ringrazio Francesco per avermi segnalato l'evento qualche ora prima, non sono riuscito ad arrivare prima che fosse iniziato ma ho registrato quel che restava (la qualità è pessima scusate, confido che gli allievi dell'IFG, che per l'occasione hanno anche pubblicato un numero speciale, su carta, di Radiogiornale, mettano online un audio migliore):
«Dopo 80 anni dalla sua nascita, dopo aver combattuto con la televisione per riuscire a sopravvivere ed esserci riuscita con grande successo, la radio sembra non aver nessuna intenzione di scomparire e, anzi, il continuo aumento del numero di ascoltatori dice proprio il contrario. Ma cosa ci dobbiamo aspettare per i prossimi anni? Quale sarà il futuro della radio? Proprio di questo si parlerà all’incontro organizzato dall’IFG dal titolo “La radio che verrà. Metamorfosi e prospettive di un mezzo di successo”, che si svolgerà oggi, martedi 20 maggio, alle 18.30 presso la sala conferenze di Palazzo Reale a Milano.
Partecipano Giancarlo Santalmassi, direttore di Radio 24, Bruno Pizzul, voce storica dello sport italiano, Luisella Berrino, prima speaker femminile della radio privata e dj Ringo, direttore artistico di Virgin Radio, e il Presidente del Consiglio Comunale Manfredi Palmeri. Modera Enrico Regazzoni, direttore dell’IFG.
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Che dire? Di futuro non si è parlato troppo anche se provocatoriamente Santalmassi ha voluto sottolineare che la radio è e sarà sempre uguale a sé stessa perché è una sorta di ultra-medium, che deve ovviamente mutare i propri linguaggi ma che nell'essenza rimane legata alla narrazione vocale. Bellissimi i ricordi di Pizzul, che approda alla radio per caso, nel fatidico 1968, da ex promessa del calcio anni cinquanta, dopo aver risposto a un invito della RAI di Trieste. Bellissimi anche i ricordi della Berrino. Da 38 anni ai microfoni della stazione oggi appartenente al Gruppo Finelco, Luisella si è un po' commossa parlando di Herbert Pagani (quello che portava su il caffé a chi fa l'amore), suo collega nell'emittente extraterritoriale che negli anni 70 anticipò di parecchio l'atmosfera creata successivamente dalle prime radio private. Mi fa piacere vedere che ancora si cerca di fare scuola di radio in Italia. Per la radio che verrà è sicuramente un buon segno.

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