Non capita tutti i giorni di assistere a una discussione pubblica, approfondita ma non strettamente riservata agli addetti ai lavori sul tema del "segreto", inteso proprio come attività di raccolta, classificazione, trasmissione di informazioni riservate. Ci provano gli organizzatori di un ciclo di incontri, intitolato appunto Il segreto. Spionaggio, Intelligence e modelli culturali, organizzato da Massimo Rizzardini e Andrea Vento al Museo del Risorgimento di Milano. Il ciclo avrà inizio il prossimo martedì alle ore 18 e si concluderà il 17 maggio prossimo, con cadenza settimanale.
Conoscete la mia passione per la crittografia ma qui - anche se il primo incontro vedrà Massimo Rizzardini e Paolo Preto discutere proprio di questo argomento con "La chiave. L’invenzione della crittografia in età moderna" - abbiamo a che fare non tanto con gli aspetti tecnici, matematici o ingegneristici della crittografia e della trasmissione "protetta", quanto piuttosto con i risvolti storici, sociali, politici dell'intelligence in senso anglosassone e delle comunicazioni riservate. Non che questo tolga interesse a una iniziativa che a quanto ne so è una prima del genere, almeno qui a Milano.
Dopo aver ricevuto l'invito attraverso Facebook ho cercato di approfondire, in attesa, confido, di poter parlare direttamente con gli organizzatori. Massimo Rizzardini, lavora in ambito accademico come storico della filosofia ed è editor di Lupetti, oltre che curatore per questa casa editrice di una propria iniziativa editoriale (I rimossi, una collana di autori letterari per così dire "scomparsi" o dimenticati, per varie ragioni, dopo un iniziale successo di pubblico). Andrea Vento è un giornalista, direi di area conservatrice anche se ha firmato su Limes, autore di un interessantissimo saggio, In silenzio gioite e soffrite (Il Saggiatore, 2010) che racconta la storia dei servizi segreti italiani dal Risorgimento alla Guerra Fredda. Rizzardini inaugura il ciclo di incontri martedì prossimo dialogando con un altro ricercatore che si è occupato di storia dell'intelligence. Paolo Preto, infatti, che lavora all'Università di Padova, ha scritto, sempre per Saggiatore/NET, un monumentale I servizi segreti di Venezia. Spionaggio e controspionaggio ai tempi della Serenissima (lo si può leggere in parte in rete su Google Books).
Insomma, una serie di conferenze che promette di essere quanto mai stimolante. Altri dettagli si possono trovare sul sito Web evidentemente creato per l'occasione ma lasciato ampiamente incompleto (il cms è Wordpress). Spero che il lavoro prosegua e intanto vi suggerisco di cliccarci sopra per trovare l'elenco completo delle conferenze. Il comitato scientifico di "Segreto" accoglie esperti di matrice più storico-filosofica o politico-sociologica che scientifica. Tra essi troviamo per esempio Claudio Bonvecchio, di cui deve avermi parlato un caro amico filosofo che con questo docente dell'Università dell'Insubria (filosofo teoretico di formazione ma docente di scienze sociali) sta per conseguire un secondo dottorato. Ma anche lo storico (allievo di De Felice) Mauro Canali, il filosofo, letterato e traduttore dallo svedese Enrico Tiozzo e Morris Ghezzi, filosofo del diritto e autore di una storia della Massoneria italiana, "Il segno del compasso" (Mimesis, 2005).
Mi sembra proprio che l'iniziativa nasca in un contesto culturale e politico abbastanza controcorrente e non lo dico certo con intento polemico, anzi. È una positiva dimostrazione di maturità e varietà dell'offerta intellettuale italiana, al di là (finalmente!) della triste mediocrità del dibattito squisitamente politico, o meglio partitico, cui la televisione ci ha assuefatti in questi anni. Personalmente devo dire che mi stimola molto l'approccio storiografico a una materia come la crittografia, che affonda invece molte sue radici nel bacino della "filosofia naturale". La nostra generazione, tra Seconda Guerra mondiale e avvento delle reti telematiche, è abituata a pensare ai linguaggi cifrati in termini molto tecnici, ma non bisogna dimenticare che anche le scuole crittografiche britanniche e americane nascono in ambienti accademici assai più ibridi, reclutando matematici, logici ma anche filosofi, linguisti, letterati (e del resto il software stesso è un territorio molto frequentato dai filosofi del linguaggio). Il merito degli organizzatori de Il segreto è anche quello di aver inquadrato il fenomeno in modo molto più equilibrato e interdisciplinare, mescolando umanesimo e tecnologia. Tra gli oratori presenti ai convegni ci sarà anche Giuliano Tavaroli, il manager della sicurezza di Telecom Italia che fu al centro delle indagini (e dei processi, Tavaroli ne è uscito con il patteggiamento) per lo scandalo delle intercettazioni Telecom-Sismi e oggi ha una società di consulenza chiamata Dual Risk Management. Difficile sfuggire al fascino intellettuale della riservatezza, anche quando utilizza canali per definizione oscuri e incontrollabili, finendo spesso per lasciarsi dietro una scia di vittime, paure e sopraffazioni.
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