31 marzo 2012

I Giacobini, dopo la versione tv ritrovata, ecco il radiodramma originale

La nostra storia comincia nella seconda metà degli anni 50, quando al Piccolo Teatro di Milano - i milanesi anziani lo chiamano ancora "il Piccolo" - va in scena una di quelle produzioni monumentali, che hanno fatto la storia di quel teatro e di un'intera città. L'opera è "I Giacobini", una rivisitazione degli anni della Rivoluzione francese, del "club" in cui covò la spietata politica del terrore di Robespierre. Il testo è di Federico Zardi, scrittore e drammaturgo bolognese che proprio grazie a I Giacobini e al successivo sequel, "I Camaleonti", ebbe un notevole successo. La regia è del già osannato Strehler, le scene di Ezio Frigerio, le musiche, adattate dai canti rivoluzionari dell'epoca, sono arrangiate dall'estroso Gino Negri. Sul palcoscenico si alternano nomi come Tino Carraro, Virna Lisi, Elsa de Giorgio, Sergio Fantoni, il giovane Luigi Vannucchi.
Il dramma è molto lungo, ma in un'intervista dell'epoca, Zardi disse che comunque i responsabili della produzione speravano che i milanesi avrebbero ancora potuto prendere gli ultimi tram per tornarsene a casa (accanto al Piccolo transitano tuttora diverse linee tranviarie e in quegli anni di macchine private ce n'erano poche, i mezzi pubblici si affollavano incredibilmente dopo la chiusura di cinema e teatri). Il successo è tale - il sito del Piccolo Teatro ha un nutrito archivio di fotografie - che Zardi prima ricava dal suo copione una riduzione radiofonica e poi realizza per la Rai uno sceneggiatura televisiva che verrà prodotta nel 1962. Un autentico kolossal, per i tempi, registrata su bobine ampex di mezz'ora ciascuna, senza tagli, da un cast eccezionale, dalla giovanissima Ciangottini reduce dal debutto nella Dolce Vita, a Serge Reggiani, Alberto Lupo, Carlo Giuffrè che animano scene corali con decine e decine di comparse. I Giacobini televisivi sfiorano i dieci milioni di spettatori, raggiungono "indici di gradimento" elevatissimi, ricevono critiche lusinghiere, fino a suscitare un interesse quasi compiaciuto da parte dell'Unità, il quotidiano del PCI. Dove interverrà Palmiro Togliatti in persona. Nell'Italia cattolica e democristiana, lo sceneggiato televisivo parla in modo obiettivo, quasi ammirato di una rivoluzione che tagliò la testa di re e nobili, che confiscò i beni della Chiesa, che pur con brutale violenza inculcò - per sempre - i principi laici della modernità illuminista, il sacrosanto diritto dell'individuo alla libertà di cittadinanza e di pensiero.
Il caso letterario che incarna alla perfezione il fondamentale ruolo di promozione sociale e culturale che ebbe la radiotelevisione pubblica, ha però un risvolto degno di una teoria cospirazionista: gli ampex dei Giacobini a un certo punto sparirono dagli archivi della Rai. Neppure un segugio come Barbara Scaramucci, responsabile delle Teche Rai, riuscì a ritrovare i nastri: a quasi cinquant'anni dalla prima messa in onda (I Giacobini furono trasmessi nel marzo del 1962 con una replica l'anno dopo) la tenace archivista getta la spugna in una intervista con il Corriere della Sera. Può anche darsi che nelle sue intenzioni la dichiarazione di resa sul Corriere debba fungere da appello, un ultimo tentativo per trovare qualche traccia dello sceneggiato scomparso, ma l'intervistata sa perfettamente che nessuno, in quegli anni, avrebbe potuto registrare una copia privata della "rivoluzionaria" trasmissione.
Invece... I videoregistratori sarebbero arrivati solo una decina d'anni dopo, è vero, ma nel 1962 c'erano già i famosi Gelosini, i piccoli audioregistratori a bobina. Dopo l'articolo sul Corriere, ecco il miracolo. Un lettore invia a Roma, alla sede della Rai, una serie di audiocassette dove è stata riversata, dalla bobina, la registrazione originale, pressoché completa, dei Giacobini trasmessi mezzo secolo fa. Non ci sono i volti degli attori, ma ci sono le loro voci, i rumori di scena, che le Teche hanno ripulito e reso disponibili sul Web a questo indirizzo. Potrete ascoltare tutte le sei puntate andate in onda tra l'11 marzo e il 15 aprile del 1962.
L'11 marzo di quest'anno, pochi giorni fa, il canale digitale Rai Storia ha raccontato l'incredibile avventura della perdita e del ritrovamento dei Giacobini in un breve documentario condotto da Barbara Scaramucci, fortunatamente già sbarcato su Youtube:


Alla fine della storia, una sorpresa che vi presento con grande piacere, per merito esclusivo dell'infaticabile opera di ritrovamento, conservazione e condivisione di Mariù e di tanti amici appassionati. Nelle collezioni private, evidentemente, non c'era soltanto l'audio della versione televisiva del dramma di Federico Zardi, bensì anche l'audio originale del radiodramma che fu il primo a essere adattato a partire dalla sceneggiatura teatrale per la messa in onda nel 1960. Mariù è riuscita persino a ricostruire la locandina di questa edizione radiofonica, che potete ascoltare prelevando il file mp3 conservato in questa cartella.

I Giacobini, di Federico Zardi

Regia di Guglielmo Morandi
(riduzione radiofonica)

Massimiliano Robespierre, Antonio Battistella

Eleonora Duplay, Gabriella Genta

Saint-Just, Luigi Vannucchi

Camillo Desmoulins, Giulio Bosetti

Lucilla, sua moglie, Adriana Asti

Fouché, Renato Cominetti

Billaud-Varenne, Stefano Sibaldi

Varère, Manlio Busoni

Carnot, Aroldo Tieri

Manon Roland, Valeria Valeri

Giovanni Maria Roland, suo marito, Nico Pepe

Jacques Pierre Brissot, Ubaldo Lay

Buzot, Gianni Santuccio

Madame de Stael, Elena De Merik

Conte di Talleyrand Périgord, Franco Volpi

Marchese di Lafayette, Nino Dal Fabbro

Marchese di Condorcet, Giotto Tempestini

Duca di Larochefucauld, Fernando Solieri

Presidente dell'Assemblea, Gianni Solaro

Il domestico di Saint-Just, Diego Michelotti

Desortier, notaio, Michele Malaspina

Anais, Lucia Catullo

Carlotta Robespierre, Maria Teresa Rovere

Un parrucchiere, Silvio Spaccesi

Valletto, Tullio Altamura

Cameriera di Manon, Anita Laurenzi

lo storico, Rolf Tasna

Lebain, Achille Millo

Volontario, Riccardo Cucciolla

Barbaroux, Dante Biagioni

Vergniaud, Dario Dolci

Carlo Hintermann

Primo Direttore Generale, Giuseppe Pagliarini

Secondo Direttore Generale, Francesco Sormano

Primo Delegato, Valerio Degli Abbati

Secondo Delegato, Silvio Spaccesi

Terzo Delegato, Carlo Delmi

Tre strilloni: Giuseppe Colizzi, Giuseppe Reale, Aleardo Ward

Couthon, Checco Rissone

Fouquier-Tinville, Tino Bianchi

Prieur de la Cote d'or, Nico Pepe

Michele Malaspina

Carlo Hintermann

Ivano Staccioli

Enrico Urbini, Carlo Reali

Tallien, Mario Guardabassi

Contessa di Tremont, Lia Curci

Betty, Maria Teresa Rovere

Gendarme, Ennio Balbo

Carnefice, Diego Michelotti

Il vetturino, Mario Lombardini

Una vecchia, Nada Cortese

Un bambino, Sandro Pistolini

Come potete notare, anche qui i grandissimi nomi non mancano. Ritroviamo Luigi Vannucchi, cui si aggiungono Giulio Bosetti, Adriana Asti, Aroldo Tieri, Valeria Valeri, Ubaldo Lay, Franco Volpi. Le voci di un'Italia che attraverso il terrore di Robespierre stava forse rileggendo la sua storia recente, l'uscita dall'incubo del fascismo e della guerra, la speranza della rinascita economica, il confortevole cordone ombelicale che ancora la legava (vi prego di ascoltare la raffinatezza di un linguaggio che temo nessuno spettatore contemporaneo potrebbe seguire agevolmente) a una cultura a una sensibilità che oggi, dopo tante mortificazioni, ci appaiono attenuate e distorte, come nel sarcastico racconto di un reduce disilluso.
Dansons la carmagnole, vive le son, vive le son...

Nessun commento: